Finisce un altro anno e torna questa rubrica, giunta alla sua terza edizione, e che parla, com'è facile intuire, di giocatori che mi hanno stregato nell’ultimo anno solare. È una rubrica che vuole rendere omaggio a tutti quei nomi nascosti in un calendario fitto di partite e che nonostante questo sono riusciti a dimostrare qualcosa di speciale.
Una sorta di tributo a quelle figure un po’ più underground del calcio europeo, ragion per cui dalla lista sono esclusi i giocatori convocabili in Under 21 (quelli nati dal 2002 in poi), proprio per allontanarci dall’hype che di solito circonda i giovani. Ovviamente, proprio per allontanarci da ciò che ci è più noto, sono esclusi anche nomi dei campionati italiani.
GEORGES MIKAUTADZE, GEORGIA, 2000 - ATTACCANTE
Una delle regole d’oro del mondo dello scouting e del calciomercato è quella di non lasciarsi ingannare dai giocatori che brillano nei grandi tornei per Nazionali. Qui, però, non stiamo facendo consigli per gli acquisti e siccome le cotte estive sono uno dei motivi che rendono speciali Mondiali ed Europei, nel 2024 non potevo esimermi dal menzionare in questa classifica Georges Mikautadze.
La Georgia è stata la squadra simpatia di Euro 2024 e fino all’ultimo sono stato indeciso se inserire lui oppure Kochorashvili, metronomo di centrocampo che per un mesetto circa, a giugno, ci ha fatto chiedere come era possibile che un giocatore del genere fosse rimasto nascosto nella seconda serie spagnola. Alla fine, però, ho optato per Mikautadze, che in realtà ha vissuto un grande 2024 ben al di là dell’Europeo e, anzi, ci ha regalato una delle storie più belle di tutto lo scorso anno.
Nel 2022/23 l’attaccante aveva trascinato il Metz alla promozione in Ligue 1 da capocannoniere della seconda divisione francese. Si era guadagnato così il trasferimento all’Ajax, che però ha vissuto una delle stagioni peggiori della sua storia recente. In Olanda, Mikautadze ha trovato poco spazio e così a gennaio è tornato al Metz con lo scopo di trascinare il club alla salvezza. Nonostante i 13 gol in 20 presenze nel girone di ritorno, però, non ci è riuscito.
Numeri del genere e un grande Europeo, tuttavia, gli hanno permesso di accasarsi al Lione, un club che, in un certo senso, rappresentava una destinazione ideale per lui: Mikautadze, nei suoi migliori momenti, è un Benzema in miniatura, una punta con l’animo da numero dieci, che si abbassa e che tocca il pallone di fino ogni volta che può.
In realtà nel suo nuovo club sta giocando poco, parte quasi sempre dalla panchina, e comunque in Ligue 1 ha firmato 4 gol e 1 assist in 574’: non male per una riserva.
Mikautadze rinascerà nel girone di ritorno come lo scorso anno? Difficile dirlo. Nessuno però ci toglierà il ricordo dei suoi tacchi e degli appoggi di prima in quel pazzo pomeriggio di Turchia-Georgia 3-1 e, in generale, di tutto il suo Europeo, che ha contribuito a rendere una competizione migliore.
ANDREI RATIU, ROMANIA, 1998 - TERZINO DESTRO
Anche nella scelta di Ratiu, come in quella di Mikautadze, sono stati decisivi gli Europei. Il terzino destro della Romania si è presentato in Germania con i capelli tinti di blu elettrico e una fiducia spropositata nei propri mezzi, che lo portava a non buttare mai la palla. Ratiu promanava carisma a ogni azione e, se non fosse bastato un ottimo Europeo, quest’anno si sta affermando come uno dei migliori terzini della Liga, tanto che in questi giorni si parla di un interesse da parte della Roma nei suoi confronti.
Nonostante i trascorsi con la sua Nazionale, in realtà la Romania ha poco a che vedere con la formazione di Ratiu. Da bambino, infatti, la sua famiglia si è trasferita in Spagna, ad Aguaviva, villaggio di 500 anime al confine tra Aragona e Catalogna. È lì che ha iniziato a giocare a calcio, prima di farsi notare dal Villarreal, con cui ha compiuto tutta la trafila delle giovanili e con cui ha esordito in Liga. Per un paio di stagioni, tra 2021 e 2023, Ratiu è stato un ottimo terzino di Segunda División con l’Huesca. Poi su di lui ha puntato il Rayo Vallecano, in Liga, dove però lo scorso anno lo ha trascorso per la maggior parte in panchina. C’è stata comunque una partita in cui Ratiu si è preso la copertina: al Santiago Bernabéu, su palcoscenico più importante, dove lo scorso anno è stato uno dei pochissimi terzini ad arginare Vinícius Jr.
