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8 curiosità dalla prima giornata
27 ago 2019
Fatti strani da rivendervi all'aperitivo.
(articolo)
8 min
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Questa nuova rubrica di servizio statistico vi svelerà ogni settimana un buon numero di fatti veri di qualche importanza sulla giornata di campionato appena conclusa. Fatti essenzialmente curiosi, a volte anche sciocchi o irrilevanti, che potrete giocarvi nei momenti di stanca di una cena o di un aperitivo con amici meno sul pezzo di voi. Fatterelli che vi siete persi, che non conoscevate o che non avete colto nelle pieghe di una telecronaca o di un approfondimento di seconda serata. Fatti, dati, numeri, circostanze, coincidenze che a volte potranno aiutare a fare luce su un dettaglio nascosto che, rivelato, impreziosisce tutto il quadro.

United Colors of Serie A

La Serie A 2019-2020 parte con un bottino più che discreto da 33 gol, ma ancora più interessante è il dato che vuole questi 33 gol appartenere a giocatori di 15 diverse nazionalità. Non ci credete? Eccole: Cile (Pulgar), Belgio (Mertens, Lukaku), Serbia (Milenkovic, Kolarov), Spagna (Callejon), Ghana (Boateng), Brasile (Becao), Colombia (Muriel), Germania (Gosens), Turchia (Under), Bosnia (Dzeko), Costa d'Avorio (Kouamé), Portogallo (Veloso), Argentina (Correa), Croazia (Brozovic), Italia (tutti gli altri).

Sembrerebbe un record, ma nel recentissimo passato è stato fatto di meglio: nella 28^ giornata dello scorso campionato (15-16-17 marzo) si arrivò addirittura a quota 20 e diedero il loro contributo anche l'Algeria di Fares, la Macedonia di Pandev e il Montenegro di Marusic. La sfida è aperta.


Ciro Tondo

Anno nuovo vita vecchia per l'inappuntabile Immobile, prodigio di quella tecnica e di quella precisione che tutto il mondo invidia ai laboratori calcistici di Torre Annunziata. Per il quarto anno di fila è lui il primo marcatore della stagione della Lazio (l'ultimo dell'era pre-Ciro era stato Keita Balde, in gol nel preliminare di Champions contro il Bayer Leverkusen nel 2015). E sempre contro avversari non banali: quest'anno contro l'ambiziosa Sampdoria di Di Francesco, l'anno scorso sverniciando Albiol e Koulibaly, nel 2017 procurandosi e segnando un rigore a Buffon in Supercoppa Italiana, nel 2016 aprendo le danze nel rutilante 3-4 in casa dell'Atalanta di Gasperini che a fine anno sarebbe arrivata quarta. Amante delle tradizioni e dei tormentoni estivi, si dev'essere ricordato di “dove e quando” (cit. non proprio esaltante) aveva segnato il suo primo gol in Serie A: il 26 agosto 2012, nella porta di destra dello stadio Ferraris di Genova. Ha sbagliato solo di un giorno: per il resto è tutto uguale a sette anni prima. Certi amori non finiscono: fanno dei Ciri immensi, e poi ritornano.


Pipita all'asciutto

A proposito di tormentoni estivi, la prima giornata 2019-2020 poteva essere l'inizio di una nuova era per Gonzalo Higuain, ritrovatosi di nuovo centravanti titolare della Juventus forse neanche lui sa bene come. Ma il Pipita ha badato più ad aprire gli spazi per il voracissimo Velociraptor Ronaldo che a fare il suo antico mestiere: non ha mai tirato in porta e ha toccato solo 37 palloni, finendo spesso stritolato dalla non irresistibile morsa Bruno Alves-Iacoponi. E così gli rimane un vecchio cruccio, perché restano sempre e solo due (su 28) le squadre a cui Higuain non ha mai segnato in serie A. La prima è il Catania, e lo rimarrà almeno per un po' di tempo; ma la seconda è proprio il Parma, affrontata sabato scorso per la quinta volta e mai castigata. E pensare che poteva togliersi il pensiero già la prima volta, il 23 novembre 2013, dopo venti minuti, quando dopo essersi sbarazzato di Felipe mirò alla figura di Mirante, centrandolo in pieno...


Il Paulo delle libertà

I puristi dei corsi e ricorsi storici si divertiranno a trovare anche qui un gol su punizione di un serbo: Kolarov in Roma-Genoa 2019, Jugovic in Sampdoria-Lazio 1992.

“Pensavo fosse Zeman, invece era Fonseca”, hanno chiosato tra sarcasmo e nostalgia alcuni media romani e romanisti sull'esordio del tecnico portoghese. E in effetti Fonseca ha subito squadernato tutto il suo campionario di pirotecnia offensiva e fase difensiva immaginaria, entrando nel saloon della Serie A in modo molto più rumoroso rispetto al Boemo, che nel 1991 aveva debuttato con un timido 1-1 in casa dell'Inter di Orrico (!) e anche in giallorosso era partito con una regolare vittoria per 3-1 in casa dell'Empoli di Spalletti – quanto romanismo in queste poche righe. Un 3-3 alla prima giornata di campionato è un unicum per il terzo millennio e bisogna tornare indietro fino al 1992 per trovarne un altro: Sampdoria-Lazio 3-3, curiosamente una genovese contro una romana, sfida ad altissimo tasso tecnico e carismatico tra Dino Zoff e Sven Goran Eriksson. Straniero anche lui, pezzo di storia romanista anche lui ma non esattamente un esordiente, visto che in Italia aveva già allenato Fiorentina e appunto Roma.

