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Allenatori da grandi?
16 mar 2015
Zeman vs. Sarri è la sfida tra due idee di gioco, più grandi dei calciatori che le mettono in pratica.
(articolo)
12 min
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Il 1 settembre 1991, Zdenek Zeman esordiva in Serie A come allenatore del Foggia, a San Siro contro l’Inter. Alle spalle più di 20 anni di gavetta, quasi tutti in squadre minori della Sicilia, senza contare il periodo di allenatore di pallamano dell’Omeostasi Club, un nome paradossale per un uomo che non ha mai dato equilibrio alle sue squadre e alla sua carriera.

Nello stesso momento, Maurizio Sarri lavorava per un grande istituto bancario e nel tempo libero allenava la squadra della Faellese, provincia di Arezzo, in Seconda Categoria. Era giovane, amava il calcio, ma forse non avrebbe mai immaginato di farne la sua occupazione principale. 23 anni dopo, è toccato a lui esordire in Serie A, ad Udine: a 55 anni, con notevole ritardo, e dopo più di 20 anni tra le panchine delle serie minori italiane.

La partita tra Cagliari ed Empoli è soprattutto la sfida tra due allenatori accomunati da una carriera fatta di lavoro, una carriera che sembra d’altri tempi, perché adesso basta un anno nella Primavera per ritrovarsi ad allenare una grande squadra. È una sfida tra due modi diversi di intendere il calcio: da un lato la ricerca dei ritmi frenetici, la ricerca del gol come momento essenziale a cui tutti devono tendere e a cui tutto deve essere sacrificato; dall’altro, uno stile fatto di equilibrio, di armonia di gioco e delle sue fasi, di studio ossessivo dei vari momenti di una partita. È anche una sfida geometrica, tra chi vede il triangolo come elemento fondativo del gioco del calcio, e chi invece preferisce il rombo per le maggiori opzioni che riesce a garantire.

In una Serie A in cui la ricerca di un’identità di gioco è considerata una velleità per pochi visionari a cui piace rischiare, la partita tra Cagliari ed Empoli è un bel vedere, nonostante gli evidenti limiti qualitativi dei giocatori in campo, e ci ricorda che il calcio è anche sfida di idee e di stili di gioco, e non solo di giocatori quasi autogestiti.

L’eterno ritorno dell’uguale

Nella generale follia della Serie A, anche il Cagliari ha deciso di non rimanere in seconda fila: esonerato Zeman dopo la sconfitta in casa contro la Juventus, a dicembre, si era deciso di sostituirlo con Gianfranco Zola, un idolo del calcio sardo, italiano e britannico. Dopo diverse esperienze nel calcio inglese e nelle Nazionali giovanili italiane, Zola era all’esordio in Serie A: nel suo breve periodo alla guida dei rossoblù ha raccolto 2 vittorie e 2 pareggi in 11 partite (Coppa Italia compresa) e l’ultima sconfitta contro la Sampdoria gli è costata l’esonero. Cosa si aspettasse il Cagliari da Zola è difficile da capire: il buon Gianfranco, a cui auguriamo di trovare presto una società in grado di affidargli un progetto serio (magari in Inghilterra), aveva provato a dare maggior equilibrio alla squadra, senza snaturarne alcune caratteristiche “zemaniane”. Il 4-3-3 era diventato un 4-3-2-1, con le due ali che erano in realtà degli interni di centrocampo che attaccavano la profondità e aiutavano molto in fase di non possesso; alcuni fedelissimi di Zeman erano finiti in panchina, per far spazio a giocatori con maggiore esperienza o ai nuovi acquisti di gennaio.

Tutto ciò non è bastato a muovere il Cagliari verso una migliore posizione, ed è così che si è scelto l’eterno ritorno dell’uguale: perché Zdenek Zeman non cambia mai, ed ha subito riproposto il suo 4-3-3, le sue celebri terziglie e i suoi “uomini”: è storica la predilezione del boemo per alcuni giocatori, sui quali si incaponisce fino all’autodistruzione (celebri i casi del portiere Goicoechea e di Tachtsidis a Roma).

