Messa alle spalle la pausa Nazionali (giornate in cui possiamo vedere il kosovaro Valon Berisha fare gol agli inglesi al primo minuto - ma NON è record, per colpa del sammarinese Davide Gualtieri che nel 1993 mise a segno un colpo quasi sicuramente insuperabile) ci siamo trovati davanti a un sabato di campionato sonnacchioso che ha lasciato il posto a una domenica pirotecnica in cui ne sono accadute di ogni tipo, a cominciare dai primi gol in carriera da fuori area di due predatori come Giovanni Simeone e Duvàn Zapata.
Ci toccherà purtroppo solo accennare al record continentale del Verona, unica squadra dei top 5 campionati europei a non avere ancora subito un solo gol su azione. E meriterebbe più di una menzione il simpatico Joaquin, che segnando su rigore in Betis-Getafe è entrato, a 38 anni un mese e 25 giorni, nella top 10 dei marcatori più anziani della storia della Liga. Ma fatti ancora più ragguardevoli sono accaduti, e siamo qui per testimoniarli.
Sicurezza Criscito
Gratificato di un rigore al novantesimo minuto, il Genoa ha affidato il pallone bollente al suo capitano e Mimmo Criscito non ha sbagliato, trasformando l'undicesimo rigore su undici tirati in carriera (quattro con il Genoa, sette con lo Zenit San Pietroburgo). Il totale sale a 13 su 13 aggiungendo anche i due tiri dal dischetto segnati alla fine della semifinale di Coppa di Russia 2016 contro l'Amkar Perm e della finale di Supercoppa 2015 contro la Lokomotiv Mosca, entrambe vinte ai rigori. Numeri sufficienti per porci una domanda che ci sorprende come un tuono improvviso in una notte di fine estate: Criscito è il miglior rigorista italiano di tutti i tempi?
Prendendo in esame gli “specialisti”, ovvero i giocatori che in carriera hanno tirato almeno 10 rigori ad alti livelli, negli ultimi 40 anni Criscito non sembra avere rivali. Conosciamo tutti le eccellenti qualità dal dischetto di Pazzini e Balotelli, ma anche loro hanno sbagliato rispettivamente ben quattro e cinque rigori. Tra serie A e Premier League Paolo Di Canio è accreditato di un eccellente 19 su 20 (unico errore questo, contro la Sampdoria nel 2005), ma ancora non basta per eguagliare il 100% di Mimmo il Freddo. Solo allargando il raggio all'intera storia del calcio italiano possiamo trovare due avversari all'altezza: il catanese Adelmo Prenna, 11 rigori su 11 segnati tra serie A e serie B, e soprattutto il bergamasco Adelio Moro, 25 rigori su 25 con le maglie di Cesena, Ascoli e Atalanta! Purtroppo tutte le fonti a disposizione non tengono conto di eventuali rigori falliti nelle categorie minori, perciò la statistica risulta per forza di cose incompleta. Certo, la freddezza dagli undici metri di Adelio Moro era una specie di leggenda per i bambini degli anni Settanta, quando toccava fidarsi per forza dei giornali: e così faremo anche noi.
Un vecchio servizio di “Sfide” su Adelio Moro, in cui però si fa riferimento solo ai 10 rigori segnati in serie A
Parenti serpenti
Pochi minuti prima, sempre a Marassi, l'arbitro Fabbri aveva concesso un rigore all'Atalanta per fallo di Cristian Zapata su Duvàn Zapata. Com'è noto, i due colombiani sono cugini di primo grado e hanno perciò dato vita alla bizzarra circostanza, più unica che rara almeno per la serie A, di un difensore che commette un fallo da rigoresu un suo parente. Anche in questo caso la consultazione degli almanacchi è quanto mai perigliosa, dovendo avventurarsi in un ginepraio di fratelli, cugini, zii e nipoti che neanche il comune di Paperopoli.
