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Ha vinto il migliore
15 lug 2019
Il gol di Mahrez ha permesso all'Algeria di battere la Nigeria e di approdare in finale.
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7 min
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Al termine di una delle partite più belle ed impegnative di tutta la Coppa d’Africa, l’Algeria di Djamel Belmadi ha conquistato meritatamente la finale. Entrambe le squadre arrivavano a questa semifinale dopo due sfide non proprio agevoli: la Nigeria aveva vinto per 2-1 contro il Sud Africa grazie ad un gol su corner all’ultimo minuto; l’Algeria invece aveva avuto bisogno dei calci di rigore dopo l’1-1 nei tempi regolamentari e supplementari contro la Costa d’Avorio.

Nonostante i 120 minuti giocati appena tra giorni prima, Belmadi ha confermato l’undici titolare, ad eccezione di Youcef Atal, non al meglio dopo l’infortunio subìto ai quarti. L’Algeria è partita quindi con la formazione che l’aveva portata fin lì, un 4-3-3 (o 4-1-4-1) con M’Bolhi tra i pali, Zeffane al posto di Atal sulla fascia destra, Bensebaini su quella sinistra, Benlamri e Mandi centrali; Guédioura davanti alla difesa e dietro all’ormai rodatissimo quartetto Mahrez, Feghouli, Bennacer e Belaili; Bounedjah come centravanti.

Anche Gernot Rohr ha confermato la formazione vittoriosa nei quarti: Akpeyi in porta, Awaziem, Troost-Ekong, Omeruo, Collins in difesa; Etebo e Ndidi mediani; Chukwueze Iwobi e Musa dietro al centravanti Ighalo.

La gestione dell’Algeria

Fin dall’inizio le due squadre si sono dimostrate fedeli alla propria identità di gioco: l’Algeria di squadra che ama tenere il pallone, capace di ruotare le posizioni e consolidare il possesso in maniera elaborata, grazie ad un livello tecnico più alto della media della competizione, ma anche ad un’organizzazione di base non banale, grazie alla quale riesce anche ad effettuare un efficace sistema di pressing quando il pallone ce l’hanno gli avversari. La Nigeria, invece, ha confermato di essere una squadra solida, capace di contrastare il possesso avversario con continuità, ma che fatica in attacco, riuscendo a creare occasioni solo in maniera episodica, anche a causa di un’organizzazione dello sviluppo fin troppo leggibile.

L’Algeria è riuscita a gestire il possesso grazie anche alle alternative a sua disposizione per alzare il baricentro: dopo una paziente circolazione bassa, con il mediano Guédioura a coadiuvare i due centrali difensivi mentre i terzini prendevano campo, la squadra di Belmadi è riuscita spesso ad eseguire fraseggi puliti sulle catene laterali attirando le scalate della Nigeria verso il lato forte, potendo poi scegliere se verticalizzare immediatamente su Bounedjah o se sfruttare gli isolamenti dell’esterno sul lato debole, sempre attento a garantire ampiezza.

L’Algeria creava gioco principalmente attraverso la catena di destra, per sfruttare l’intesa e i continui cambi di posizione tra Mahrez e Feghouli. I due, infatti, si scambiavano spesso, attirando i diretti marcatori fuori posizione o comunque generando incertezze nella difesa della Nigeria, che aiutavano la squadra a tenere la palla in posizioni avanzate. L’obiettivo dell’Algeria era quello di sfruttare gli spazi alle spalle degli aggressivi terzini di Rohr.

Uno dei principali temi offensivi dell’Algeria: terzino lato palla a triangolare con mezzala e ala; Mahrez e Feghouli che scambiano posizione in maniera fluida e naturale, mediano e punta in appoggio costante sul lato forte e l’esterno del lato opposto pronto a essere pescato in isolamento.

Se il lato destro è stato sfruttato come fascia di sovraccarico per larghi tratti della partita, il primo gol dell’Algeria è arrivato dopo un’azione sviluppata dall’opposto. Belaili, partendo da sinistra, si è accentrato palla al piede, Guédioura gli ha lasciato spazio davanti alla difesa e - colpevole anche una pressione molto blanda di Etebo - il giocatore algerino è riuscito a pescare Mahrez in isolamento contro Collins, generando un chiaro vantaggio che il giocatore del City ha trasformato in un pericoloso cross che ha propiziato lo sfortunato autogol di Troost-Ekong.

