Marc Overmars ha rivitalizzato l’Ajax come nemmeno Johan Cruijff da dirigente era riuscito a fare. È stato uno dei migliori direttori sportivi mai avuti dal club di Amsterdam, ma forse nel suo caso si potrebbe anche utilizzare il superlativo assoluto. Eppure il suo modello è per molti aspetti contrario alla filosofia di fondo del club, a partire dal fatto che è sostanzialmente irreplicabile. È un modello creato a propria immagine e somiglianza, e declinato sotto forma di una dittatura illuminata molto diversa dai valori tradizionali del club. Overmars ha sradicato non solo una parte dei fondamenti alla base della filosofia ajacide (o cruijffiana, i termini sono perfettamente intercambiabili), ma anche una delle essenze della cultura olandese, ovvero la naturale propensione al dibattito.
Nel suo libro Waarom Belgen gelijk hebben en Nederlanders gelijk krijgen ("Perché i Belgi hanno ragione e agli Olandesi viene data ragione"), il professore universitario Mick Matthys fa risalire questa peculiare caratteristica dell’olandesità al teologo Giovanni Calvino e alla sua dottrina sull’interpretazione della Bibbia: ogni persona aveva diritto di interpretare il testo sacro secondo la propria visione, e pertanto ogni persona aveva diritto a difendere la propria opinione, il cui valore doveva essere considerato pari a quello di tutte le altre. «Spesso si sente affermare», spiega Matthys, «che gli olandesi hanno un’opinione su qualsiasi cosa e parlano in continuazione. Questa ricca cultura del dibattito deriva dalla radicata tradizione calvinista nel paese».
Il technisch hart (cuore tecnico), organo collegiale che costituiva un elemento focale della visione organizzativa di Cruijff, prevedeva tre componenti, in modo tale che ogni decisione fosse presa da una maggioranza. Il modello Overmars ha eliminato qualsiasi tipo di interlocutore. Un uomo solo al comando di un impero che, proprio per come era strutturato, conteneva al proprio interno i semi del proprio declino, vale a dire la mancanza di un contrappeso al proprio potere, l’assenza di un qualsiasi confine.
Quando è scoppiata la bomba delle molestie sessuali, avvenute tramite mail e messaggi whatsapp indirizzati ad alcune dipendenti dell'Ajax, che hanno portato al suo licenziamento immediato, Overmars ha implicitamente ammesso la perdita di contatto con la realtà derivante dal senso di onnipotenza generato dall'essere diventato una sorta di Re Mida dell'Ajax. Ha dichiarato di non essersi reso conto della gravità di quello che stava facendo fino a quando non è stato messo di fronte al fatto compiuto, o meglio, ai fatti, visto che si tratta di comportamenti reiterati nel corso del tempo e che hanno coinvolto diverse persone. Un epilogo clamoroso, dalle conseguenze ancora tutte da decifrare (partendo dalla richiesta dei due sponsor principali, ABN Amro e Ziggo, di un'approfondita indagine interna per valutare eventuali rescissioni contrattuali che avrebbero effetti devastanti per le finanze del club). Un caso che, comunque, finisce per confermare l'estrema turbolenza di un ambiente che, negli ultimi vent'anni, non si è fatto mancare nulla, tra battaglie di potere, nepotismi, intrighi, processi penali e zone d'ombra degni di una serie tv targata Netflix.
Il settimanale olandese Voetbal International avrebbe già trovato il titolo a questa ipotetica fiction (che tale non è): The Ajax Saga, descritta come un incrocio tra The Office, The Wire e Succession, amalgamato con una spruzzatina di Billions.
Ajax, dieci anni di acquisti flop
La prima stagione della saga Ajax inizia con un dossier messo sul tavolo del board ajacide nel 2008. Si intitola Ajax, tien jaar miskopen (Ajax, dieci anni di acquisti flop) e viene redatto da una commissione appositamente istituita dal club per tracciare un bilancio della gestione tecnico-sportiva della società nell'ultimo decennio. «Signori, avete fallito su tutta la linea», afferma il presidente della citata commissione Uri Coronel mentre sciorina nomi e numeri imbarazzanti. Tra i primi ci sono quelli di Ledezma, Sibon, Sier, Christopher Kanu, Vierklau, Kinkladze, Mokoena, Verlaat, Nieuwenburg, Machlas, Kras, Sikora, Mitea, Sonck, Soeaters, Anastasiou, Charisteas, Juanfran, Lindenbergh, Rosenberg, Krohn-Delhi, Roger, Ogararu, Colin, Delorge, Urzaiz.