E vi diremo di più: Paulo Fonseca è il secondo allenatore a debuttare in serie A con un 3-3 alla prima giornata. Per trovare il primo bisogna addirittura tornare al 6 ottobre 1929, primo giorno di scuola della storia della Serie A: allenava la Pro Vercelli, si chiamava Jozsef Nagy, era ungherese e cominciò la sua avventura alla guida dei Bianchi – pensate un po' la realtà romanzesca – con un 3-3 in casa contro il Genoa.


Testa bassa

Dallo spettacolare flipper del sabato sera di Firenze, con frenetiche variazioni di punteggio da calcetto del giovedì sera, è uscito vincitore il Napoli, che ha segnato l'ultimo e meraviglioso gol della partita con il solito diabolico Triangolo del Golfo Mertens-Callejon-Insigne, un'azione simbolo del Napoli dell'ultimo quinquennio (una molto simile la possiamo trovare qui, con Insigne ad avviare l'azione e Callejon come sempre pronto sul secondo palo a rifinire per il tap-in finale di Gabbiadini, in una vittoria contro la Sampdoria del gennaio 2017). Gli esegeti del sarrismo evoluto in ancelottismo riconosceranno al volo le piccole splendide variazioni sul tema, da affiatata orchestrina jazz: per esempio, da quant'è che Insigne non faceva gol di testa in campionato? Bisogna risalire al 5 ottobre 2014, con uno stacco nient'affatto banale contro il Torino su preciso assist di Zuniga. Un fondamentale che Insigne centellina, sospettiamo per ovvi motivi: nei quasi cinque anni di digiuno tra la capocciata del 2014 e quella del Franchi 2019 annotiamo appena altre sei inzuccate nello specchio della porta. Ma forse Lorenzino ultimamente ci si sta allenando, perché aveva sfiorato il gol di testa anche nell'ultima partita ufficiale della scorsa stagione, Italia-Bosnia valida per le qualificazioni a Euro 2020 e giocata allo Juventus Stadium. Un assist perfetto, diremmo “alla Insigne”, per agganciarci a Juventus-Napoli di sabato prossimo...


Luis è tornato

Il primo gol della Collezione Prima Giornata di Roberto Bettega, settembre 1970, nell'assolata cornice del Cibali di Catania. Fu anche il suo primo gol in Serie A.

Il più solido luogo comune su Luis Muriel dice che lui è un giocatore che parte sempre fortissimo, prima di abbandonarsi ai piaceri della gola e alle mollezze di un carattere non esattamente d'acciaio: e anche quest'anno Luis Muriel ha fatto di tutto per alimentarlo, questo luogo comune, entrando in campo a Ferrara al 10' della ripresa e ribaltando la SPAL con due gol da fuori area da subentrato (ehi, anche questa non sembra male come statistica). E così facendo ha segnato il quinto e il sesto gol in carriera in una prima giornata di Serie A, spalmati tra Udinese, Sampdoria e Atalanta: in questa particolare classifica è il secondo miglior giocatore in attività dietro Marek Hamsik (7 gol), che nelle domeniche sere d'agosto del decennio che volge al termine aveva l'abitudine di timbrare sempre il cartellino, e il primo di quelli che giocano tuttora in Italia, davanti a Immobile che è appena salito a quota 5. Non solo: nello scorso campionato, acquistato dalla Fiorentina nel mercato di gennaio, debuttò a sua volta con una doppietta contro la Sampdoria nella prima giornata... di ritorno. Per completezza d'informazione, il più spietato killer all-time al primo turno è Roberto Bettega: 13 gol tra il 1970 e il 1981, tutti con la Juventus.


Becao for Good

Segnare il primo gol in carriera, tautologicamente, capita una volta nella vita. Segnarlo a una squadra prestigiosa dev'essere ancora più emozionante: perciò comprendiamo la grande gioia di Rodrigo Becao, che ad onta del viso già piuttosto spigoloso ha appena 23 anni. Eppure è già il terzo giocatore che si toglie una simile soddisfazione contro il declinante Milan degli ultimi due anni, tre giocatori che provengono da tre continenti diversi. Al primo potete arrivarci facilmente: naturalmente si tratta del mitologico Alberto Brignoli, con il suo colpo di testa al 95' che fruttò al Benevento il suo primo punto in Serie A dopo oltre tre mesi di campionato. Il secondo è addirittura sudcoreano e risponde al nome di Lee Seung-Woo, l'esterno sinistro del Verona di scuola Barcellona che, a differenza degli altri due, si è tolto la soddisfazione di segnarlo a San Siro, con questo grandissimo tiro al volo subito condiviso su tutti i social del Sud-Est asiatico. In cauda venenum: se Brignoli aveva reso amarissimo il debutto di Gattuso da allenatore del Milan, Becao ha dato un analogo benvenuto a Marco Giampaolo.


I Conte tornano?

L'ultima squadra ad aver vinto lo scudetto e a non chiamarsi Juventus aveva iniziato la sua marcia trionfale proprio da un 4-0 a San Siro contro il Lecce. Era il 29 agosto 2010, era la prima giornata ed era il Milan di Massimiliano Allegri, che maltrattò i salentini di De Canio pur ancora privo dei due nuovi attaccanti Robinho e Ibrahimovic, che fu presentato a centrocampo nell'intervallo e infiammò la platea come solo lui sapeva fare («Questo anno vinciamo tutto!»). Il giorno prima, il Siena di Antonio Conte aveva battuto in rimonta la Reggina per 2-1 con il suo rigoroso 4-2-4 e le reti di Larrondo e Mastronunzio, aggiungendo un altro mattoncino alla scalata verso l'ultima promozione in Serie A dei toscani.




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