Cos’è il corto muso? Semplice: «nelle corse dei cavalli basta mettere il musetto davanti. Non c’è bisogno di vincere di 100. Musetto davanti. Il muso, fotografia: corto muso». Parole di Massimiliano Allegri, appassionato di ippica, arrivate dopo una sconfitta indolore contro la SPAL con tutte riserve e Primavera in campo. L’allenatore stava facendo notare come il vantaggio della Juventus dal Napoli secondo fosse ormai incolmabile e che era inutile giocare a vincere ogni partita, perché sarebbe bastato vincere, appunto, di “corto muso”.
Nel corso del tempo, però, queste due parole hanno allargato il loro significato, diventando sinonimo dell’idea che non c’è bisogno di vincere “tanto a poco”, ma basta mettere il muso davanti, una definizione entrata anche nell'Enciclopedia Treccani come "vittoria ottenuta col minimo distacco necessario". Ma se, teoricamente, anche una vittoria per 5 a 4 è di corto muso, nel caso di Allegri questo neologismo si è attaccato ai suoi 1-0. In carriera l’allenatore toscano ha allenato 712 partite e ha vinto per 1-0 (o 0-1) 95 volte. È successo 2 volte in 38 partite con l’Aglianese (5,2%), 5 in 40 partite con la SPAL (12,5%), 4 in 30 partite con il Grosseto (13,3%), 7 in 42 partite con il Sassuolo (16,7%), 11 in 74 partite con il Cagliari (14,9%), 18 in 178 partite con il Milan (10,1%) e 48 in 310 con la Juventus (15,5%). In media ha vinto 1-0 (o, sempre, 0-1) il 13,3% delle volte.
Il primo è arrivato in un dimenticato Castelnuovo-Aglianese del 14 dicembre 2003 in serie C2, l’ultimo domenica pomeriggio contro lo Spezia. Dopo la partita ai microfoni ha detto che forse la squadra si stava disabituando a vincere le partite 1-0, «con sofferenza, ma ne abbiam passate… anche nei miei cinque anni, nel calcio si dimentica tutto in fretta, ma degli 1-0 arroccati negli ultimi minuti dentro la metà campo li abbiamo passati… ma è normale che sia così».
Se nelle prime stagioni da allenatore per Allegri l’1-0 era un risultato come un altro, uno dei più probabili per una partita dopotutto, nel corso degli anni passati sulla panchina della Juventus sembra aver cosparso questo risultato di una mistica malvagia, a metà tra lo stregone e il troll. Dopo le liti con Adani, le dichiarazioni sul calcio semplice, il confronto con Sarri, Allegri si è chiuso ancora di più nella sua torre, sembra godere quando la squadra passa il tempo a difendere il singolo gol di vantaggio o quando dopo una partita arroccata lo segna nel finale, anche contro squadre inferiori. Il minimo scarto possibile, il suo preferito. Altri cinque e arriverà a 100, un traguardo dopotutto. Di seguito trovate i migliori 1-0 (o 0-1) di Allegri, dove migliori non sta per più belli - non stiamo parlando di spettacolo - ma di significativi, importanti per costruire la mistica del corto muso.
Salernitana-Sassuolo 0-1 (4-6 dopo i calci di rigore), Supercoppa di Serie C 2008
È difficile da ricostruire, ma forse è a Sassuolo che Allegri crea la sua cortomusata più bella. In campionato vince 12 partite su 19 con uno scarto di appena un gol, ben sei di queste per 1-0 (curiosamente tutte nel girone di ritorno). Una serie di risultati positivi che gli permette di arrivare primo nel girone A di Serie C (con il 5° attacco e la 2° difesa), che all’epoca oltre alla promozione dava il diritto di giocarsi la Supercoppa di Lega Serie C contro la vincente del girone B, quell’anno la Salernitana.