Venticinque acquisti flop avvenuti nel decennio 1997-2007, ma che avrebbero potuto arrivare pure a una quarantina abbondante, su 82 movimenti in entrata complessivi, se solo Coronel avesse avuto l'intenzione di proseguire. Altrettanto impietosi risultano i numeri: 170 milioni di euro spesi per vincere, nel periodo considerato dal dossier, solo tre volte la Eredivisie. L'accusa di Coronel è talmente forte da provocare le dimissioni immediate di tutti i vertici dirigenziali. Dall’aprile 2008 il potere passa nelle mani proprio del rottamatore Coronel, eletto nuovo presidente dell'Ajax. Una delle sue prime mosse è la scelta di Marco van Basten come nuovo allenatore. Si tratta del decimo cambio di guida tecnica in altrettanti anni.
Foto di Karel Delvoye/Getty Images for Laureus.
Il sequel nasce e si sviluppa dopo un 2-0 rifilato dall'Ajax al Willem II l'11 settembre 2010. Una partita scialba e priva di qualsiasi spunto da tramandare ai posteri. Invece, la prestazione poco brillante degli ajacidi innesca una reazione a catena che provoca un terremoto ai piani alti dell’Ajax.
La miccia la accende Cruijff che, dalla consueta colonna che gestisce sul quotidiano De Telegraaf, definisce quella squadra “il peggior Ajax della storia”. Peggio anche di quello dell'era pre-Rinus Michels che si trovava a un passo dalla retrocessione. Eppure in campo c'erano giocatori come Luis Suarez, Jan Vertonghen, Toby Alderwiereld e Maarten Stekelenburg. L'obiettivo dell'attacco è Coronel. Cruijff usa l’ormai famoso dossier contro il suo autore: dei 38 punti che compongono il documento, ne sono stati realizzati a malapena un terzo. In più, l’opzione Van Basten si era rivelata un fallimento, con il tecnico che nemmeno aveva concluso la stagione, ma si era dimesso a una giornata dal termine del campionato dopo un'umiliante sconfitta per 4-0 contro lo Sparta Rotterdam. I cambi di modulo e uomini erano stati così frequenti che la stampa lo aveva ribattezzato "l'apprendista stregone". Cruijff, che aveva litigato furiosamente con Van Basten, non ha pietà nemmeno nei confronti del suo successore Martin Jol, e approfitta del caos in cui si trova immerso per sfiduciare Coronel attraverso la tesi che il nuovo corso si è rivelato essere nulla più che una rimasticatura del vecchio. Scoppia quello che il quotidiano Algemeen Dagblad definisce “il Watergate dell'Ajax”, preludio al terzo capitolo della saga noto come The Ajax Wars.
Due famiglie disarmate di sangue
Si schierano a resa
E per tutti il dolore degli altri
è dolore a metà
Disamistade di Fabrizio De Andrè è una canzone che parla di una faida famigliare, e costituisce la colonna sonora ideale per raccontare le lacerazioni prodotte nell’ambiente dalle Ajax Wars, in cui vecchi amici e compagni di squadra si trovano costretti a scegliere una parte da cui stare. Cruijff o Van Gaal. Due nemici storici, due filosofie diverse, ma anche due maestri per tutti coloro nati e cresciuti in casa Ajax. Il vuoto di potere provocato dalla caduta di Coronel nel 2011 scatena una scontro totale. Semplificando e sintetizzando, la visione di Cruijff è più collegiale, quello di Van Gaal più accentratrice. Formativa e individualista la prima, sistemica la seconda.
