Continua la nostra rassegna dei giovani di cui sarà interessante seguire l'evoluzione nell'anno che si è appena aperto. In questa seconda parte troverete altri dieci nomi, dopo i dieci già svelati nella prima, che trovate qui. Ne seguiranno una terza e una quarta. Buona lettura!
Luca Pellegrini - 1999 - Cagliari
Luca Pellegrini ha iniziato la nuova stagione come aveva finito la scorsa, cioè proseguendo la sua crescita all’interno del Cagliari di Maran, ma tra una e l’altra è intervenuto il mercato a dargli un valore attraverso lo scambio con Spinazzola tra Roma e Juventus. I 22 milioni di euro di valutazione data dal club bianconero sono tanti per un giocatore di 20 anni con appena due mezze stagioni da titolare e proprio per questo motivo certificano le aspettative generate dal giovane terzino romano anche nel mondo degli addetti ai lavori, in così poco tempo.
Oggi Pellegrini è il titolare inamovibile in una squadra che dà grande importanza creativa ai propri terzini, che devono sempre poter dare uno sbocco sicuro ai centrocampisti e saper far avanzare l’azione in maniera veloce e pulita, e che mette sulle loro spalle grosse responsabilità atletiche. Pellegrini, in questo senso, sembra essere già oggi un terzino estremamente moderno, con un gioco fisico ma tecnicamente raffinato, anche se a volte un po’ troppo meccanico. Il terzino del Cagliari ha una grande sensibilità tecnica di calcio ma non è certo un regista ombra, come ormai si richiede agli esterni bassi d’élite, e nei prossimi scopriremo se questo è più un limite o un margine di miglioramento. Quello che stupisce, alla luce dell’età, è più che altro l’affidabilità: se dovesse continuare a tenere questa continuità di rendimento, forse il 2020 per lui sarà l’anno del primo salto in una grande squadra. Che poi sarebbe un ritorno, dopo la bocciatura forse troppo frettolosa della Roma.
Dominik Szoboszlai - 2000 - Red Bull Salisburgo
Nella grande stagione del Red Bull Salisburgo si è parlato poco di Szoboszlai, finito nel cono d’ombra di Hwan, Minamino e Haaland. Eppure un anno fa si parlava soprattutto di lui, visto che era finito nel famoso “pizzino” dei giocatori che Paratici avrebbe voluto portare alla Juventus, insieme a giovani ben più conosciuti come Chiesa, Zaniolo e ad altri poi effettivamente finiti in bianconero come Demiral e Romero.
Szoboszlai non rispecchia del tutto il canone dei calciatori Red Bull: non è un centrocampista iperdinamico e verticale. I suoi punti di forza sono invece il controllo orientato e la sensibilità tecnica, tanto nei passaggi quanto nella resistenza al pressing. A gennaio il RB Salisburgo ha già perso pezzi, ma lui è rimasto, almeno fino all’estate.
Mason Mount - 1999 - Chelsea
Mason Mount sta facendo di tutto per convincerci di essere il cosplayer di Frank Lampard. Non solo si è formato nel Chelsea come lui, non solo gioca nello stesso ruolo, non solo lo indica come proprio idolo ma ha fatto di tutto per farsi svezzare da lui in persona. Prima è andato Derby County in Championship, e poi è tornato a casa insieme a Frankie, prendendo il suo posto da titolare sulla trequarti dei “Blues”.
Con Lampard Mount condivide la pulizia del calcio - non ai livelli di Frank, ma insomma - e l’istinto per gli inserimenti in area di rigore. Qualità su cui sta lavorando specificamente con il suo allenatore: «Lampard mi sta insegnando molto. Se ti dice di correre in area di rigore in un certo modo, o con un certo tempo, poi tu correrai in area così. Non c’è persona da cui posso imparare di più».
Mount ha una sensibilità tattica e un gioco senza palla rari per questa nuova generazione di talenti e per questo sarà particolarmente interessante tenere d’occhio lo sviluppo. Nonostante abbia appena 20 anni, proprio per l’unicità delle sue caratteristiche, Mount può tranquillamente aspirare a una convocazione ai prossimi Europei. In Nazionale ha già collezionato 6 presenze e 1 gol.
