Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Le 10 migliori sviolinate del Gila
12 ott 2018
Dieci gol che rivelano in cosa era speciale il centravanti di Biella.
(articolo)
13 min
Dark mode
(ON)

Alberto Gilardino si è ritirato, lasciando Buffon, De Rossi, Barzagli e forse Zaccardo (che si bea del mistero intorno al suo status) come ultimi tedofori della Nazionale campione del mondo del 2006. Una carriera arzigogolata ma quasi mai in grosse piazze e un’aura un po’ triste hanno sempre lasciato Gilardino ai confini della grande narrazione sportiva, fino a quando Gilardino non si è ritirato, preda del decadimento fisico e di qualche strana scelta di vita (la Cina a trent’anni, ad esempio).

Nonostante la fama da centravanti rapinatore, divinità dei gol sporchi e dei tagli sul primo palo, l’azione che più facilmente associamo al Gila non è un gol ma l’assist per Del Piero per quel 2 a 0 alla Germania nel 2006. Poi ricordiamo la sua esultanza elegante, inginocchiato a terra suonando il violino, ma quasi mai i suoi gol. Eppure Gilardino ha segnato una marea di gol in Serie A, 188 (su 231 totali), come Signori e Del Piero, davanti a gente come Batistuta, Boniperti, Toni. Ha fatto più gol anche di Filippo Inzaghi, uno che se ci pensi deve aver segnato più di Gilardino, e invece no.

Apparso a soli diciassette anni nel giro della massima serie, dopo un paio d’anni Gilardino sembrava già un attaccante completo, fatto e finito. Moderno anche, che gioca per la squadra, si muove spalle alla porta, ha un’ottima visione periferica e segna tanto e in tutti i modi. Non ha una propria "signature move", una caratteristica che lo rende unico e speciale: l’istinto sovrannaturale e ineluttabile di Inzaghi, i piedi da nove e mezzo di Di Natale, il fisico incredibile e la coordinazione di Toni. Quando si parla di lui si ha il dubbio autentico che sia, in fondo, un mediocre.

I numeri dei suoi primi anni in Serie A sono però impressionanti: 46 gol fatti tra i 22 e 23 anni. Forse il peccato di Gilardino è stato allora quello di declinare troppo presto, di essere stato troppo in gioventù e di non riuscire a tenere testa alle promesse che lui stesso aveva fatto riempiendo le reti avversarie di palloni. Va detto, però, che anche a 31 anni, era ambito dalla Juventus di Conte, alla ricerca perenne di quei calciatori che spalle alla porta erano decisivi (Llorente).

La carriera l’ha terminata in squadre minori, fino allo Spezia in Serie B, ma non ha mai smesso di segnare. Non è facilissimo fare una classifica di bei gol dell’attaccante di Biella: come fosse la sua cifra stilistica, Gilardino sembra tenerci a mettere qualcosa di brutto nei suoi gol: magari fa un grande controllo e poi un brutto tiro, un inserimento pazzesco e una conclusione loffia sul primo palo, si gira in maniera incredibile e fa un tiro rasoterra sporco, o il pallone entra perché rimbalza male a terra. Quindi abbiamo scelto alcuni gol che fanno notare il talento di Gilardino, spesso nascostio sotto una coltre di opportunismo da area di rigore e l’aria uncool da calciatore che non si è mai arreso del tutto ai capelli che cadono.

Bonus: Fiorentina - Milan, 24 febbraio 2010

Modello di riferimento: Filippo Inzaghi

Questo gol ci permette di mettere bene in prospettiva Gilardino e mostrare i gol brutti che sapeva fare benissimo, e ne faceva tanti. Inoltre, questo è un gol ad una ex squadra, il Milan di quel Filippo Inzaghi a cui tanti l’hanno paragonato per ruolo, attitudine, fisico, immarcabilità e istinto. È un gol un po’ inzaghiano, questo tacco buttandosi a terra a deviare il tiro di un compagno di squadra: è brutto e tanto famelico da diventare bello; poi festeggia anche come Superpippo. Ecco, molti dei gol della carriera di Gilardino sono così: di opportunismo, rapina, tap-in, a porta spalancata, con minime deviazioni, palloni degli altri sfiorati; a vederli tutti insieme hanno una loro poetica.

10. Parma - Roma, 29 febbraio 2004

Modelli di riferimento: Cassano (che aveva tentato un pallonetto pochi minuti prima), Super Santos.