È una coppa strana, che si gioca andata e ritorno subito dopo la fine della stagione, tra due squadre sazie dall’aver centrato il risultato possibile, ma è anche l’unico tipo di trofeo a cui queste squadre possono ambire, un premio da poggiare in bacheche spoglie. Soprattutto per il Sassuolo, una squadra che fino a quel momento non era neanche mai stata in Serie B poteva essere un modo per farsi conoscere o almeno la ciliegina sulla torta di quella grande stagione.
All’andata, in casa, il Sassuolo perde 0-1, punito dopo 65’ dal gol di Emanuele Ferraro su assist di Arturo Di Napoli. Dopo la partita Allegri ci crede «La coppa per me non è andata» dice «ci crediamo ancora e giovedì nel match di ritorno proveremo a fare il possibile per ribaltare la situazione». Quattro giorni dopo si gioca all’Arechi in un clima balneare e l’allenatore cambia il portiere (non chiedetemi perché) e inserisce Jidayi al posto di Borgese alla destra del play Magnanelli. Il Sassuolo passa in vantaggio dopo 25’ minuti con il bomber Andy Selva, poi non succede più niente per 95’, tra tempi regolamentari e supplementari. Ai rigori segnano i primi nove tiratori, fino all’errore di Carlo Mammarella, che calcia forte alla sinistra di Pomini ma colpisce la base del palo. Per Allegri è il primo trofeo della carriera.
Torino - Cagliari 0-1, 7^ giornata Serie A 2008/09
La grande stagione al Sassuolo vale ad Allegri l’arrivo in Serie A. A puntare su di lui è Cellino, che dopo un’incredibile salvezza raggiunta la stagione precedente da Ballardini (da subentrato) non lo riconferma. Le premesse non sono delle migliori (per i bookmakers è il netto favorito per essere il primo allenatore esonerato in Serie A) e dopo una prima vittoria stagionale per 1-0 in Coppa Italia contro la Triestina, l’inizio in campionato è tremendo. Arrivano cinque sconfitte consecutive (più una in Coppa Italia) che mettono il giovane Allegri sulla graticola. Addirittura Zamparini, presidente del Palermo, si affretta a sostituire Colantuono con Ballardini con questa motivazione: «Dovevo prenderlo prima che lo riprendesse Cellino», dando per scontato l’esonero di Allegri.
Molto si è detto su quel mancato esonero dopo cinque sconfitte, alla luce dei risultati successivi e della carriera di Allegri. Cellino ha provato a intestarsi l’etichetta di presidente illuminato, capace di non farsi ingannare dalla fretta avendo intuito le potenzialità di Allegri; Jeda disse che furono i giocatori a convincere il presidente a non cacciarlo; Allegri si dirà sicuro che alla sesta sconfitta sarebbe stato esonerato. Col Milan arriva un pareggio per 0-0, che calma appena le acque. Al ritorno dalla pausa il Cagliari è comunque ultimissimo e va a Torino per dare una svolta alla stagione con un gol fatto e dieci subiti.
Sarà una partita a senso unico, uno spreco di occasioni da parte del Torino che non si vede spesso in Serie A. Alcuni errori di Amoruso sono inspiegabili, alcune parate di Marchetti spiritate. Dopo la partita De Biasi, allenatore del Torino, dice che «giocando così non si può perdere. [...] Abbiamo creato otto occasioni, quattro clamorose». Marchetti, ex di giornata, dice di essersi «tolto un sassolino dalle scarpe». Il corto muso di Allegri non è ancora una teoria, qualcosa di ricercato. In questa partita, invece, il Cagliari si scopre, ci prova, lascia molto campo al Torino, difende male. Le occasioni create dai granata arrivano con la squadra di Allegri spesso sbilanciata o ingenua nella gestione della fase difensiva. Eppure, forse, impara qualcosa: alla sua squadra bastano due tiri - una traversa presa da Jeda con un con un bellissimo tiro al volo e il gol di Acquafresca - per vincere. Dopo questo 1-0 arriveranno cinque vittorie in otto partite, lanciando una stagione trionfale, chiusa con alcune vittorie di prestigio e il nono posto in campionato, che a Cagliari non si vedeva dal 1995. Per Allegri sarà il trampolino di lancio.