I punti cardine per Cruijff sono rappresentati dal vivaio e dal cuore tecnico già citato, ovvero un organo composto da tre persone che, d'accordo con allenatore e responsabile dei settori giovanili, si occupa della gestione tecnico-sportiva della società. In pratica, quel ruolo che Van Gaal riserva al direttore generale. Altra differenza: per Cruijff solo un ex giocatore del club, quindi cresciuto secondo i dettami della filosofia Ajax, può ricoprire i ruoli sopra indicati. Le Ajax Wars si concludono quando Cruijff vede accolto dal tribunale il ricorso presentato contro la nomina da parte del board di un direttore vicino alla idee di Van Gaal. Adesso tocca a lui e alla sua Fluwelen Revolutie, la rivoluzione di velluto.
Come Coronel, anche Cruijff finisce sconfitto dal suo stesso programma, quanto meno per ciò che riguarda la dimensione internazionale del club. Se in Eredivisie gli ajacidi sono tornati dominanti grazie ai quattro titoli vinti consecutivamente da Frank de Boer - di cui però non va dimenticata la progressiva deriva cinica e pragmatica della proposta calcistica – in Europa le prestazioni sono più consone a un Utrecht (16 partite in trasferta senza vittorie, eliminazioni contro Steaua Bucarest, Rapid Vienna, Molde) piuttosto che all'Ajax. Un approccio autarchico (l'Ajax spende pochissimo sul mercato pur continuando a vendere bene, e copre buon parte dei buchi in organico con il vivaio) il cui limite è riassunto in una frase contenuta in articolo di analisi di Voetbal International dopo l'ennesima debacle europea. «Alla prima europea di Frank de Boer in panchina, l’8 dicembre 2010 a San Siro contro il Milan, l’età media della squadra si attestava sui 23 anni. Cinque anni dopo, nel preliminare perso contro il Rapid Vienna all’Amsterdam Arena, il valore è sceso a 20,9. Tolto Jasper Cillessen, i più esperti sono Joel Veltman, 23 anni, e Davy Klaassen, 22. Non ci sono, come nell'anno della Coppa Campioni 1995, trentenni alla Frank Rijkaard o alla Danny Blind. Questo significa che in campo questi giocatori, tutti giovani, possono imparare solo da sé stessi».
Golpe
L’ennesimo colpo di scena riguarda il cuore tecnico, che da soluzione del problema si rivela essere il problema stesso, soprattutto dopo la morte di Cruijff, avvenuta il 25 marzo 2016.
Chiusa la trilogia rottamazione-guerra-rivoluzione, la saga si rinnova quando il 20 dicembre 2017 Matthijs de Ligt sbaglia il rigore decisivo che sancisce l’eliminazione dell’Ajax al terzo turno di Coppa d’Olanda contro il Twente. Il giorno dopo vengono licenziati l’allenatore Marcel Keizer, il suo assistente Hennie Spijkerman e Dennis Bergkamp, uno dei componenti del cuore tecnico. Una decisione presa dai 2/3 del citato organo, ovvero Marc Overmars e Edwin van der Sar, che di fatto ne decretano la fine. Piccolo passo indietro: nell’estate 2016 l’Ajax sceglie come allenatore Peter Bosz, elemento privo di alcun legame con il club (da calciatore aveva addirittura militato nei rivali di sempre, il Feyenoord), anche se decisamente cruijffiano nell’approccio alla materia. Una decisione forte di Overmars e rivelatasi vincente, visto che l’Ajax, pur senza conquistare il titolo olandese, è protagonista di una campagna europea di assoluto rilievo, culminata con la finale di Europa League persa contro il Manchester United. Bosz, che non digerisce molto il ruolo del cuore tecnico e spinge per incrementare il proprio staff, lascia a fine stagione per il Borussia Dortmund e, in base al principio di alternanza a livello decisionale, tocca a Bergkamp - l’elemento ideologicamente più vicino a Cruijff – individuare il nuovo tecnico.