Questo gol da beach soccer è tipicamente Gilardino: richiede una certa cifra tecnica per l’esecuzione, ma alla fine non si capisce bene se il guizzo vero, l’idea per il pallonetto, sia la sua o sia forzata, o peggio ancora una deviazione. C’è da dire che, ricevendo in mezzo ai centrali della Roma e con Pelizzoli in uscita, la prima cosa che il ventunenne attaccante del Parma ha pensato è evidentemente “ora sollevo la sfera in palleggio” quindi gli assegnerei d’ufficio anche l’idea e l’esecuzione del pallonetto sul portiere, impacchettato in poco tempo e poco spazio.

Importa il risultato, no? Notevole anche il fatto che dopo il gol si tolga la casacca per mostrare una maglietta con una freccia che indica la sua faccia. Va bene Alberto, ce la ricordiamo.

9. Fiorentina - Cesena, 13 novembre 2010

Modello di riferimento: un compasso.

Il cross di Cerci da destra a rientrare col sinistro viene deviato, e quello è il momento in cui nell’area di rigore parte la lotta libera. Tutti si trattengono a vicenda con la leggerezza di chi non vuole commettere fallo, ma due si accorgono che il pallone sta arrivando nella loro direzione.

Quei due sono Gilardino e Von Bergen, difensore del Cesena che ora agli Young Boys. Gilardino assume la posizione che prende solitamente quando deve difendere il pallone (gambe piegate, culo all’infuori, braccia larghe) e Von Bergen non riesce ad anticiparlo, quindi deve temporeggiare, chiudergli lo specchio della porta. Sembra facile, anche perché a Gilardino ha dato una mezza spintarella in avanti, il viola ha controllato un po’ male con la coscia destra, è ancora di spalle e il pallone è un metro più lontano rispetto alla porta. Però Gilardino si punta col piede destro e gira con tutto il corpo rapidissimo, facendo perno su quell’unico piede a terra, per poi scagliare un siluro in rete.

8. Parma - Empoli, 18 gennaio 2003

Modelli di riferimento: Oliver Bierhoff, Teorema di Archimede

Per quanto riguarda i gol di testa di Gilardino devo smentire quanto scritto poco più sopra: non riesco a trovare un gol di testa brutto di Gilardino, e quasi un terzo dei suoi gol è arrivato di testa; vorrà dire qualcosa. Gli stacchi sono sempre imperiosi, i tempi perfetti, le torsioni da esame di Meccanica del Colpo di Testa 2. Anche le parabole sono spesso assurde e imprendibili, o così fulminee da non poter farci niente. In questo caso il cross arriva dalla trequarti, e i cross più brutti sono quelli dalla trequarti, infatti la sfera sta girando all’indietro quando raggiunge la posizione in cui Gilardino può colpire.

Il giovane violinista si libera facendo due passi indietro e sempre con la spinta all’indietro dimostra una sensibilità quasi sparita nel calcio moderno per far fare al pallone una traiettoria ampia, armoniosa, imprendibile. Di testa è anche il gol contro gli USA ai mondiali del 2006; notevole e molto simile il gol contro il Siena nel 2010 e quello nel derby con l’Inter, ma d’altronde lui segna anche di testa all’indietro.

7. Fiorentina Catania, 14 dicembre 2008

Modelli di riferimento: copricapi messicani

Questo gol nasce da un lancio morbidissimo e forse in parte sbagliato di Montolivo, che ha visto il suo attaccante preferito pronto a scattare. Il pallone però è un po’ mogio e sembra indirizzato verso un facile recupero da parte di Álvarez. Questi però si vede accanto Gilardino e probabilmente si spaventa, così l’undici viola prende posizione col corpo e gli impedisce un colpo di testa pulito, tant’è che l’argentino quasi ci inciampa sopra. Da lì l’azione diventa circo: all’inseguimento del pallone Gilardino si trova costretto a fare il sombrero a Stovini, e sempre sullo stesso sombrero che scende si trova davanti Bizzarri, quindi pensa bene di farne un altro. Superati ormai tutti i giocatori tra lui e la rete, ci appoggia la sfera con l’esterno per festeggiare poi come un esaltato. Non entra nei primi cinque solo per l’evidente confusione della difesa catanese.

6. Lecce - Parma, 29 maggio 2005

Modelli di riferimento: Fabio Quagliarella, Dragon Ball.

Nell’ultima di campionato del 2005 Gilardino ci fa vedere, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto poco tempo ha bisogno per coordinarsi e tirare. Su un appoggio di testa relativamente innocuo di Morfeo da fuori area Gilardino è solo in mezzo a tre magliette giallorosse, spalle alla porta, quasi al limite dell’area. In una situazione che incasinerebbe buona parte degli attaccanti quel Gilardino ci andava a nozze.

