Nel “Mondiale dei Mondiali” si segnano molti gol e c'è grande tensione drammatica: partite in bilico decise da pali e traverse, ai rigori o nei supplementari. Ma questo basta per dire che si tratta di un bel Mondiale?
In un certo senso: sì. I due gol dell'Olanda negli ultimi tre minuti con il Messico che pensava già di aver fatto il colpaccio; l'Algeria che porta la Germania ai supplementari; il palo di Dzemaili con l'Argentina; gli Usa che sotto 0-2 con il Belgio accorciano le distanze a pochi minuti dalla fine e chiudono in avanti. Sono tutte narrazioni appassionanti e già so che starò male tra una settimana quando sarà tutto finito.
C'è chi apprezza di più questo aspetto a quello tattico e tecnico e anche a me piace guardare una partita come fosse un film, ma il calcio non è una cosa sola (e pensare che un aspetto escluda l'altro è strumentale o semplicemente stupido: ho imparato che quando qualcuno dice che il calcio è questo e non quest'altro è bene dubitare della sua buona fede o della sua intelligenza).
Cinque degli Ottavi sono finiti ai supplementari più per una reale incapacità di entrambe le squadre di fare la differenza che per l'equilibrio dei valori in campo, e sembrava quasi che convenisse saltare i primi novanta minuti e passare direttamente all'ultima mezz'ora. Poi, tre dei Quarti di finale sono stati decisi da un gol nei primi dieci minuti con la squadra in svantaggio incapace di recuperare e l'altra a gestire il risultato in modo più o meno cinico. Personalmente le partite che ho preferito per il momento sono tra squadre minori (in particolare quelle della Grecia) e, drama o non drama, alla fine hanno vinto comunque le squadre più forti, solo che lo hanno fatto dimostrando (almeno per ora) il minimo indispensabile.
Un tema del genere meriterebbe una discussione a parte, ma a me questo sembra il Mondiale del contrasto tra l'idea dei calciatori come eroi, qualcosa di più di semplici uomini, in grado di superare le difficoltà e i limiti fisici; e quella dei calciatori come campioni che devono dare il proprio meglio, la cui qualità migliore non deve essere per forza di cose la resistenza. L'epica contro il bel gioco, quando il calcio di alto livello dovrebbe essere una sintesi delle due cose.
Ovviamente ci sono delle eccezioni (anzi, non ovviamente), ma basta pensare al Cile, di cui si può dire molto di positivo ma non che i suoi giocatori trattassero bene la palla. Oppure al Brasile che punta tutto sull'intensità atletica (e psicologica) dei suoi giocatori e batte Cile e Colombia nelle due partite con più falli del Mondiale (e alla fine non ci si può neanche lamentare della frattura di Neymar se si mette in campo Hulk). Il calcio iper-muscolare non è un problema solo di questo Mondiale ma sono scioccato da come gli allenatori sembrino aver accettato e abbracciato un'idea di calcio cinica pur di portare a casa il risultato; che da una parte è quello che gli viene chiesto, ma dall'altra è quello contro cui gli allenatori si sono sempre ribellati. È il Mondiale dello: “Svoltiamo una partita alla volta”. Il cambio del portiere prima dei rigori di van Gaal è tanto geniale sul piano psicologico quanto la compensazione di un'Olanda che marca a uomo con otto giocatori sui dieci in campo anche contro la Costa Rica, o del fatto che in panchina non ci fosse nessun giocatore, secondo lui, con cui migliorare la squadra per provare (un po' di più) a vincere giocando.
Per non parlare di Wilmots, la cui unica idea per recuperare la partita con l'Argentina è stata spostare Van Buyten di punta (con Januzaj in panchina); o Sabella che toglie Higuaín e mette Gago, incrociando le dita perché se il Belgio fosse riuscito a pareggiare l'Argentina avrebbe dovuto affrontare un'altra mezz'ora di assedio.
