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La leggendaria prestazione di Plizzari che ha riportato il Pescara in Serie B
09 giu 2025
Nonostante un infortunio, il portiere è stato decisivo nella finale playoff contro la Ternana.
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7 min
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IMAGO / NurPhoto
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Poco prima dell’inizio di ogni partita allo stadio Adriatico dagli altoparlanti riecheggia Gente di mare di Raf e Umberto Tozzi, il cui ritornello viene cantato a gran voce da tutti i tifosi del Pescara nelle partite più importanti. Uno dei cori più gettonati della curva nord pescarese recita: “Sono nato con te / sulla riva del mare / e l’amore che ho / quanti guai fa passare”.

L'importanza della squadra per la città è ritornata anche dopo la partita, nelle parole di Alessandro Plizzari, che ha riportato il Pescara in Serie B dopo quattro stagioni di purgatorio in C. In tre di queste lui è stato il portiere titolare. «Per questa piazza il ritorno in Serie B significa tutto», ha detto in maniera lucida, ma piena di commozione «Questa società mi ha fatto rinascere come persona e come calciatore». Qualche giorno fa, dopo un’altra prestazione di alto livello nel playoff contro il Cerignola, Plizzari aveva detto di «sperare che il mio percorso qui continui il più a lungo possibile», lasciando intendere un legame con la città che va oltre l’opportunità sportiva di essere riuscito a dare finalmente continuità di minutaggio alla propria carriera. Quello di Plizzari è anche un messaggio, essendo in prestito dal Venezia, che adesso dovrà capire cosa fare.

La storia di Plizzari a Pescara in Serie C era iniziata nell’estate 2022, a 22 anni e senza una stagione intera da titolare alle spalle, con qualche incognita e con l’etichetta ancora dell’incompiuto. Si è conclusa con il suo nome invocato a gran voce da tutto l’Adriatico durante i calci di rigore della finale di ritorno dei playoff contro la Ternana, in cui Plizzari ha tirato fuori una prestazione incredibile, uno dei casi rarissimi e straordinari in cui un portiere riesce a esercitare il proprio potere tecnico, atletico e psicologico al punto di vincere una partita praticamente da solo.

Poco prima della premiazione Plizzari ha dichiarato che «la squadra mi ha chiesto di regalargli qualcosa»: nonostante Pescara sia una delle piazze più importanti della Serie C, tutto l’ambiente era evidentemente consapevole che la rosa, sulla carta, non fosse la più attrezzata per vincere i playoff. Il Pescara è composto da tantissimi giovani e un solo giocatore esperto che in questo momento è a tutti gli effetti fuori categoria, Gaetano Letizia, uno di quei profili di cui si riempiono l’organico tutte quelle società che vogliono vincere ad ogni costo il campionato. Al cospetto della Ternana, che da molti ad agosto era indicata come favorita assoluta del girone B, e nonostante la vittoria per 1-0 dell’andata, aleggiava a Pescara la certezza che le mani di Plizzari sarebbero dovute essere decisive per fermare la forza d’urto dei rossoverdi.

Nella stagione appena conclusa le promesse riguardo al suo talento, quando era nelle giovanili del Milan e non sfigurava di fronte a Gigio Donnarumma (un anno più anziano di lui), sembrano finalmente essere state rispettate. Plizzari era stato il migliore in campo nella sfida casalinga contro la Ternana anche nella stagione regolare, conclusa 0-0 e con dinamiche simili alla finale di ritorno dei playoff: con i padroni di casa sterili in zona offensiva e con gli umbri più volte a sbattere contro la forza del portiere pescarese. Per capire però a che livello storico e tecnico può essere posizionata la sua impresa della finale è necessario scomodare paragoni pesanti.

Plizzari para tutto contro la Ternana anche in campionato.

L’unico portiere ad aver parato tutti i calci di rigore di una lotteria finale – 4 su 4 nel suo caso – è stato Helmuth Duckadam, numero uno della Steaua Bucarest vincitrice ai rigori sul Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni 1986. Plizzari ha compiuto un’impresa forse anche superiore: ne ha parati 3 su 4 ma dopo aver rimediato un serio infortunio al polpaccio sinistro in occasione di un suo miracolo ai supplementari, quando le sostituzioni erano ormai esaurite. «Lamentati più di quello che devi, così loro penseranno che il tuo infortunio è più grave», gli avrebbe detto il suo allenatore Silvio Baldini, che evidentemente sapeva quante volte nello sport un infortunio abbia condizionato più l’avversario che l’infortunato stesso.

