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All'Inter serve davvero Borja Valero?
23 giu 2017
Come l'inserimento dello spagnolo aiuterebbe il centrocampo nerazzurro.
(articolo)
6 min
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Conosciamo bene Borja Valero, ormai. È un centrocampista tecnico, esperto, riflessivo, e con una spiccata sensibilità per il gioco del calcio che gli permette di esercitare ancora, con l’età che avanza e il passo che cala, un discreto controllo sullo spazio tra mediana e trequarti. La scorsa stagione ha segnato 2 gol e servito 11 assist con la maglia della Fiorentina; ha giocato molto: 3150 minuti.

Sembra esattamente il profilo di giocatore che l’Inter avrebbe dovuto inseguire in questi anni, mentre il centrocampo veniva riempito di nomi disfunzionali ai numerosi progetti tattici alternatisi: basti pensare che venivano investiti 11 milioni per il riscatto del coetaneo Guarín, nella stessa estate in cui la Fiorentina ne versava 7 al Villarreal per Borja Valero.

Con gli acquisti di Banega e João Mário, la dirigenza interista ha dato l’impressione di puntare verso una direzione precisa, con l’ambizione di controllare la palla, e il centrocampo, per tornare a vincere partite: è andata male, Frank de Boer ha avuto moltissime difficoltà sul campo e fuori; mentre Vecchi e Pioli hanno sempre schierato due mediani “di quantità” davanti alla difesa: mai Banega e João Mário in campo insieme, ma sempre almeno due tra Kondogbia, Gagliardini (o Felipe Melo prima di lui), Brozovic e Medel.

Gagliardini e Medel sbagliano i tempi e la direzione di uscita, ingannati dalla sagacia di Borja Valero.

Unione matura

Un modo di vedere la cosa, quindi, è che Borja Valero arriverebbe all’Inter con diversi anni di ritardo, per firmare un contratto che, secondo le indiscrezioni, gli farebbe guadagnare 3 milioni a stagione fino ai 35 anni (se non altro, la carta di identità aiuta ad abbassare il cartellino e lo renderebbe un acquisto compatibile con le restrizioni imposte al portafoglio interista). Spalletti - che lo aveva cercato anche lo scorso anno per la Roma - ha dichiarato che in quel ruolo l’Inter è coperta e non si capisce se lo ha detto per strategia comunicativa o perché lo pensa davvero. Non sarebbe una scelta che pagherebbe a lungo termine, ma nell’immediato Borja Valero potrebbe senz’altro contribuire a migliorare il centrocampo dell’Inter.

La sapienza con cui sposta le difese avversarie muovendosi per il campo in tutte le direzioni, e la sicurezza con cui invita su di sé la pressione per liberarsi della palla al momento opportuno, sono armi più che mai necessarie al servizio di una squadra spesso confusa nella gestione dei momenti della partita. Anche per continuare a inseguire quella visione di gioco che sarebbe ingiusto abbandonare dopo un anno fragorosamente fallimentare.

Borja Valero è un maestro nel nascondere il pallone e ricacciare la foga degli avversari.

Moltissimo dipenderà dal modulo e dall’equilibrio che Spalletti vorrà dare alla squadra, ma idealmente il madrileno prenderebbe il posto di Banega (come ruolo tattico, ma anche come peso sul monte salari). La speranza è che Borja possa sviluppare quell’intesa con João Mário che non è mai veramente sbocciata con Banega, ad eccezione di quell’unica irripetibile vittoria casalinga contro la Juventus.

Spalletti per il momento ha commentato così il ruolo di João Mário nell’Inter che verrà: «Parliamo di un calciatore offensivo in grado di giocare tra le linee, bravo a offrire ottime soluzioni. A Roma, per esempio, cambiai ruolo a Pjanic e Nainggolan: il primo più indietro, il secondo più avanti».

Borja Valero non è un vero e proprio regista, gli capita di preferire la verticalizzazione alla circolazione laterale (e di vedere cose che gli altri non vedono).