Brescia - Milan 0-1, 34^ giornata Serie A 2010/11
«È la partita del campionato. Se vinciamo è quasi fatta». Non è scaramantico Allegri, mentre prepara la trasferta a Brescia, contro una squadra che sta lottando per la salvezza. Vuole mettere l’ipoteca sul primo scudetto della sua carriera, ma dovrà fare a meno di Ibrahimovic, squalificato, e Pato, infortunato. È ancora considerato un allenatore giovane e rampante, anche spregiudicato. Eppure il Milan, che può contare su un reparto offensivo di grande spessore, è una squadra che vince subendo poco: a fine stagione i gol presi saranno 24, ben 15 in meno della seconda miglior difesa. Dopotutto è lui che rottama Pirlo per avere Van Bommel davanti alla difesa.
Fin dai primi minuti il Milan tiene il pallino del gioco: Cassano è ispirato, ma i compagni sciupano. Il Brescia contiene, ma poi mette fuori la testa. Su una punizione dal lato Diamanti quasi spacca la traversa, poi da un metro Bega svirgola il pallone. Si arriva al momento decisivo al minuto 82: dopo un recupero difensivo, Seedorf riceve un pallone sulla propria trequarti, ha il tempo di girarsi e lanciare Cassano in profondità, il Brescia, intanto, è sparito. Cassano si trova il solo Zebina (che forse sarebbe dovuto salire con i compagni) a difendere la propria metà campo, a tutto il tempo di aspettare e servire la corsa di Robinho, che da solo davanti la porta non può sbagliare: 0-1, tanto basta. C’è ancora il tempo per una parata eroica di Abbiati su Diamanti, con il giocatore del Brescia che dopo si strappa la maglia per la rabbia. In tribuna Galliani ha un piccolo malore, «esulto troppo» dice. La parata di Abbiati viene considerato un segno del destino, simile a quella a Perugia che diede lo scudetto al Milan di Zaccheroni. Allegri lascia intravedere le prime spinte conservatrici: «A livello difensivo abbiamo difeso molto bene», poi dà tre giorni di riposo alla squadra e se ne va in vacanza. Quando torna vince 1-0 col Bologna, pochi giorni dopo è scudetto.
Milan-Juventus 1-0, 14^ giornata Serie A 2012/13
Non è più il Milan di Thiago Silva e Ibrahimovic, che con Allegri ha vinto uno scudetto e l’anno dopo se l’è giocato fino alla fine con la prima Juventus di Conte. È una squadra in smobilitazione, la banter era è già iniziata anche se i tifosi ancora non lo sanno. L’inizio di stagione è stato disastroso, Allegri non viene esonerato per «affetto», parole di Galliani, Berlusconi parla di prendere Guardiola. Il 21 novembre strappa la qualificazione agli ottavi di Champions vincendo in casa dell’Anderlecht grazie a un gol in rovesciata di Mexes, il 25 accoglie la Juventus a San Siro, esattamente 10 mesi dopo il gol-non gol di Muntari, un episodio ancora caldo nelle dichiarazioni, ma lontano nello stato di forma delle due squadre, con la Juventus che si presenta alla partita con 17 punti in più del Milan dopo 14 giornate.
Non è la miglior Juventus possibile, non ancora, ma è nel pieno dell’ardore contiano (anche se in panchina c’è Alessio), con un 3-5-2 che sembra una macchina infernale e che pochi giorni prima ha battuto 3-0 il Chelsea campione d’Europa. Il Milan si presenta con la difesa De Sciglio, Yepes, Mexes e Constant, l’unica nota positiva è El Shaarawy che segna quasi un gol a partita, ma Pato è sparito e il centrocampo Nocerino, De Jong, Montolivo non dà garanzie. La coreografia dei tifosi recita “Sempre e comunque… nel bene e nel male”: sembra tutto pronto per un massacro (solo il 13% degli scommettitori punta sull’1).
