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5 giovani da seguire nelle coppe europee
09 ott 2019
I talenti più interessanti tra Champions League e Europa League.
(articolo)
16 min
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Questo articolo è uscito originariamente in inglese sul blog di Wyscout, la piattaforma video in cui è possibile visionare giocatori di tutti i livelli, di tutte le età e di tutto il mondo. Lo trovate a questo indirizzo.

Eduardo Camavinga - Stade Rennais, 2002

di Daniele Manusia

Lo scorso aprile - a 16 anni, 4 mesi e 27 giorni - Eduardo Camavinga è diventato il più giovane esordiente della storia dello Stade Rennais entrando in campo contro Angers. È il primo nato nel 2002 a esordire in uno dei 5 principali campionati europei, ha esordito in Ligue 1 persino prima di Kylian Mbappé. Ha giocato titolare le ultime partite della scorsa stagione e le prime di questa appena iniziata, realizzando l’assist del gol vittoria contro il PSG e guadagnandosi anche il premio di miglior giocatore del mese di agosto della Ligue 1.

Ovviamente quando si parla di un calciatore così giovane bisogna mettersi i guanti e sperare che la costruzione retorica non vada in mille pezzi per uno dei mille accidenti che possono ostacolare la carriera di uno sportivo professionista. A volte basta un infortunio, una scelta di mercato sbagliata, un videogioco che ti fa fare tardi la notte. Ma non possiamo neanche negarci l’entusiasmo che deriva dal veder giocare un sedicenne con la sicurezza e la maturità di Camavinga, immaginando tutto quanto di bello possa trovarsi sulla sua strada.

https://twitter.com/DAZN_IT/status/1163403272423690240

Quella con il PSG è stata la partita della sua rivelazione internazionale.

Se vedeste una partita dello Stade Rennais senza sapere nulla del numero 18 a centrocampo non indovinereste mai che è un adolescente. Camavinga sbaglia raramente scelta con la palla, o l’esecuzione tecnica, giocando quasi sempre con pochi tocchi e la testa alta che ruota scandagliando il campo. Ha un piede sinistro piuttosto sensibile che gli permette di giocare sia sul corto che sul lungo, i suoi sono passaggi veloci e facili da controllare, anche se non è uno di quei centrocampisti col tocco chirurgico (forse deve lavorare di più sulla rigidità della caviglia, che tende ad aprirsi troppo quando usa il piatto).

Camavinga è alto circa un 185cm ed è elastico, agile, sempre vivo e pronto a reagire. Dinamico ma non iperattivo. Con la palla ha sempre il controllo della situazione, grazie anche all’ottimo equilibrio del proprio corpo. Nei casi estremi può ricorrere al dribbling per uscire dal pressing, e partire in conduzione in verticale quando ha spazio davanti. Non ha il controllo in corsa di Ousmane Dembelé, a cui per forza di cose - sono entrambi usciti dal centro di formazione di Rennes - è stato paragonato, ma la palla non si allontana mai troppo dal suo piede sinistro.

Nelle giovanili aveva un talento così superiore a quello dei compagni che il suo allenatore tra gli undici e i tredici anni ha detto che lo schierava “in difesa quando non volevamo prendere gol, in attacco quando volevamo vincere”. Oggi può giocare in una coppia di centrali o mezzala, ma resta un centrocampista soprattutto difensivo.

Non vuole toccare troppi palloni - circa una quarantina a partita, ma con grande precisione: contro il PSG ad esempio ha effettuato 41 passaggi sbagliandone solo 1 - e per giocarlo in avanti con un filtrante o un lancio è necessario che ci siano le condizioni, altrimenti si accontenta di ordinare la propria squadra e indirizzare il lato dell’attacco. Conserva il possesso, prima di creare pericoli.

