Si dice che, nel calcio moderno, all’interno della stessa partita coesistono ormai più partite, diverse per intensità, qualità, dominio dell’una sull’altra squadra. Ogni volta che Juventus e Inter si incontrano, questo concetto esplode come la luce in un caleidoscopio. Il risultato della partita di sabato è rimasto in bilico fino all’ultimo e, nonostante si possa dire che, da un certo di punto di vista, la Juventus si è aggiudicata il match ai punti – 13 tiri a 8 e 2,5 Expected Goals a 0,9 per i bianconeri in inferiorità numerica per 39 minuti – l’Inter ha avuto occasioni per far sua, se non tutta, almeno una parte della posta in palio. Indubbiamente sul risultato finale hanno avuto influenza anche le decisioni arbitrali che, attraverso due rigori e un espulsione, hanno cambiato i momenti della gara in maniera evidente e non senza proteste, vista la maniera in cui sono arrivate, in situazioni di gioco sempre al limite. Episodi che però come al solito non approfondiremo in questa analisi o più in generale su queste pagine, per le motivazioni che abbiamo già spiegato in passato.
In campo, al contrario rispetto alle ultime uscite, Andrea Pirlo ha lasciato fuori Morata e Dybala, preferendo Kulusevski al fianco di Cristiano Ronaldo. È stata una sorpresa fino a un certo punto, perché Pirlo ha cercato di replicare, negli uomini e nell’atteggiamento, le scelte che gli avevano consegnato la vittoria contro l’Inter nel match di andata della semifinale di Coppa Italia. Conte invece ha deciso di schierare la formazione tipo a disposizione, con Darmian che ormai è diventato il titolare nel ruolo di esterno sinistro dopo le ultime sue buone prestazioni.
La tattica
Il pressing e la relativa contromossa nell’impostazione dal basso sono diventati così importanti all’interno di una gara che ormai definiscono lo stile di gioco di una squadra per intero. Sono paragonabili alla battuta e alla risposta nel tennis moderno: sono tutte situazioni codificate in frangenti di inizio gioco che ne influiscono sullo sviluppo successivo.
Quando era l’Inter a impostare, la Juventus ha tenuto un rigido sistema di marcature a uomo alle spalle dell’unica punta Ronaldo. In particolare, proprio Kulusevski ha tentato di schermare la fonte di gioco primaria dell’Inter, ovvero Marcelo Brozovic. Bentancur e Rabiot hanno preso in consegna rispettivamente Eriksen e Barella. Il compito del centrocampista francese è stato particolarmente difficile: Barella si è mosso continuamente, ora spostandosi in fascia, quando Hakimi si abbassava per offrire una linea di passaggio a Skriniar; ora alzandosi sulla linea di Lukaku e Lautaro Martinez, quando Alex Sandro era attirato più in alto proprio da Hakimi.
I “braccetti” della difesa a tre dell’Inter, Skriniar e Bastoni, non hanno mai goduto di goduto di grande libertà con il pallone tra i piedi, perché sono stati aggrediti dagli esterni del 4-4-2 della Juventus (Cuadrado e Chiesa) che uscivano in pressione dalla linea di centrocampo. I terzini (Danilo e Alex Sandro) hanno preso in consegna gli esterni Darmian e Hakimi in un secondo momento, quando il palleggio dell’Inter saliva lungo il campo.
L’Inter, che preferisce una costruzione dal basso paziente per poi accelerare in verticale non appena ne ha l’opportunità, nel primo tempo ha bucato la pressione della Juventus praticamente una sola volta, al trentasettesimo minuto.
Nell’immagine sopra si vedono Bastoni e Skriniar ai lati di Handanovic. Cuadrado e Chiesa sono pronti a portare loro pressione qualora i due difensori centrali ricevessero il pallone dal loro portiere. Più avanti, Brozovic è preso da Kulusevski, mentre Rabiot orbita nella zona di Barella. Questo stallo alla messicana è risolto da De Vrij, che fa un movimento intelligente sul lato cieco di Cristiano Ronaldo. De Vrij si porta cioè nella zona di competenza di Eriksen, che in quest’azione si è portato molto alto, vicino agli attaccanti, trascinando con sé Bentancur.
Il passaggio centrale di Handanovic su De Vrij manda a monte tutta la pressione organizzata della Juventus. Lautaro, in anticipo su De Ligt, riceve palla da De Vrij e una combinazione tutta di prima che coinvolge l’attaccante argentino, Barella e Lukaku, rischia di mandare Hakimi in porta in una frazione di secondo. Il lancio in profondità del belga è però troppo lungo perché possa essere raggiunto dall’esterno destro.
In questa configurazione tattica, la Juventus si è assunta il rischio della parità numerica sull’ultima linea, come era successo nella già citata partita di Coppa Italia. Quella sera, Pirlo si era affidato alla coppia difensiva giovane, formata da Demiral e De Ligt. I due avevano giocato una partita estremamente ambiziosa, sia in termini di aggressività negli anticipi sulle punte, sia per l’altezza a cui avevano tenuto la linea difensiva. Sabato, pur fuori dall’amato contesto di presidio dell’area di rigore per un tempo, Giorgio Chiellini ha giocato una partita sontuosa riuscendo ad aggredire con successo gli attaccanti dell’Inter pure in zone di campo a lui non sempre congeniali.
