Un mese e mezzo fa Kostas Manolas doveva andare alla Roma, nel periodo in cui la Roma cercava di pescare più vecchie glorie della difesa possibili, come per una scommessa persa. Manolas era ancora in grado di giocare a quel livello?
Il suo anno alla Salernitana era stato una tristezza, un errore. Uno che aveva prolungato la propria permanenza nel mondo dei giocatori in attività troppo a lungo. A 33 anni ne dimostrava 43. Poche settimane prima del suo arrivo a Salerno era circolata una sua foto a Dubai insieme a Totti, in cui mostrava il physique da personaggio dei video di Cicalone. Che cosa avrebbe potuto fare, alla Roma? Dopo qualche ora, in cui il suo arrivo sembrava davvero imminente, ha smentito tutto. «Non c’è niente di vero» ha scritto su Instagram, a restituirci alla realtà dopo aver vissuto un’allucinazione.
Pochi giorni fa Manolas ha annunciato la sua firma per il Pannaxiakos, club di Naxos, l’isola in cui è nato. Ieri ha segnato cinque gol in 34 minuti e c’è qualcosa in un fatto del genere che mi sembra andare oltre il trash e la notizia virale. Chiunque abbia letto di questa storia avrà avuto voglia di vedere questi gol. C’è qualcosa di inconciliabile nell’idea di Manolas, difensore dai piedi spigolosi, con qualcuno che segna cinque gol in una partita in qualche modo seria. Allora abbiamo recuperato il video e siamo andati a vedere questi gol.
Il primo lo segna di testa da calcio d’angolo dopo un minuto e dodici secondi. Svetta correndo un pochino all’indietro. Niente di trascendentale.
Un video del canale locale delle Cicladi trasmette dalla tribuna un campo in sintetico aperto nel nulla. Si vedono capannoni industriali, un paio di case bianche sullo sfondo, ma nessuna immagine da cartolina greca. Nessuna strada sterrata che si inerpica su un viale di ulivi, nessun paesaggio roccioso, niente in mare all’orizzonte. Le fantasticherie sullo scenario dei campi di provincia sono limitate. Eppure basterebbe allontanarsi un po’, da quel campo in sintetico, da quelle strutture metalliche, per vedere il meglio di Agersani, con le sue chiese bizantine, le case di pietra bianca, il mare blu Klein. La descrizione del video recita: "Sportcyclades non poteva mancare a questo esordio, e nonostante le difficili condizioni di lavoro allo stadio di Agersani, è riuscito a registrare i 5 gol di Kostas Manolas. Godeteveli…".
Un paio di fotografi ritraggono l’evento. Kostas Manolas esordisce col Pannaxiakos, nel campionato regionale delle Cicladi. Stiamo parlando di dilettantismo, di campionati locali, di gente che nella vita fa altro. Del resto, però, anche Manolas ormai fa altro. È tornato nella sua isola, Naxos, dove ha costruito un resort, e nel tempo libero ha deciso di giocare per la squadra locale. Nonostante la notizia sia stata data diversamente, in realtà Manolas si è praticamente ritirato, o almeno è entrato in una fase in cui il calcio è ormai un hobby.
Manolas allora risponde a uno di quei quesiti velleitari che ci facciamo ogni tanto per cazzeggiare: come giocherebbe quel professionista che definiamo magari una “pippa”, uno “scarpone”, nella nostra partita tra amici? Come giocherebbe uno dei giocatori tecnicamente più scarsi passati in Serie A negli ultimi vent'anni, in una partita di dilettanti?
Dopo 7 minuti e 55 Manolas segna di tacco, alla Crespo, alla Bettega, alla Manolas. Un colpo totalmente fuori dal proprio repertorio. Manolas è sempre lui: vagamente sovrappeso, calzettone basso, indossa la numero 4, in testa il doppio taglio standard di un maschio che non si pone domande. Dopo il gol ha sempre fatto una sua piccola sceneggiata da ipocondriaco. Però gioca in attacco. Però è decisamente più alto e grosso di tutti gli altri esseri umani in campo. Però gioca come se possedesse il codice ultimo di una partita di calcio. Un giocatore che consideriamo scrauso ad alti livelli può diventare trascendentale a basso livello. Il calcio, quindi, non come una cosa che si sa fare o meno in assoluto, ma sempre in relazione agli altri.
Questa partita di Manolas è una buona risposta. Un difensore non certo noto per la propria tecnica, messo in una partita di livello decisamente più alto delle nostre tra amici, può diventare Pelè.