La scelta cade su Keizer, uomo Ajax al 100%, reduce dal secondo posto in Eerste Divisie (la B olandese) con lo Jong Ajax, squadra nel quale facevano la spola con la prima squadra giocatori quali Frenkie de Jong, De Ligt, Donny van de Beek, Abdelhak Nouri e Nouassir Mazraoui. Overmars è contrario alla scelta ma viene messo in minoranza dal duo Bergkamp-Van der Sar. Inizia così un paziente lavoro di convincimento nei confronti di quest’ultimo e, una volta riuscito nell’intento, fa scattare la tagliola. L’uscita dalla Coppa d’Olanda è solo un pretesto, visto che l’anno prima Bosz si era fatto eliminare da una squadra di Eerste Divisie, il Cambuur Leeuwarden, senza conseguenze.
La morte di Cruijff, estimatore di Overmars fino al 2015, quando un brutto litigio aveva interrotto ogni rapporto tra i due, consente all’ex Ajax, Arsenal e Barcellona un margine di manovra prima impensabile. Quello di Overmars è un autentico golpe, pianificato con cura e attuato con estrema freddezza. L’opera viene completata con l’allontanamento di Wim Jonk e Ruben Jongkind dal vivaio. La rivoluzione di velluto li aveva messi a capo del settore giovanile, ma sono troppo cruijffiani per essere risparmiati. Dettaglio curioso: era stato Bergkamp a volere Overmars, inizialmente a capo dello scouting, nel cuore tecnico, mentre Spijkerman allenava le giovanili del Go Ahead Eagles quando il giovane Overmars muoveva i primi passi nel professionismo. Quanto a Van der Sar, l’ex portiere non ha mai posseduto i connotati del leader, e il ruolo di responsabile dell’area marketing e pubbliche relazioni inizialmente concordato con Overmars rappresenta l’ambito ideale per un’icona del club dalle limitate ambizioni di potere. Lo si è visto anche dopo la caduta di Overmars, quando le prime dichiarazioni ufficiali del club sono state affidate all’allenatore Erik ten Hag, mentre Van der Sar è rimasto nelle retrovie.
Foto di Maurice van Steen / ANP Sport / Getty Images.
Ten Hag è arrivato poco dopo il licenziamento di Keizer e ha ripetuto la felice intuizione, già avuta con Bosz, di Overmars nello scegliere un allenatore alieno alla galassia Ajax (anche a livello culturale, tanto che nei primi mesi si ironizzava sull’accento da olandese dell’est di Ten Hag tra i corridoi del cosmopolita club di Amsterdam). I due si conoscevano già dai tempi del Go Ahead Eagles, dove Overmars faceva il dirigente e Ten Hag iniziava una carriera da allenatore che lo avrebbe successivamente portato ad allenare le giovanili del Bayern Monaco durante la gestione Guardiola. Tra i due la simbiosi a livello lavorativo è tale da spingere un autocrate come Overmars ad accettare di buon grado il diritto di veto di ten Hag su qualsiasi trasferimento. Overmars e ten Hag costruiscono assieme il miglior Ajax dai tempi dei campioni d’Europa di Van Gaal.
Marc Netto
Quando faceva il dirigente al Willem II, Overmars era soprannominato Marc Netto per la sua grande capacità di generare profitti. Non si è smentito nemmeno all’Ajax, dando vita a un’età dell’oro del club tanto sotto il profilo sportivo quanto da quello finanziario. Per farlo ha deviato da diversi dettami cruijffiani, sfondando il tetto degli stipendi, acquistando sul mercato giocatori anche a cifre doppie rispetto a quelle consentite in passato e limitando il ricorso al vivaio. Se in passato per un talento dello Jong Ajax l’approdo in prima squadra e l’ingresso a stretto giro tra i titolari rappresentavano un passaggio quasi naturale, nella gestione Overmars questo percorso diventa un imbuto. Con l’arrivo di giocatori da 15-20 milioni la concorrenza diventa soffocante, e per un Ryan Gravenberch o un Devyne Rensch che entrano negli undici in pianta stabile ci sono un Noa Lang, uno Sven Botman o un Jurgen Ekkelenkamp che si trovano costretti a fare le valigie e cercare fortuna altrove. Il modello Overmars alza l’asticella, in tutti i sensi. L’Ajax deve diventare “il Bayern Monaco d’Olanda” (prima di Ten Hag c’erano stati quattro anni di digiuno in Eredivisie, con tre titoli del Psv Eindhoven e uno del Feyenoord), condizione necessaria ma non sufficiente per recitare un ruolo da protagonista in Europa.
