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50 giovani da seguire nel 2025 - Terza parte
08 gen 2025
Esposito, Leoni e altri giovani da tenere d'occhio quest'anno.
(articolo)
15 min
(copertina)
Elaborazione grafica su foto IMAGO / ABACAPRESS
(copertina) Elaborazione grafica su foto IMAGO / ABACAPRESS
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La lista di inizio anno dei 50 giovani da seguire è una delle tradizioni più durature di Ultimo Uomo. Lunedì abbiamo inaugurato quella del 2025 con i primi dieci nomi, ieri sono usciti i secondi dieci, di seguito ne trovate altri dieci. Le indicazioni di rito: non troverete giocatori nati prima del 2005 e nemmeno quelli, talmente precoci, da averci costretto a scriverne già o di cui per la stessa ragione intendiamo scrivere più approfonditamente a breve. Per esempio Lamine Yamal, Francesco Camarda, Pau Cubarsí, Estevao, Ethan Nwaneri, Antonio Nusa, Andrija Maksimovic.

ALEKSEY BATRAKOV, 2005, LOKOMOTIV MOSCA (RUSSIA)
La risposta dello sport internazionale all'invasione russa dell'Ucraina ha portato come sappiamo all'esclusione del calcio russo dai circuiti internazionali. Ancora oggi le squadre russe non possono partecipare alle competizioni europee e la Nazionale non può giocare partite ufficiali. Il campionato russo, però, è ovviamente andato avanti e, dietro questa nuova cortina di ferro, è esploso nell'ultimo anno il talento di Aleksey Batrakov. Nel 2023 Batrakov è stato eletto miglior giocatore del campionato Under 19 russo e pochi mesi dopo è stato aggregato alla prima squadra, giocando 5 partite tra i professionisti nella chiusura del campionato. In questa stagione è un titolare inamovibile. Nelle 17 partite di campionato giocate finora ha segnato 10 gol e servito 6 assist.

Il Lokomotiv Mosca ha uno dei migliori settori giovanili di Russia e Batrakov ci è entrato a sei anni, con una crescita influenzata anche dal futsal (si vede nel modo con cui tratta il pallone). Batrakov è un centrocampista offensivo brevilineo, elettrico ed estremamente creativo. È in grado di trovare le soluzioni più varie per giocare il pallone. Questo gli ha permesso di avere un impatto immediato in prima squadra dove, muovendosi tra le linee, con la sua rapidità di pensiero nello stretto e la sua visione di gioco, è in grado di inventare la giocata giusta per rifinire o finalizzare l’azione. Dopo questa stagione da ricordare sarà interessante vedere cosa sceglierà di fare, se provare subito a lasciare il campionato russo per avere una carriera in Europa, o se si accontenterà di diventare rapidamente una delle stelle di una competizione alla ricerca di nuovi volti da prima pagina. Intanto è già passato in Nazionale maggiore, dove ha raccolto già due presenze, entrambe in amichevole.

FRANCESCO PIO ESPOSITO, 2005, SPEZIA (ITALIA)
Francesco Pio Esposito è il minore dei fratelli Esposito e, come in tutte le storie di fratelli nel mondo del calcio che si rispettino, la vulgata vuole che il fratello più forte, quello buono per davvero, sia proprio il più piccolo. Per una volta tale credenza popolare, per lo più fallace, potrebbe rivelarsi veritiera. A 19 anni Pio Esposito sta trascinando lo Spezia nella lotta per la Serie A e al momento è terzo nella classifica marcatori della Serie B con 9 reti alle spalle di Cristian Shpendi e Iemmello: con la differenza che, rispetto a loro due, Esposito non ha tirato nemmeno un rigore.

