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Il nuovo prodigio del nuoto italiano
16 apr 2025
A 14 anni Alessandra Mao ha vinto i 200 stile libero agli Assoluti frantumando il record di categoria.
(articolo)
7 min
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Vincere da giovanissimi, e anche tanto, non è così inusuale nel nuoto, soprattutto tra le donne. Prendiamo l’esempio più recente, quello della canadese Summer McIntosh, che alle Olimpiadi di Parigi, a 18 anni, ha vinto tre ori e un argento, e a Tokyo 2021, a 15 anni, già arrivava a sfiorare il podio nei 400 misti. È stato così anche per Novella Calligaris, la prima grande campionessa del nuoto italiano, che è stata la più precoce: a 13 anni già vinceva tutto in ambito nazionale, a 14 partecipava alle Olimpiadi di Città del Messico e a 18, ai Giochi di Monaco 1972, conquistava tre podi olimpici con altrettanti record europei. È stato così, più di recente, anche per Benedetta Pilato, che nel 2019 a Budapest arrivava seconda ai Mondiali a 14 anni, e per Federica Pellegrini, che ad Atene 2004 saliva per la prima volta sul podio olimpico, argento nei 200 stile libero, a 16 anni.

A questa lista adesso va aggiunta anche Alessandra Mao, che di anni ne ha 14 (è nata il 7 marzo del 2011) e che ai Campionati Italiani Assoluti di Riccione, ieri, ha vinto proprio i 200 stile libero, nuotando - di gran lunga - il miglior tempo che una ragazza italiana della sua età abbia mai nuotato, 1.58.86. Il precedente record, per dire, era stato fissato da Diletta Carli nel 2010 ed era fermo a 2.02.77. Parliamo quindi di oltre quattro secondi in meno.

VINCERE DA GIOVANI
Statisticamente il nuoto è uno sport che favorisce atleti tra i 20 e 30 anni, periodo nel quale quasi tutti i grandi campioni hanno ottenuto le prestazioni migliori della loro carriera. Pensiamo a Michael Phelps, che a Pechino 2008 aveva 23 anni; a Leon Marchand, che a Parigi 2024 ne aveva 22, ma anche a Thomas Ceccon e Nicolò Martinenghi, i due italiani campioni olimpici che l’estate scorsa avevano rispettivamente 24 e 26 anni. Per ottenere risultati importanti addirittura prima dei 20 anni, quando lo sviluppo fisico, mentale e tecnico di un atleta non è quasi mai completo, ci vogliono delle caratteristiche ben precise.

Fisicamente, un atleta giovanissimo e veloce nel nuoto ha spesso un corpo asciutto e longilineo, muscolatura non ancora accentuata e grande "acquaticità", un termine con il quale a questi livelli si intende la capacità di stare in acqua senza apparente fatica, di nuotare in modo quasi naturale. Mentalmente, poi, ci vuole il giusto mix di maturità e spensieratezza: quasi mai i campioni giovani sono del tutto consapevoli dei risultati che ottengono, sia perché ci arrivano in maniera inaspettata, sia perché non hanno ancora intrapreso il percorso di delusione e risalita che, inevitabilmente, accade quasi a tutti. Dal punto di vista tecnico è davvero raro che prima dei 20 anni un atleta abbia già raggiunto un livello talmente alto da potersi definire soddisfatto della propria nuotata, della gestione della gara e della cura dei particolari.

Alessandra Mao incarna perfettamente tutte queste caratteristiche: oltre ad avere una grande capacità di galleggiamento, la sua nuotata è bella a vedersi, naturale, per niente costretta da quella fisicità che, nel tempo, quasi inesorabilmente subentra in tutti i nuotatori. Fa dei piccoli errori in ogni sua discesa in acqua - un appoggio della mano in acqua un po' affrettato, il tuffo non ancora così propulsivo - ma quasi sempre riesce a portare a casa il risultato eccellendo in altri aspetti, come la capacità di accelerare al momento giusto della gara. «Pensavo di andare forte, ma non così forte. Non credevo assolutamente di poter vincere», ha detto dopo la sua grande prestazione nei 200 stile con le parole di chi, davvero, non l’aveva vista arrivare.

IMPREVEDIBILE
Per tutti questi motivi, vedere una sua gara è un’esperienza imprevedibile. Come tutti gli atleti molto giovani, i suoi limiti sono ancora completamente sconosciuti e di conseguenza i miglioramenti sono a volte eccezionali, anche nell’arco della stessa giornata. È successo proprio il 14 aprile, quando si è presentata nelle batterie di qualificazione dei 200 stile libero con un personale di 2.03, ottenuto la scorsa estate. Si è tuffata ed ha nuotato il quarto tempo generale, 2.00.53, migliorando il record italiano della sua categoria (Ragazze, 13-14 anni) di più di due secondi. Con il quarto tempo generale, sembrava già un ottimo risultato, considerando che davanti a lei c’erano Giulia D’Innocenzo, Anna Chiara Mascolo e Simona Quadarella, tutte atlete affermate, la più giovane delle quali ha nove anni in più di lei.