La prestazione di Plizzari, però, è stato un capolavoro assoluto dall’inizio alla fine. Nel primo tempo regolamentare compie tre parate importanti su due calci d’angolo consecutivi, la seconda delle quali è davvero straordinaria. Il riflesso fulmineo e il colpo di reni sulla deviazione ravvicinata – che non si capisce bene se arrivi dal ternano Martella o dal pescarese Moruzzi – scomoda un altro paragone pesante. Una parata del genere ricorda quelle del miglior Buffon, della sua capacità di cambiare improvvisamente l’inerzia del corpo e la sua direzione accartocciandosi nello stesso momento, in maniera simile alla famosa parata su Pippo Inzaghi nella finale di Champions League 2003.

Completa l’opera un altro mezzo miracolo sul colpo di testa successivo combinato di Capuano e Casasola.

Il Pescara aveva vinto l’andata a Terni per 1-0 anche per via della prematura espulsione di Andrea Vallocchia. Rimasta in dieci uomini dopo soli 12 minuti e senza aver sofferto più di tanto nella prima partita, era lecito aspettarsi una Ternana arrembante al ritorno nonostante il tifo dei ventimila dell’Adriatico. L’espulsione del pescarese Matteo Dagasso al 62’ ha ulteriormente aumentato la pressione sui padroni di casa. Il forcing porta al gol di de Boer nel secondo tempo dei regolamentari e al raggiungimento dei supplementari, dopo altre occasioni sprecate.

Nel primo supplementare l’intensità della Ternana cala leggermente, per poi rialzarsi all’inizio del secondo. Al 107’ Damiani punta Lonardi, lo salta internamente e ha il tempo di guardare la porta di Plizzari e prendere la mira: nel momento in cui parte la palla, un tiro a giro sul secondo palo estremamente ben calibrato, si capisce che quello può essere il colpo della vittoria, della promozione in Serie B.

In una frazione di secondo, però, Plizzari esplode in un salto: caricando la gamba sinistra vola altissimo, e con la mano di richiamo prende la palla, facendo esultare l’Adriatico come se avesse fatto lui il gol decisivo.

È in questo momento che Pescara-Ternana entra in un'altra dimensione, più irrazionale: la determinazione più assoluta a raggiungere l’obiettivo di una stagione intera fa sì che la partita e il suo contesto, in modo paradossale, perdano gran parte delle logiche che li governano. Plizzari si accascia e si capisce che il problema al polpaccio sinistro è serio, che nel tentativo disperato ma riuscito di tenere in vita la sua squadra si è prodigato in uno sforzo superiore alle sue forze. I cambi sono finiti e resta ancora un quarto d’ora da giocare, in dieci e con un portiere zoppicante, per giunta il miglior giocatore della squadra.

Sul successivo angolo la Ternana prova a sollecitarlo e calcia da fuori con Cicerelli, ma Plizzari si salva con una parata un po’ scomposta. Poi Alfredo Donnarumma, uno dei tanti giocatori navigati dei rossoverdi, segna ma in fuorigioco. Il Pescara non riparte più e difende disperatamente i rigori, riuscendoci: al fischio finale Plizzari si distende di nuovo a terra, riceve ulteriori soccorsi e il pubblico dell’Adriatico comincia a invocarlo ripetutamente a gran voce.

C'è la sensazione che, per dirla con Franco Bragagna, stia per succedere una cosa - l'impressione che le cose siano inevitabilmente indirizzate verso Pescara che è anche un peso psicologico che schiaccia i rigoristi ternani. Se un pubblico caldo di solito viene metaforicamente definito come dodicesimo uomo in campo, le qualità e lo stato di grazia di Plizzari fanno sembrare che a difendere i pali del Pescara ci siano due portieri in grado di tuffarsi contemporaneamente su entrambi i lati.

Plizzari para i primi due rigori alla sua destra e trascina il Pescara in Serie B prendendo l’ultimo alla sua sinistra, sul lato infortunato e staccando con la gamba malandata, riuscendo a stare sopra la soglia del dolore per una piccola e decisiva frazione di secondo. Si accascia nuovamente a terra, stremato ancora dalla sofferenza fisica ma con la consapevolezza di aver realizzato un’impresa difficilmente eguagliabile e ancor più difficilmente concepibile. Il riscatto da una carriera finora al di sotto delle sue aspettative si materializza in una serata in cui prendono vita tutti i cliché delle più pilotate e inverosimili sceneggiature dei film americani.

La doppia sfida tra Pescara e Ternana, condizionata spesso dalla tensione, dalla paura e dalla conseguente poca fluidità di gioco, ci ha ricordato per l’ennesima volta quanto lo spettacolo nel calcio possa prendere forma nei modi più disparati, più apparentemente illogici e controintuitivi. Federico Buffa parlava di Michael Jordan come dell’unico atleta in grado di prendere continuamente in ostaggio avversari, arbitri e pubblico. Alessandro Plizzari ci è riuscito come raramente avvenuto a un portiere nella storia del calcio, trascinando in categoria superiore una squadra incapace di effettuare un singolo tiro in porta in 120 minuti.

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