Quei 9 gol, peraltro, sono ancora più pesanti se si considera quanto è bloccato il campionato di B di quest’anno. Lo Spezia ne è una fedele rappresentazione: una squadra che riesce a portare a casa le partite col minimo sforzo e che spesso le sblocca da palla inattiva: un piano che funziona soprattutto grazie ad un attaccante come Pio Esposito, bravissimo a fari valere nelle situazioni concitate in area di rigore. Nonostante la giovane età e nonostante la nostra sia un’epoca di attaccanti factotum, il centravanti stabiese sa essere un rapinatore d’area vecchio stampo. Esposito segna quasi sempre con un tocco, e sette dei suoi gol sono arrivati dentro o sul limite dell’area piccola, una buona parte dei quali su ribattuta.

Ciò non significa, comunque, che Esposito sia solo un opportunista, perché i gol sono solo una parte delle sue occasioni: può arrivare al tiro anticipando il difensore sul cross, oppure sfruttando il contatto, visto che col suo metro e novantatré è impossibile da spostare per i centrali della B. Insomma, è raro vedere un diciannovenne imporsi in questo modo in area di rigore.

Fuori dai sedici metri non è un attaccante di manovra - o comunque non ancora - ma sa trovare il modo di rendersi utile, ad esempio con le sponde. In più, possiede un bel tiro col destro. Insomma, Pio Esposito è già una punta capace di vincere i duelli grazie al fisico, a cui aggiunge tempismo, letture e buon piede. Per il momento sfrutta queste doti soprattutto in relazione alla porta. Vedremo in futuro se saprà estendere la sua influenza. Di questo passo, probabilmente, l’anno prossimo lo ammireremo in Serie A.


DARIO ESSUGO, 2005, LAS PALMAS (Portogallo)

Radar StatsBomb.

In un mondo di centrocampisti box-to-box, o “invasori”, i mediani difensivi stanno diventando più rari. Dario Essugo, cresciuto nello Sporting di Lisbona, è uno di loro. Dopo Danilo e Palinha il movimento portoghese sembra aver prodotto un altro mediano affidabilissimo. Quest’anno Essugo si sta mettendo in mostra con la maglia del Las Palmas, dove è finito in prestito e dove sta accumulando notevoli numeri difensivi, come si capisce dal radar di Statsbomb. Si parla di lui da parecchio tempo, visto che a marzo del 2021 è diventato il più giovane debuttante della storia del club. Il suo nome continuava a passare di bocca in bocca d’estate, quando Essugo continuava a mettersi in mostra nei tornei giovanili internazionali. Le sue doti atletiche ne hanno senza dubbio facilitato l’inserimento nel calcio professionistico: a 17 anni Essugo era già piuttosto strutturato fisicamente. Oggi è davvero massiccio e il filtro che riesce a imporre davanti alla difesa pare innanzitutto fisico: un’ostruzione fisica tra gli avversari e la propria porta. È aggressivo, difficile da superare in velocità; tecnicamente non stiamo parlando di un genio, ma è pulito nella distribuzione e quando parte in conduzione la sua massa fisica è difficile da rallentare. Forse difetta un minimo di dinamismo ed elasticità, in un calcio fatto sempre più di duelli, ma Essugo sa compensare con grandi letture difensive, destinate a migliorare nel tempo. Vediamo se nel 2025 lo Sporting deciderà di riportarlo a casa.

JULIEN DURANVILLE, 2006, BORUSSIA DORTMUND (Belgio)
Dopo Jadon Sancho, Karim Adeyemi e Jamie Bynoe-Gittens, il Borussia Dortmund sembra aver prodotto un altro straordinario talento del dribbling. Julien Duranville, a dire il vero, viene dal settore giovanile dell’Anderlecht e per acquistarlo il Dortmund ha sborsato 8 milioni e mezzo di euro. Già nel 2024 era circondato da un certo hype, da nuovo dribblomane belga dopo Jeremy Doku.

Sui primi passi Duranville è bruciante, ed è aiutato da pensieri sempre creativi sul primo controllo, e su come utilizzarlo per eludere la pressione avversaria. Sa usare il destro e il sinistro in tutta la superficie; può andarsene con l’esterno sinistro o l’interno destro. Non stupisce che dica di ispirarsi a Ousmane Dembélé, e il fatto che lui abbia militato nel Borussia Dortmund ha contribuito alla sua decisione di trasferirsi in Germania - così come l’esperienza di Sancho.