Erling Haaland - 2000 - Borussia Dortmund
L’ascesa di Haaland è stata vorticosa: a maggio rientrava a malapena nei giocatori da seguire nel Mondiale U-20 e oggi è di gran lunga il più interessante di quella lista. Di certo quello che ha bruciato più tappe nel suo sviluppo. Per parlare di Haaland dobbiamo per forza citare i suoi numeri ridicoli: 28 reti stagionali, di cui 8 gol in Champions, dove per precocità di gol ha superato Raúl e Mbappé.
Questo tipo di statistiche di solito vogliono dire poco, finché non assumono queste proporzioni. Haaland sembrava poter infiammare il mercato estivo, ma attraverso una trattativa clandestina il Borussia Dortmund lo ha strappato al Red Bull Salisburgo, superando anche la concorrenza della Juventus. Haaland l’ha definita la squadra perfetta per lui, che potrà avere il posto da titolare in attacco - finora vacante nei gialloneri - ed esprimersi in un campionato e in un sistema che esalterà il suo calcio istintivo e verticale. Il 2020 sarà già importante per capire lo spessore del suo talento.
Alphonso Davies - 2000 - Bayern Monaco
Quando a inizio 2019 abbiamo pubblicato questa guida ai giovani da seguire durante l’anno, Alphonso Davies si era appena trasferito al Bayern dalla MLS con l’etichetta di giovane prodigioso ad anticiparlo. Non era ancora sceso in campo, ma si era allenato per una settimana con Nico Kovac che aveva presto smentito l’ipotesi non solo di mandarlo in prestito, ma anche di farlo giocare nelle giovanili: «non si prendono giocatori così per farli giocare tra le riserve», aveva detto.
Per la verità nel Bayern Monaco II Davies qualche partita l’ha giocata, 8 in tutto il 2019, ma sempre facendo con regolarità la spola con la prima squadra: è stato aggregato ai “grandi” fin dalla prime battute del campionato (alla seconda giornata ha anche segnato il primo e finora unico gol stagionale, quello del 6-1 contro il Mainz che è anche, per una strana coincidenza, la squadra a cui aveva segnato il suo primo gol in assoluto con la maglia del Bayern, oltre che unico prima di quello di fine agosto).
Da fine ottobre, cioè da quando Nico Kovac era già in fade-out, ormai prossimo a venire sostituito da Flick, è diventato titolarissimo (e lo è rimasto con il tecnico ad interim), giocando stabilmente nel ruolo di esterno sinistro di difesa. Davies nell’ultimo anno ha mantenuto la sua predisposizione alla verticalità vertiginosa, corroborata ovviamente da un’atleticità sopra la media, un mood del quale l’azione nel gol del vantaggio in casa del Friburgo è la dimostrazione più cristallina: partenza dalla sua area di rigore, triangolazione che ne innesca l’esplosività, affondo e cross per il gol di Lewandowski.
Ma ha anche saputo sviluppare le sue abilità difensive, le capacità di lettura dei movimenti dell’avversario, oltre che mettere la sua trascinante fisicità al servizio dei recuperi palla (una media di 7 per partita, di cui circa la metà nella porzione di campo avversaria). E non è per niente facile, né era scontato, per il canadese, sviluppare un acume tattico così disciplinato quando in Nazionale, invece, per manifesta superiorità tecnica, è costretto a giocare addirittura da centravanti.
Forse, per il suo bene, per la sua maturazione e in prospettiva, bisognerebbe augurarsi meno impegni con la selezione della foglia d’acero e più in Bundesliga.
Mohamed Ihattaren - 2002 - PSV
Nella prima parte di stagione 2019/20 “Momo” Ihattaren è stato senza dubbio il giocatore più giovane a mostrare le prestazioni di maggiore spessore. Per dire, se tenessimo questo criterio di menzionare solo i calciatori U-20, Ihattaren potrebbe finire in questa lista per altri due anni.
Le origini marocchine, la carriera nel PSV e lo stile di gioco ultra-tecnico hanno generato il paragone con Afellay. Ihattaren, come lui, gioca coi calzettoni bassi e accarezza la palla col mancino con la sensualità che appartiene ai giocatori speciali. In 21 presenze ha già accumulato 4 gol e 7 assist, di cui 3 in Europa League, dove non avremo il piacere di rivederlo visto che il PSV si è lasciato eliminare da LASK e Sporting Lisbona. In Europa League ha segnato finora il suo più bel gol stagionale, nell’1-1 contro il Rosenborg. Appena dentro l’area si è spostato di due centimetri la palla sul sinistro e tirato di interno sul primo palo in modo ineluttabile.