Gegenpressing sardo

Nell’undici iniziale, infatti, tornano in difesa Ceppitelli e Balzano, a centrocampo c’è Crisetig con Joao Pedro interno sinistro e in attacco Farias, insieme al nuovo acquisto belga M’Poku, e torna anche Sau nel ruolo di punta centrale. L’Empoli di Sarri si schiera con il classico 4-3-1-2, con assenze di rilievo: mancano Tonelli in difesa, sostituito da Barba, e soprattutto Valdifiori, prossimo alla convocazione in Nazionale, a centrocampo, sostituito da Signorelli. In attacco a far coppia con Maccarone c’è Mch'edlidze al posto di Tavano, con Saponara da rifinitore.

La partita inizia con il solito kick-off zemaniano: 8 giocatori sulla linea di centrocampo, e sebbene questo accorgimento non abbia mai portato a nulla di concreto è bello pensare che si tratti di una dichiarazione d’intenti. In effetti, il Cagliari sembra voler sfidare l’Empoli sui ritmi di gioco: alti, altissimi nella prima mezz'ora, con tutti i giocatori pronti ad attaccare. L’Empoli si raccoglie in zona centrale, com’è suo solito, e ancora una volta si scopre troppo sul lato debole: le sovrapposizioni di Murru sulla sinistra e di Balzano sulla destra mettono in difficoltà la difesa empolese.

Zeman in un’immagine: velleitario, utopico, estetico, originale ma poco efficace.

La vera novità nell’approccio del Cagliari è la pressione molto intensa sul possesso palla avversario: appena i centrocampisti dell’Empoli ricevono il pallone si trovano circondati da maglie rossoblù e sono spesso costretti a perdere il pallone o lanciare lungo. A volte i difensori centrali azzurri vengono lasciati liberi di impostare, ma spesso anche loro sono pressati dagli attaccanti avversari. Anche se non appare un meccanismo particolarmente rodato, questo pressing raggiunge l’obiettivo impedire il fraseggio corto dell’Empoli: i dati SICS ci segnalano che l’altezza media del recupero della palla da parte del Cagliari è di 37 metri, con ben 71 palloni recuperati.

Il pressing alto del Cagliari: un po’ disorganizzato, molto frenetico ma ben riuscito. Di solito le squadre di Zeman pressano per spingere all’errore o al lancio lungo, ma in questa partita l’obiettivo è di recuperare il pallone in zona pericolosa.

Per sopperire a questa difficoltà, Saponara si abbassa spesso nella propria metà campo: un movimento in realtà deleterio, che priva di qualunque collegamento il reparto offensivo. Infatti, l’unico vero pericolo creato dall’Empoli nel primo tempo è dovuto proprio ad una incursione offensiva di Saponara, che dalla trequarti chiede l’uno-due a Vecino e una volta in area serve Maccarone, che calcia alto da ottima posizione.

Per il resto, il primo tempo vede un dominio incontrastato del Cagliari: sia a livello di ritmo che a livello di occasioni create. Si rivedono alcuni movimenti tipici del calcio di Zeman, con i tagli della punta centrale Sau per garantire spazio all’esterno (spesso M’Poku, impreciso e sfortunato), e con Joao Pedro a dominare la terziglia di sinistra con impressionante lucidità. Il suo movimento costante ad attaccare la profondità è ben evidenziato dall’azione del gol, in cui Farias permette una rapidissima transizione offensiva, Sau e M’Poku attaccano la profondità creando spazio per il brasiliano, che ha il tempo di controllare e calciare. Inoltre, un palo colpito su punizione, ma anche molti palloni recuperati, e un aiuto costante a Crisetig nel dettare i tempi. Anche i dati SICS evidenziano che si tratta della miglior partita giocata dal brasiliano finora: ben 5 passaggi chiave, 1 assist, 1 dribbling e 6 duelli vinti.

La difficoltà dell’Empoli in impostazione: Saponara si abbassa fino alla propria trequarti, ma non può far altro che servire il difensore centrale.

Nonostante la grande produzione offensiva, il Cagliari nella prima mezz'ora non va oltre allo splendido gol di Joao Pedro. Si tratta di una costante della squadra rossoblù, che rispetto ad altre squadre di Zeman sembra avere una cronica incapacità realizzativa: anche l’Indice di Pericolosità Offensiva SICS a fine primo tempo non è altissimo (34 punti contro i 27 dell’Empoli), ad evidenza delle difficoltà offensive. Durante la partita con l’Empoli, il Cagliari le ha provate tutte: i triangoli di fascia, soprattutto a destra con uno scatenato Balzano, hanno portato spesso a cross poco efficaci; i tagli degli esterni si sono conclusi con occasioni sprecate; e la ricerca della verticalizzazione diretta su Sau ha portato ad un’occasione per M’Poku, che libero a centro area ha colpito il palo.

TuttoZeman: il centrocampista centrale cambia sempre il gioco sull’altra fascia, dove Farias controlla il pallone e crossa al centro. Sau attacca la profondità per permettere all’altro esterno d’attacco, M’Poku, di calciare quasi libero. Una delle molte occasioni sprecate.

Dopo un primo tempo ad un ritmo molto alto sembrava inevitabile che il Cagliari dovesse calare; e a chi conosce il calcio di Zeman, sembrava anche molto rischioso averlo concluso con un solo gol di vantaggio.

L’equilibrio di Sarri

Durante la tempesta del primo tempo, l’allenatore dell’Empoli si sbracciava in panchina per richiedere calma e per mantenere compatti i reparti, senza cadere nella trappola del pressing cagliaritano. I due difensori centrali dovevano rassegnarsi a giocare da registi, mentre a centrocampo diventava fondamentale aumentare l’ampiezza. Nel secondo tempo Sarri ribalta l’andamento della gara con le sue contromosse: l’Empoli sposta l’equilibrio di gioco con una difesa molto alta, praticamente sulla linea di centrocampo (con rischi evidenti nel gol annullato a Farias, che sembrava tenuto in gioco), e aumenta il pressing sulla trequarti avversaria, rendendo difficile uno sviluppo fluido del gioco avversario. Un cambiamento molto efficace, visto che a fine partita l’altezza media di recupero della palla per l’Empoli è di 40 metri. La partita risente a livello spettacolare della pioggia copiosa e di un vento molto forte, che rendono difficili persino le traiettorie più elementari.

Sarri conosce il calcio e con alcune semplici mosse cambia la partita: linea difensiva molto alta a supporto di un pressing ben organizzato sul primo possesso avversario. Il Cagliari cala, e il pareggio sembra solo questione di tempo.

L’Empoli rientra in partita e ritrova i suoi meccanismi di gioco: le continue triangolazioni, il fraseggio breve a centrocampo e le incursioni di Vecino. Sarri aiuta la squadra anche con le sostituzioni, ben due nel primo quarto d’ora del secondo tempo: Pucciarelli sostituisce un Mch'edlidze poco attivo e soprattutto un ottimo Zielinski rileva Croce. Dal suo ingresso, entrambi gli interni dell’Empoli riusciranno ad attaccare la profondità, ad entrare più spesso nel campo e a creare pericoli alla difesa del Cagliari, molto meno alta rispetto al primo tempo.

L’Empoli crea spesso densità di uomini sulla fascia sinistra, e in un’occasione Zielinski è bravo nel cambio di gioco: l’uruguaiano Vecino, autore di una grande partita con ben 2 assist, 3 dribbling, 7 passaggi chiave, 11 palle recuperate e 10 duelli vinti, come sempre attacca lo spazio ed è servito perfettamente, ma sbaglia il controllo e calcia fuori. È un campanello d’allarme che i rossoblù non capiscono.