Eppure siamo ragionevolmente certi che in Italia non sia mai successo prima: al limite, una volta in un Salernitana-Lucchese del 1997 un arbitro era rimasto indeciso se espellere Giovanni Tedesco oppure suo fratello Giacomo, compagni di squadra in granata. Nulla in confronto alle temperature torride di altri campionati come quello argentino, dove due monumenti come Diego Milito e Gabriel Milito, per quanto fratelli, non se le mandarono a dire in un Clásico de Avellaneda del 2003. Diego, attaccante del Racing, chiese l'espulsione di Gabriel, difensore dell'Independiente, per un fallo al limite dell'area su Estevez, protestando a gran voce con l'arbitro Horacio Elizondo che, per aggiungere un tocco di impareggiabile sudamericanità alla vicenda, anni prima era stato il loro professore di educazione fisica (e che noi italiani ricordiamo con gratitudine come arbitro della finale Mondiale 2006). Interpellata sull'argomento, la mamma Martina commentò: «Non mi è mai piaciuto che litighino, stasera li rimprovererò tutti e due».
Nostra Signora degli Angoli
La partita più attesa di giornata era Fiorentina-Juventus, che però ha riservato ben poche emozioni anche a noi amanti dei fatti strani. La cosa più interessante è lo zero dei campioni d'Italia alla voce “corner a favore”: dal settembre 2012 era capitato soltanto una volta, in uno Juventus-Lazio del gennaio 2017 molto caro all'ex allenatore Allegri perché da quel giorno aveva disposto i bianconeri secondo un 4-2-3-1 che poi li avrebbe portati dritti alla finale di Champions. Ma quella volta la Juventus vinceva 2-0 già dopo un quarto d'ora e quindi non aveva motivo di collezionare angoli; tutt'altra faccenda rispetto a Firenze, dove l'abulia bianconera è stata ancora più insolita, soprattutto potendo disporre di Cristiano Ronaldo che rimane pur sempre il miglior colpitore di testa al mondo. Forse le assenze per vari motivi di torri come Chiellini, Mandzukic o Emre Can ha dissuaso gli esterni della Juventus a tentare il cross dal fondo?
Ancora più curioso che la Fiorentina, schierata da Montella senza vere punte di ruolo, abbia invece collezionato ben 10 angoli, per un differenziale di -10 a sfavore della Juventus che non ha precedenti negli ultimi otto campionati. In due occasioni si era arrivati al limite a -8, l'ultima volta l'anno scorso nella trasferta di Napoli dove la Juve si era essenzialmente difesa per tre quarti di gara. Ulteriore segnale dell'enorme cartello “LAVORI IN CORSO” che campeggia sopra la Juventus di Sarri.
L'Armenia al terzo posto
La scorsa volta c'eravamo lasciati con l'in bocca al lupo a Mkhitaryan, primo armeno a giocare in serie A, e il buon Henrik non ha deluso le aspettative, timbrando il cartellino dopo appena 22 minuti di calcio italiano. Come abbiamo imparato nelle precedenti puntate il record del debuttante più veloce è molto lontano, a metà tra il serbo Kristic della Salernitana e il brasiliano Danilo della Juventus, ma il gol di Mkhitaryan – di gran lunga il calciatore armeno più forte della storia – ha mandato il suo Paese su un podio ben particolare. L'Armenia è il terzo Paese più veloce di sempre a segnare in serie A, alle spalle solamente di Liberia e Islanda.
In che senso, vi starete chiedendo? Seguiteci: il primo gol liberiano fu segnato da George Weah dopo soli 7 minuti di Padova-Milan 1-2 del 27 agosto 1995, esordio in serie A del futuro Pallone d'Oro 1995. Weah era anche il primo liberiano di sempre, quindi il calcolo è molto semplice. Per lo stesso ragionamento, al secondo posto si piazza l'Islanda di Albert Gudmundsson che ruppe il ghiaccio dopo 11 minuti di Milan-Atalanta 3-0 del 3 ottobre 1948.
Il primo gol in serie A di Giorgione Weah fu segnato in una partita passata alla storia anche per l'ultimo gol della carriera di Franco Baresi.