Fa impressione, oltre alla posizione di avversari, porta, portiere che dev’essere tatuata nel cervello di Gilardino tipo mircochip calcolatore, la velocità di esecuzione seguita a tutto questo calcolo: stop di petto e rovesciata che si infila all’incrocio dei pali dietro Sicignano. Un crossover lievemente più sporco di Gilardino-che-tira-al-volo e Gilardino-francobollato-a-cui-non-importa è nel rocambolesco Parma Livorno, finito 6 a 4, in cui Gilardino riceve un calcio di punizione battuto rapido, ovviamente spalle alla porta, ovviamente si gira e scaglia un gran sinistro che bacia il palo e va in porta.

Simile nel tempo di esecuzione alla rovesciata contro il Lecce (tra controllo e tiro potete tenere il tempo, come se fosse una canzone, cassa e rullante, tum - pa) ma che mostra anche il radicato senso della posizione di Gilardino è questo gol con la Lazio. L’attaccante del Parma è nell’unica posizione che gli permetterebbe quel controllo e quel tiro, stavolta sì di una pulizia tecnica sopraffina. Dopo il gol si ferma immobile, in una variante un po’ coatta dell’esultanza di Mark Bresciano (già di suo abbastanza coatta), come a dire “davvero so fare anche questi gol”? Vedi tu Alberto.

5. Cittadella - Spezia, 29 marzo 2018

Modelli di riferimento:Marco Van Basten, Quinto Orazio Flacco

Un Gilardino un po’ imbolsito nella cornice della Serie B e con la maglia bianca un po’ triste dello Spezia affronta il Cittadella, ma anche i suoi fantasmi che lo vogliono attaccante “non da grande squadra”, che non sa affrontare la pressione, che insomma lo delegittimano anche dopo una carriera da grande attaccante.

Pensateci bene prima di giudicare il Gila: la squadra di medio livello, o di basso livello, rende ancora più difficile la vita a un giocatore come Gilardino che, per quanto abile spalle alla porta, vive di rifiniture altrui. Facile fare i gol quando alle spalle hai rifinitori di classe assoluta come Kakà e Seedorf, ma anche giocatori di livello come Montolivo, Jovetic o Mutu. Più difficile quando il pallone te lo tira addosso Guido Marilungo (che comunque, alziamo le mani, grande Marilungo) a palombella sul secondo palo e l’unica cosa che puoi fare è imitare uno dei gol più iconici della storia del calcio facendolo tra l’altro benissimo; è quinto solo perché la cornice della Serie B lo rende spettrale, il fantasma di un gran gol.

L’aveva provato con successo contro la sua ex Fiorentina, con il Genoa, qualche anno prima su apertura di Matuzalem.

4. Parma - Udinese 4-3, 16 maggio 2004

Modelli di riferimento: Mc Hammer, le partite contro vostro fratello piccolo che non vedeva mai il pallone.

Nell’ultima di campionato, prima dell'estate del disastroso crack Parmalat, Gilardino è in stato di grazia ai danni della povera Udinese, a cui ne fa quattro. Ce n’è uno notevole: dopo un rapido fraseggio nella trequarti, Gilardino riceve palla da poco fuori l’area di rigore; lui è all’altezza del dischetto, leggermente spostato a destra, spalle alla porta, francobollato dal difensore.

In questa azione fa in sostanza due movimenti: col primo sfiora il pallone con l’esterno fingendo allo stesso tempo un movimento dall’altro lato mentre protegge la posizione; il difensore non vede mai la palla e non la tocca neanche per scherzo. Il primo controllo è la caratteristica che accomuna i giocatori più tecnici, e Gilardino aveva un grandissimo primo controllo, anche se solo in area di rigore. Più che primo controllo sarebbe forse più giusto parlare di “preparazione al tiro”. Ecco, è difficile dire forse qual è la principale caratteristica di Gilardino, ma se ne fosse una sarebbe senz’altro il modo con cui prepara la conclusione in porta, con una sensibilità tecnica forse aumentata dalla sensazione che la porta è vicina. Si potrebbe elaborare quindi un algoritmo per cui più Gilardino è vicino alla porta e più le sue qualità tecniche si raffinano.