Dopo il suo precocissimo esordio in Belgio era stato soprannominato “L’Eclair”, il lampo. Questa capacità di cambiare direzione usando entrambi i piedi, unita alla sua grande velocità, lo rende la prossima grande minaccia del dribbling in Europa. Lo stile diretto e di transizioni del Borussia Dortmund dovrebbe facilitare il suo ambientamento nel calcio europeo. Ci aspettiamo un 2025 decisamente notevole da lui.

GIOVANNI LEONI, 2006, PARMA (ITALIA)
Negli ultimi anni la costante per l’Italia sono stati i grandi difensori centrali di piede sinistro: prima Chiellini, poi Acerbi e adesso Bastoni, Calafiori e Buongiorno. Di centrali di piede destro dello stesso livello, però, sembra impossibile produrne. Chissà se allora Spalletti e il nostro Paese non debbano riporre speranze nella crescita di Giovanni Leoni. Il giovane centrale del Parma, nonostante abbia compiuto 18 anni appena qualche giorno fa, il 21 dicembre, è già alla sua seconda annata tra i professionisti: aveva esordito in B la scorsa stagione, alla Samp, disputando 12 partite nel girone di ritorno, e quest’anno, con il Parma, Pecchia non ha avuto paura di impiegarlo contro avversari come Inter e Lazio.

Per lui i gialloblù hanno spesso 5 milioni di euro più bonus e la cifra sembra piuttosto ragionevole visto il suo potenziale. Ciò che salta all’occhio di Leoni innanzitutto è la stazza: è alto un metro e novantatré e ha delle spalle abbastanza larghe – non è un caso che i suoi idoli siano due centrali di grossa taglia come Smalling e van Dijk. Nonostante l’altezza, comunque, non è impacciato e, anzi, gli piace azzardare l’intervento, soprattutto se può andare a terra per una scivolata. Ovviamente i centimetri lo avvantaggiano sui palloni alti e, quando il Parma stringe le linee, non fatica a contenere gli attaccanti di spalle, anche perché è difficile aggirare un giocatore con le gambe lunghe come le sue. Poiché si tratta di un ragazzo di 18 anni, però, Leoni deve ancora affilare tutte le qualità tipiche dei centrali più riflessivi: mette la gamba più di quanto dovrebbe, non temporeggia abbastanza.

In fase di possesso, al momento, non sembra essere un difensore regista né rischia in conduzione, ma c’è da dire che il Parma non esige troppo dai suoi centrali con il pallone. Vedremo come proseguirà la sua stagione. In ogni caso, il fatto di aver esordito subito nel professionismo e di aver sperimentato sia la difesa a tre nella Samp – dove giocata da terzo di destra – che quella a quattro nel Parma non può che avergli fatto bene.

MYLES LEWIS-SKELLY, 2006, ARSENAL (INGHILTERRA)
Myles Lewis-Skelly nasce vicino Highbury, di ruolo centrocampista. Tiene i calzettoni bassi e la testa alta. È uno di quei giocatori che non ha grande bisogno di accelerare e che sembra sempre in perfetto controllo del contesto. Nel calcio del 2025 non si possono avere certezze, e così Wilshere ha cominciato a schierare Lewis-Skelly terzino sinistro (è mancino). Un invito raccolto anche da Mikel Arteta, che in quel ruolo ha Calafiori ma non si fida di molti altri. Qualche mese fa ha giocato terzino sinistro affrontando Mohammed Salah e se l’è cavata con grande dignità. Ha un bell’intuito nell’uno contro uno, è aggressivo nei duelli e col pallone gli viene lasciata grande libertà di venire verso il centro e aggiungersi ai mediani in costruzione. Sa portare palla molto bene e la sua visione del gioco in verticale può davvero fare la differenza. Secondo Declan Rice è un giocatore «speciale».