È il giocatore che tenta più tackle per 90 minuti dello Stade Rennais (5.7, di cui 3.5 riusciti) e nonostante fatichi ancora un po’ a coprire tutto il campo necessario è molto tecnico negli interventi, puntando sempre al pallone con pulizia. Con il sinistro arriva sulla palla anche quando l’avversario sembra averlo già superato.

https://twitter.com/staderennais/status/1024593655745658880

A quanto pare Eduardo Camavinga da piccolo, cioè pochi anni fa, preferiva fare judo, e forse nei suoi interventi difensivi si può vedere un po’ del tempismo necessario nelle arti marziali. Ma fisicamente deve ancora crescere, aggiungere muscoli sulla struttura leggera da ragazzo ed esplosività nei primi passi. Stando attento, però, a non compromettere il suo rapporto con la palla. Quando potrà usare il corpo per difendere, oltre alla tecnica, potrà competere con i migliori nel ruolo.

Ma Camavinga sembra aver già attirato l’interesse del Real Madrid, per cui rappresenterebbe un investimento a rischio basso, ma che non è detto abbia la pazienza e la voglia per investire su un talento come il suo. Camavinga non ruba sempre l’occhio e non ha ancora la capacità di essere decisivo in fase offensiva, non in ogni partita, almeno. Non bisogna avere fretta, ma al tempo stesso, proprio perché sembra dotato di un istinto naturale che vale più dell’esperienza di molti ultratrentenni, sarebbe un peccato se finisse in panchina.

È nato in Angola ma i genitori sono scappati quando aveva un anno, va da sé che la Federazione francese stia provando a naturalizzarlo al più presto. Anche in Francia la sua famiglia è stata sfortunata, perdendo la casa per via di un incendio. Si legge su internet che il padre un giorno gli ha detto: «Eduardo sei te la speranza della famiglia. Sei te che ci risolleverai».

In campo, per fortuna, Camavinga gioca con la tranquillità di chi non deve dimostrare niente a nessuno. Di chi pensa solo a fare bene il proprio lavoro.


Sergiño Dest - Ajax, 2000

di Daniele V. Morrone

Per Sergiño Dest in poco più di un mese è arrivato l’esordio con la prima squadra dell’Ajax, la convocazione con la Nazionale USA e il rinnovo di contratto. Nato ad Almere da madre olandese e padre statunitense di origini surinamesi, ha scelto la nazionalità USA del padre a livello giovanile, con cui ha partecipato e fatto bene anche al Mondiale U-20 2019.

Cresciuto nell’Almere City, viene preso dall’Ajax a 11 anni, dopo mesi di corteggiamento, e ora che di anni ne ha 18 si può considerare a tutti gli effetti un prodotto dell’accademia dell’Ajax. È forse il terzino con più talento uscito dalle giovanili dell’Ajax da decenni, e per questo la squadra di Amsterdam gli ha spalancato le porte dell’11 titolare nonostante debba ancora compiere 19 anni.

Dest interpreta il ruolo di terzino in maniera estremamente offensiva, sa che con la velocità o con la tecnica nel dribbling può saltare l’uomo diretto. È un terzino molto creativo: il suo dribbling nello stretto è perfetto, anche in velocità, ma da fermo dopo lo stop è in grado di inventare sempre qualcosa, risultando imprevedibile per l’avversario.

Quando parte da fermo sembra un giocatore di street football: controllando il pallone con l’interno e con l’esterno, usando anche la suola se serve.

https://twitter.com/AFCAjax/status/1177505073733103616?s=20

Non dobbiamo pensare a un giocatore egoista: Dest è un giocatore estremamente associativo, che si inserisce bene nello stile di gioco fatto di ricerca di triangoli costanti dell’Ajax. Può superare l’uomo a piacimento ma ragiona sempre in un contesto di squadra. Questo lo accomuna ai grandi terzini brasiliani del calcio contemporaneo come Dani Alves e Marcelo, giocatori con una tecnica eccellente, in grado di metterla al servizio della squadra e risultare con la maturità delle scelte dei veri e propri playmaker arretrati.

Non è un caso se Dest nelle giovanili è stato provato anche a centrocampo e, pur partendo da terzino destro nell’Ajax, viene fatto ricevere nell’half-space e non soltanto sulla linea laterale. Ten Hag vuole sfruttare la sua tecnica nello stretto nelle zone più vulnerabili per gli avversari, dove la sua velocità risulta quasi indifendibile.

Dest ha ancora margini di miglioramento nella precisione dei cross, fondamentale che per un terzino fa la differenza. Al momento si concentra più sul far arrivare il pallone in area che nel darla al giocatore giusto.