Dopo il dribbling, quindi, il giovane Gila col secondo movimento infila il portiere avversario con un tiro velenoso, troppo vicino e improvviso per pensare di pararlo. Se qualcuno volesse fare una compilation video che si chiama “Gilardino si gira” contatemi, e considerate l’assurdità di come di nuovo con l’Udinese, con la maglia del Milan, riesce ad eludere il suo marcatore e segnare, o di come riesce a girare attorno a difensori che poi si mettono a piangere.

3. Perugia - Parma 2-2 1 febbraio 2004

Modelli di riferimento: Ibrahimovic per il controllo orientato (che ancora non poteva essere suo modello ma insomma), aver dimenticato qualcosa in forno per la fretta nella conclusione.

In questo gol Gilardino dimostra di avere gli occhi anche dietro la testa: su un pallone spiovente da centrocampo riceve ruotando il busto e tenendo la palla attaccata al petto in mezzo a due difensori del Perugia; la sfera scende il tanto che basta all’attaccante del Parma per spostarla col destra verso il sinistro e dimenticare completamente i difensori.

Il tiro è bello come può essere bello un utensile ben temperato più che un dipinto su tela: la palla rimbalza appena a terra e il Gila la colpisce col sinistro di controbalzo, una frazione di secondo prima di quanto non ci si potesse aspettare, il tiro è sporco ma ha sempre il pregio di rubare il tempo al portiere. Finita l’azione portiere e difensori ancora si stanno chiedendo cosa li abbia colpiti.

2. Fiorentina - Roma, 25 aprile 2009

Modelli di riferimento: se stesso del futuro.

Ci sono molte cose pregevoli nella fattura di questo gol che dicono molto su Gilardino. Prima di tutto il senso della posizione senza palla: Gilardino è in linea con l’ultimo uomo (che poi la difesa della Roma fosse messa male è un altro conto) anche in una situazione di gioco poco pericolosa, e il lancio delizioso di Montolivo non lo trova impreparato.

Una parentesi va fatta anche sulla Fiorentina in cui ha giocato Gilardino, una Fiorentina di giocatori a metà - Montolivo, Cerci, Osvaldo, Mutu, Vargas, Pazzini, Felipe Melo, Jovetic, Ljajić - ammantati del dubbio sulle loro qualità, di un pizzico di culto e di sfiga, in cui lui era importante, decisivo, e pure bello da vedere giocare a calcio.

Poi il fatto che con lo stop di testa rallenti la sua azione e venga recuperato da Cassetti, e a questo punto segnare sembra molto più difficile, se non fosse che il Gila sfoggia quella rapidità di gambe quasi entomologica (baricentro basso, gambe piegate): mentre il 77 della Roma lo tampina lui sposta il pallone con il tacco del destro e lo mette completamente fuori dalla sua traiettoria di contrasto esattamente nel momento in cui il difensore romanista gli passa davanti per andare dall’altra parte, lontano dal pallone.

Ultimo elemento notevole è il tiro, ancora una volta anticipato di quella frazione di secondo che incasina il portiere avversario, ma con un esterno delizioso, forse mezza punta, efficace a discapito della pulizia pura del gesto (una cosa un po’ trezeguesca). Anni dopo una conclusione simile la rifarà con la maglia del Genoa, unita stavolta alla solita grande protezione di palla.

1. Inter - Fiorentina, 8 maggio 2011

Modelli di riferimento: Gilardino.

Uno dei misteri di Gilardino è come nelle situazioni più pulite l’attaccante concludesse a rete in maniera sporca, come uno a cui piace arrabattarsi. In situazioni però più complicate, che richiedevano una prestazione tecnica maggiore si accendesse come un bottone della classe e il centravanti di Biella alzasse il livello del suo gioco.

E se Gilardino avesse potuto giocare sempre con questa tecnica? Perché ce la teneva nascosta? In realtà poco male: quando la classe di Gilardino è spuntata è stata ancora più luminosa. Prendete il gol con l’Inter: il tempo dell’inserimento è perfetto e, forzato allo stop e tiro fulminei (sarebbe stato chiuso un secondo dopo) lui fa esattamente quello, ma in una maniera così cristallina e da manuale da sembrare irreale, da sembrare un dipinto di Gilardino. Bisogna guardare il replay un paio di volte per capire che stoppa il pallone in corsa con la coscia destra per tirare secco col sinistro. È un gol bello, difficile, iconico. Ma l’aveva già fatto prima: nei sedicesimi di Coppa Uefa, ad Amsterdam, addomesticare e spedire il pallone in rete (su assist prezioso di Mutu) per lui sembra una sciocchezza.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura