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Dove può ancora migliorare Bastoni
12 ott 2021
Le cose che sa fare già bene, quelle in cui può migliorare.
(articolo)
11 min
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Ai microfoni Rai dopo la vittoria col Belgio chiedono a Bastoni delle critiche ricevute per l’errore contro la Spagna: «Fortunatamente non ho mai avuto problemi di questo tipo, ne parlo col mister e con chi mi da una mano a migliorare. Ho 22 anni, sicuramente devo migliorare tanto, ma sono disposto a farlo e a continuare così». Gli chiedono a questo punto se Chiellini gli ha detto qualcosa: «No anche lui è molto tranquillo, ci sta sbagliare la partita, la Spagna è una grande squadra quindi va bene così».

L’episodio è quello del primo gol spagnolo nella semifinale della Nations League. Al minuto 17 Marcos Alonso chiude il triangolo verticalizzando per Mikel Oyarzabal, che dopo lo scarico si è allargato portando con sé sull’esterno Leonardo Bonucci. Al centro c’è Bastoni in marcatura su Ferran Torres ed entrambi iniziano a correre verso l’area. Bonucci segue il basco senza intervenire e gli permette un facile cross a rientrare una volta arrivato all’altezza dell’area, cross che è diretto proprio al centro dell’area dove ha fatto il movimento il compagno. Bastoni ha seguito tutta l’azione, ha dato uno sguardo all’avversario e uno al pallone. La situazione, comunque, non è semplice: c’è tantissimo spazio libero, e Bastoni ne lascia un po’ per potersi trovare, in caso, sulla traiettoria del cross. Si trova nella posizione giusta per anticipare l’impatto con il cross quando arriva, solo che quando interviene non tocca il pallone, fa un movimento a vuoto che permette a Ferran Torres di segnare.

Non è da questi errori che si giudica un giocatore

Fare errori fa parte del mestiere, ma è difficile per un difensore non permettere che questi si depositino nella memoria collettiva. Non importa quanto bene abbia poi fatto Bastoni contro il Belgio, l’errore è la prima cosa che viene in mente pensando alla sua Nations League giocata da titolare a 22 anni. La crescita di un difensore quindi è molto difficile da misurare, così come il suo reale stato di forma: l’opinione pubblica si sofferma sugli errori individuali, e così si finisce ad analizzare le partite dei centrali per sottrazione. L’unico modo per brillare è non fare danni evidenti. Guardati sotto questa lente, però, il numero di difensori di alto livello diventa esiguo.

Van Dijk è al momento riconosciuto come il miglior difensore centrale al mondo soprattutto perché dà la sensazione di essere insuperabile, e perché non concede mai il vantaggio dell’errore all’avversario. E non è un caso se gli ultimi due difensori a vincere il Pallone d’Oro sono stati Sammer e Cannavaro, nell’anno di un torneo per nazionali, dove un mese di forma smagliante può permettere di limitare al minimo grossolani errori individuali a cui appigliarsi per criticarne le prestazioni.

Ma in una stagione da 50 partite è impossibile rimanere immacolati. Per analizzare con onestà le partite di un centrale difensivo bisognerebbe guardare anche a come esegue le richieste della squadra. Quanto viene aiutato? Quanto rappresenta un salvagente, un’ultima risorsa? Quanto invece, sottilmente, riesce a esaltare la strategia collettiva?

Bastoni deve migliorare in alcuni compiti del suo lavoro, ma in alcuni è già eccellente e in grado di fare la differenza. Lo vediamo soprattutto con l’Inter, dove è più a suo agio grazie soprattutto alla difesa a tre.

Bastoni ha iniziato a giocare a calcio come terzino sinistro, e l’interpretazione del ruolo di centrale risente forse del suo imprinting. Come ha ammesso, vuole essere protagonista col pallone e vuole ispirarsi a un altro grande centrale nato terzino: «Mi ispiro al mio difensore tipo che è Sergio Ramos: non il classico difensore, grosso, alto, ma uno a cui piace molto impostare, fare del gioco. Ho avuto questa fortuna anche di crescere nel settore giovanile dell’Atalanta in cui anche dal punto di vista tecnico ti trasmettono tanto. Mi hanno sempre insegnato a far gioco, a giocare palla a terra e quindi faccio questo. Ormai il mediano dai piedi buoni è praticamente sempre marcato a uomo dalla squadra avversaria, quindi penso che le responsabilità in fase di costruzione dei difensori cresceranno ulteriormente».

Nel calcio contemporaneo, in cui l’impostazione dal basso e il pressing avversario sono i due motori di una partita, per un centrale saper giocare col pallone è una necessità non un vezzo. Persino Chiellini, che forse preferirebbe pensare solo a difendere, ha dovuto adattarsi alle richieste e imparare a gestire il pallone.

In questa stagione Inzaghi ha confermato il 3-5-2 e il trio difensivo ereditato da Conte: De Vrij al centro, Skriniar a destra e Bastoni a sinistra. Inzaghi non ha toccato più di tanto la strategia col pallone della squadra, soprattutto nell’idea di sviluppare la manovra dalla propria area invitando il pressing avversario e andando a giocargli alle spalle. La manovra parte dal portiere Handanovic con Skriniar e De Vrij ai suoi lati. In questo meccanismo Bastoni ha un ruolo cardine ed è quello di muoversi in verticale lungo il mezzo spazio di sinistra. Può fluttuare tra i due centrali se la squadra viene pressata alta, oppure in linea col regista Brozovic se il pressing avversario non arriva. Scegliere la posizione in cui ricevere è decisivo; la circolazione del pallone è impostata per attirare la pressione e far arrivare il pallone a lui o a Brozovic, che poi decidono come farlo avanzare. In sostanza l’Inter sdoppia il peso del regista, ne ha uno nominale (Brozovic) e uno succursale (Bastoni). La sua gestione del pallone determina tanto quanto quella di Brozovic la qualità della costruzione della manovra interista, e i suoi lanci precisi sono uno strumento fondamentale tanto quanto quelli del compagno.

Salire con la palla: OK

Quelli di Bastoni non sono però solo lanci lunghi o palloni smistati cercando di non perderli, ma sono soprattutto palloni giocati con tranquillità, con la sicurezza di poter scegliere l’opzione migliore, avendone i mezzi tecnici. Inutile spiegare quanto sia importante, per un centrale difensivo contemporaneo, saper gestire il pallone: nell’ultimo anno, secondo i dati StatsBomb, Bastoni ha completato 6.38 conduzioni palla al piede (in media ogni 90 minuti) e tra i centrali dei cinque campionati europei principali è nel 2% migliore; oltretutto 1.67 volte a partita arriva, conducendo la palla, fino nella trequarti avversaria (anche qui è nel 2% dei difensori che eccellono in questa statistica).

Perde il possesso solo di 0.36 palloni (sempre in media ogni novanta minuti) per un controllo sbagliato, e solo 0.33 per un intervento avversario. Considerando che dei suoi tocchi 74.67 tocchi del pallone ce ne sono 40.8 nella fascia centrale del campo, e 9.38 nella trequarti avversaria (e che molti dei suoi passaggi, quasi 7, vengono effettuati con un avversario che gli mette pressione) dare palla a Bastoni è una sicurezza. Un giocatore di questo tipo è perfetto per una squadra, come l’Inter, che vuole invitare la pressione avversaria per poi giocargli alle spalle.

Inoltre Bastoni avanza spesso in verticale seguendo la manovra, più spesso rispetto ai compagni di reparto. Perché è a suo agio nel gestire il pallone anche a centrocampo, permettendo all’Inter di avere un uomo in più e liberando una delle mezzali, che si può portare in linea con gli attaccanti. Un movimento che fa parte ormai dei meccanismi dell’Inter al punto che Inzaghi talvolta sostituisce Bastoni come Dimarco, che in teoria sarebbe un esterno (anziché con un centrale che resti fisso vicino agli altri due).

Per l’Inter, insomma, il centrale di sinistra non deve solo essere a suo agio col pallone tra i piedi, ma deve giocare con intraprendenza, deve avanzare e far avanzare il pallone. E in questo Bastoni è già oggi uno dei migliori centrali che il calcio italiano abbia prodotto negli ultimi 20 anni. I centrali di difesa mancini scarseggiano e probabilmente non avrebbe problemi a giocare anche in squadre come Manchester City, Bayern o Barcellona, squadre ancora più attente nella gestione del pallone in difesa.

Difendere lontano dalla porta: meno OK

Se parliamo però di difesa pura diventa più difficile interpretare il suo apporto alle partite. Non lo aiuta neanche il sistema, Inzaghi ha cambiato delle cose rispetto a Conte: come era normale aspettarsi, ha alzato il baricentro della squadra senza palla, provando a recuperare palla nella metà campo offensiva, pressando e non soltanto riaggrendendo dopo aver perso il possesso. Meccanismi non ancora consolidati che hanno portato l’Inter a giocare partite più aperte, in cui la difesa si è rivelata più vulnerabile in transizione.

Esempi evidenti arrivano dalle partite contro l’Atalanta, l’Hellas o la Fiorentina. Ai giocatori interisti viene chiesto lo sforzo di salire in pressione, abbassando però il baricentro nel caso in cui il tentativo di riconquista fallisca. Bastoni può salire aggressivo, ma quello che conta di più è che poi torni in linea per ragionare di reparto, coprendo le spalle alla salita dell’esterno ed evitando che quello avversario entri in area di rigore. E al momento Bastoni non è ancora pienamente a suo agio in questo doppio compito, per i fisiologici tempi di adattamento ma anche per le sue caratteristiche difensive.