Le mie sono solo opinioni, che mi prendo la libertà di esprimere come introduzione a un Quarto di finale noioso deciso da un colpo di testa su calcio piazzato al dodicesimo minuto.
Le analisi tattiche sono parte di un discorso sul calcio più grande e nessun fermo immagine può trasmettere la frustrazione di una partita che non è mai decollata, la delusione simile a quella degli innamorati di un appassionato che si aspetta chissà cosa dal suo appuntamento serale con il Mondiale, salvo poi ritrovarsi solo sul divano a riflettere sulla propria solitudine.
Se preferite partiamo dalla battaglia a centrocampo tra Francia e Germania. Fino a prima del Mondiale sembrava che Deschamps avesse in mente una squadra dominante anche grazie alle qualità fisiche ma sopratutto con il possesso del pallone, con Cabaye galleggiante davanti alla difesa introdotto quasi esclusivamente per facilitare la circolazione. Ma già dalle prime tre partite erano arrivati dei messaggi contraddittori. La Francia ha avuto il 71% e il 68% del possesso palla contro Honduras ed Ecuador ma contro la Svizzera si è accontentata del 41% (con molte riserve in campo e 3 gol di vantaggio a fine primo tempo: anche qui causa o effetto?). Poi contro la Nigeria si è vista una Francia in difficoltà fino all'ingresso di Griezmann che a fine partita non è arrivata oltre il 53% del possesso.
Dall'altra parte la Germania ha oscillato sopra e sotto il 60% con due picchi contro Usa e Algeria (67%). Khedira a centrocampo con Lahm a terzino (Mustafi infortunato) lasciava comunque pensare che la squadra di Joachim Löw non avrebbe puntato tutto sul controllo con la palla tra i piedi (cosa che non era riuscita contro l'Algeria). Anche Klose titolare con Müller esterno al posto di Götze poteva significare solo maggiore profondità (oltre, magari, alla ricerca di un'ipotetica maggiore pericolosità in area di rigore: nessuno è più motivato di Klose che con un gol entrerebbe nella storia del calcio senza dover dividere la ribalta con Ronaldo) a discapito di un paio di piedi supplementari per la gestione della palla.
Dai primi minuti però è abbastanza chiaro l'atteggiamento di entrambe le squadre. E sembrerebbe che nessuna delle due tenga particolarmente al primato nella statistica del possesso palla (e alla fine secondo i dati FIFA sotto questo aspetto è finita pari).
Quando la Germania è in possesso la Francia aspetta nella propria metà campo, con i cinque giocatori di centrocampo molto vicini pronti a pressare a zona. Non sembra esserci una strategia precisa per bloccare Schweinsteiger quando viene a prendersi la palla vicino ai centrali di difesa: ogni tanto ci pensa Benzema lasciando liberi Hummels e Boateng, ma non sempre. Le scalate francesi creano più confusione che altro e in più di un momento i giocatori francesi non stanno né pressando, né difendendo la loro zona né coprendo una linea di passaggio. Sono semplicemente disoccupati in mezzo al campo. E per ogni francese disoccupato ce n'è uno tedesco libero di ricevere.
Il vero problema però è la difesa bassa della Francia (merito del lavoro di Klose o semplice paura francese?) che lascia troppo spazio alle spalle del centrocampo, a cui va aggiunta la scelta di difendere il centro ignorando le fasce.
Dov'è la difesa? Il centrocampo francese è salito su una palla che la Germania ha giocato all'indietro, sono tutti e cinque in pochissimi metri mentre i quattro difensori sono rimasti fuori dall'inquadratura. E siamo al primo minuto di gioco.