Quella gara, insieme agli Europei, è stata la prova di quanto il romeno fosse adeguato anche alla Liga e infatti quest’anno è uno dei punti di riferimento del Rayo Vallecano.
Ratiu è un terzino piuttosto completo e questo probabilmente potrà renderlo parecchio appetibile sul mercato: è solito muoversi sul binario ma ha confidenza nel portare palla dentro al campo; è solido nell’uno contro uno e tiene piuttosto bene la posizione. Non è scontato abbinare qualità difensive pure (anche a contrasto è difficile da battere) e qualità offensive come fa lui.
Dal punto di vista fisico, rubano l’occhio soprattutto i suoi possenti quadricipiti, grazie ai quali riesce ad andare via in progressione sulla fascia o comunque a creare abbastanza separazione dall’avversario per poter andare al cross. Tecnicamente, poi, è un ottimo giocatore, che resta freddo nello stretto e sa uscire dalla pressione. A dimostrazione di ciò, è il terzino che completa più dribbling di tutta la Liga: 1.74 per 90 minuti (dati StatsBomb). In più, ogni tanto si concede qualche giocata particolare, come questa ruleta qui in basso:
QUINTEN TIMBER, 2001, PAESI BASSI - CENTROCAMPISTA
Come potrete immaginare se avete presente la sua faccia, Quinten Timber è il fratello gemello del più famoso Jurriën Timber. La genetica, in realtà, non dice molto su di loro dal punto di vista calcistico, visto che il primo è un centrocampista mentre il secondo uno di quei corpulenti ibridi tra terzino e difensore centrale che tanto piacciono agli allenatori ossessionati dal controllo come Arteta. Timber dell’Arsenal è anche più alto del suo gemello, anche se di un paio di centimetri: 1,79 contro l’1,77 di Quinten, che forse per il fatto di essere un centrocampista abile sotto pressione sembra anche più basso.
Cresciuto nelle giovanili dell’Ajax insieme a suo fratello, Timber non ha mai avuto la possibilità di andare oltre la squadra Under 21 della squadra olandese. Così, per esordire in Eredivisie si trasferisce all’Utrecht e, per uno strano scherzo del destino, dopo appena una stagione, nell’estate 2002 finisce al Feyenoord, gli acerrimi rivali dell’Ajax.
Lì, sotto la guida di Arne Slot, vive una prima stagione di assestamento, poi al secondo anno esplode in maniera definitiva: durante la scorsa stagione ha messo a referto 7 gol e 9 assist in 31 partite di campionato; quest’anno, in 16 gare di Eredivisie, i gol sono già 4, andamento simile a quello della scorsa stagione. Non bastasse la crescita sul campo, da quest’anno Timber è anche capitano del Feyenoord.
Se amate i centrocampisti olandesi, Timber è l’uomo giusto per voi, ha tutte le movenze tipiche di quella scuola: riceve di spalle e ha un uomo che lo pressa da dietro? Lui ruota su sé stesso oppure si gira lasciando sfilare il pallone, magari sfruttando il contatto. Gli avversari lo aspettano senza pressarlo? Lui parte in conduzione senza neanche bisogno di guardare la palla. Raggiunta la metà campo avversaria, poi, può verticalizzare per i compagni sulla trequarti.
Caratteristiche del genere lo rendono perfetto per giocare in una coppia di mediani accanto ad un compagno che si occupi del primo passaggio, oppure da mezzala: l’importante è dargli la libertà di connettere i due lati del campo.
Su qualità del genere, poi, ha innestato ottimi numeri in termini di gol e assist, frutto della sua visione di gioco nei filtranti e della sua capacità di costruirsi il tiro dal limite dell’area.
La “sfortuna” di Timber, fino ad ora, è che sia nel club che in Nazionale ha dovuto condividere il centrocampo con altri colleghi capaci quanto lui di rubare l’occhio: Kökçü, Wieffer e Zerrouki negli anni al Feyenoord, Reijnders e gli altri mediani olandesi in Nazionale, motivo per cui Koeman non lo ha nemmeno convocato per Euro 2024. L’impressione, però, è che il suo momento stia finalmente per arrivare.
RAFIK GUITANE, 1999, FRANCIA/ALGERIA - TREQUARTISTA/ALA DESTRA
Guitane era il numero 10 della Francia Under 19 che venne sconfitta agli Europei di categoria in semifinale nel 2018 dall’Italia di Tonali, Zaniolo e Kean. Classe ’99, all’epoca Guitane era appena uscito dalle rinomate giovanili del Le Havre (quelle di Payet e Mahrez, ma anche di un talento sfortunato come Le Tallec) e aveva vissuto la sua prima esperienza tra i professionisti, in Ligue 2. Da allora il trequartista franco-algerino non ha praticamente mai più giocato e la prima vera stagione tra i grandi è arrivata nel 2020/21, due anni più tardi. Il motivo? La fragilità del suo crociato. Guitane se l’era rotto già a gennaio 2017. A ottobre 2018, a pochi mesi dall’Europeo Under 19, avrebbe subito lo stesso infortunio e sarebbe rimasto fermo praticamente per un anno.