La scorsa stagione Bastoni ha pressato e anticipato poco: sempre secondo StatsBomb ha effettuato 9.12 azioni in pressione (25esimo percentile tra i centrali della Serie A, significa che trequarti dei difensori ne hanno fatte di più). Dipendeva anche dalle richieste di Antonio Conte, che a un certo punto della scorsa stagione ha optato per una strategia difensiva più sicura, ma anche quando era a Parma il suo atteggiamento era piuttosto conservativo (ben diverso, tra l’altro, da quello dei difensori usciti dalla scuola dell’Atalanta).

Andando a vedere le statistiche dell’ultimo anno (avendo giocato meno di 10 partite in stagione è inutile vedere solo quelle relative alla stagione in corso) e mettendo insieme intercetti e contrasti Bastoni arriva a 2.38 interventi ogni novanta minuti, poco (quattro quinti degli altri centrali difensivi impegnati nei principali campionati europei ne fa di più). Sappiamo che le statistiche difensive sono da manipolare con attenzione, e di per sé un numero di questo tipo racconta soltanto del modo in cui Bastoni difende, o in cui vuole difendere l’Inter. Bastoni, cioè, utilizza maggiormente il proprio posizionamento e si comporta, insieme a de Vrij e Skriniar, “da reparto”.

Per il ruolo che ha all’interno della difesa dell’Inter, forse è più interessante guardare a quante volte viene superato dal dribbling avversario: 0.43 volte ogni novanta minuti, calcolando le partite giocate nell’ultimo anno, un numero non al livello delle eccellenze assolute (ricordiamo van Dijk, saltato solo 0.12) o di specialisti come De Ligt (0.22), ma che comunque gli valgono un posto nel 75esimo percentile (Bastoni cioè è nel 25% dei difensori migliori in questa statistica). Per capirci: fa meglio del compagno Skriniar.

Certo anche in questo caso ci sono molte sfumature nel modo in cui difensori diversi difendono diversamente, Skriniar corre più rischi nell’uno contro uno ma al momento complessivamente difende meglio. Significa però che Bastoni una cosa all’Inter la garantisce: da quella parte non si passa, o si passa difficilmente, lui non si fa saltare. Bastoni ha spalle larghe e baricentro alto, il che lo rende non rapidissimo nel breve e poco elastico quando deve scendere a terra in tackle, un difensore più propenso al contrasto restando in piedi e lavorando sulle letture per anticipare l’azione dell’avversario.

Per come funziona la difesa dell’Inter effettuare un’uscita in anticipo sbagliata, e farsi quindi saltare, sarebbe un errore particolarmente problematico. Soprattutto in fase di difesa posizionale, dove l’Inter punta ad avere superiorità numerica in area, e dove De Vrij dovrebbe poi reggere da solo il centro.

Considerando il fisico pesante, però, Bastoni dovrà comunque calibrare meglio la scelta dei propri tempi di uscita e degli scivolamenti verso l’esterno per coprire la salita dei compagni. Non può permettersi di sbagliare perché, con la sua struttura, se sbaglia l’uscita non può recuperare: a volte, quindi, funziona meglio quando è maggiormente passivo, rispetto a quando magari il suo istinto lo porta a muoversi in anticipo provando a intercettare il pallone.

Diceva Chiellini che per vincere i duelli con gli attaccanti, se sei un giocatore “normale” come lui o Barzagli, devi essere pessimista e prevedere il peggio. Giocare immaginando di non poter sempre arrivare su quel pallone che sembra a portata e prepararsi di conseguenza. Nel caso di Bastoni questo è altrettanto vero, ma è una qualità che si acquisisce una volta raggiunto il proprio picco, che per un centrale solitamente arriva superati i 28 anni.

Quando, cioè, il numero di esperienze è tale da poter agire con maggiore sicurezza in risposta a qualsiasi situazione, senza dover provare l’azione teoricamente più pulita e corretta, ma che se non riesce per un imprevisto di qualche tipo, o per la bravura dell’avversario, crea problemi maggiori. Come ha detto lui stesso, a 22 anni c’è ancora tanto da imparare, e al momento l’importante è evitare errori di letture come accaduto contro la Spagna: ha tutto il tempo per migliorare e raffinare la sua tecnica difensiva.

Per caratteristiche fisiche, se vuole diventare un difensore tra i migliori, Bastoni dovrà diventare uno di quei centrali che sbagliano il meno possibile, con letture e gestione del suo corpo pressoché perfetti, un tipo di difensore che giocatori come Bonucci o Romagnoli, per fare due esempi, non sono riusciti a diventare.

Bastoni rappresenta il presente, ma soprattutto il futuro prossimo della Nazionale italiana. Con l’Inter ormai è a suo agio, anche perché il sistema ne sfrutta le qualità migliori e i compagni di reparto di livello alto lo aiutano a migliorare; ma con la Nazionale la situazione è diversa, e se con la palla è già una sicurezza, perfettamente in linea per il tipo di calcio di Mancini, il suo sviluppo difensivo misurerà il livello della retroguardia dell’Italia negli anni a venire (dato che accanto a lui, purtroppo, prima o poi non ci sarà più Chiellini). Le speranze sembrano ben riposte, le spalle sembrano abbastanza larghe, ma la responsabilità è enorme.

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