Così in fase di impostazione i tedeschi possono scegliere se dare palla ai terzini o servire rasoterra Khedira quando si muove dietro la linea del centrocampo francese (a un certo punto ha ricevuto una palla di una facilità imbarazzante e ha potuto girarsi con la massima calma di fronte all'area di rigore francese), ma anche Özil e Müller vengono tra le linee a prendere i passaggi di Kroos e Schweinsteiger. Forse la soluzione migliore di tutte è quella di dare palla a Lahm nella metà campo francese e far girare i centrocampisti francesi verso la loro porta. Poi Lahm non deve fare altro che darla a Müller (è la linea di passaggio più frequentata di tutta la partita), fenomenale nel liberarsi tra le linee e minacciare tutti di qualcosa anche se non si capisce bene di cosa. La forza di Müller è proprio questa: non è mai chiaro cosa stia cercando di fare. Anche quando è lui ad avere la palla tra i piedi sembra ragionare sempre e solo in funzione dello spazio in cui potrà correre una volta libero. Non che non ami la palla, ma è comunque un peso che limita la sua capacità di correre là dove Müller sa di poter arriva prima di qualsiasi suo avversario. Forse è una cosa che passa in secondo piano rispetto al semplice dinamismo o al cinismo, ma Müller è un giocatore estremamente intelligente e creativo (perché ci vuole creatività anche per inventare traiettorie) che sa usare la sua capacità di interpretare lo spazio per creare occasioni da rete.
Ma Müller e il resto della Germania hanno potuto conservare l'immaginazione per un'occasione migliore senza correre il rischio di prendere un'insolazione pensando troppo a come scardinare il sistema di gioco francese. L'atteggiamento passivo della Francia autorizzava persino i lanci più prevedibili di Boateng e Hummels sugli esterni tanto era scarso il rischio di subire una ripartenza.
La Germania sembrava alla ricerca di un gol di qualsiasi tipo senza voler dare dimostrazioni di gioco a nessuno, cosa che ha ottenuto dopo appena dodici minuti.
Difesa e centrocampo francesi si muovono, fin dall'inizio, come due squadre diverse quando sono senza palla. Nessuno esce per raddoppiare il pressing di Benzema e il portatore di palla tedesco (in questo caso Hummels) ha l'imbarazzo della scelta.
Quando invece è la Francia a gestire il possesso la linea difensiva tedesca resta alta e lo spazio tra le linee è pochissimo. Non c'è grande pressing e Cabaye viene a prendersi il pallone dalla difesa anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
Pogba e Matuidi si schiacciano sull'attacco, forse anticipando il movimento in attesa del lancio lungo (a conti fatti la Francia è arrivata nella trequarti tedesca soprattutto con i lanci). In particolare il giocatore della Juventus che contro la Nigeria sembrava pronto per maggiori responsabilità è sembrato più frustato e nervoso che motivato a cambiare le carte in tavola. In tutta la partita una sola delle sue corse gloriose a centrocampo, per il resto anche lui ha insistito con dei palloni in diagonale a scavalcare la difesa.
Cabaye viene a giocare il pallone al posto di Sakho, la distanza che lo separa da Matuidi e Pogba è enorme e ci sono parecchi tedeschi in mezzo. Un problema che la Francia non ha mai provato a risolvere.
Il piano della Francia è abbastanza semplice: giocare la palla direttamente alle spalle della difesa della Germania per le corse di Griezmann. Un piano con cui si sono procurati due occasioni da gol prima del vantaggio tedesco.
Griezmann (partito titolare, retrocesso a panchinaro ed eletto Salvatore della Patria nell'arco di tre partite) si muove con grande libertà, approfittando delle discese di Evra per creare superiorità su Lahm oppure, quando Matuidi si schiaccia sulla sua linea, scivolando nella zona di Boateng facendo da seconda punta.
Nella prima occasione francese Griezmann supera Lahm con una finta, poi è bravo a fermarsi e aspettare che entrino in area anche Matuidi e Valbuena (che da destra era scivolato all'indietro verso il centro proprio per coprire l'inserimento di Matuidi, salvo poi inserirsi a sua volta e creare superiorità in cinque metri quadrati di campo): Valbuena crea per Benzema che calcia di piatto al lato del primo palo.
Nella seconda Griezmann è semplicemente più rapido di Boateng e arriva sul fondo, facendosi intercettare l'assist per Benzema a centro area.
