In fase di analisi pre Mondiale si è scritto tantissimo sul Belgio. E a ragione. Chiunque avesse anche solo una conoscenza sporadica del calcio europeo non può non riconoscere la quasi totalità della rosa portata da Wilmots. Inutile fare nomi, lo sappiamo tutti, i 23 portati in Brasile sono materiale da Semifinale. Purtroppo (o per fortuna?) nessuna rosa dei 23 arrivata in Brasile si è dimostrata perfetta. Ogni squadra ha mostrato dei punti deboli strutturali nella composizione della rosa che, non essendoci la possibilità di acquistare giocatori come per i club (vero Diego Costa?!?) non possono essere corretti. Sta al CT di turno mascherarli o decidere di ignorarli. Nel caso del Belgio i difetti strutturali erano chiari prima dell’arrivo in Brasile e il passaggio del turno contro Algeria, Corea del Sud e Russia non ha fatto altro che ribadirli: assenza di esterni bassi e assenza di un regista che inizi il gioco. Questa generazione sembra sia stata benedetta dagli Dei del Calcio con lo scherzo crudele di mancare in modo sistematico di due posizioni chiave nella formazione di una squadra. La scelta di Wilmots per far fronte a questi due difetti è quella di mascherare il primo utilizzando centrali di difesa adattati e di ignorare il secondo costruendo una squadra di ripartenze veloci affidando ai difensori centrali il compito di impostare.
A separare il Belgio dallo scontro con l’Argentina ci sono gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti arrivano a questi Ottavi con l’entusiasmo di chi sa di aver già superato l’obiettivo iniziale. Non mi riferisco al raggiungimento degli Ottavi, ma all’aver creato un incredibile seguito in patria, tanto da aver catapultato il “soccer” a secondo sport nazionale in termini di ascolti tv e ad aver portato migliaia di concittadini in piazza o negli stadi incollati ai teleschermi.
Sono ormai famose le scene nelle piazze americane; qui viene addirittura utilizzato il Cowboy Stadium, tempio del Football americano.
Wilmots decide di schierare in campo una formazione nata dall’esperienza passata nel girone da cui sono usciti rafforzati i nomi di Fellaini, Origi e Mertens a scapito di Chadli, Lukaku e Dembélé. Questo mix tra i giocatori che meglio si sono comportati nel girone porta a un 4-3-3 con Witsel dietro a Fellaini e de Bruyne e il trio Hazard, Origi, Mertens in attacco da sinistra a destra. Origi al posto di Lukaku è il cambio più invocato dai tifosi che vedevano nel giovane (19 anni…) attaccante del Lille un giocatore più in forma rispetto al titolare di inizio Mondiale. La difesa viene quindi confermata in toto con i due centrali Vertonghen e Alderweireld sugli esterni. I due giocatori non sono nuovi a questa posizione, spesso hanno giocato anche nei loro club e in Nazionale. Le loro caratteristiche però non sono certo quelle dell’esterno basso moderno veloce e in grado di arrivare sul fondo per crossare. Come detto però Wilmots è consapevole di non avere di meglio a disposizione e cerca di mascherare il problema chiedendo comunque ai due centrali di provare le sovrapposizioni sugli esterni e ad arrivare sul fondo. Il centrocampo non è in linea: Witsel gioca davanti alla difesa, de Bruyne ha libertà totale di movimento e a Fellaini viene chiesto di inserirsi in area in modo tale da avere una presenza fisica in area (e che presenza!) in caso di cross a buon fine.
Vertonghen è in gran forma e riesce d arrivare sul fondo: la sovrapposizione con Hazard (se pur scolastica) va a buon fine e porta il giocatore del Tottenham al cross. Si può vedere Fellaini che si appresta a entrare in area per ricevere il cross muovendosi dalla sua posizione a centrocampo.
L’assenza di un regista viene ignorata cercando in modo continuato il gioco sulle fasce, Hazard è il ricercato numero uno, tanto che nel caso di lancio sulla fascia opposta viene chiesto sia ad Alderweireld che a Mertens di cambiare gioco per cercare di far arrivare il pallone ad Hazard. Una volta con il pallone il giocatore può decidere se saltare l’uomo, giocarlo vicino per de Bruyne o aspettare la sovrapposizione di Vertonghen. Il Belgio non ha un regista ma ha un chiaro fulcro del gioco come esterno sinistro. Da non sottovalutare la presenza sul centro sinistra di de Bruyne, il talento ex Chelsea si muove bene e risulta decisivo soprattutto in fase di definizione della giocata, se Hazard è il primo ad essere cercato de Bruyne è colui che deciderà come concludere l’azione cercando l’assist o arrivando lui al tiro. La gara del giovane talento è una delle prestazioni più belle di questo Mondiale, risultando decisivo anche in fase di non possesso andando lui stesso a recuperare il pallone. Preciso e volenteroso sembra aver perso quella vena di genialità, mantenendo però una tecnica ben sopra la media e rendendosi molto più utile per la squadra. Una prova matura.
Davanti a lui il nuovo idolo dei tifosi Origi si muove in modo costante lungo tutta la trequarti americana non dando punti di riferimento alla difesa e liberando spazi per gli inserimenti di Fellaini. La velocità con cui prova le giocate non è per tutti e forse solo un po’ di emozione in fase di definizione lo rende meno decisivo di quanto Wilmots sperasse. Il moto perpetuo però è utilissimo al Belgio e viene premiato da Wilmots nonostante la presenza ingombrante (in tutti i sensi) di Lukaku in panchina.
