Parma e Atalanta si sono rivelate alla lunga come due delle sorprese di questa Serie A e fanno parte, insieme al Verona, e forse anche al Torino, di quel gruppo di squadre che potrebbero lottare per un posto in Europa League con Lazio e Inter. Con la vittoria di ieri sera contro il Napoli, poi, il Parma ha ufficialmente scavalcato l'Inter al quinto posto in attesa dello scontro diretto tra due settimane.
La cosa interessante è che sono arrivate così in alto per ragioni diametralmente opposte. Se il Parma ha il suo meglio nella fase offensiva, le fondamenta del successo dell'Atalanta sono nel reparto arretrato.
1. I PREGI DEL PARMA
“Dalla Juve alla Juve”: potremmo riassumere così il percorso in campionato del Parma, che ha ottenuto 17 risultati utili consecutivi tra le due partite perse coi bianconeri. Donadoni abbandonò il 3-5-2, adottato all’inizio di stagione, subito dopo la sconfitta dell'andata al Tardini per passare al 4-3-3 che gli ha garantito una media di 2,06 punti a partita. La chiave del gioco parmense è la posizione di Antonio Cassano che parte di solito in posizione centrale per poi scendere basso e ricevere palla tra le linee avversarie, pronto a girare di prima verso uno dei due esterni offensivi. Col barese che arretra, uno dei due interni di centrocampo, più spesso Parolo, si alza per fornire ai compagni un riferimento centrale.
I terzini garantiscono il proprio apporto in fase offensiva, costringendo gli avversari a difendere tutta l’ampiezza del campo: contro il Milan, in dieci per ottanta minuti, hanno spesso attaccato lo spazio sulle fasce contemporaneamente. In un ruolo così delicato Donadoni impiega tre dei suoi uomini più esperti: Cassani, 226 partite in serie A, è il titolare indiscusso della fascia destra; sulla sinistra Molinaro, ex Juve e Stoccarda arrivato nel mercato di gennaio, si alterna a Massimo Gobbi, 271 presenze nel campionato italiano.
L’azione del gol di ieri sera al Napoli: Cassani e Molinaro molto alti già a inizio azione. Il movimento di Palladino, che sostituiva Cassano, crea lo spazio per l’inserimento di Parolo.
Nella partita vinta a San Siro contro i rossoneri, gli inserimenti continui alle spalle del difensore centrale da parte di Biabiany e Schelotto, visti e serviti da Cassano, sono stati devastanti. Il Parma spacca la partita in soli cinque minuti: Cassano si abbassa e vede il movimento di Schelotto che anticipa un tempo di gioco scattando alle spalle di Bonera; quest’ultimo esce dalla linea attirato dal movimento e non viene coperto da Mexès. L’ala parmense, servito al volo e con precisione, costringe al fallo da ultimo uomo Abbiati, che prende il cartellino rosso e concede il calcio di rigore.
Cassano alla Totti. Quella di Cassano contro il Milan è un’azione tipica del prototipo di regista offensiva incarnato dal capitano della Roma.
Il Parma di solito attacca la difesa schierata con molti uomini, che scambiano continuamente tra loro la posizione e giocano a due tocchi palla a terra. Farò l'esempio dell'azione qui sotto contro la Lazio. Il terzino sinistro Gobbi è uno dei più avanzati; Schelotto ha tagliato dentro e ora si trova in posizione di centravanti; Cassano si è abbassato per combinare tra le linee con Biabiany e da questi riceve palla fronte alla porta; Parolo si sta buttando in avanti per affiancare Schelotto. La forma della difesa laziale è totalmente compromessa: Konko e Biava si sono fatti portare fuori posizione da Biabiany e Cassano, Candreva resta largo a preoccuparsi di Gobbi. Ciani, preso in mezzo tra Schelotto e Parolo, decide di scalare su quest’ultimo. Cassano, sempre a testa alta quando ha il pallone tra i piedi, mette l’italo-argentino davanti a Marchetti con un passaggio filtrante di prima.
Quattro giocatori oltre la linea della palla e Cassano a testa alta. Guai in arrivo.
Col cambio di modulo Biabiany è stato restituito al suo ruolo di esterno d’attacco: nelle prime dieci presenze, costretto a coprire tutta la fascia, ha totalizzato un solo gol contro i cinque nelle diciassette partite successive. Ma la vera intuizione di Donadoni è stata la trasformazione di Marco Marchionni in regista: l’ex ala ha completato in stagione lo stesso numero di passaggi (1376) di Andrea Pirlo con una percentuale di accuratezza appena inferiore (84% contro l’88% dello juventino). È lui che si incarica della costruzione del gioco, prendendo palla dai piedi dei suoi difensori e smistandola verso i terzini o direttamente su Cassano.