Dopo cinque minuti De Sciglio lascia sul posto Asamoah e Pirlo, e calcia di poco a lato. Potrebbe essere l’inizio di una grande partita a viso aperto, ma non succede quasi niente. Al 29’ Robinho porta il Milan in vantaggio, su un rigore per un fallo di mano dubbio di Isla che Buffon praticamente para ma si lascia sfuggire. Il piano perfetto di Allegri si delinea: il Milan si difende ancora più basso per poi ripartire, sulla sinistra El Shaarawy, che sarebbe il miglior attaccante della squadra, fa il terzino. Come un incantesimo la Juventus gioca la peggior partita della stagione. A nulla valgono venti minuti finali di grande pressione, che servono solo a esaltare la difesa del cuore dell’area di rigore di Yepes e a vedere Giovinco mancare un gol in rovesciata da posizione pericolosissima. Addirittura nel finale Nocerino rischia di rovinare la vittoria di corto muso dopo una cavalcata di 50 metri. L’ultimo lampo è un salvataggio sulla linea di Costant.
Dopo la partita Allegri è nella sua forma migliore: applaude i suoi, soprattutto per l’applicazione difensiva. Quando gli chiedono di El Shaarawy terzino risponde «Per giocare a certi livelli bisogna lavorare tutti anche quando non c'è la palla»; anche Berlusconi apprezza «Il Milan non aveva mai giocato in questo modo, lo ha scelto lui. Mi piace, è una squadra vivace, che non dà punti di riferimento». L’ultima parola di Allegri è su Guardiola: «Mi sento lusingato se la società cerca Guardiola, vuole dire che io sono uno dei più bravi, se non il più bravo».
Chievo Verona - Juventus 0-1 - 1^ giornata Serie A 2014/15
Allegri firma per la Juventus tra gli insulti dei tifosi. La sua esperienza al Milan non si è conclusa bene e nessuno è convinto possa essere lui l’erede di Conte. Alla prima ufficiale sulla panchina, Allegri non cambia quasi nulla: 3-5-2 e vediamo che succede. I bianconeri trovano il vantaggio dopo appena 6’ su calcio d’angolo. Sulla battuta lunga di Tevez, Caceres prova una cosa a metà tra il tiro e il cross, il pallone sbatte sulla schiena di Biraschi ed è autogol. La superiorità della Juventus è evidente, arrivano due traverse e un palo più diverse occasioni sbagliate, ma nel finale succede l’imponderabile: Maxi Lopez si ritrova il pallone solo sul dischetto dell’area di rigore. Il suo destro rasoterra viene intercettato da Buffon, che salva la prima vittoria del suo nuovo allenatore. Nel finale Allegri è una furia, un atteggiamento che diventerà familiare ai tifosi e che toccherà il suo picco nella giacca lanciata a terra durante una partita con il Carpi. «Più che arrabbiato, ero un po’ preoccupato», dice dopo il fischio finale.
Juventus-Monaco 1-0, quarti di finale Champions League 2014/15
La prima Juventus di Allegri non è una squadra particolarmente chiusa. In campionato la superiorità sulle avversarie inizia a diventare abbastanza netta, in Champions League dopo un inizio complicato ha eliminato il Borussia Dortmund di Klopp giocando il miglior calcio della stagione nella partita di ritorno vinta 0-3. Quando ai quarti trova il Monaco sembra una passeggiata: la squadra francese per molti è lì per caso. In estate ha venduto Falcao e James Rodriguez, i giocatori più interessanti sono i giovani Martial e Kondogbia, il miglior marcatore è Berbatov, in difesa c’è Raggi. L’allenatore Jardim non è certo un giochista e il miglior pregio della sua squadra è di “far giocare male gli avversari”. Allegri però mette tutti in riga: «attenzione e pazienza, è più dura che a Dortmund».
