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Amrabat è il miglior centrocampista difensivo della Serie A?
23 dic 2019
Il centrocampista del Verona è una delle più belle sorprese del campionato.
(articolo)
9 min
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Sofyan Amrabat è uno dei giocatori più in forma della Serie A. Questa è una frase oggettivamente vera, inattaccabile, ma riduttiva per descrivere il talento di Sofyan Amrabat. Allora diciamo che Sofyan Amrabat è troppo in forma per la Serie A. Lo stato di forma di Sofyan Amrabat è eccessivo rispetto alla media degli atleti che fanno parte del campionato italiano.

Proviamo ad essere ancora meno oggettivi: Sofyan Amrabat scoppia di salute in un mondo che sembra pieno di malati - anche se tutte quelle persone con la salute cagionevole si allenano ogni giorno da quando sono adolescenti, hanno superato selezioni durissime e sono seguite dai migliori professionisti dello sport. Ecco, Sofyan Amrabat fa sembrare gli altri calciatori di Serie A giovani Proust con l’asma - con alcune notevoli eccezioni, ovviamente: sarebbe ancora più strano se fosse l’unico della sua specie. Anzi, aspettate, meglio: Sofyan Amrabat fa sembrare gli altri calciatori di Serie A giovani Proust andati in Normandia a curarsi l’asma e finiti per sbaglio in una partita di rugby. In una partita di rugby con dentro Jean Claude Van Damme.

Esagerato? Magari, ma tenete presente che stiamo parlando di un giocatore il cui “gesto tecnico” più rappresentativo è laspallata.

Sofyan Amrabat è in prestito al Verona dal Bruges, con diritto di riscatto (pare intorno ai 3,5 milioni), e ha già attirato l’attenzione di parecchie squadre tra cui il Napoli. Quando è arrivato in Italia veniva da un paio di stagioni difficili con la maglia del Feyenoord e del Bruges, e la scorsa estate è rimasto fuori dai convocati del Marocco per la Coppa d’Africa 2019 (è nato in Olanda, ha giocato nell’under 15 olandese ma dall’under 17 ha scelto di rappresentare la sua Nazione di origine). La sua migliore stagione è quella 2016-17 con l’Utrecht che lo ha formato, la sua prima da titolare, a vent’anni.

Questo ci serve per capire che niente avrebbe fatto immaginare un impatto del genere in Serie A. La scorsa estate il Verona lo ha corteggiato e lui ha spinto per cambiare aria: a quanto pare avere dei buoni scout serve ancora a qualcosa. A settembre era già un idolo dei tifosi e a fine ottobre Juric diceva che lo avrebbe fatto giocare finché non fosse morto.

Tatticamente la sua esplosione è dovuta al sistema di Juric e alle caratteristiche del campionato italiano, ma probabilmente sarebbe arrivato a questa maturità tecnica anche altrove, a patto di avere un allenatore che lo facesse giocare al suo posto a centrocampo: nel Bruges, ad esempio, ha giocato soprattutto da difensore al centro di una difesa a tre. Amrabat a 23 anni non è giovane magari per gli standard dei fenomeni contemporanei ma è oggettivamente abbastanza giovane per costruirsi una bella carriera.

Come detto, non era così scontato trovargli la posizione giusta in campo. In Olanda ad esempio ha giocato per lo più come mezzala dinamica, un po’ perché il contesto - più spazi per attaccare in verticale, più tempo per giocare la palla - un po’ per la sua tecnica non così banale. Il fratello, Nordin Amrabat, di nove anni più grande, con un passato al PSV, Galatasaray e Malaga tra le altre (oggi gioca in Arabia Saudita) è un esterno offensivo, anche se ha caratteristiche simili alle sue.

Qui sotto potete vederlo proteggere una palla come Hodor di Game of Thrones nella famosa scena d’origine.