2. I DIFETTI DEL PARMA
In fase di non possesso, il Parma difende con un 4-1-4-1 nel quale Marchionni disturba la ricezione di palla agli avversari tra le due linee. Paletta e Lucarelli sono una coppia di difensori esperti e ben assortiti: l’italiano è tra i due quello più aggressivo in marcatura (primo in Serie A per numero di anticipi), mentre l’argentino scala a copertura del compagno con ottimo senso della posizione. A fronte di 52 gol segnati (quarto miglior attacco dietro Juventus, Roma e Napoli), il Parma ha concesso 41 reti, per due ordini di motivi.
1) Una squadra che attacca a pieno organico è vulnerabile in contropiede e in particolar modo quando gli avversari riescono a giocare velocemente palla sugli esterni, alle spalle di Cassani e Molinaro. Il Parma è una delle squadre più rudi del campionato (87 gialli e 5 rossi), a testimonianza del fatto che è spesso costretta alle maniere forti per interrompere la giocata avversaria e riposizionarsi.
Lasciare Totti solo a centro area potrebbe essersi rivelata una mossa troppo coraggiosa stavolta.
2) il Parma subisce molti gol su inserimenti da lontano: tanto sono bravi gli interni a seguire il gioco e proporre l’inserimento centrale in fase offensiva, quanto sono pigri nelle marcature in fase difensiva. Contro la Roma ad esempio Marchionni ha concesso troppo spazio a Totti, dimenticandosi di scalare la marcatura sul romanista dopo che Parolo era uscito in pressione sul portatore di palla.
Distrazione o disprezzo del concetto di difesa più elementare?
Anche contro il Genoa, Cofie scivola indisturbato tra Acquah e Parolo senza che nessuno dei due lo segua: il centrocampista rossoblù ha gioco facile nel ricevere palla ben dentro l’area e nel battere Mirante.
Dopo la fantastica serie di diciassette risultati utili, il Parma ha subito tre sconfitte contro Juventus, Lazio e Roma, tornando alla vittoria ieri contro il Napoli. La squadra di Donadoni è apparsa stanca, probabilmente i ducali mancano di rincalzi di qualità, che permettano ai titolari di rifiatare, soprattutto a centrocampo.
3. I PREGI DELL'ATALANTA
“La difesa è il miglior attacco”, questo il verbo di Colantuono. Gli uomini che compongono il 4-4-1-1 atalantino preferiscono attendere gli avversari nella propria metà campo, piuttosto che aggredire alti e perdere il vantaggio posizionale. La prima linea, quella dei difensori, staziona al limite dei sedici metri; la linea dei centrocampisti poco più avanti, a meno di venti metri. La maggior parte delle squadre cercano di creare spazio nella zona nevralgica, davanti all’area di rigore ma di fronte ai ranghi serrati della Dea, gli avversari sono costretti a cercare spazio sulle fasce e a mettere cross in mezzo. I pericoli che arrivano dalle palle alte sono presto disinnescati: Consigli è tra i migliori tre portieri del campionato per numero di uscite fuori dai pali e i centrali atalantini, Stendardo e Yepes sono alti rispettivamente 190 e 186 centimetri e il loro miglior fondamentale è proprio il colpo di testa. L’Atalanta ha finora subito 41 gol, solo le prime cinque in classifica hanno saputo far meglio.
La miglior arma offensiva dei bergamaschi è il contropiede. Quando la palla viene riconquistata, il lancio lungo è l’unico modo per ribaltare velocemente il fronte e creare pericolo alla porta avversaria distante più di 60 metri. Germán Denis è il punto di riferimento in attacco: riceve palla direttamente dai suoi difensori e riesce ad assistere i compagni immediatamente o a mettere il pallone a terra per difenderlo col corpo, consentendo a tutta la squadra di alzare il proprio baricentro. L’argentino ha finora vinto 104 duelli aerei, risultando il leader della specialità. Contro l’Inter a San Siro è riuscito a catturare più di un lancio dalla sua difesa, allargandosi spesso sulla fascia per cercare il duello di testa con un avversario meno dotato o per portare uno dei difensori centrali fuori posizione.
L'importanza del così detto “uomo target”.
