I dati di quest’analisi sono stati gentilmente offerti da Opta, che ringraziamo.
La Champions League 2018-19 rimarrà negli annali come quella delle rimonte incredibili. Al Liverpool si aggiunge il Tottenham, che recupera 3 gol all’Ajax in un tempo, grazie a una prestazione sofferta e stoica che gli regala la prima finale di Champions League della sua storia.
La partita può essere tranquillamente divisa in due parti, entrambe caratterizzate da grande intensità: la prima in mano ai padroni di casa, la seconda raddrizzata dalle intuizioni di Pochettino e dall’adrenalina della trance agonistica. Come sempre in questi casi, il fattore mentale è stato centrale: la crescente convinzione degli Spurs ha incrinando le convinzioni dei ragazzi di ten Hag. A definire il risultato, poi, e il senso della partita stessa ci hanno pensato quei dettagli che nel calcio sono sempre imprevedibile e incontrollabili.
L’Ajax ha schierato il suo undici tipo, ad eccezione di David Neres, già in dubbio alla vigilia a causa di un fastidio al tendine del ginocchio, rimpiazzato sulla fascia sinistra da Tadic, con Dolberg inserito al centro dell’attacco. Il Tottenham, facendo tesoro delle enormi difficoltà dell’andata, è ritornato alla difesa a quattro, optando per un attacco più leggero ma dinamico con Son affiancato da Lucas Moura.
Lucas occupava una posizione centrale in entrambe le fasi, con Dele Alli dietro, Son che partiva da sinistra e Eriksen da destra, in un 4-2-3-1 molto teorico: intorno al ventesimo del primo tempo il danese e il coreano si sono invertiti, e in ogni caso Eriksen finiva a giocare ridosso di Alli, mentre Son eseguiva movimenti più profondi, svariando su tutto l’attacco.
L’Ajax in controllo
Nella prima fase della partita il Tottenham non riusciva a costruire in maniera pulita grazie a un atteggiamento molto aggressivo degli olandesi senza palla. In particolare, Wanyama, che tra i due mediani era quello che si abbassava più frequentemente durante la costruzione bassa, veniva attaccato rapidamente da Van de Beek, mentre Schone e De Jong adottavano una marcatura a uomo nella zona, prendendo in consegna l’avversario più vicino.
Senza poter trovare continuità nella circolazione corta, il Tottenham ha provato senza troppa convinzione la soluzione lunga, ma l’Ajax nel primo tempo ha vinto praticamente ogni duello aereo, in particolar modo con De Ligt.
Nel primo tempo il Tottenham ha faticato a creare occasioni da possessi manovrati, cascando nella trappola dell’Ajax che privilegiava la densità centrale col suo 4-2-3-1 stretto senza palla.
La squadra di Ten Hag ha gestito il primo tempo con convinzione (per dire: nel primo tempo l’Ajax ha vinto il 69% dei contrasti, percentuale scesa a 47% nel secondo), annullando i movimenti di “cucitura” di Lucas, che tentava inutilmente di venire incontro per dare appoggio ma veniva seguito forte da uno dei due centrali, prevalentemente Blind, sempre disposto a rompere la linea. L’attenzione sugli uomini chiave dell’attacco di Pochettino è stata davvero degna di nota: Son veniva seguito praticamente a uomo da Mazraoui, e a parte un ottimo sprint palla al piede nei primi minuti non è riuscito a esprimersi, nemmeno spostandosi sul centrodestra nella seconda parte del primo tempo.
Non solo l’Ajax ha avuto vita facile nella gestione delle offensive del Tottenham, ma si è anche reso pericoloso creando situazioni di palla scoperta che portavano la linea difensiva degli Spurs a indietreggiare di parecchi metri. Da una situazione di questo tipo è nato il corner che ha portato al gol di De Ligt, in cui l’Ajax, così come contro la Juve, riesce a mettere in crisi la marcatura a uomo grazie a dei blocchi: Trippier viene allontanato dal capitano olandese con una sbracciata, e in maniera forse troppo passiva rinuncia a corrergli dietro, anche perché si trova davanti un blocco di Van de Beek su Vertonghen che occupa lo spazio, che l’arbitro giudica regolare.
Questa sopra è l’azione precedente al corner del vantaggio, con Tadic che arriva al tiro dopo aver ricevuto isolato sul lato debole. Lloris compie un mezzo miracolo sul tiro di Tadic deviato da Trippier.
Il gol del raddoppio, poi, arriva grazie a un altro grande tema offensivo dell’Ajax: Onana lancia lungo verso la sinistra, Tadic prova a difendere il pallone ma ne perde il controllo, raddoppiato da Wanyama e Trippier. A questo punto, però, la palla schizza via, e l’Ajax la riconquista sfruttando la densità di uomini in accompagnamento.
Si crea un 3 contro 3, Tadic riceve la palla lateralmente e si prepara al cross, il Tottenham difende l’area con una linea di 3 uomini in mezzo e Wanyama a rimorchio, ma troppo passivo nel guardarsi intorno, tanto che si perde l’arrivo di Ziyech che fulmina Lloris.