L’andata è a Torino e più che pazienza è narcolessia: il Monaco sta basso, si difende, la Juventus più che approfittarne guarda per non rischiare di essere infilata in contropiede. Ci si limita a tiri da fuori, equilibrio, qualche parata di Buffon. A sparigliare il risultato è un rigore di Vidal al 57’, dopo un falletto di Carvalho su Morata. Al 74’ Allegri toglie Pirlo per mettere Barzagli e chiudere tranquillamente sull’1-0. L’inserimento del difensore per un giocatore più offensivo negli ultimi minuti di una partita con un vantaggio di un gol diventerà un classico del suo modo di allenare. Per Allegri è «importante non aver preso gol, chi pensava che avremmo vinto 3 o 4 a 0, si sbagliava: i numeri sono dalla loro parte e stasera l’hanno dimostrato». Al ritorno basterà uno 0-0.
Juventus-Napoli 1-0, 25^ giornata Serie A 2015/16
Salutano Pirlo, Tevez e Vidal, arrivano Dybala, Mandzukic e Khedira. Nasce una nuova Juve, meno legata al triennio di Conte. L’inizio è terribile: dopo una sconfitta col Sassuolo la squadra è 13esima, quando sembrava spacciata, però, la Juventus inizia una rimonta furiosa. Allegri trova un equilibrio inscalfibile, da una parte una difesa posizionale arcigna, dall’altra il talento fresco di Pogba, Dybala e Morata, buono per risolvere le partite. La Juventus vince 14 partite di seguito e arriva allo scontro diretto con il Napoli capolista con due punti di ritardo. Si gioca a Torino.
Il Napoli gioca bene, è il primo attacco del campionato e la seconda difesa, ma non sembra poter fare nulla per fermare quella valanga. Sarri parla di “solidità storica” della Juventus, Allegri chiede ai suoi "calma, pazienza ed equilibrio". In campo la tensione da partita decisiva è evidente. Succede poco e nulla e al Napoli, due punti sopra, sta benissimo. La Juve tira di più, sempre da lontano, ma l’occasione migliore è una palla perfetta di Hysaj per Higuain, che Bonucci anticipa in spaccata con uno degli interventi difensivi più importanti della sua carriera.
Passano i minuti e la partita si spegne, per la Juventus una sconfitta vorrebbe dire scivolare a -5, prima della partita anche Buffon aveva fatto capire che il pareggio sarebbe stato un buon risultato. Al 60’ Allegri inserisce Zaza per Morata, per avere un pressing più vivace, all’86’ Alex Sandro per Dybala, per avere più chili. Due minuti dopo, su un lancio lungo di Khedira è proprio il brasiliano a vincere un duello aereo su Callejon per servire Evra che trova Zaza in zona centrale, appena fuori dall’area di rigore. Il resto è storia: l’attaccante si aggiusta il pallone e scaglia un sinistro che dopo una deviazione di Albiol batte Reina. La Juve supera il Napoli in classifica e non si volta più indietro. Dopo la partita Allegri fa i complimenti ai ragazzi, «queste partite si risolvono con un episodio» dice. A chi gli parla di fortuna risponde «un mio amico mi dice di continuo che bisogna fare bene attenzione a stare sempre coi fortunati».