Congelare il gioco

L’idea che possano coesistere due giocatori di qualità, il primo più cerebrale e più arretrato, il secondo più dinamico e avanzato, sarà sicuramente riproposta all’Inter. Già con la Fiorentina, Borja partiva spesso dalla posizione di trequartista per poi abbassarsi progressivamente nel corso della partita. È sicuramente più playmaker di João Mário e Banega, gli piace far circolare il pallone con fluidità più che servire il passaggio decisivo.

Quando agisce sulla trequarti, Borja Valero preferisce defilarsi in cerca di spazio, e finisce per crossare da posizione poco pericolosa. Partendo da dietro, invece, ha la possibilità di creare spazi, che è una prerogativa per il centrocampo dell’Inter. Lo stesso João Mário ha sofferto gli spazi congestionati della Serie A, e quando ha avuto più libertà di movimento e più tempo per inventare ha dimostrato la qualità superiore. Quegli spazi Borja sa crearli facendo muovere il pallone, congelando il possesso per poi capovolgere il fronte di gioco.

Quest’anno è stato il nono giocatore del campionato per precisione nei passaggi (89,5%), una statistica difficile da interpretare, che in questo caso sottolinea come Borja Valero faccia scelte mediamente più conservative con il pallone - dicono la stessa cosa anche la minore lunghezza media dei passaggi e la bassa percentuale dei passaggi lunghi sui passaggi totali. Questo non gli ha comunque impedito di creare 2,4 occasioni ogni 90 minuti, poco meno di João Mário (mentre Banega sui passaggi-chiave ha giocato un campionato a parte).

Con e senza palla, Borja conosce tutti i trucchi, le finte e le contro-finte, per consolidare il possesso e trovare spazio tra le linee.

È ancora un giocatore decisivo in Serie A, anche se indubbiamente l’età che avanza inizia a causare qualche crepa nella continuità di rendimento. L’inesorabile lentezza di Borja Valero si nota soprattutto quando deve scappare all’indietro. È ancora un buon difensore se deve difendere in avanti, in virtù dell’esperienza, della concentrazione e dell’innato tempismo, ma nel momento in cui il pressing viene bucato fa molta fatica a recuperare alla velocità a cui si muove il pallone.

Se l’Inter della prossima stagione sarà ancora la squadra senza equilibrio delle edizioni precedenti, con molto scollamento tra i reparti e molte incertezze al momento di scappare all’indietro (un problema che in parte è stato anche della Roma di Spalletti), Borja potrebbe facilmente finire in balia della confusione. L’auspicio è che Spalletti possa trovare quegli aggiustamenti necessari a far muovere i giocatori in campo come un organismo coeso.

Borja Valero è sicuramente un centrocampista lento, ma non è un centrocampista pigro.

Le sue statistiche difensive sono mediocri ma accettabili per un centrocampista di qualità: circa 1 intercetto e 1 contrasto vinto (con il 50% di riuscita) ogni 90 minuti, più o meno lo stesso contributo di Banega e João Mário in questa stagione. Si riproporrebbe la stessa incognita che ha caratterizzato la passata stagione: sarà possibile schierarlo davanti alla difesa al fianco di un centrocampista più dinamico come Gagliardini?

Sul piano offensivo, sembra una scelta perfettamente logica, anche per provare a valorizzare la sensibilità calcistica di João Mário, inserendo un giocatore con cui possa dialogare. Sul piano difensivo, appurato la scorsa stagione che la soluzione del doppio “mediano” non funziona, e che le sconfitte arrivano puntuali non appena cala la condizione atletica, sarà Spalletti a cercare gli automatismi e a trasmettere i principi del suo gioco.

Probabilmente il tecnico toscano accetterà questa sfida di buon grado, con più coraggio dei suoi predecessori (Borja Valero - Gagliardini - João Mário può ricordare vagamente Pjanic - Strootman - Nainggolan). Sicuramente, proprio in virtù di quei princìpi di gioco, un giocatore che sappia giocare con disinvoltura spalle alla porta e sappia orientarsi sui triangoli gli tornerebbe molto utile.

Per Borja Valero, dopo l’ultima stagione indecifrabile, in una Fiorentina indecifrabile, è arrivato il momento di raccogliere gli ultimi frutti (non solo economici) di quanto seminato in carriera: l’esperienza, la sensibilità e il carisma dovrebbero mostrarsi all’altezza delle ambizioni che sta provando a prenderlo.

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