La strategia francese sacrifica il movimento tra le linee di Valbuena e mancano anche le corse di Matuidi, che non trova il tempo giusto per gli inserimenti (e Matuidi perde quasi del tutto di senso spalle alla porta).
Ma non fa niente proprio per l'ottimo primo tempo di Griezmann.
La Germania in una decina di metri, Sakho è pressato e lancia nello spazio alle spalle di Boateng e Hummels. Da questa situazione nascerà l'occasione di Griezmann per Benzema a centro area.
I ritmi bassi non aiutano la Francia a recuperare la palla dai piedi dei tedeschi una volta sotto di un gol.
Il piano della Francia non era perfetto comunque per la mancanza di organizzazione descritta sopra, ma il caldo di Rio all'ora di pranzo sembra aver tolto energia a quella che era la più atletica tra le squadre europee del torneo. Non c'è altra spiegazione alla mancata reazione, a livello individuale, una volta in svantaggio.
Da parte sua la Germania si accontenta della superiorità tra le linee, in quello spazio alle spalle di Pogba e Matuidi in cui Cabaye sembrava particolarmente solo, oppure aggirando il pressing francese sui terzini. Ancora una volta devo dire che non era una dimostrazione raffinata del meglio che i calciatori tedeschi sanno fare: sembrava solo un modo per far scorrere il tempo meno stancante di altri. La ricerca del 2-0 non sembrava la loro priorità.
Alcuni tratti del primo tempo sembravano un'esercitazione di “torello” per la Germania, plasmata quasi sui problemi formali della Francia: nello spazio tra le linee e sulla fasce (soprattutto quella di Lahm). Qui Cabaye insegue Khedira e nonostante ci siano suoi compagni in zona nessuno sembra offrirgli un vero e proprio sostegno.
Va detto anche che la strategia francese non era poi così campata in aria neanche dopo essere passata in svantaggio. Anzi, giocando sempre nello stesso modo sono andati vicini al pari. Intorno alla mezz'ora Neuer è costretto a una bella parata su Valbuena e sulla sulla respinta Benzema non è riuscito a segnare da pochi passi. In origine c'era sempre uno scatto di Griezmann. La vera critica che si può rivolgere a Deschamps è che se era per usarlo come finalizzatore avrebbe fatto meglio a far giocare Giroud al posto di Valbuena (cambio che farà a pochi minuti dalla fine).
Riassumendo la situazione a fine primo tempo: la squadra che doveva recuperare un gol giocava lasciando il pallone a quella in vantaggio; che anziché provare a segnare il secondo gol giocava con il cronometro rischiando però di subire il pareggio sempre dalla stessa situazione di gioco.
Negli spogliatoi Löw deve aver detto qualcosa ai suoi che a inizio secondo tempo hanno iniziato a tenere una linea difensiva più elastica, se non direttamente più bassa. La Francia sembrava più aggressiva e anche se non ha avuto le occasioni del primo tempo riusciva quanto meno a riconquistare palla e portare Cabaye, Varane e Sakho nella metà campo offensiva.
Si sono iniziate a vedere le prime corse efficaci di Matuidi mentre la Germania sembrava preferire le ripartenze o comunque degli attacchi diretti portati con il minor numero possibile di giocatori (l'ingresso di Schürrle, con Müller che va prima punta al posto di Klose, ha aumentato il carattere reattivo dei tedeschi).
Si arriva così fino al cambio Cabaye ↔ Remy con cui Deschamps decide che è ora di provare a pareggiare (a venti minuti dalla fine). Inizialmente giocare con 4 giocatori offensivi si rivela controproducente per la Francia. Senza un playmaker a dare superiorità i centrali di difesa tornano ad impostare nella loro metà campo e i tedeschi non hanno problemi a impedire il passaggio di Pogba e Matuidi. Di nuovo l'unica possibilità della Francia è quella del lancio alle spalle della difesa.