Lione-Juventus 0-1, Girone Champions League 2016/17
La Juventus arriva a Lione con un Higuain in più, ma senza giocare un grande calcio. Nella prima parte della stagione erano arrivate diverse vittorie striminzite, frutto di partite controllate e risolte dall’acuto del singolo di turno. Allegri aveva sorvolato sulle critiche per il gioco: «non capisco bene cosa voglia dire giocare bene o giocare male. Tanto l'anno prossimo sull'albo d'oro ci sarà il nome di chi avrà vinto il campionato». Negli stessi giorni Chiellini aveva detto che la Juventus deve vincere le partite 1-0 o 2-0, lo dice «la storia di questa società», collegando in qualche modo la teoria del corto muso al DNA della Juventus, come due cose inscindibili, non dipendenti dalle idee di Allegri.
Lo 0-1 contro il Lione è sintomatico da questo punto di vista: i francesi lasciano il pallone ai bianconeri che non sanno molto che farci, ma tutto cambia dopo l’espulsione al 54’ di Lemina. La Juventus, costretta a difendere, si esalta. Il gol vittoria arriva grazie a uno spunto di Cuadrado, che segna con un tiro violento da una posizione angolatissima. Esiste una sottocategoria di vittorie di corto muso della Juventus con gol - o giocata decisiva - del colombiano dal lato destro del campo, questa dovrebbe essere la prima di molte. Se dopo la partita Allegri darà meriti all’arbitro («Ci ha pensato lui a darci una svegliata e a darci più campo e spazio per giocare meglio a calcio»), i meriti principali vanno a Buffon, capace di parare un rigore ed eseguire due parate incredibili, soprattutto una col braccio di richiamo dopo una deviazione possibile solo a lui. Ma dopotutto è proprio perché dietro aveva alcuni degli esseri umani più adatti a difendere una porta negli ultimi metri che Allegri ha potuto costruire un impero sugli 1-0.
Juventus-Roma 1-0, 17^ giornata Serie A 2016/17
Bastano quattordici minuti di un indemoniato Higuain per vincere 1-0. Prima lo ferma Szczesny, poi segna uno dei gol più belli in maglia bianconera, con una di quelle azioni di tempi e controtempi in cui sembrava far sparire gli avversari. Tutto il resto è reggere l’urto, lasciar sfogare la Roma di Salah e Dzeko contro un muro che appare invalicabile. Forse nessuno più dei giallorossi si è scontrato contro questa impermeabilità dei corpi che ogni tanto raggiungeva la difesa della Juventus. Dopo la partita uno Spalletti sconsolato getterà la spugna: «non sappiamo lottare come loro». La Juventus va a +7 e chiude il discorso scudetto a fine dicembre. Allegri sorride, ma avverte: «Abbiamo rischiato troppo».
Intermezzo: i migliori 1-0 di questa stagione
In questa stagione gli 1-0 o 0-1 sono già otto, ecco i migliori.
Juventus-Chelsea 1-0
Imbucata di Bernardeschi per Chiesa pochi secondi dopo il fischio di inizio secondo tempo, tutto intorno una difesa che ha reso l’area bianconera un campo di sabbie mobili per il Chelsea.
Juventus-Roma 1-0
Gol di Kean con il pallone che gli rimbalza per sbaglio in testa dopo 16’, poi una difesa a oltranza perfetta per evidenziare l’imprecisione degli attaccanti della Roma. Da segnalare il rigore parato da Szczesny a Pellegrini dopo un fischio frettoloso dell’arbitro che ha vanificato un gol di Abraham.
Juventus-Malmo 1-0
Bisogna vincere per non avere rimpianti di primo posto qualora il Chelsea non avesse fatto il suo con lo Zenit. Il gol vittoria arriva al 18’, Kean di testa su cross di esterno di Bernardeschi, il resto è noia. Al 96’ in Russia lo Zenit trova il 3-3: è primo posto.
Juventus-Fiorentina 1-0
Gol di Cuadrado con tiro dalla linea di fondo al 91’.
Fiorentina-Juventus 0-1
Autogol di Venuti su cross di Cuadrado dalla linea di fondo al 91’.