Quando la squadra non ha la palla paga la corporatura brevilinea (supera di poco i 170cm) e dal punto di vista della difesa posizionale è quasi ingiudicabile. L’Ajax lo proietta talmente tanto in avanti da sfruttarlo praticamente soltanto per le coperture all’indietro - che è in grado di dare a tutta la linea una volta persa palla: un aspetto in cui è aiutato dalla sua velocità, ma su cui sta sviluppando anche delle ottime letture per le diagonali difensive.

La sua esplosione improvvisa ha allertato la stessa federazione olandese, che sfruttando il CT Koeman e le pressioni dell’Ajax sta puntando a convincerlo a cambiare Nazionale, perché vede in lui il futuro terzino destro già per il prossimo Europeo, quando avrà 19 anni.

Dest ancora non ha deciso, intanto ha debuttato in amichevole con gli USA giocando paradossalmente come terzino sinistro, cosa che gli permetteva di entrare a giocare nel campo in conduzione, seminando il panico dopo aver superato il primo marcatore.

In un ruolo in cui mancano veri talenti, Dest ha tutto per fare benissimo con l’Ajax e puntare poi al trasferimento in una grande d’Europa.




Mohamed Ihattaren - PSV, 2002

di Emanuele Atturo

Mohamed Ihattaren deve ancora diventare maggiorenne e gli sono bastate poche partite per mostrare uno dei talenti con più potenzialità in Europa. Non esiste oggi nei maggiori campionati un 2002 che gioca con questa continuità, e che ha già un’influenza così grande nel gioco della sua squadra.

Ihattaren era così fuori scala per i propri coetanei che ha disputato appena 3 partite col Jong PSV e a gennaio, a neanche 17 anni, ha esordito in prima squadra. Ihattaren si iscrive alla tradizione dei trequartisti nordafricani del PSV Eindhoven: una dinastia che comprende talenti luminosi e sfortunati come Aissati e Afellay, e con quest’ultimo si ritrova in squadra quest’anno.

Come loro Ihattaren ha origini marocchine, tiene i calzettoni bassi e porta la palla col sinistro come se dovesse farci l’amore. Ihattaren è tra quei giocatori con un rapporto speciale col pallone, e per questo vuole sempre averlo tra i piedi.

Il modo migliore per sfruttarne il talento è quindi metterlo il più possibile al centro del gioco: van Bommel nel PSV lo ha schierato a centrocampo tra i due mediani o dietro alla punta - oppure esterno a destra, dove può accentrarsi e ricevere nell’half-space.

Ihattaren inclina il suo corpo come un giunco e porta palla con l’esterno sinistro o la suola, prova tanti dribbling (in campionato 5 ogni 90 minuti, e gliene riescono più di 3) come sfogo della propria creatività, ma ama anche associarsi con i compagni. Col controllo orientato pensa già alla giocata successiva.

Si sforza di avere un gioco rapido, a uno o a due tocchi, ma la giovane età e la poca esperienza lo portano a rallentare le letture nel corso della partita. Migliorerà.

Nel frattempo è quasi impossibile togliergli il pallone dai piedi e la qualità media delle sue giocate - tanto i dribbling negli spazi stretti, quanto i passaggi, spesso nello spazio, in verticale - ha qualcosa di speciale.

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Ihattaren conclude già in porta con una discreta frequenza, privilegiando il tiro di interno sul secondo palo, rientrando da destra. Un fondamentale su cui mostra la sua tecnica anche nei calci piazzati.

Neanche maggiorenne, Ihattaren ha già una grande influenza nel gioco del PSV di van Bommel, una squadra che sta provando a ricostruirsi attorno ad alcuni giovani particolarmente talentuosi: Timo Baumgartl in difesa, Sadilek e Ihattaren a centrocampo e Donyell Malen in attacco, che sta rubando l’occhio a tutti soprattutto per aver segnato 7 gol in 7 presenze ufficiali - di cui 5 in una stessa partita, a metà settembre contro il Vitesse.

Tra di loro, però, Ihattaren sembra essere il talento con maggiori margini di miglioramento. Un centrocampista con una grande visione di gioco, tecnica nello stretto e idee brillanti.