Sull’onda dell’entusiasmo l’Ajax ha gestito con tranquillità il primo tempo, con una difesa posizionale anche più accorta in alcuni momenti, stringendo le linee del suo 4-2-3-1 e ondeggiando orizzontalmente verso i movimenti del pallone. L’applicazione di Ziyech e Tadic (i più sacrificati) sulle corsie laterali sono stati determinanti per il mantenimento dell’equilibrio, così come le letture difensive di Frenkie de Jong.
Le statistiche di Frenkie de Jong come termometro della partita dell’Ajax.
Un secondo tempo frenetico
Tra primo e secondo tempo Pochettino ha cercato di rimediare alle difficoltà in costruzione sostituendo Wanyama (comunque infortunato) con Llorente. Da quel momento la priorità del Tottenham era diventata quella di scavalcare le linee di pressione dell’Ajax bypassando completamente l’utilizzo del centrocampo, sfruttando la presenza di Llorente con i lanci lungi e il sostengo, quanto più vicino e veloce possibile, di Son, Lucas e Eriksen.
Quasi tutti i passaggi ricevuti da Llorente (13 su 17) sono partiti dai piedi dei difensori o di Lloris: per il resto solo 2 passaggi li ha ricevuti da Eriksen, 1 da Dele Alli e 1 da Lamela.
Con Llorente, il Tottenham ha iniziato a consolidare meglio la propria supremazia territoriale, portando rapidamente la palla sulla trequarti grazie alle giocate lunghe e attaccando l’area con più continuità. Il gol che riaccende le speranze, quello del 2-1, però è arrivato grazie a una ripartenza manovrata da dietro, che sorprende l’Ajax sugli sviluppi di un calcio piazzato battuta da Ziyech, in cui aveva portato in avanti sia De Ligt che Blind.
Questa volta la tattica del sovraccarico dell’Ajax non ha pagato: creando grande densità sul lato sinistro, ad attaccare il lato debole ci era finito de Ligt, con Blind che doveva fare da terzo uomo inserendosi in area. Son è bravo a recuperare palla, Rose a saltare in tunnel de Ligt e lanciare in profondità, esponendo la difesa dell’Ajax. Poi ci pensa Lucas.
Il primo gol di Lucas, oltre a confermare l’importanza dei lanci lunghi per il Tottenham nel secondo tempo, è anche il preludio alla svolta dominante di Lucas, che in questo caso ha prima intercettato e portato avanti il lancio di Rose e poi attaccato con una rapidità impressionante la profondità, raccogliendo un dribbling tentato di Dele Alli su de Jong.
Da parte dell’Ajax questo gol può essere letto come un segnale della piega negativa che avrebbe preso il resto serata, con il loro punto forte, il sovraccarico di un lato in fase offensiva, fallito, che ha esposto De Jong Schone e Mazraoui a una ripartenza immediata.
Nel secondo tempo il Tottenham non si è limitato a presenziare più spesso nella metà campo dell’Ajax, ma ha alzato visibilmente i ritmi delle giocate, cercando preferibilmente la rifinitura con i cross e provando a sorprendere l’avversario sul lato debole.
Anche in fase difensiva l’Ajax scala in maniera molto aggressiva verso il lato della palla, portando il giocatore più lontano (il terzino opposto) a ridosso del centro dell’area. Una tendenza che l’Ajax ha pagato oltre che con una grossa occasione per Son, sventata da un miracolo di Onana, anche con l’esposizione dei limiti in ripiegamento delle sue ali, soprattutto di Tadic.
Il secondo gol nasce da un altro isolamento, di Rose contro Mazraoui, con Ziyech che per una volta non ce la fa a raddoppiare, lasciando il terzino inglese libero di crossare verso Son, al limite dell’area. A quel punto l’Ajax scappa (male) in avanti per attuare il fuorigioco, e De Ligt, preoccupato dalla possibilità di tiro di Son (che sembrava poco schermato dai compagni, nonostante Tadic ne avesse seguito il taglio), accorcia su di lui. Il coreano allora allarga per Trippier, che attacca lo spazio vuoto sull’esterno, lasciato libero appunto dall’accentramento simultaneo di Tagliafico e Tadic.
Il centro dell’area è pericolosamente vuoto e Llorente si divora l’occasione, con la complicità di uno strepitoso Onana. Lucas però è indemoniato e riesce a conquistare la palla vagante, sgusciare in una selva di gambe e trovare la luce verso la porta. Al di là del guizzo individuale, in questo gol abbiamo la conferma delle diverse delle criticità difensive dell’Ajax, reiterate nel corso del secondo tempo.
Ten Hag a quel punto ha provato a correre ai ripari, sostituendo Schone con Veltman, che ha preso posto come terzino destro facendo slittare Mazraoui in mediana, forse per controllare meglio il pressing in ampiezza. L’Ajax ha una forte reazione dopo il gol del pareggio e riesce a portarsi diverse volte di fronte a Lloris, sfruttando le solite triangolazioni e smarcamenti combinati.