Juventus-Fiorentina 1-0, 5^ giornata Serie A 2017/18
Dopo una lunga serie di partite non vinte 1-0 o 0-1 contro la Fiorentina torna il risultato preferito di Allegri, che su Twitter (account poi chiuso) gioisce: “Gli 1-0 servono perchè oltre ai tre punti in classifica si impara a soffrire”. È forse la combo preferita dall’allenatore toscano: vittoria per 1-0 con gol in tuffo di testa di Mandzukic su cross dalla trequarti di Cuadrado. Raramente il calcio è stato così semplice.
Napoli - Juventus 0-1, 15^ giornata Serie A 2017/18
Se dovessi scegliere il momento del definitivo passaggio al lato oscuro della forza di Allegri, dove per lato oscuro si intende un lato non poi così oscuro, cioè vincere di un gol di scarto, sarebbe questa partita. Il Napoli di Sarri è nelle sua versione più consapevole, la Juventus, come spesso con Allegri a novembre/dicembre, doveva trovare ancora la sua forma. Pochi giorni prima della partita Sarri ha vinto l’Oscar del calcio come miglior allenatore e forse ad Allegri non è andato giù, visto che lui vince il campionato da tre anni. Sui media è già in corso la dicotomia Sarri bel gioco, Allegri risultati, ma l’allenatore della Juventus deve ancora abbracciarla fino in fondo nella parte del cattivo. A margine di quel premio, ricorda a tutti che Sarri dai tempi della Sangiovese è un allenatore difensivista e che «adesso ha trovato quel giochino lì sulla sinistra, dove sono bravetti, bisogna dirlo».
Le scelte di Allegri per la partita, dove arriva con 4 punti di ritardo, sono peculiari: Asamoah preferito ad Alex Sandro perché più sveglio nel coprire i tagli di Callejon, Douglas Costa spostato a destra per attaccare Mario Rui. Alla fine sarà l’1-0 più netto tra i 48 in bianconero: alla Juventus basta dominare il gioco per i primi 13 minuti, fino a quando cioè, Douglas Costa non ruba un pallone a Insigne e fa partire un contropiede mortifero, dove la tecnica di Dybala e Higuain confezionano il gol del vantaggio. Dopo inizia un’altra partita in cui il Napoli domina il pallone, ma la Juventus controlla il contesto. Non c’è bisogno di miracoli o prestazioni leggendarie, il Napoli calcia 21 volte, il triplo della Juventus ma non crea davvero pericoli (xG medio per tiro fu inferiore a 0.04) e, anzi, è Reina a lasciare questa partita nel regno del corto muso con una grande parata su Matuidi. A fine partita Sarri riesce solo a dire: «Abbiamo dominato. Se Higuain era ancora con noi era uno a zero stasera».
È l’inizio di una serie di vittorie per 1-0 che saranno fondamentali per lo scudetto: venti giorni dopo arriva un 1-0 contro la Roma, con Schick che nel recupero si presenta da solo davanti a Szczesny e gli calcia addosso; 0-1 col Cagliari, gol di Bernardeschi nel finale; 1-0 col Genoa, 0-1 col Torino, 0-1 con la Lazio, in una partita con tre tiri in porta in totale tra le due squadre e un gol nel recupero di Dybala in spaccata (0.7 xG totali tra le due squadre). I primi mesi del 2018 sono quelli in cui il dominio sterile della Juventus si incupisce, si fa più oscuro. Possiamo aggiungerci una doppia vittoria per 1-0 con l’Atalanta nelle semifinali di Coppa Italia, ma anche l’1-2 col Tottenham con due gol in 9 minuti e il resto del tempo passato a difendere. Sarà al termine di questa striscia, dopo la vittoria per 2-3 contro l’Inter, che arriva la prima grande discussione con Adani, proprio su questi temi. Sarà però anche l’anno in cui la Juventus segnerà più gol in stagione dai primi anni ‘90 (86 totali).