Per quanto riguarda la sua fase offensiva, la Juventus ha costruito più spesso le sue occasioni quando ha usato Cristiano Ronaldo come fosse un’esca. Il portoghese, com’è noto, non gradisce le ricezioni spalle alla porta e quando la Juventus costruiva dal basso, Ronaldo si spostava in fascia per ricevere, di spalle alla linea laterale, e poter puntare successivamente il diretto avversario. Nel mentre, la Juventus sovraccaricava il lato debole con Kulusevski, Cuadrado, Danilo, ai quali saltuariamente si aggiungeva anche Bentancur. Dal lato destro sono arrivati 9 dei 13 cross totali e 6 dei 13 tiri effettuati.
Questa tattica ha funzionato meglio nel primo tempo, quando la Juventus ha potuto approfittare della passività dell’Inter. I nerazzurri hanno recuperato 4 palloni nella metà campo avversaria, quando la loro media stagionale per 45 minuti è di quasi 7 palloni. Dopo l’intervallo, a cui si era arrivati con il gol del vantaggio di Cuadrado nei secondi finali del primo tempo, l’Inter aveva preso il controllo del gioco ancora prima dell’espulsione di Bentancur al cinquantacinquesimo, che ha solo ulteriormente inclinato il piano della partita verso i nerazzurri. In fase di non possesso l’Inter ha aggredito la Juventus fin dentro l’area di rigore, con Lukaku e Lautaro a dar fastidio ai due centrali avversari, in una partita in cui i bianconeri hanno impostato il gioco con un 4-4-2 puro, cioè senza la consueta rotazione che porta Alex Sandro ad agire da terzo centrale.
Inoltre, quando ha avuto la palla, l’Inter ha alternato i compiti di impostazione tra Brozovic, Eriksen e Barella in maniera più dinamica. In certi frangenti, a seconda del numero di uomini che la Juventus portava in pressione, non è stato raro vedere l’Inter schierata con un triplo playmaker. Con una varietà maggiore di movimenti senza palla e un’alternanza di gioco lungo e corto da parte dell’Inter in uscita dalla difesa, la Juventus non è più riuscita ad ottenere dalla propria pressione quanto aveva ottenuto prima dell’intervallo e ben presto si è dovuta ritirare del tutto nella propria metà campo.
Power play
Dopo l’espulsione, Pirlo ha cercato di riparare all’emorragia interista con quello che aveva in panchina. La prima mossa, quasi immediata, è stata quella di inserire McKennie al posto di Kulusevski per metterlo al fianco di Rabiot. Poi, al settantesimo, Demiral è entrato per agire da terzino destro, Danilo si è spostato al centro del centrocampo, McKennie è scivolato sull’out di sinistra. In questo modo, forse, Pirlo ha cercato di disinnescare la principale arma dell’avversario dalla superiorità numerica in poi, ovvero il cross, da un lato provando a limitare le combinazioni in fascia tra Barella e Hakimi; dall’altro proteggendosi dal dominio aereo di Perisic sul diretto avversario.
Libero dalla marcatura da dopo l’espulsione, Brozovic ha immediatamente alzato la propria influenza sulla partita. Nello scarso coinvolgimento di Lukaku e Lautaro c’è un riflesso dell’ottima partita giocata da Chiellini e De Ligt.
Ciononostante, i pericoli portati durante il periodo di power play da parte dell’Inter sono stati sostanziali. I nerazzurri hanno trovato il gol da un'autorete di Chiellini e ci sono andati vicini in almeno altre tre occasioni con Lautaro, Barella e Vecino, senza riuscire però a dare il colpo del KO alla Juventus, che nei minuti finali è riuscita a portare a casa la vittoria grazie a un calcio di rigore di Cuadrado.
Fatta la tara con una conduzione arbitrale disastrosa da parte di Calvarese, che ha influito in più momenti della gara sul suo svolgimento, l’Inter può recriminare per aver regalato un intero tempo di gioco agli avversari. Se avesse avuto piene motivazioni dalla classifica, avrebbe giocato una partita diversa fin dall’inizio. Anche se le partite contro la Juventus sono di quelle che, come dicono gli allenatori, si preparano da sole per l’accesa rivalità tra i due club, è chiaro che questo match è arrivato in un momento della stagione in cui i giocatori stanno raschiando il fondo delle loro energie fisiche e mentali.
La Juventus, in modo rocambolesco ma mostrando grande voglia di portare a casa la vittoria, è riuscita ad allungare il suo destino. A novanta minuti dalla fine del campionato è fuori dalla prossima Champions League, ma la qualificazione è ancora possibile matematicamente. Tuttavia non è più interamente nelle mani dei bianconeri, che dipendono dai risultati di Napoli e Milan, proprio a causa del recente scontro diretto contro i rossoneri, una partita che continuerà ad aleggiare come un fantasma su questa stagione dei bianconeri e sul futuro di Andrea Pirlo.