Il modo con cui tocca la palla con la suola è da calciatore formatosi per strada, e ricorda le pettinate di Ryad Mahrez che sembrano bucare la realtà. Nel 2020 sarà uno dei calciatori più divertenti da veder giocare, e chissà che l’Olanda non decida di convocarlo per gli Europei.
Hamed Junior Traoré - 2000 - Sassuolo
Hamed Traoré si è rivelato a Empoli nella scorsa stagione, al suo primo campionato in Serie A, e sta continuando il suo percorso di crescita a Sassuolo, con miglioramenti magari non molto appariscenti che però stanno dando una forma più compiuta al suo talento. Traoré è passato in una squadra con ambizioni maggiori rispetto all’Empoli, in cui le rotazioni sono frequenti e la competizione per un posto da titolare è più dura, con un gioco che richiede una gestione più attenta del possesso e che lo ha fatto spostare in diverse posizioni del campo.
Traoré ha iniziato la stagione da titolare come vertice alto del centrocampo a rombo, poi si è abbassato a giocare da mezzala e da qualche settimana, da quando Roberto De Zerbi è passato in modo stabile al 4-2-3-1, viene schierato in una delle tre posizioni alle spalle della punta, sia da trequartista al centro che da esterno, in prevalenza a sinistra.
In questa prima parte di stagione il gioco del Sassuolo ha modellato il talento di Traoré in diversi aspetti: l’abilità nel pressare, la partecipazione alla manovra a diverse altezze del campo e praticamente in ogni zona e, soprattutto, la continuità negli inserimenti per concludere l’azione. Ha quasi raddoppiato la frequenza con cui tira rispetto allo scorso campionato (da 1,7 tentativi per 90 minuti è passato a 3), arriva di più in area e ha già segnato 3 gol, uno in più di quelli realizzati con l’Empoli la scorsa stagione.
Finora non è stato titolare in modo chiaro, ma nelle ultime partite De Zerbi lo ha schierato regolarmente nell’undici iniziale. Consolidare il suo ruolo nel Sassuolo è il passo successivo che attende Traoré, per continuare la sua crescita e meritarsi magari in futuro una sfida a un livello ancora più alto.
Kai Havertz - 1999 - Bayer Leverkusen
Dopo una stagione da 20 gol e 7 assist tra Bundesliga e Europa League in teoria Kai Havertz avrebbe dovuto far parte dei giocatori non presenti nella lista perché già pienamente affermati. Parliamo del predestinato del calcio tedesco, titolare da quattro stagioni in una squadra di alta classifica come il Bayer Leverkusen e con già 7 presenze con la Germania pur avendo solo 20 anni. Un rifinitore elegante e perfetto nell’ultimo passaggio, in grado però di trovare sempre il momento giusto per buttarsi in area di rigore e terminare lui l’azione. Un qualcosa di mai visto in Bundesliga perché sembrava la fusione perfetta tra il gioco di Kroos e quello di Ballack, i due talenti che hanno segnato i due decenni precedenti.
Eppure il suo percorso verso le stelle che sembrava inarrestabile, sembra aver incontrato qualche intoppo: in questa stagione è peggiorato il suo impatto praticamente in ogni aspetto del gioco, dalla gestione del pallone ai movimenti senza palla e soprattutto ha perso qualcosa dal punto di vista del volume di tiro e quindi della sua pericolosità in area di rigore che lo rendeva un giocatore così peculiare per caratteristiche. In questa stagione ha segnato solo 3 gol e fornito 1 assist nelle 21 partite giocate.
Certo pensare di poter puntare nuovamente ai 20 gol stagionali sembrava veramente utopico, ma probabilmente la scelta di rimanere a Leverkusen ne ha frenato lo sviluppo esponenziale e il fatto stesso che il Bayern Monaco ancora non si sia deciso a comprarlo deve dare l’idea del fatto che per quanto prodigiosa, la carriera di Havertz è ancora nella fase iniziale.