Servono come minimo gli ottavi di Champions per reggere il modello nel medio periodo senza erodere il tesoretto accumulato con le cessioni. Il bilancio è positivo, con le semifinali dell’edizione 2018/19 come fiore all’occhiello non solo per il risultato, ma anche per le modalità con le quali è stato raggiunto. Il marchio Ajax viene rifrescato e rivitalizzato, come dimostrato dalle cifre incassate per le cessioni dei vari De Jong, De Ligt, Van de Beek e Ziyech, nessuno dimostratosi all’altezza del costo del proprio cartellino, a dispetto delle innegabili qualità dei giocatori in questione, una volta tolta la maglia biancorossa.
Essere griffati Ajax significa incrementare del 15-20% il proprio prezzo di vendita rispetto qualsiasi altra squadra olandese. La gestione Overmars presenta un saldo in attivo di 300 milioni di euro sui trasferimenti. In banca l’Ajax ha un fondo di riserva di oltre 200 milioni, nonostante il periodo non sia dei più floridi a causa della pandemia (si veda la cessione allo Shakthar Dontesk di David Neres, che in altri tempi non sarebbe mai avvenuta per soli 12 milioni). I dieci acquisti più costosi della gestione Overmars ammontano a complessivi 155.35 milioni di euro (la top 3: Sebastien Haller 22.5 mln, Daley Blind 21, Antony 19.75), a fronte dei 410.50 delle dieci cessioni più lucrative (la top 3: Frenkie de Jong 86mln, Matthijs de Ligt 85.5; Davinson Sanchez 42). Da Godenzonen, figli degli dei (uno dei nomignoli storici dell’Ajax), a Gouden zonen, figli d’oro.
Prima del caso di molestie che sta scrivendo l’attuale finale di stagione della saga Ajax, una lunga serie di scandali e controversie, non tutte imputabili alla dirigenza, hanno caratterizzato l’impero di Overmars all’Ajax, senza però mai scalfirne l’immagine, né metterne in discussione metodi e stile. La forza dei risultati ha permesso di edificare una fortezza equiparabile alla Morte Nera, la gigantesca e apparentemente impenetrabile stazione spaziale di Star Wars.
Nel dicembre del 2020 Quincy Promes viene arrestato con l’accusa di aver accoltellato suo cugino durante una festa di famiglia ad Abcoude. Pochi giorni dopo fugge a Mosca, in prestito allo Spartak, dove si trova tuttora, in attesa di comparire al processo per tentato omicidio e aggressione aggravata intentato a suo carico. A febbraio dello scorso anno scoppia il Vinkijsegate, lo scandalo della spunta, quando si scopre che l’acquisto più costoso nella storia dell’Ajax, il citato Haller, arrivato nel mercato invernale dal West Ham, non può essere schierato in Europa League in quanto non risulta iscritto nel liste Uefa. Qualcuno si era dimenticato di mettere la spunta accanto al suo nome, ma la società arriva a sostenere che potrebbe essere stato un errore di compilazione da parte di un programma informatico. Una toppa ancora peggiore della già notevole figuraccia.
Nello stesso mese André Onana viene squalificato dodici mesi, poi ridotti a nove, per doping. Lo scorso ottobre Zakaria Labyad, giocatore da sempre ai margini del progetto Ajax, diventa di colpo l’elemento più chiacchierato ad Amsterdam per aver puntato una pistola contro uno stuccatore che lamentava il mancato pagamento di fatture per lavori eseguiti nella villa del calciatore, e dei quali Labyad non era contento. A oggi non è ancora chiaro se ci sarà un processo. A novembre Overmars viene coinvolto nella truffa Xpose, società che tratta criptovalute, rivelatasi in realtà un contenitore vuoto gestito dalla criminalità organizzata che manda in fumo 125 milioni di investimenti. L’Ajax non c’entra nulla in questo caso, però Marc Netto, la cui nomina a consigliere di Expose aveva fatto schizzare le azioni dell’azienda, questa volta rimedia una brutta figura, dimettendosi quando ormai i buoi erano scappati e ammettendo che avrebbe dovuto valutare l’affare con maggiore attenzione prima di accettare l’incarico.
