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Aggressivo come il Torino di Juric
08 dic 2021
Con un mix di marcature a uomo e pressing altissimo, l'allenatore croato ha forgiato una delle migliori difese della Serie A.
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6 min
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Questo articolo è uscito originariamente sul blog di Hudl in inglese, lo potete leggere qui.

Tra tutte le tradizioni tattiche recenti del calcio italiano quella delle marcature a uomo a tutto campo è di sicuro la più peculiare. Piantata a Genova da Gian Piero Gasperini, oggi ne vediamo in Serie A gli ultimi frutti. Non solo l’Atalanta - allenata proprio dal tecnico piemontese - ma anche il Torino di Ivan Juric, il primo dei suoi discepoli. Dopo un percorso di apprendimento simile a quello del suo maestro - con cui condivide le esperienze a Crotone, a Palermo e a Genova - negli ultimi anni il tecnico croato ha portato i precetti gasperiniani a un livello ancora più estremo, prima a Verona e adesso a Torino. Parafrasando Guardiola, secondo cui affrontare l’Atalanta era come andare dal dentista, si potrebbe dire che affrontare il Torino di Juric è come farsi ricucire una ferita profonda senza alcuna anestesia. Gasperini ha reinventato un concetto che sembrava passato di moda (la marcatura a uomo, per l’appunto) innestandolo su principi moderni (il pressing alto e la difesa in avanti) in funzione offensiva e lasciando notevoli libertà ad alcuni giocatori di talento (come Ilicic e il “Papu” Gomez). Juric ha ripreso il lavoro del suo maestro ma dandogli un’interpretazione fortemente difensiva in cui la libertà dalla trequarti in giù è ridotta quasi a zero. Il risultato è un calcio talmente distruttivo da sembrare a tratti molto diverso dallo sport a cui siamo abituati.

Qualche numero per capire di cosa stiamo parlando. Il Torino, con 17 gol subiti, è la quarta difesa della Serie A, dietro al Napoli, Inter e Juventus ma meglio di alcune delle squadre che possono vantare i migliori difensori del nostro campionato, come Milan, Atalanta e Roma. Non è un dato casuale: la squadra di Juric, secondo i dati di Alfredo Giacobbe, è quarta anche per xG concessi in open-play e appena più giù per xG per tiro concesso (sesta). Non è tanto che il Torino subisca poche occasioni e quindi pochi gol la cosa interessante, ma come riesca a farlo, soprattutto alla luce del fatto che non può vantare difensori come Tomori, Smalling e Toloi. Certo, non va dimenticata la grande stagione di Bremer, che tra i difensori primeggia in diverse statistiche difensive come gli intercetti riusciti aggiustati per possesso (4.6 per 90 minuti, ben uno in più rispetto al secondo in classifica, Palomino) e i duelli aerei vinti (4.1 per 90 minuti), ma sembra essere più il difensore brasiliano ad aver beneficiato dei principi di Juric che non il contrario.

Anche in questo caso qualche numero ci può subito aiutare a mettere a fuoco. La squadra di Juric è prima in Serie A per PPDA, l’indice che misura l’efficacia e l’aggressività del pressing (con un distacco notevole rispetto al Milan secondo, 10.7 contro 13.2) e altezza media degli interventi difensivi; terza per numero di recuperi palla offensivi. Le uniche squadre a fare meglio del Torino in questa statistica sono l'Atalanta e il "suo" Verona allenato oggi da Igor Tudor, secondo cui l’eredità del tecnico croato è presente fin “nei muri”.

Il Torino, insomma, è una delle squadre che pressa più in alto e in maniera più aggressiva della Serie A. L’applicazione delle marcature a uomo a tutto campo, in questo senso, serve alla squadra di Juric a far ricevere gli avversari spalle alla porta indirizzandoli verso una delle due linee del fallo laterale. Nell’immagine qui sotto, ad esempio, il Torino porta le marcature a uomo fino ai limiti dell’area avversaria, costringendo Deulofeu a ricevere con Lukic alle spalle e solo la linea del fallo laterale davanti a sé. L’ala catalana, inevitabilmente, perderà palla.