Milan-Juventus 0-1, Supercoppa Italiana 2018/19
In estate arriva Cristiano Ronaldo e l’idea è quella che si andrà incontro a una Juventus più offensiva. Se hai un giocatore che ti fa partire da 1-0, dovrebbe essere più facile vincere almeno 2-0. A inizio stagione la tendenza è quella, pur senza essere brillanti i bianconeri sembrano semplicemente troppo forti per le altre squadre. Arrivano anche vittorie convincenti, come lo 0-1 al Manchester United a Old Trafford, forse la vittoria di corto muso più spettacolare di Allegri, con la squadra che domina gli avversari sul piano del gioco e del possesso palla. Qualcosa però si rompe: invece di andare verso una forma definitiva, arriva un'involuzione nel piano del gioco. Le vittorie passano da un controllo quasi ipnotico sugli avversari, partite in cui si tira appena in porta, partite noiose prima di tutto. La Juventus vince 1-0 contro Valencia, Torino, Inter, Roma in meno di un mese, il gol vittoria arriva o da Cristiano Ronaldo o da Mandzukic.
A metà gennaio va in Arabia Saudita per la Supercoppa contro il Milan di Gattuso che in campionato è 22 punti dietro. È la prima finale con Cristiano Ronaldo e, come dice Allegri, bisogna vincerla. E la vince. Basta un guizzo del portoghese che di testa sporca un cross intelligente di Pjanic dalla trequarti. Il bosniaco sembra il giocatore più adatto per vedere e servire i movimenti di Ronaldo, ma Allegri non lo sposterà mai sulla trequarti, seppure era quello il suo ruolo alla Roma.
La Juventus non gioca meglio o peggio del Milan, che oltre una traversa di Cutrone costruisce davvero poco, ma vince perché non può perdere, almeno apparentemente. In qualche modo questa vittoria è più che altro la costatazione che non si può battere questa Juventus, e che ogni partita da qui alla fine della stagione potrebbe finire con una vittoria per 1-0 perché non ci sono alternative. «È per questo che lo abbiamo comprato» dice Allegri parlando di Ronaldo e sembra che più delle finali stia parlando di ottimizzare in maniera perfetta il corto muso.
Bologna-Juventus 0-1, 25^ giornata Serie A 2018/19
16 tiri a 6, possesso palla pari, un dominio territoriale del Bologna abbastanza netto, un paio di parate di Perin, un salvataggio sulla linea di Chiellini, un palo di Sansone nel finale. Se non è l’ultima vittoria per 1-0 della prima gestione Allegri - ne arriverà un’altra con l’Empoli - è probabilmente la più brutta, in tutti i sensi. Una partita svogliata decisa da un gol di Dybala, appena entrato dalla panchina. È la sublimazione della teoria del basket di Allegri: si cerca di costruire un’azione per 20 secondi, poi negli ultimi 4 il pallone va in mano al giocatore più forte. E se il Bologna ha Sansone, Edera e Santander, la Juventus ha Cristiano Ronaldo, Mandzukic, Dybala.
Pochi giorni dopo arriverà il picco di quella stagione, la vittoria per 3-0 in casa con l'Atletico che fece illudere ancora di più, anche quello un corto muso a vedere la sfida sui 180'. Sarà però l'Ajax di de Ligt e de Jong a incrinare il dogma ai quarti. Dopo quell'eliminazione si inizia a dubitare della teoria del corto muso e quindi di Allegri e del suo conservatorismo, visto in contrapposizione con l'idea di una Juventus più internazionale e attraente. Un mondo diverso verrà cercato prima con Sarri, l'antitesi, poi con Pirlo. Eppure dopo due anni, dopo due stagioni fallimentari solo in parte, la Juventus ha deciso di tornare lì, da Allegri e dal suo corto muso, dove almeno si sentiva sicura.
Forse non è DNA, ma di certo Allegri e la Juventus si sentono affini.