TONI FERNANDEZ, 2008, BARCELLONA (SPAGNA)
Entrando al posto di Pablo Torre nel finale del turno di Coppa del Re del 4 gennaio contro il Barbastro è diventato il secondo giocatore più giovane a debuttare nella storia del Barcellona (il primo è stato Lamine Yamal nell’aprile del 2023). Nei 10 minuti in campo, giocando proprio in quello che è il ruolo di Lamine Yamal, ha toccato una decina di palloni e servito due passaggi chiave. «Ovviamente ha molto talento, non ha avuto paura. È entrato in campo, si è subito preso il corner e l'ha battuto, il che è fantastico», ha detto Hansi Flick dopo la partita. Proprio il tedesco ne aveva parlato apertamente fin dal precampionato come il talento della Masia da lanciare questa stagione, ma già la scorsa stagione Xavi l’aveva portato più volte ad allenarsi in prima squadra nonostante i soli 15 anni. Ora ha iniziato la stagione nella seconda squadra e ci ha già lasciato un gol da ricordare.

Rifinitore mancino elegante, dalla creatività e visione di gioco fuori scala a livello giovanile, nella Masia o nelle giovanili della Spagna gravita sulla trequarti venendo fatto giocare ovunque sul fronte offensivo (ala, mezzala, trequartista, falso 9). Il paragone che gira è con Antoine Griezmann, che curiosamente nel novembre 2023 ha mostrato sui social l’apprezzamento ad una compilation di giocate di una sua partita. Toni Fernandez nella Masia ci è entrato a 10 anni, proveniente dalle giovanili dell’Espanyol, e da sempre è inseparabile da suo cugino e coetaneo Guille Fernandez, che gioca invece stabilmente mezzala. Anche lui è altrettanto quotato e anche lui potrebbe debuttare quest’anno.

PIETRO COMUZZO, 2005, FIORENTINA (ITALIA)
Tra i calciatori con meno di 20 anni, Pietro Comuzzo è quello con più minuti giocati in questa stagione in Serie A, l’unico ad aver superato i 1000 minuti oltre a Kenan Yildiz. Ma se del turco se ne parla come del prossimo fenomeno, Comuzzo si è imposto quasi di nascosto, diventando titolare al centro della difesa della Fiorentina di Palladino con la naturalezza di chi è nato per essere lì. Capello corto e rosso, faccia glabra da adolescente, fisico da corazziere, Comuzzo è soprannominato "Il soldato", perché «è così in tutto ciò che fa» (parole di Palladino).

L’attitudine marziale traspare da tutto quello che fa in campo. Comuzzo è prima di tutto un difensore attento, uno che magari può perdere il duello con l’avversario, su questo deve migliorare, ma certo non lo farà per distrazione, perché è posizionato male o perché sbaglia i tempi (anche se contro il Napoli è arrivato il suo primo errore). Questo livello di concentrazione per un calciatore così giovane è una garanzia, e infatti Spalletti se l’è portato in Nazionale, anche solo per vederlo crescere. «È un calciatore attentissimo e ha un fisico possente, è una bella cantonata», ha detto il CT, e forse in toscano “cantonata” vuol dire qualcosa di positivo. «È bravo anche a impostare perché è un calciatore pulito: traspare questa personalità», ha continuato. Effettivamente, senza avere grandi doti tecniche, la pulizia delle sue giocate è palese anche quando imposta, senza mai strafare.

A Firenze negli ultimi anni hanno sempre avuto problemi coi difensori, e anche Pongracic sta avendo difficoltà in viola, anche per questo la rapida e netta affermazione di Comuzzo stupisce e fa volare l’ambiente. Costruirsi in casa (Comuzzo è arrivato nelle giovanili della Fiorentina nel 2018, dal Pordenone) il nuovo grande difensore italiano sarebbe un incredibile successo.

DAVID MARTINEZ, 2006, LOS ANGELES FC (VENEZUELA)
Se c’è un posto in Sudamerica in cui stanno spuntando trequartisti e ali pieni di talento, di un talento sfacciato e visionario, da realismo magico, quel posto è sulla foce dell’Orinoco, in Venezuela. Alle spalle di Soteldo e Savarino, già più o meno affermati nella Vinotinto dei grandi e nel Brasileirão, scalpitano altri scintillanti prospetti come Segovia, ma soprattutto David Martínez, esploso diciassettenne nella massima serie venezuelana con la maglia del Monagas FC (4 gol e 3 assist in 21 presenze) e sbarcato, all’inizio del 2024, in MLS.