In questo modo, chi riceve tra le linee non solo avrà sempre un uomo alle spalle ma anche tutti i propri compagni marcati ad esclusione del portiere, che se non si vogliono tentare dribbling rischiosi o soluzioni forzate rimane spesso l’unica soluzione disponibile per chi è in possesso. Nell’immagine qui sotto El Shaarawy prova ad uscire dalla gabbia di Juric tentando un dribbling complicatissimo su Singo, che gli ruba facilmente il pallone. E il Torino arriverà al tiro da fuori area con Pobega.

Il Torino non pressa mai il portiere avversario, a meno che non venga servito con un retropassaggio pericoloso, e questo già dice molto su cosa cerchino i granata pressando così in alto e in maniera così aggressiva. Evitando di scalare in avanti fino al portiere, infatti, la squadra di Juric mantiene sempre la superiorità o al massimo la parità numerica dietro, dove ovviamente non si potrebbe far salire Vanja Milinkovic-Savic a marcare l’attaccante avversario. Questo perché, per quanto possa sembrare controintuitivo, il Torino non pressa così in alto per creare pericoli agli avversari, ma per difendersi in maniera più efficace e sicura. Certo, non sono mancate le occasioni in cui è stato il pressing a creare pericoli all'avversario. Contro l'Empoli, ad esempio, il Torino ha aperto le marcature con una pressione altissima di Pobega su Zurkowski, costretto all'errore sulla propria mediana.

Nonostante questo, il Torino di Juric utilizza il pressing e la difesa in avanti in primo luogo come strumenti per difendersi. Uno dei problemi delle marcature a uomo a tutto campo, infatti, è che basta che ne salti una per creare scompensi a cascata a tutto il sistema. Lo si è visto ad esempio nel gol subito nella partita contro la Roma, nato dalla capacità sovrannaturale di Zaniolo di tenersi alle spalle Bremer e poi dall’intelligenza di Ibanez di servire sulla corsa Mkhitaryan, che si era liberato nello spazio lasciato libero da Lukic. Se il Torino ha subito gol, però, non è perché è saltata la prima marcatura a uomo, ma perché si è ritrovato a difendersi dentro l’area di rigore. Mkhitaryan, arrivato al limite dell’area, ha servito dentro l’area Abraham, liberato dal geniale velo di Zaniolo che aveva portato fuori posizione Buongiorno.

Il gol di Abraham spiega perché il Torino si difende il più in alto possibile. Se le marcature a uomo vengono manipolate sulla trequarti avversaria o a metà campo, la squadra di Juric può sempre recuperare con qualcuno dei suoi velocisti sul lungo, come Singo, Djidji o Vojvoda. Lo si è visto nella stessa partita con la Roma, quando Zaniolo è stato lanciato in profondità da Abraham prima di essere recuperato da Singo, ma anche nella precedente vittoria contro l’Udinese. In quel caso era stato Beto a tenere alle spalle Bremer, arrivato fino alla linea di metà campo, e Djidji a recuperare su Deulofeu.

Difendere in alto rende anche possibile l’utilizzo sistematico che il Torino fa del fallo tattico. In Serie A nessuno commette più falli della squadra di Juric (ben 18.2 a partita), che in media è distante di più di tre a partita dal Verona secondo (e chi se no?), secondo in questa particolare classifica. Se l’obiettivo è rischiare il meno possibile, il fallo diventa l’ultima spiaggia per non far saltare il sistema di marcature a uomo. E se si viene saltati da un avversario, è di sicuro meglio commettere fallo sulla trequarti avversaria o a centrocampo che nei pressi della propria area di rigore. Per i falli che fa, infatti, la squadra di Juric ha ricevuto un numero medio di cartellini gialli (2.5 a partita) e si è vista fischiare un numero relativamente basso di rigori contro (appena tre, più solo di Verona, Salernitana, Roma, Juventus, Sampdoria e Napoli).

Dietro l’intensità fisica e l’aggressività, insomma, il Torino di Juric cerca di nascondere la necessità di ridurre al minimo i rischi in difesa. E anche se cerca di farlo con principi moderni che in parte derivano da scuole tattiche diverse dalla nostra, non c’è cosa che più appartiene più al campionato italiano di questa.

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