Cambiare tutto per non cambiare niente: l'occasione più limpida subito dopo il cambio tra Cabaye e Remy nasce sempre da uno scatto di Griezmann in profondità, bravo poi a fermarsi e servire i compagni a supporto: Benzema spalle alla porta toglierà la palla dal collo del piede destro di Valbuena già coordinato per il tiro.
Dopo quest'occasione la Germania abbassa il baricentro di una decina di metri, Valbuena si aggiunge a Pogba e Matuidi per gestire il possesso e il gioco francese si sposta sui terzini e si espone ulteriormente alle ripartenze tedesche. A dieci minuti dalla fine solo un liscio di Müller e un tiro sciatto di Schürrle dall'altezza dell'area piccola, che Lloris para con un piede, spreca un 4 vs 2 che avrebbe potuto chiudere la partita.
Anche per via del pressing a tutta fascia di Schürrle e della stanchezza generale la Francia non riesce più a gestire un pallone con calma fino all'ultima occasione a metà del terzo minuto di recupero. Deschamps si era giocato Giroud come carta della disperazione e per poco non stava per essere ripagato dalla buona sorte: Giroud prima fa una sponda su un lancio lunghissimo, poi manda in porta Benzema con un triangolo.
Ma Neuer para con una mano (tanto ferma che l'impressione dal vivo era che avesse colpito la traversa).
CONCLUSIONE
Ha vinto la squadra più forte, quella che ha vinto la battaglia a centrocampo ed è stata in controllo della partita (e, aggiungerei, la squadra che nel complesso ha giocato il calcio migliore del Mondiale, finora).
Diciamo anche, però, che per meritare la vittoria bisogna fare qualcosa di più. La Germania si è trovata con un gol di vantaggio e ha gestito la gara senza sentirsi in dovere di onorare l'impegno, rischiando per giunta in più di un'occasione. Capisco che se si possono risparmiare forze è bene farlo, ma se la Francia avesse pareggiato non avrebbe rubato niente a nessuno. Certo, anche per perdere senza rimpianti bisogna avere più coraggio di quanto ne ha dimostrato la Francia.
Se si aggiunge il fatto che si giocava alle 13 a Rio de Janeiro diventa veramente difficile distinguere quali sono le cause e quali gli effetti. Se la scarsa aggressività della Francia ha fatto giocare la Germania in un certo modo o se la Germania ha davvero giocato con il cronometro. O, ancora, se è stato il caldo a impedire a entrambe le squadre di fare quello che volevano e che avevano preparato.
A fine partita nessuno può sentirsi davvero soddisfatto. Né i francesi, che in due anni devono consolidare la squadra per provare a vincere l'Europeo ospitato tra le mura di casa (puntando tutto, mi auguro, e senza esitazione su Griezmann); né i tedeschi, che hanno evidenziato ancora una volta i problemi difensivi, incapaci, di fatto, di difendere una sola situazione di gioco contro un solo avversario. Il Brasile senza Neymar (e Willian) dovrà trovare una soluzione alternativa in fase offensiva e per quanto le mie dita si rifiutino di digitare quello che sto per digitare, la semifinale di martedì potrebbe essere una buona occasione per il riscatto di Fred.
Sicuramente non siamo soddisfatti noi. Mettetela come vi pare ma il Quarto di finale tra Francia e Germania è quanto di più vicino a un'amichevole internazionale che abbia visto in un Mondiale.
E qui torno alla domanda iniziale. Di quante partite di Brasile 2014 varrà la pena ricordarsi rispetto, che ne so, alla Champions Legaue 2013/2014?
Non è corretto per molte ragioni confrontare due competizioni così diverse ma il paradosso è che il Mondiale, per definizione, perché si gioca solo ogni quattro anni, dovrebbe essere la vera esperienza calcistica da ricordare e tramandare nel tempo.
Anzi, il punto è proprio questo: non è che ci facciamo piacere il Mondiale perché sappiamo che per il prossimo dovremo aspettare altri quattro anni?