Il Los Angeles FC non è mai stata, da quando è diventata franchigia MLS, una squadra famosa per puntare sui giovani: piuttosto ha sempre adocchiato stelle un po’ in decadimento, da Carlos Vela a Giorgio Chiellini a Olivier Giroud: cosa hanno visto in Martínez che li ha convinti tanto da imprimere un cambio alla loro politica? Poche ore dopo l’annuncio, accompagnato da giocate che sono un po’ la summa di che tipo di calciatore sia Martínez – allunghi in cui sembra andare a una velocità raddoppiata rispetto agli avversari, una bella balistica da fuori area, no-look e aperture balsamiche sia di sinistro (il suo piede) che di destro – il trequartista sinuoso come canna di giunco (che può giocare tanto da ala quanto da seconda punta) ha probabilmente sussurrato la risposta: una prova sontuosa contro il Brasile nel Preolimpico, in cui ha servito un assist, uh-là-là, di tacco:

Qualche giorno più tardi, stavolta contro l’Argentina, ha segnato un gol eminentemente davidmartineziano; neppure un mese più tardi, ai primi di marzo, ha esordito nel LAFC e prima ancora che il mese finisse aveva già segnato il suo primo gol, contro i Colorado Rapids in cui riceve palla sulla fascia destra, converge, punta due avversari, con un gioco di prestigio in cui fa passare la palla dal destro al sinistro e ancora al destro sguscia via, per chiudere poi con una rasoiata in diagonale. Se servisse una conferma della sua personalità, e della sua immaturità, nei ventidue minuti in cui rimane in campo in quella partita non solo segna, ma becca anche due gialli in rapida successione lasciando i compagni in 10.

In soli 447 minuti in MLS, nel 2024, ha messo a segno quattro gol e due assist, affermandosi come uno dei migliori Under 22 del campionato, e nonostante Batista abbia deciso alla fine di non portarlo in Copa América non è pensabile che Martínez, già quest’anno, non cominci ad affacciarsi nella Nazionale maggiore del Venezuela. I Mondiali 2026 sono alle porte, e chissà che in lui e Kevin Kelsy il Venezuela non sappia finalmente trovare una coppia di attaccanti capace di raccogliere il testimone di Salomón Rondón.

BRENO BIDON, 2005, CORINTHIANS (BRASILE)
Un anno fa Breno Bidon, da seconda punta, trascinava il Corinthians alla conquista della Copa Sao Paolo de futbol juniores. Il suo undicesimo titolo. A 18 anni arrivava dunque al coronamento del suo percorso giovanile, in cui ha ricoperto praticamente ogni ruolo possibile: mediano, mezzala, trequartista, esterno offensivo. Quando è entrato in pianta stabile tra i titolari della squadra, però, lo ha fatto in un ruolo specifico, quello della mezzala sinistra. È lì che Bidon può esprimere soprattutto la qualità dei suoi primi controlli, i dribbling leggeri in spazi stretti, i cambi di direzione improvvisi, la creatività con cui elude la pressione avversaria.

Bidon è un portatore di palla eccellente: è questa la parte del suo gioco in cui spicca di più, anche se il suo allenatore - Antonio Oliveira - ha dichiarato che vorrebbe vederlo arrivare di più in area. Per ora, però, Bidon nel calcio professionistico è apparso soprattutto come un raffinatissimo ed elegantissimo giocatore di controllo. Una mezzala di possesso con un gioco pieno di recami e dettagli deliziosi - tunnel di suola in controtempo, colpi di tacco, dribbling difensivi d’altri tempi. Il club sta lavorando in modo particolare sulla parte fisica, per renderlo più resistente all’intensità, ma la forza elettrica che mostra negli appoggi è già oggi da non sottovalutare.

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