Anche solo questo sarebbe stato un risultato eccellente, considerando che nessun’altra classe 2011 (e nemmeno 2010) è arrivata tra le prime otto dei Campionati, ma quello che poi ha fatto nella finale dei 200 stile è davvero fuori da ogni logica.

Non è solo il tempo che stupisce, ma anche il modo in cui è arrivato, con una gara particolare ed interessante. Mao è partita con un primo 50 metri da 27.99 e a metà gara era seconda, in 58.18, a 4 centesimi dalla prima. Il terzo 50 è stato il suo punto debole, visto che ha segnato un parziale di 30.82, il settimo più lento tra le otto finaliste. La chiusura in 29.86 le ha però dato quella spinta necessaria per poter toccare per prima, 26 centesimi meglio di Matilde Biagiotti (altra giovane, classe 2005, che già ha nuotato a Parigi in staffetta) e 27 meglio di Mascolo, olimpionica di Tokyo. A caldo, ai microfoni della RAI, Mao ha detto che «questa vittoria non cambia niente, continuerò a lavorare esattamente come prima». Erano le più decise tra le sue parole, pronunciate con un certo imbarazzo e senza la scioltezza che per forza di cose oggi non può avere. D'altra parte Alessandra Mao è ancora letteralmente una bambina, e per chi come me l'ha vista passare in mixed zone a Riccione la sua timidezza è palpabile al punto che viene quasi difficile farle delle domande.

IL FUTURO
C'è da dire che Alessandra Mao non è una completa sconosciuta nell’ambiente del nuoto italiano. Il suo nome circola già dall’anno scorso, stagione nella quale per la prima volta ha partecipato ai Criteria, la massima manifestazione giovanile italiana, ottenendo quattro primati nazionali di categoria (100, 200, 400 e 1500 stile libero). Ai Criteria 2025, che si sono svolti un mese fa, di primati ne ha fatti due (100 e 200 stile libero), ma era già chiaro che l’obiettivo della sua stagione si fosse spostato sulle gare dei grandi. Sugli Assoluti appunto. Mossa intelligente, visto che da qui potrebbero arrivare le convocazioni per la Nazionale maggiore, per dare continuità al ciclo di successi del nuoto italiano in questi anni di successi.

Alla fine del quadriennio olimpico, e quindi all’inizio di uno nuovo, è quasi fisiologico che ci sia un cambiamento nelle gerarchie sportive. Nel nuoto italiano sta succedendo proprio adesso. L’esempio più lampante è quello di Sara Curtis, diciottenne velocista piemontese che nelle ultime due stagioni ha bruciato record su record a livello giovanile (suo per esempio il limite mondiale junior dei 50 stile) e assoluto (a Riccione ha nuotato il record italiano dei 100 stile, 53.01, strappandolo a Federica Pellegrini) ed è già diventata fondamentale per la Nazionale italiana e le staffette veloci.

Anche tra gli uomini ci sono sempre più nomi nuovi, su tutti quello di Carlos D’Ambrosio, classe 2006 che ha recentemente battuto il record italiano dei 200 stile libero in vasca da 25 che apparteneva a Filippo Magnini. Sia Curtis che D’Ambrosio, atleti che hanno migliorato le loro prestazioni con una velocità impressionante, hanno ottenuto la prima convocazione in Nazionale maggiore alle Olimpiadi di Parigi, la scorsa estate. Con Alessandra Mao siamo potenzialmente su un livello addirittura superiore.

Al momento la nuotatrice veneta è convocabile per praticamente tutte le manifestazioni estive del nuoto internazionale (eccezion fatta per le Universiadi, dovendo lei ancora sostenere gli esami di terza media). Potrà partecipare nello stesso arco di tempo alla Mediterranean Cup, la maggior competizione europea per la categoria Ragazze, ai Campionati Europei e Mondiali Junior fino ai Campionati Mondiali dei “grandi”, che quest’anno si svolgeranno a Singapore. Ed è possibile che lo faccia perché nonostante sia «giusto che i giovani seguano il loro percorso senza bruciare le tappe», come ha detto il responsabile nazionale delle squadre giovanili, Marco Menchinelli, d'altra parte è anche vero che con questi risultati «a un certo punto è inevitabile che faccia parte della Nazionale maggiore», come invece ha dichiarato Marco Pedoja, tecnico che segue le squadre giovanili italiane (e che di giovani se ne intende, avendo allenato Nicolò Martinenghi, da bambino fino all’oro Olimpico). «È un po' quello che tutti si augurano quando nasce un talento così».

Il paragone a distanza con Federica Pellegrini - che raramente parla di nuoto attuale, ma in questi giorni ha postato i complimenti a Curtis e Mao - non sempre è stato di buon auspicio per le nuotatrici italiane. Mao però appartiene a una generazione che non ha vissuto l’epopea agonistica della Pellegrini, che ha avuto i migliori risultati prima del 2011.

A Riccione, Mao ha dichiarato di non avere idoli: «Se proprio devo scegliere una figura di riferimento dico Sarah Sjoestroem», svedese dalla carriera lunghissima, che a Parigi 2024 ha vinto i 100 stile. Non male come riferimento.

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