L’altra faccia del gioco di ripartenze dell'Atalanta è rappresentata da Giacomo Bonaventura e da Maxi Moralez. I due riescono a coprire il campo in velocità meglio di quanto fanno gli avversari per rendersi subito disponibili a Denis. Esemplare il primo gol segnato all’Inter a San Siro: Denis, Moralez e Bonaventura attaccano lo spazio, dividendosi il fronte in ampiezza. Moralez cambia gioco verso il fantasista italiano, che può battere a rete grazie al movimento senza palla di Denis che va a togliergli l’uomo in marcatura.
Un contropiede da manuale: in tre ad attaccare lo spazio…
… e l’altruismo del centravanti: un movimento che crea spazio per il tiro del compagno.
Quando l’Atalanta è costretta a rinunciare al contropiede e a girar palla di fronte alla difesa schierata, l’uomo chiave diventa Luca Cigarini. L’italiano prende la responsabilità di verticalizzare il gioco e ha un'ottima intesa con Denis: arretra, riceve e fa sponda. Il regista della Dea poi è bravo a lanciare di prima in profondità le due ali, che si buttano nello spazio creato da Denis. (I gol all’Inter e al Bologna sottolineano la pericolosità di Bonaventura e Estigarribia quando vengono in mezzo al campo per cercare il tiro sul piede preferito).
Cigarini ha numeri consistenti e il confronto col "Maestro" Andrea Pirlo non è affatto impietoso: Cigarini è meno preciso nei passaggi (completa l’83% dei suoi 1497 passaggi contro l’88% di Pirlo) ma ha già fornito 7 assist per i gol dei compagni, contro i 4 dello juventino (e i due inoltre hanno effettuato lo stesso numero di assist per il tiro dei compagni, ben 50). Cigarini è anche molto aggressivo ed efficace in fase difensiva: lo testimoniano i 50 contrasti vinti e gli otto cartellini gialli più due rossi collezionati in stagione.
In fase di possesso gli uomini di Colantuono muovono il pallone da una fascia all’altra per cercare la superiorità numerica grazie all’avanzata dei terzini: Del Grosso più di Benalouane offre supporto per il cross dell’ala o si incarica lui stesso di effettuare il traversone in area. E quando il terzino destro non riesce a salire per una minore attitudine offensiva, è Cigarini che offre al compagno la sovrapposizione interna.
4. I DIFETTI DELL'ATALANTA
Finché l’Atalanta si muove come un corpo unico e le distanze tra i reparti vengono mantenute, è complicatissimo farle male. Nel momento in cui la linea di difesa viene lasciata senza la protezione del centrocampo, ecco che la loro vulnerabilità diventa evidente. Si vede bene proprio nel gol dell'impietoso 0-4 subito dal Parma, con Parolo che riceve palla tra i due reparti, col solo Migliaccio che prova a inseguirlo. La linea difensiva atalantina è colta in una sorta di Terra di Mezzo ed è troppo statica, Schelotto ha gioco facile a inserirsi tra i due centrali e dettare il passaggio al compagno.
Il punto debole dell'Atalanta: le distanze tra i reparti.
Ancora contro l’Inter, Icardi trova il gol del momentaneo pareggio proprio in contropiede. L’Atalanta era ripartita per prima, ma l’azione non è stata finalizzata a causa di un’assistenza imprecisa, intercettata da Cambiasso. Guarín riceve palla con il solo Carmona a contrastarlo e il resto del centrocampo atalantino in ritardo. La difesa atalantina comunque non era riuscita a salire velocemente per accorciare il campo agli avversari. Guarín serve in profondità Icardi che salta Yepes, basso al punto di stare fuori dall’inquadratura, portandosi la palla dal sinistro al destro per battere poi Consigli.
Ovviamente più si sale di livello più è difficile restare corti.
5. CONCLUSIONI
Il Parma si è rilanciato con la vittoria nel posticipo di ieri contro il Napoli, raggiungendo l’Inter a quota 50 punti. La squadra di Donadoni ha dalla sua un calendario più agevole e lo scontro diretto coi nerazzurri in casa. Hanno messo in mostra un bel calcio e hanno saputo valorizzare un mix di giovani talenti e vecchie volpi.
La serie magica dell’Atalanta, che le ha permesso di issarsi a quota 46 punti, si è fermata a sei vittorie consecutive. La squadra di Colantuono gioca un calcio semplice ed efficace; lo stop casalingo contro il Sassuolo, dopo un primo tempo giocato alla pari, ha riportato l’ambiente sulla Terra. Le sue ambizioni saranno messe a dura prova già sabato prossimo, quando affronterà la Roma all’Olimpico, poi alla terzultima di campionato, quando l’Atalanta farà visita alla Juventus.