Sta affrontando queste prime partite da professionista in condizioni complicate a livello mentale: suo padre è malato di cancro e i giornali non fanno che parlare della sua scelta nella rappresentativa nazionale: giocherà per l’Olanda o per il Marocco?

Ihattaren non sembra particolarmente turbato dal dibattito, e continua a far parlare il suo sinistro, una delle cose più eccitanti da seguire in questa stagione di Eredivisie ed Europa League.




Ansu Fati - Barcellona, 2002

di Dario Saltari

Ansu Fati non ha ancora compiuto 17 anni ma sembra aver già attraversato tutte le tappe della carriera di un calciatore professionista maturo: cresciuto nelle giovanili del Siviglia, è stato ritenuto fin dall’età di 7 anni come un talento diverso, speciale, tanto da essere finito nel mirino di Real Madrid e Barcellona, che hanno provato a metterlo sotto contratto quando di anni ne aveva circa 10.

È difficile ricordare che stiamo parlando effettivamente di un bambino, e non di un calciatore professionista, quando andiamo avanti nella sua carriera: l’esclusione decisa dal Siviglia, irritato dal suo avvicinamento al Barcellona; la frattura di tibia e perone, che secondo alcuni avrebbe potuto mettere fine alla sua carriera; gli aneddoti mitologici che scandiscono la sua crescita all’interno della Masia (comequello di Victor Valdes che, da allenatore dell’Under 19 blaugrana, gli compra degli scarpini nuovi).

Oggi tutto questo non è che il punto di partenza della carriera di Ansu Fati, che dopo aver esordito con la prima squadra contro il Betis lo scorso 25 agosto e aver messo a segno 2 gol e 1 assist nelle successive 5 partite tra campionato e Champions League, si è trasformato nel più giovane calciatore ad aver mai debuttato per il Barcellona e il terzo più giovane di sempre a segnare in una gara della Liga.

Diventando in poche settimane la next big thing del calcio europeo. Per quanto sia difficile adesso, però, bisogna fermarci un attimo a diradare la nuvola di hype che gli si è addensata attorno per chiederci cosa dobbiamo ragionevolmente aspettarci da lui.

Di Ansu Fati abbiamo ancora negli occhi il gol realizzato contro il Valencia, o l’assist per il secondo gol di Frenkie de Jong, dopo aver dribblato Garay senza il minimo sforzo apparente. In queste prime apparizioni Ansu Fati è sembrato trasferire un’elettricità diversa non appena entrava in possesso ad un Barcellona che è sembrato in forte difficoltà contro squadre intense e verticali.

Nella Liga abbiamo visto le sue qualità più appariscenti – la capacità di minacciare la profondità con entrambi i piedi, la velocità nel lungo – che sono quelle che rimarranno anche nelle decine di video YouTube dai titoli eccessivi che già lo stanno celebrando su internet.

Ma in realtà Ansu Fati non fa ancora del dribbling in spazi stretti la sua qualità migliore, è ancora impreciso nel primo controllo e soprattutto ha grandi limiti nel controllo del pallone spalle alla porta, facendo fatica a difenderlo con il corpo.

Questo esordio esplosivo, insomma, non deve portarci a fraintenderlo, perché la parte migliore del suo gioco è per adesso quella meno visibile. Ansu Fati sembra già un giocatore navigato quando parliamo di movimenti senza palla: per esempio, prima del dribbling riuscito su Garay, l’assist per il gol di de Jong nasce da uno splendido movimento a eludere la marcatura di Wass.

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L’intelligenza invisibile di Ansu Fati nei movimenti senza palla è stata evidente anche nelle partite in cui è sembrato più in difficoltà, e nelle situazioni in cui non è effettivamente entrato in possesso. Nell’azione qui sotto contro il Borussia Dortmund, in Champions League, ad esempio, attira metà della difesa avversaria con un taglio in profondità, liberando il corridoio esterno per la discesa di Semedo.