Quest’anno Amrabat sta trovando la sua maturità con intelligenza, contro i blocchi generalmente più compatti e aggressivi al centro della Serie A. La sua gestione del possesso conservativa è ossigeno prezioso per il centrocampo del Verona, in cui gioca quasi gli stessi passaggi di Veloso (42.4 in media ogni 90’, contro i 45.4 del compagno di reparto) e persino con una precisione maggiore (85.7%-78.2%).

Il suo passato da incursore si vede ancora nei movimenti senza palla, che proprio il fatto di avere vicino un compagno come Veloso gli permette di compiere. Certo non è frequentissimo che il Verona gestisca il possesso, ma quando succede - tipo contro il Torino, squadra con un possesso simile a quella di Juric - Amrabat si muove anche in diagonale o in verticale.

E che la sua tecnica sia superiore a quella di un semplice picchiatore lo si capisce da quando usa l’esterno del piede, con colpi secchi come frustate difficili da leggere in anticipo per chi gli sta davanti. Oppure si possono guardare i suoi numeri nei dribbling, perché anche se sa benissimo quando è il caso di passare la palla, Amrabat è il giocatore del Verona che dribbla di più (3.6 in totale, 2.5 riusciti: più di Lazovic, 2.9 e 1.1; più di Zaccagni, 2.7 e 1.9). Gli riescono gli stessi dribbling di Zaniolo e solo 8 giocatori in Serie A fanno meglio di loro.

Oggi però è evidente che dia il meglio di sé come centrocampista difensivo, in una coppia di mediani. La presenza di un compagno gli permette di muoversi più liberamente anche in fase difensiva, andando a pressare fino a dove vuole senza lasciare totalmente scoperto il centro. Amrabat copre moltissimo campo ma con un compagno a fianco si può avvicinare rapidamente alla linea laterale per mettere pressione.

La collezione di spallate di Amrabat è ricca e prestigiosa, qui ci fa anche gol.

Inoltre, il sistema difensivo aggressivo e diretto di Juric - solo quattro squadre in Serie A effettuano più recuperi palla offensivi: Juventus, Fiorentina, Atalanta e Napoli; ma al tempo stesso nessuna effettua meno passaggi in area di rigore del Verona (e solo il Brescia ne fa meno nell’ultima ¾ di campo) e solo quattro fanno meno xG del Verona (cioè Torino, SPAL, Parma e Udinese) - esalta anche la sua capacità di gestire la palla, sul posto o in conduzione.

Amrabat usa il corpo per non forzare passaggi, per proteggere palla finché non è sicuro. Ad esempio, non forza mai la palla in verticale, alle brutte si gira e la passa a un compagno vicino, a Veloso o all’indietro. Con la sua straordinaria forza nelle gambe e nella parte superiore del corpo Amrabat sembra un padre che protegge palla contro il proprio figlio, spostandola con l’esterno e l’interno del piede destro come fosse una mazza da hockey, sbilanciando il marcatore alle spalle finché non riesce a girarsi da una parte o dall’altra.

Anche quando conduce per molti metri ha un passo lungo che gli serve a schermare la palla con il bacino, e quando è chiuso anticipa l’intervento avversario di una frazione di secondo, con dei riflessi più immediati, una visione di gioco complessa e una tecnica sempre molto pulita ed efficace.

E dato che Amrabat interessa al Napoli può essere utile confrontare i suoi numeri a quelli di Allan. In particolare le statistiche “progressive passess” e “progressive runs” (che misurano i metri in avanti fatti guadagnare alla sua squadra con i passaggi o in conduzione, aggiustate sul possesso palla medio del Verona, inferiore a quello del Napoli più o meno di 10 punti percentuali) Amrabat non solo fa avanzare di più metri la palla con i passaggi (138.8-108.3) ma soprattutto con le corse (33.9-17.9).

Allan ha statistiche difensive superiori (tackle e intercetti) ma Amrabat è probabilmente un giocatore più a proprio agio con il pallone, soprattutto se inserito in un contesto che gli permette di giocare in un campo lungo e avere spazio per portare palla.