L’Ajax ha pagato anche la prestazione negativa di Dolberg, avulso dalla partecipazione attiva al possesso (0 tiri, 0 key pass, solo 4 passaggi) che si è mosso con discreta efficacia solo negli attacchi alla profondità, aprendo qualche spazio ai compagni. Troppo poco, per questo pochi minuti dopo l’ingresso di Veltman, ten Hag lo sostituisce con Sinkgraven, inserito in posizione di “finta” ala sinistra, rimettendo Tadic al centro dell’attacco.
Nonostante fosse significamente rientrato in partita, l’Ajax sembrava anche aver perso convinzione. L’errore sul fuorigioco in occasione del secondo gol è sintomatico di una squadra che forse stava subendo eccessivamente il ritorno di fiamma di un avversario creduto morto, e questa insicurezza può aver pesato anche nella finalizzazione di tutte le occasioni create dopo il pareggio, diventate via via sempre più frenetiche anche a causa della stanchezza accumulata.
Il Tottenham, nel secondo tempo, è stato anche più organizzato nel pressing alto, costringendo spesso l’Ajax a lanciare lungo, spostando la contesa su un piano più fisico, diretto, meno controllabile per gli uomini di ten Hag anche in fase offensiva. Nel secondo tempo, l’Ajax ha diminuito la precisione dei propri passaggi (68.6% vs 76.3% del primo) e ha perso supremazia territoriale (da 46% a 39%).
Gli Spurs, al contrario, acquisiscono più confidenza col passare dei minuti, grazie soprattutto alla capacità di Llorente di mettere in cassaforte ogni pallone alto (12 duelli aerei vinti su 15). Il dominio di de Ligt nel primo tempo è passato nelle mani dello spagnolo, nel secondo, che con le sue sponde ha avuto una doppia utilità: ha attratto fuori dalla linea i difensori, creando spazio per gli inserimenti in profondità, e ha consentito ai suoi compagni più rapidi e tecnici di arrivare da dietro sulla seconda palla, per puntare la difesa frontalmente. Ed è questo secondo particolare che si è rivelato fondamentale nel gol del definitivo 2-3 (anche se non è una sponda di Llorente ma un anticipo disperato di de Ligt a far arrivare la palla a Dele Alli, fenomenale poi a servire Lucas, altrettanto fenomenale nel concludere).
La presenza di Llorente non era stata sufficiente all’andata per dare tutti questi vantaggi al Tottenham, spingendo Pochettino a rinunciarci all’inizio del ritorno, ma il tecnico argentino è stato abile a riconoscere la criticità principale del suo piano gara, inserendolo al momento giusto e togliendo all’Ajax un po’ di quel controllo che aveva esercitato per tutto il primo tempo.
In un contesto più fisico, frenetico e verticale, è spiccato Lucas, che dopo un primo tempo opaco da centravanti atipico ha finalmente potuto scatenare le sue armi migliori: la corsa in profondità (sfruttando l’effetto calamita di Llorente e gli altri compagni verso i difensori) e l’eleganza di tocco nello stretto, banchettando sulla diminuzione dei tempi di reazione dell’Ajax, emblematica la danza in area sul secondo gol.
È curioso che l’uomo più decisivo sia stato l’ultimo acquisto del Tottenham, risalente al gennaio del 2018. La sfacciataggine del club londinese, che ha rinunciato a qualsiasi operazione in entrata nelle ultime due sessioni, mostrando grande fiducia nella composizione della rosa, è stata ampiamente ripagata. Alla lunga, facendo un bilancio tra andata e ritorno, ci rendiamo conto che Pochettino ha raddrizzato due partite iniziate male grazie alla versatilità e profondità della rosa.
L’Ajax, d’altro canto, ha perso molto con l’assenza di Neres, sia per l’incontenibilità del brasiliano sulla fascia sinistra, che avrebbe forse preoccupato maggiormente Trippier tenendolo più bloccato, ma soprattutto per il gap tra Dolberg e Tadic come riferimento centrale in attacco. Nonostante ciò, avrebbe potuto segnare il terzo gol a più riprese, ma la smania agonistica imposta dal Tottenham nel secondo tempo, oltre ad averli esposti sul piano difensivo, ha tolto loro anche lucidità offensiva.
La squadra di Pochettino conquista meritatamente un posto per la finale di Madrid, dopo un percorso altalenante tra gironi ed eliminazione diretta, assorbendo gli eventi negativi (come l’infortunio di Kane e la squalifica di Son) e cercando sempre di portare la sfida sul terreno più congeniale, anche quando l’avversario era partito meglio. Tutto questo, condito da una irrinunciabile dose di fortuna, che a questi livelli rimane sempre imprescindibile. A questo punto, non possiamo che augurarci che la finale possa essere appassionante e incerta quanto le semifinali.