Il Pannaxiakos gioca bene, Manolas viene incontro a cucire il gioco. Controllo, due giravolte, scanning totale del campo, cambio di gioco panoramico. Sembra Francesco Totti, giocatore che Manolas ha idolatrato, piangendo come un bambino alla sua partita d’addio. A Naxos i suoi genitori hanno un forno, e nel forno ci sono le magliette di Manolas e quelle di Totti. Manolas poi va a concludere, sempre di testa, l’azione che lui stesso ha iniziato. Sono passati 11 minuti e Manolas ha già segnato 3 gol, schiacciando il povero Marpissaikos, altra squadra delle Cicladi che ha nel proprio stemma due delfini e che pubblicizza la Scuola Calcio con le foto stock fumettose - proprio come la vostra squadra di quartiere.
Il quarto è un altro gol di testa sul secondo palo e siamo al 20’. Cioè in meno di venti minuti Manolas ha segnato 4 gol di cui 3 di testa. Dopo questo gol sembra affranto. Si massaggia la faccia, cammina lento, forse si vergogna. Sta usando il suo talento innato da calciatore professionista per umiliare dei dopolavoristi (letteralmente). Sul canale di SportCyclades c’è la pubblicità di una macchina per fare l’espresso.
Il quinto gol la telecamera lo perde un po’, è tremolante. È un altro gol di testa. Fisicamente, in area di rigore, Manolas è ingestibile per una difesa di gente comune. È il settimo gol del Pannaxiakos, che si candida a essere una delle squadre favorite per la promozione in Gamma Ethniki, la terza divisione. Ho contattato Giancarlo Falletta, fondatore della pagina Il Calcio Ellenico, per farmi dare qualche informazione in più: «Il Pannaxiakos FC milita nel gruppo 2 dell’EPS Kykladon, ovvero il campionato regionale delle Isole Cicladi. Diviso in due gironi, la squadra ha 6 punti in 2 partite. La società ha una buona struttura ed è tra le più organizzate e solide di tutta quella zona del Mar Egeo. L’obiettivo è quello di tornare in Gamma Ethniki, ovvero la Serie C greca per intenderci».
Falletta dice che in Grecia la notizia del ritorno di Manolas ha creato degli schieramenti, tra chi credeva che potesse ancora giocare a un livello alto e chi invece ne ha lodato il romanticismo: «Ha scelto di tornare a casa con la famiglia e di aiutare la squadra dove oltre 15 anni fa aveva iniziato a dare i primi calci ad un pallone. Ha probabilmente staccato mentalmente per giocare ad un certo livello, quindi la scelta di andare a “divertirsi” è più che comprensibile». In Grecia Manolas è considerato, ovviamente, un'icona: «Anche se alla fine ha lasciato la Nazionale a 28 anni in un periodo particolarmente negativo e dopo un terribile pareggio casalingo contro il Liechtenstein. Lui fu uno dei principali capri espiatori di quel pessimo momento e lasciò, ma nel complesso è un calciatore che è stato apprezzato e di cui i tifosi greci sono orgogliosi».
Dopo 34 minuti Manolas viene sostituito in mezzo all’ovazione del pubblico. Non è chiaro se sia stato lui a chiedere il cambio o se è stato l’allenatore. Se è per preservarne il fisico o per manifesta superiorità, per continuare a umiliare i poveri avversari. Chissà se ora il Pannaxiakos userà Manolas come fosse l’atomica, solo in casi estremi per scompigliare gli equilibri al ribasso di un campionato di basso livello.
Cosa hanno provato i giocatori del Marpissaikos a farsi umiliare da Manolas? E cosa ha provato, Manolas, a cancellare dal campo degli avversari con mezzi tecnici così inferiori ai suoi? È stato in imbarazzo, oppure in qualche modo gli è piaciuto? Può averlo considerato un risarcimento esistenziale rispetto a tutti gli anni passati in difesa, a scongiurare ciò per cui si gioca, ovvero il gol? Un modo di sfogarsi, per tutti gli anni in cui gli avversari impostavano il pressing per lasciargli il pallone, perché palesemente inadeguato a gestire il pallone dal basso? Anni in cui rubacchiava i calci di punizione ai compagni, per provare a calciarle a giro sopra la barriera con risultati comici.
L’esordio di Manolas con la maglia del Pannaxiakos è una versione meno artefatta di quei video in cui ex campioni vengono fatti imbucare alle partite organizzate nei parchi londinesi. Video sempre un po’ deludenti, in cui Ricardo Quaresma o Dimitar Berbatov, appesantiti e camuffati, cercano di dimostrare che la classe è eterna, che è il talento è irriducibile. E lo mostrano sulla pelle della gente comune. Questo cortocircuito, con in campo Manolas, un difensore strano, grezzo, il classico difensori “con le fettine di pollo al posto dei piedi", è stato surreale.