Takefusa Kubo - 2001 - Maiorca / Real Madrid
Cresciuto nella Masia dov’era considerato uno dei talenti più puri, accostato al giovane Messi per stile di gioco, struttura fisica e ruolo in campo, la sua perdita per via della sanzione FIFA è stata la più dolorosa. Soprattutto perché dopo essere stato seguito nel suo ritorno in Giappone in attesa di poterlo riacquistare una volta maggiorenne, lui invece che tornare in Catalogna è andato al Real Madrid.
Il nuovo ragazzo prodigio del calcio giapponese ha frantumato praticamente ogni record di precocità, esordendo in prima squadra nel Tokyo a 15 anni e raggiungendo già anche la nazionale ancora minorenne. La scorsa stagione con lui in campo titolare il Tokyo era primo in classifica con una sola sconfitta e da quando è andato via a metà stagione la squadra è crollata nel gioco perdendo 7 partite e finendo per perdere anche un titolo che sembrava assicurato. Tornato quindi in Europa è stato ritenuto dal Real Madrid già troppo forte per la seconda squadra ed è stato girato in prestito nella Liga al Maiorca, dove gioca titolare.
Il Maiorca non è certo una squadra in grado di dominare le partite e questo porta Kubo a toccare pochi pallone e stupire però allora ancora di più nel confronto con i compagni con la sua tecnica sublime in ogni fondamentale. Ci sono momenti della gara in cui sembra incontenibile e per quanto può sembrare un’esagerazione, proprio al Camp Nou alcune conduzioni nel traffico hanno ricordato veramente il primo Leo Messi.
Julián Álvarez - 2000 - River Plate
Quando non aveva che undici anni il Real Madrid lo invitò in Spagna per una prova: durò poco più di una settimana, dopo la quale la nostalgia di casa finì per divorarlo. Sette anni più tardi, all’87’ di un Superclásico di importanza mostruosa, quello della finale di ritorno dell’infinito epilogo della Libertadores 2018, Marcelo Gallardo lo ha buttato nella mischia nello stadio che sarebbe potuto essere il suo, il Bernabeu. River e Boca erano ancora sull’1-1, e Julián ha giocato 23 minuti con la pacatezza del veterano, dando l’impressione di essere piuttosto a suo agio anche in un contesto così infuocato. Dieci giorni prima non si era spaventato di fronte alla responsabilità di calciare un rigore decisivo nella serie della semifinale di Copa Argentina contro il Gimnasia La Plata, spiazzando il portiere avversario (anche se il River era poi stato eliminato).
Gli ultimi scampoli del 2018 ci avevano costruito in testa un’idea di Julián “El Arañita” Álvarez che corrispondeva al perfetto identikit del predestinato. Eppure, nell’anno appena trascorso Marcelo Gallardo ha utilizzato questo numero 9 atipico, che non somiglia a nessuno dei centravanti Millonarios più archetipici (non è Radamel Falcao né Juan Pablo Ángel, per capirci) solo 5 volte sulla misura dei 90’, preferendo piuttosto inserirlo a partita in corsa, probabilmente per le sue abilità associative, per la capacità di assecondare i ritmi, di proteggere il pallone, di creare spazi, di giocare largo sulla fascia e poi convergere o cercare il cross dopo aver creato superiorità. In questo, Álvarez è il perfetto attaccante per il gioco di Gallardo, più vicino a Santos Borré che a Pratto, che a tratti ricorda Javier Saviola e che fa della polifunzionalità, anziché dell’istinto per la conclusione, il suo tratto distintivo.
Qua però c’è un gol da 9 vero, c’è il senso della posizione, c’è la reattività e l’istinto del centravanti.
Bisognerebbe capire quanto potrebbe rendere fuori dal contesto tecnico e tattico che Napoleón gli ha cucito attorno. A giudicare dagli sprazzi in un non proprio entusiasmante - per l’Albiceleste - Sudamericano Sub20 e Mondiale dell’estate scorsa, non c’è da essere troppo pessimisti. Il 2020 potrebbe essere l’anno della consacrazione per questo attaccante della nouvelle vague argentina, simile al primo Lautaro. E poi Gallardo arriverà presto in Europa, no? C’è da giurare che “El Arañita” possa essere uno dei suoi feticci.