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Insomma, la crescita di Ansu Fati potrebbe essere imprevedibile rispetto a quanto abbiamo visto in queste prime uscite, e questo è uno dei motivi che rende così interessante seguirlo quest’anno. Alla fine stiamo pur sempre parlando di un giocatore di nemmeno 17 anni, anche se la spensieratezza con cui gioca e l’incredibile precocità della sua carriera ci rendono difficile tenerlo a mente.




Magomed-Shapi Suleymanov - Krasnodar, 1999

di Marco D’Ottavi

Al minuto 34 di Porto-Krasnodar, Magomed-Shapi Suleymanov riceve un lancio lungo sulla fascia destra del campo, nella trequarti avversaria. Dopo un controllo complicato punta dritto Saravia, rientra sul sinistro, tocca il pallone per evitare l’intervento in scivolata dell’avversario e poi - quasi in un unico movimento - lascia partire un sinistro violento e angolato che finisce in rete.

La partita di ritorno in casa del Porto è la partita che ha messo Suleymanov sui taccuini dei direttori sportivi di tutta Europa, in cui grazie a due gol ha permesso al Krasnodar di vincere per 2-3, in un campo in cui quest’anno hanno vinto solo Liverpool e Benfica. La giovanissima ala russa ha creato così tanti problemi ai portoghesi che Conceicao è stato costretto a sostituire il terzino sinistro Saravia dopo appena 38 minuti per provare a contenerlo meglio.

I russi non sono però riusciti a superare il successivo turno di qualificazione alla Champions League, contro l’Olympiacos, finendo quindi di nuovo in Europa League, dove Suleymanov è un volto conosciuto avendo segnato 3 bellissimi gol nella scorsa edizione e dove potrà definitivamente consacrarsi come uno dei migliori talenti russi nati a cavallo tra i due millenni.

Per il suo primo allenatore, Murza Murzaev, Shapi ha «un sinistro pazzesco, come quello di Messi. Forse meglio». A vederlo muoversi come un forsennato per il campo, il paragone con il 10 del Barcellona viene anche in mente, ovviamente non a livello tecnico, ma di linguaggio del corpo e di struttura fisica. Suleymanov ha un baricentro basso e un fisico compatto che gli consente di difendere bene il pallone e di essere molto agile, soprattutto negli spazi stretti, a cui abbina una discreta sensibilità con il piede sinistro (in questa stagione gioca 2.6 passaggi chiave).

https://twitter.com/FCKrasnodar/status/1139069256233099264

Un saggio di quello che può fare Suleymanov con il piede sinistro.

Suleymanov è diventato l’ala destra titolare del Krasnodar da poche partite appena, dopo essere stato impiegato come cambio a partita in corsa per tutta la scorsa stagione, un ruolo che sembrava calzargli a pennello.

In Europa League - ad esempio - ha realizzato tutti e tre i suoi gol da subentrato, sempre negli ultimi minuti, tra cui la perfetta punizione con cui ha permesso al Krasnodar di eliminare il Bayer Leverkusen negli ottavi. Questo perché poteva sfruttare il suo cambio di passo contro difese più stanche e soprattutto concentrare i suoi sforzi in un breve periodo di tempo.

Suleymanov infatti manca ancora un po’ di continuità nei 90 minuti, dove tende ad assentarsi sulla fascia destra in attesa del pallone giusto da attaccare. Ogni volta che ha il pallone tra i piedi, infatti, Shapi cerca di essere decisivo in qualche modo, o saltando l’avversario diretto o cercando il tiro o un passaggio in avanti. Questo lo porta anche a disinteressarsi un po’ alla fase difensiva quando non è coinvolto nella partita.

Sono difetti che il giocatore russo potrà smussare con il tempo, migliorando il suo decision making nelle varie fasi della partita. Il suo sinistro, invece, non si impara e un giocatore con quella abilità di calcio può diventare un'arma offensiva letale (in carriera ha segnato 14 gol in 1245 minuti giocati, praticamente uno a partita) sia partendo da destra e rientrando sul sinistro, sia attaccando l’area con la sua velocità.

Il calcio russo sta cercando la stella su cui poggiare il suo futuro e se Suleymanov confermerà le potenzialità mostrate in queste prime partite tra i professionisti, potrà realmente diventare un giocatore importante anche in campionati e competizioni di livello più alto.


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