La partita si trascina quasi stancamente verso la fine, e quando il Cagliari sembra ormai convinto di aver dato una scossa alla sua corsa verso la salvezza, ecco il pareggio. Signorelli (recordman della partita con 8 passaggi chiave) si traveste di Valdifiori e serve bene Mario Rui sulla fascia sinistra, dove un pigro Caio non rientra velocemente in copertura: il cross rasoterra è pregevole ma nessuno riesce a deviarlo, fino a quando arriva proprio Vecino, tutto solo (Murru era andato giustamente in copertura sulla punta empolese, visto che Diakité improvvidamente si era lasciato attirare da un movimento ad uscire di Maccarone), che approfitta dell’incerta uscita di Brkic e segna.

Un pareggio giusto alla fine, soprattutto perché la squadra di Sarri è stata molto brava nel ritrovarsi e nel cambiare atteggiamento nel secondo tempo: a fine partita l’IPO si è addirittura invertito (54 a 43 per l’Empoli).

Il pareggio ottenuto in un’importante sfida salvezza permette all’Empoli di guardare con tranquillità al futuro: ad undici giornate dalla fine, i nove punti di distanza sulla terzultima, proprio il Cagliari, sembrano più che sufficienti per garantire la salvezza. La squadra di Sarri è ormai una realtà consolidata della Serie A: attraverso il gioco, e nonostante qualche difficoltà realizzativa, si è tirata fuori dalla grande mischia salvezza nel momento giusto, e cioè prima delle ultime giornate, sempre molto pericolose.

A conferma della qualità della stagione degli azzurri empolesi, proprio in questi giorni si comincia a parlare di Sarri per panchine di grande livello. A 56 anni, ci si chiede se sia pronto ad allenare a grandi livelli, in ambienti molto complicati soprattutto a livello mediatico, e se sia in grado di gestire grandi calciatori. È difficile sapere come l’allenatore napoletano potrebbe comportarsi in una situazione così differente: l’unica cosa certa è che la qualità del suo lavoro quotidiano emerge in maniera evidente nel corso delle partite. L’Empoli è una delle poche squadre con un’identità precisa nel nostro campionato, sa giocare a calcio, cerca sempre di proporre e non solo di distruggere: la mano dell’allenatore è evidente, non solo per i suoi famosi schemi su calcio piazzato, che rendono comunque possibile accostare il nome dell’Empoli a quello dell’Atlético Madrid.

In ogni caso, per paura che società prive di programmazione possano bruciare un allenatore così competente, gli amanti del calcio farebbero bene a sperare in una prolungata permanenza di Sarri sulla panchina dei toscani.

Il Cagliari dista quattro punti dalla salvezza: non sono troppi in generale, ma la squadra deve trovare maggior cattiveria in attacco, e sembra difficile ci riesca proprio ora. Il ritorno di Zeman ha in ogni caso dato una spinta emotiva ai giocatori, e bisogna vedere quanto durerà: in questo momento, il Cagliari ha bisogno di rischiare il tutto per tutto, e da questo punto di vista l’allenatore boemo non teme confronti.

Zemanlandia forse volge verso la fine: una lunga epopea calcistica, che ha attirato odio ed amore, entrambi incondizionati, in ugual misura, e che ha reso il calcio italiano più spettacolare. Zeman ha avuto l’opportunità di allenare grandi squadre, sebbene nessuna (Lazio prima, e Roma, a fine anni 90, poi) avesse una rosa da scudetto. Gli è sempre mancato l’equilibrio, fondamentale per ottenere risultati: ma forse non l’ha mai cercato, convinto che fosse più importante divertire che vincere. Chissà cosa deciderà il Cagliari per la prossima stagione, ma chiunque abbia un progetto di rilancio basato su giovani giocatori di buon livello dovrebbe fare un pensierino a Zeman: o almeno è quello che sperano gli amanti del gioco. In una Serie A che fatica a trovare idee nuove, sarebbe un delitto perdere quelle, seppur antiche ed immutabili, del tecnico di Praga.

Ringraziamo per i dati SICS (che potete anche seguire su Facebook e Twitter).

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