A gennaio, durante uno stage in Portogallo di preparazione alla ripresa della Eredivisie, quattro giocatori dell’Ajax risultano positivi al Covid-19. Il giorno dopo sono già rientrati ad Amsterdam, in violazione sia delle regole portoghesi sulla quarantena, sia di quelle olandesi sulla sicurezza che vietano a persone positive di salire su un aereo. Interviene nella questione direttamente il Ministro della Salute olandese, mentre l’Ajax abbozza una giustificazione dicendo di avere utilizzato un jet privato. L’arroganza con cui il club ha gestito la vicenda provoca qualche malumore nell’opinione pubblica, ma basta la doppietta del figliol prodigo Brian Brobbey in casa dell’Utrecht alla ripresa del campionato per spegnere il piccolo incendio. Forte di un rinnovo contrattuale fino al 2026, con robusto aumento di stipendio, Overmars può tranquillamente declinare l’offerta dei nuovi milionari del calcio, i sauditi del Newcastle.
Il crollo
L’inizio della fine dell’era Overmars nasce da uno scandalo scoppiato nel mondo dello spettacolo. Il 15 gennaio l'emittente Rtl comunica la sospensione a tempo indeterminato di The Voice of Holland, programma musicale di grande successo (era in corso l'edizione numero dodici) il cui format è stato esportato in diversi paesi. Alcune concorrenti hanno denunciato abusi e molestie sessuali da parte di un membro dello staff e di un coach. Nell'occhio del ciclone finisce anche il direttore musicale dello show, marito della sorella di John de Mol, uno degli uomini più potenti dello show business olandese, nonché ideatore del programma.
L'impatto sul paese è tale che il governo impone alle aziende uno strumento di esplorativo e di monitoraggio sotto forma di una comunicazione da inviare ai propri dipendenti per verificare eventuali casi di molestie, abusi o prevaricazioni. La mail dell'Ajax, firmata dal direttore generale Van der Sar, reca come oggetto “per un ambiente di lavoro più piacevole e sicuro” e invita chiunque si sentisse turbato da qualsiasi dinamica creatasi nell’ambiente di lavoro a parlarne con un apposito consulente (in olandese questa figura professionale si chiama vertrouwenspersoon, traducibile come persona di fiducia) esterno o interno al club. Dal 2017 l’Ajax ne ha due, un ex medico e una ex insegnante. Da due anni la Eredivisie prevede nel proprio regolamento un'apposita norma di indagine su molestie e abusi di potere, ma è lo scandalo di The Voice of Holland a scoperchiare in casa Ajax il pozzo da cui parte lo sgretolamento dell’edificio. Paradossalmente, tocca proprio allo storico braccio destro di Overmars sparare il raggio laser che colpisce il nucleo reattore ad antimateria della Morte Nera avviando il processo di distruzione (per completezza di informazione: alcune dipendenti hanno dichiarato di avere già denunciato in precedenza la situazione alla dirigenza ajacide senza ottenere riscontro, ma Van der Sar ha negato di avere mai ricevuto alcuna segnalazione).
Allo stato attuale delle cose non è possibile prevedere come si evolverà la saga Ajax. Ci saranno processi e commissioni di inchiesta, accuse, silenzi e scaricabarile, contratti da ridiscutere e un’immagine da ricostruire. Soprattutto, c’è una gestione tecnico-sportiva da riprogrammare, magari cercando una difficile continuità con il passato (AAA dittatore illuminato cercasi), oppure operando una sintesi con le altre filosofie, o ancora cambiando rotta con l’intervento di qualche personaggio rimasto in questi anni nell’ombra, seguendo le parole di Confucio, aspettando sulla riva del fiume che passasse il cadavere del nemico. Per ora il finale è uno stacco sulla Johan Cruijff Arena, in sovrimpressione la scritta To Be Continued.