L'altruismo di Lorenzo Pellegrini
Anche se non è un record, è notevole anche il pomeriggio di Lorenzo Pellegrini, autore di tre assistsu azione, tutti nel primo tempo. Questa statistica è una cometa che ogni tanto attraversa i cieli del calcio italiano: lo scorso 18 maggio era capitato a Rodrigo De Paul, tre assist (tutti da calcio piazzato) contro la Spal. Il 18 gennaio 2016 era stato l'argentino Ansaldi a scodellare tre cross perfetti per Pavoletti e Rincon in Genoa-Palermo 4-0, mentre l'ultimo italiano e romanista a riuscirci era stato Stephan El Shaarawy in Pescara-Roma 1-4 del 24 aprile 2017.
Per la nuova rubrica “La Posta dei Fatti Strani”, rispondiamo anche all'amico Enrico che all'intervallo di Roma-Sassuolo ci aveva chiesto lumi sui quattro gol di quattro giocatori di quattro nazionalità diverse (l'Italia di Cristante, la Bosnia di Dzeko, l'Armenia di Mkhitaryan e l'Olanda di Kluivert): è record? Purtroppo no! Sospettiamo che il primato mondiale appartenga a una squadra che non a caso risponde al nome di Internazionale: il 21 novembre 1999 i nerazzurri rifilarono al Lecce un 6-0 con le firme di Georgatos (Grecia), Zanetti (Argentina), Jugovic (Serbia), Zamorano (Cile), Ronaldo (Brasile) e Recoba (Uruguay). Nel secondo tempo la Roma avrebbe potuto avvicinarsi ancora, per esempio con Kolarov, Veretout o Pastore (che si è pure mangiato il quinto gol): ma niente, sarà per la prossima volta.
L'importanza di chiamarsi Mancosu
La partita del lunedì sera ci ha messo di fronte a un altro fatto di difficile comprensione, che ha visto al centro della scena Marco Mancosu, autore del gol-vittoria del Lecce a Torino. Mancosu ha compiuto 31 anni ad agosto, ha un passato da giovane promessa del vivaio del Cagliari e ha trascorso la carriera quasi sempre al Sud, tra Siracusa, Benevento e Casertana, prima di approdare al Lecce nel 2016 ed essere uno dei protagonisti del doppio salto di categoria. È il fratello minore del più famoso Matteo Mancosu, che ricorderete anche nella MLS con la maglia dei Montreal Impact, dove c'era gente che si chiedeva se non fosse il caso che fosse lui il titolare e Drogba la riserva.
Il bello di Marco Mancosu è che vantava già un gol in serie A, segnato a distanza siderale dal primo in un dimenticato Ascoli-Cagliari 2-1 del 27 maggio 2007. Ovvero, ha segnato il secondo gol in A 12 anni, 3 mesi e 20 giorni dopo il primo! Esiste qualcuno che aveva aspettato tanto per concedere il bis? Noi non l'abbiamo trovato, e anzi nell'era della tv a colori abbiamo trovato solo un giocatore che avesse superato i dieci anni di astinenza: Simone Giacchetta, esploso come giovane attaccante nel Napoli di Maradona e poi lentamente evolutosi in difensore centrale, fino a diventare capitano della Reggina nella prima storica promozione in A dei calabresi. 10 anni, 11 mesi e 25 giorni tra Napoli-Atalanta 1-0 (9 ottobre 1988) e Perugia-Reggina 2-1 (3 ottobre 1999). Ma Mancosu, apparentemente, ha fatto meglio.
Nell'azione del primo gol di Giacchetta in serie A, decisivo per la vittoria sull'Atalanta, l'ombra di un possibile fallo di mano di Maradona.
Finalmente soli
L'ultima nota di giornata riguarda la mancata coppia in testa alla classifica. Torino e Inter sono due tra le squadre più gloriose d'Italia e mettono insieme 25 scudetti, ma è la prima volta nella storia della serie A (eccezion fatta per la Divisione Nazionale 1945-1946) che potevano ritrovarsi al primo posto da soli, una e due, un calcio alla tv, solo io, solo tu. E infatti niente: in compenso, la Sampdoria è ultima in classifica a zero punti e non le succedeva dal 12 ottobre 1975.