Un'azione che racconta bene l’imprevedibilità dell’Algeria, una squadra capace di cambiare più volte registro all’interno della stessa gara, innescando tutti gli uomini offensivi con continuità. Prima del gol, ad esempio, Belaili si era reso protagonista di una grande occasione, rompendo un’azione della Nigeria con un intercetto e pescando immediatamente Bounedjah in profondità, toccando il pallone due volte di esterno destro con grande eleganza. Occasione sprecata dall'attaccante che, nonostante una buona partecipazione a livello di movimenti “per la squadra”, continua ad apparire troppo impreciso sotto porta a dispetto degli impressionanti numeri stagionali (39 gol in 22 partite con l’Al Sadd).

Fondamentale per l’Algeria è stata l’ennesima grande prestazione di Bennacer, prezioso per variare il gioco a centrocampo e decisivo anche senza palla. Il centrocampista dell’Empoli ha confermato di essere uno dei talenti più interessanti di questa edizione della Coppa d’Africa, un talento da tenere d’occhio nelle prossime stagioni per la naturalezza con cui riesce a trovare i compagni tra le linee, fornire soluzioni di passaggio, amministrare i tempi di gioco e giocare con la medesima pulizia sia sul corto che sul lungo. Al novantesimo ha sfiorato anche un grandissimo gol dai 25 metri, prendendo la traversa.

Le difficoltà della Nigeria

La manovra della Nigeria, invece, è apparsa fin da subito parecchio meccanica e ha sofferto l’applicazione senza palla dell’Algeria. Pur cercando come gli avversari di sfruttare l’ampiezza, le "Super Aquile" hanno finito per essere molto più orizzontali nello sviluppo della manovra, pescando gli esterni in situazioni dove erano o troppo statici o troppo coperti, non riuscendo neanche in trame di gioco alternative sulla trequarti, faticando molto ad occupare i mezzi spazi con profitto.

L’immagine qui sopra evidenzia la difficoltà della Nigeria nello sviluppo della manovra: un’azione partita dal portiere, con l’Algeria che inizialmente rinuncia alla pressione sui difensori, rimanendo a centrocampo. Per la Nigeria dovrebbe essere comodo risalire il campo, e sceglie di farlo ruotando la posizione dei propri giocatori per attirare fuori posizione i centrocampisti dell’Algeria: N’Didi si muove verso destra per la ricezione, con Bennacer addosso, giocando a muro con Troost-Ekong. Iwobi è reattivo nel proporsi dentro lo spazio creato dal movimento, ma viene immediatamente marcato a uomo da Guédioura, che non gli lascia tempo e spazio per una eventuale ricezione orientata e un attacco in campo aperto tra le linee. Bennacer, fiutata l’esitazione del difensore, esce immediatamente in pressione individuale, e Troost-Ekong, scarica sul compagno di reparto Omeruo. Così il possesso della Nigeria si incastra praticamente subito, e l’azione si concluderà, dopo una serie di passaggi frenetici a causa della pressione dell’Algeria, con un lunghissimo e difficile cambio campo di Chukwueze, costretto a scendere e accentrarsi dalla fascia destra sulla linea di centrocampo, per Musa sulla fascia sinistra, una giocata ad alto coefficiente di difficoltà.

La pressione dell’Algeria ha impedito alla Nigeria di costruire gioco offensivo in maniera pulita e il pareggio è arrivato grazie ad un calcio di rigore abbastanza casuale, per un ingenuo tocco di braccio di Mandi su un tiro da lontano di Etebo, per cui è stato necessario l’intervento del VAR. Per il resto della gara la Nigeria ha cercato di sfruttare le qualità di Musa e Chukwueze in ripartenza, ma non è mai riuscita ad incrinare seriamente le convinzioni difensive dell’Algeria.

Nonostante queste grandi divergenze a livello di struttura, la partita è stata in bilico fino alla fine, dimostrando ancora una volta come nelle sfide ad eliminazione diretta dei grandi tornei la tensione e la fatica (anche le temperature in questo caso) tendono ad appiattire le differenze tra le squadre. La fenomenale punizione di Mahrez al 95’ ha segnato l’epilogo più giusto per quello che si era visto fino a quel momento.

Una conclusione forte e precisa che non ha lasciato scampo al portiere avversario e che consacra l’esterno come uno dei giocatori più decisivi del torneo, il leader tecnico ed emotivo di una squadra che arriva in finale dopo aver giocato un torneo eccellente, con 12 gol fatti e solo 2 subiti (entrambi tra quarti e semifinale) e che ora troverà in finale un avversario che ha già battuto con grande facilità ai gironi. Il Senegal di Aliou Cissé.

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