Klinsmann ha fatto i compiti a casa. La formazione messa in campo è chiaramente consapevole dei punti di forza degli avversari con il possente centrale Cameron messo in mediana con il muscoloso Jones è un tentativo evidente di evitare di soccombere alla fisicità di Fellaini. Gli Stati Uniti diversamente dal Belgio utilizzano Bradley in posizione centrale come perno intorno al quale far girare il sistema. Il centrocampista si muove lungo tutta la fascia centrale del campo andandosi a prendere il pallone personalmente e distribuendolo poi ai compagni. I primi minuti però mostrano una difficoltà evidente per gli Stati Uniti di decidere cosa fare una volta stabilito il possesso. I tentativi di ripartenza avvengono quasi contro voglia e l’esterno Zusi risulta impalpabile in campo. La catena di sinistra con Beasley e Bedoya invece si contraddistingue con salite più decise. Il solo Dempsey davanti però non è abbastanza per impensierire in modo continuato la difesa belga.
In fase di non possesso si possono notare bene Bradley e Cameron in marcatura su Witsel e Fellaini. Il lavoro dei due centrocampisti rende la tattica del Belgio di giocare su Hazard una scelta obbligata.
La partita degli Stati Uniti viene inaspettatamente aiutata dall’infortunio dell’esterno basso di destra Johnson alla mezzora. Il sostituto è il ventenne Yedlin giocatore dei Seattle Sounders. Yedlin si dimostra una vera freccia sulla destra, le doti di corsa sono notevoli e vengono sfruttate appieno con progressioni fino al fondo. Gli Stati Uniti quindi si ritrovano con un fuori programma le due fasce coperte benissimo dai due esterni bassi la cui velocità è nettamente superiore ai pari ruolo del Belgio.
La partita di Yedlin va sottolineata, non è stato preciso in fase di cross, ma sul fondo ci è arrivato sempre anche con dribbling riusciti.
A metà partita il Belgio cambia struttura. Gli inserimenti di Fellaini non sono risultati decisivi e si cambia quindi con un 4-2-3-1 con Fellaini e Witsel dietro a de Bruyne. Ormai de Bruyne ha il pieno controllo della squadra. Wilmots capisce che la mancanza di intraprendenza e precisione da parte di Mertens sulla destra non sono d’aiuto e interviene dopo un’ora di gioco inserendo Mirallas dell’Everton. Mirallas fa capire già da subito di essere un giocatore molto più intraprendente di Mertens cercando più del doppio dei dribbling e arrivando più spesso in area. Klinsmann risponde sostituendo anche lui l’esterno di destra (questa volta Zusi) con l’attaccante Wondolowski. L’attaccante americano alla vista risulta non brillante (ad aiutare l’impressione c’è l’evidente pancetta sotto la maglia) e purtroppo per Klinsmann proprio sui suoi piedi allo scadere gli Stati Uniti hanno la palla per vincere la partita.
Avevo preparato un’immagine con l’azione americana, ma credo che questa reazione di Klinsmann spiega molto meglio lo scellerato errore dell’attaccante americano che liberato solo davanti al portiere manda il piattone oltre la traversa. Questo errore risulta decisivo per la partita.
Zero a zero quindi, un Belgio che quasi per inerzia si è trovato con tante occasioni ma che non è riuscito a finalizzare e gli Stati Uniti che si disperano per l’occasione della vita buttata con un minuto di gioco rimasto.
Inizia il tempo supplementare e inizia tutta un’altra partita. Wilmots decide finalmente di inserire Lukaku in campo per Origi. Hazard viene spostato al centro. Le due squadre sono visivamente stremate e la fisicità dell’attaccante non è facilmente arginabile neanche per una difesa sana. Da una palla recuperata da Witsel scatta la ripartenza di Mirallas che lancia lungo per Lukaku, liberatosi facilmente del contrasto di Besler l’attaccante si invola sulla fascia per servire de Bruyne in area. Una finta per liberarsi del marcatore e il biondino corona una grandissima partita con il gol del vantaggio del Belgio. Dopo 13 tentativi nello specchio finalmente Howard viene battuto. Passa un quarto d’ora e de Bruyne restituisce il favore a Lukaku che scarica in rete un potente sinistro. Howard anche questa volta non può nulla. Mancano quindici minuti e la partita sembra finita, se non fosse per l’entrata in campo dell’esordiente Green (dalle giovanili del Bayern direttamente al Mondiale!). Un esordio fantastico visto che proprio il giovane attaccante va a segnare sul pregevole assist di Bradley. Gli Stati Uniti improvvisamente si rianimano e schiacciano il Belgio. Un bellissimo schema sul calcio di punizione (il più bello visto in questo Mondiale?) finisce con Dempsey che non riesce a controllare bene solo davanti al portiere. Tutto il Belgio sospira. La partita è finita. Si passa il turno.
I due giocatori chiave a confronto: Bradley si muove in appoggio a tutto campo e risulta decisivo anche nell’assist per il gol della speranza; de Bruyne tocca meno palloni ma crea un numero considerevole di chance. La prova del giovane belga è indubbiamente tra le migliori de Mondiale.
Il Belgio passa il turno quindi. Wilmots è consapevole che la partita contro un’Argentina che predilige il possesso si sposa bene con l’avversario ideale contro cui il Belgio può dare il meglio. L’ottima prova della catena di sinistra con Vertonghen, Hazard e de Bruyne è un buon punto da cui partire. La vittoria contro l’Argentina di Messi sarebbe il biglietto da visita per l’entrata nel club dei grandi.
Klinsmann intanto torna a casa di buon umore, la missione di far scoppiare la “febbre dei Mondiali” in patria è riuscita alla perfezione e uscire ai supplementari contro il Belgio non è certo un demerito. Yedlin e Green poi sono due ragazzi dal grande futuro. Come dire, mettendomi nei panni di un tifoso americano potrei dire: "I believe that we will win".