Per riconquistare fiducia e minuti Guitane ha dovuto abbandonare la Francia e trasferirsi in Portogallo, al Marítimo. Difatti, l’occasione di presentarsi come uno dei grandi talenti del calcio francese non l’ha mai avuta. Nel 2023/24, però, Guitane è diventato un giocatore di culto del campionato portoghese con l’Estoril Praia, squadra di metà classifica. In un campionato noto per valorizzare la tecnica, Guitane si è affermato di gran lunga come il miglior dribblatore: 3,3 dribbling riusciti ogni 90’ a fronte di 2,7 sbagliati: il secondo, Conceiçao, che abbiamo visto quanto sappia essere pericoloso in uno contro uno in Serie A, ne completava 2,5 ogni 90’ a fronte di 2,6 sbagliati.
I numeri, però, non contano niente quando si parla di un giocatore con la tecnica di Guitane. Togliergli la palla è impossibile, il suo è puro calcio di strada, se venisse rinchiuso in una gabbia con delle tigri riuscirebbe lo stesso a sfuggirgli nascondendogli la palla. Insomma, la classica mezzapunta/ala francoalgerina.
Per rendere un’idea, Guitane gioca con lo stesso spirito di Cherki, ma senza i suoi muscoli, senza aver mai destato hype a 15 anni e senza la sua réclame. Cherki è Jay-Z, Guitane è Sean Price.
La scorsa estate Guitane si è trasferito al Braga per salire di grado nelle gerarchie del calcio portoghese, il prezzo però è stato non vedere più il campo. Così per il 2025 ha deciso di tornare in prestito all’Estoril, dove speriamo di poterlo ammirare ancora.
NICOLAS KUHN, 2000, GERMANIA - ALA DESTRA
La nuova Champions League è stata uno dei temi caldi di questa prima parte di stagione. Dobbiamo considerarla migliore o peggiore del formato precedente? Difficile dirlo. Di sicuro scegliere quale partita guardare è diventato complicato: fino all’anno scorso, la maggior chiarezza del quadro nella fase a gironi ci indicava chiaramente su quale campo sintonizzarci per vedere chi avrebbe guadagnato punti decisivi. Quest’anno non è più così. Capita, pertanto, di lasciare sintonizzata la diretta gol e, personalmente, ogni volta che ho guardato le partite in simulcast c’era Nicolas Kühn del Celtic che metteva a ferro e fuoco le difese avversarie.
Classe 2000, tedesco, in questo momento Kühn è tredicesimo per dribbling totali nella Champions League di quest’anno, a dimostrazione di quanto il suo talento sia potenzialmente di ben altra scala rispetto al campionato scozzese.
Il suo percorso, però, sembra ancora all’inizio, nonostante la strada fino al Celtic e alle buone prestazioni in Europa non sia stata proprio lineare. A 15 anni era entrato nelle giovanili del Lipsia, a 18 si è trasferito all’Ajax per poi tornare in Germania, alla seconda squadra del Bayern Monaco.
Una vera occasione di esordire in Bundesliga per lui non c’è mai stata e così Kühn nel 2022 ha deciso di trasferirsi in Austria, al Rapid Vienna. La sua esperienza in biancoverde è durata una stagione e mezza: a gennaio 2024, i suoi dribbling e i suoi assist hanno convinto Brendan Rodgers a puntare su di lui.
L’ambientamento al Celtic non è stato facile, ma in questa stagione, come ha affermato un suo illustre predecessore, Aiden McGeady: «Kühn è il giocatore più strabiliante della Premiership scozzese».
Kuhn parte da la destra e il Celtic costruisce in modo da permettergli di ricevere in prossimità del vertice dell’area e puntare l’uomo. Lì il tedesco si rivela imprendibile: rientrando sul suo piede preferito, il mancino, può cercare il tiro il traversone sul secondo palo, ma ha abbastanza confidenza col destro da sgusciare verso il fondo e crossare. Molte volte, poi, gli avversari sono costretti a concentrarsi su di lui, lasciando così spazio agli altri giocatori del Celtic sul limite dell’area: Kühn, così, può servirli in zona pericolosa.
Al di là dei dribbling stretti, il tedesco dispone di buona visione di gioco quando deve mandare nello spazio i compagni ed ha anche una buona progressione in campo aperto. Con qualità del genere, è difficile pensare che la sua carriera proseguirà per molto nel campionato scozzese.