Gli unici dubbi sul suo possibile adattamento a Napoli vengono dal 4-3-3 che dovrebbe adottare Gattuso, in cui potrebbe fare la mezzala oppure il centrale (che nell’esordio di Gattuso è stato proprio Allan). E se da una parte non ha ancora mostrato, neanche nel periodo passato in Olanda, una creatività paragonabile a quella di Zielinski o Fabian Ruiz (soprattutto contro una squadra che difende con un blocco basso, come spesso fanno le avversarie del Napoli); è vero anche che al centro di un centrocampo a tre rischia di rimanere bloccato, come quando lo scorso anno con il Bruges giocava centrale di difesa e poteva brillare solo nei recuperi profondi.

Certo, in un sistema molto aggressivo potrebbe interpretare il ruolo di playmaker principalmente in senso distruttivo e costruttivo, pressando in alto anche sul play avversario e chiudendo alle spalle delle mezzali. Distruggere e conservare, per quanto paradossale, sono le due cose che gli viene meglio fare. Va detto però che sarebbe un peccato cambiargli il ruolo in cui sta trovando una continuità eccezionale, in cui si sta scoprendo.

Adesso due azioni dalla partita contro il Torino, in cui ha giocato comunque alla grande anche se è uscito dopo lo 0-3.

Dopo 8’ Amrabat deve coprire una transizione difensiva, con Rincon che porta palla davanti a lui e Berenguer che arriva come un treno sull’esterno: Rincon serve Berenguer sull’interno, Amrabat vince il duello in velocità e recupera palla all’interno della propria area di rigore. A quel punto, con Berenguer che continua ad inseguirlo un metro indietro, anziché calciare lungo porta palla verso Zaza, che dribbla all’altezza del dischetto con un tocco di sinistro. Si è allungato un pochino la palla e su di lui si fionda Verdi, Amrabat si allunga e lo anticipa con un tocco corto verso Gunter. In pochi secondi Amrabat ha compiuto una mezzaluna da destra a sinistra, assorbendo un inserimento profondo e facendo ripartire l’azione dal lato opposto.

Amrabat prova un filtrante, intercettato da Bremer che poi entra in ritardo sul pallone e lo colpisce alla caviglia. Amrabat va a terra e si rotola, ma l’arbitro non fischia. Il Verona crossa e chiede anche un rigore per un fallo di mano, l’arbitro ancora non fischia e il Torino riparte. La palla Berenguer, che riceve palla a pochi metri da Amrabat che si alza improvvisamente, lo insegue, e gli toglie la palla da dietro. Poi Amrabat completa l’azione inserendosi in area di rigore senza palla ma Lazovic, crossa al centro e la difesa del Toro mette in angolo.

Ogni partita di Amrabat è piena di azioni di questo tipo. Sempre contro il Torino ha litigato un paio di volte con Rincon ed è persino caduto per aver colpito con una spallata troppo forte Ansaldi (che morbido non è) su un’altra ripartenza. Contro la Roma, per fare un esempio diverso, è partito in serpentina al 70esimo, superando Dzeko e anticipando sullo slancio sia Veretout che Diawara, con un tocco ravvicinato e rapido (Diawara ha commesso fallo e si è preso il giallo). In un’altra occasione ha tamponato Veretout (che morbido non è) ed è partito in conduzione in campo aperto.

Scontato che un giocatore come Amrabat faccia impazzire i propri tifosi. Ma è ancora più bello scoprirlo nel confronto con giocatori che conosci bene e che, contro Amrabat, sembrano improvvisamente più normali, più... deboli. A questo punto però dovrebbe essere chiaro che la sua energia esagerata è accompagnata da una tecnica di base di livello e soprattutto da maturità tattica.

La parabola di Sofyane Amrabat, oggi, è quella di un giocatore arrivato in Italia con la speranza di ricominciare a giocare e che si è scoperto un centrocampista difensivo e conservativo tra i più completi del campionato.

Un giocatore feticcio dei propri tifosi come lo sono tutti quei giocatori con un’energia fuori controllo, quei giocatori che trasformano le loro partite in una sequenza di duelli individuali ma la cui utilità è anche e soprattutto tattica.

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