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Andiamo a Berlino
13 mag 2016
Presentazione e analisi delle semifinaliste di Eurolega, che oggi si giocano le Final Four.
(articolo)
17 min
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“Il successo non è dolce, se prima non hai sofferto”.

Zelimir Obradovic

Da questa sera fino a Domenica anche noi saremo nella splendida Mercedes Benz Arena di Berlino per ammirare le ultime quattro squadre rimaste a contendersi l’Eurolega 2015-16 - il massimo che il Vecchio Continente possa offrire come spettacolo cestistico.

Abbiamo provato a identificare alcune tra le principali consuetudini tattiche delle quattro elette, prendendo in considerazione sia le fasi offensive che quelle difensive e considerando che in questa stagione europea nessuno dei due incroci è mai stato giocato (Cska vs Kuban sì, ma solo nella lega VTB), rendendo ancor più affascinanti e imprevedibili i pronostici dei due match più importanti dell’anno.

Prima semifinale: 13 Maggio, ore 18 – Cska Mosca vs. Lokomotiv Kuban Krasnodar

Cska, altro giro, altra Final Four… altra delusione?

Stagione Regolare EL: 9-1

Top-16 EL: 10-4

Playoff EL: 3-0 sulla Stella Rossa Belgrado

VTB: 28-2 (1°)

Il primo derby russo di sempre alle Final 4 e la storia del Lokomotiv sono gli unici due spunti originali di una semifinale che “impone” per prima cosa un commento anche sul Cska, rischiando di farci diventare monotoni e per più di una ragione.

Incredibilmente costante nel timbrare ogni stagione il biglietto per l’evento clou dell’anno, l’Armata Rossa continua sinistramente a trovare modi e protagonisti negativi per complicarsi la vita e mancare la conquista dell’agognato titolo, tornandosene ogni volta a casa a mani vuote e con una frustrazione crescente. Un trending topic che va avanti dal 2012 e porta a chiedersi sempre le solite domande: fino a quando durerà la maledizione moscovita? E, di conseguenza, quali eventuali mutamenti psicologici potrebbero finalmente riportare a Mosca una coppa che manca dal 2008?

Non solo. La pallacanestro che coach Dimitris Itoudis ha scelto di giocare, unita ad un gruppo variato solo nelle pedine secondarie nell’ultimo biennio, non lasciano spazio a troppe fantasie o interpretazioni, sia filosoficamente che statisticamente. Il “Cska basketball” concreto, corale, fisico, cinico e creativo - ma solo quando Milos Teodosic o Nando De Colo hanno la palla in mano - è un trademark unico in Europa, da due anni il miglior attacco del continente. Un qualcosa di prezioso, di cui il discepolo greco di Obradovic dovrebbe andar fiero come qualsiasi altro coach il cui lavoro sia già così ben riconosciuto ed ammirato dal resto dell’Eurolega.

Gli attacchi del Cska nascono spesso come “Hand-Off Screen Offense” con passaggi consegnati e blocchi che, soprattutto contro squadre come il Lokomotiv, scatenano cambi e mismatch sin nei primi secondi d’azione. Insieme al più classico dei pick and roll centrali - giocati quasi esclusivamente da Teodosic e De Colo dopo aver preso un blocco in area - sono scelte tattiche che impongono costanti letture della difesa - per sfruttare un gioco a due, un taglio backdoor o un ritardo nelle rotazioni, trovando il tiratore sul perimetro o la ricezione profonda di uno dei tanti lunghi abili nel gioco spalle a canestro.

La qualità nell’uno contro uno di De Colo (non a caso nominato MVP di questa Eurolega), Aaron Jackson e Cory Higgins sono una buona garanzia sul finire dei 24 secondi se la difesa dovesse essere stata puntuale, oltre alle invenzioni di Teodosic geniale nel “far vedere” i contatti agli arbitri. Completa lo splendido mosaico di un attacco stellare (122.5 di efficienza offensiva, ovvio primo posto EL) l’opportunismo innato di una squadra piena di veterani, chirurgica nel trasformare i rimbalzi difensivi in immediati contropiedi, con lanci lunghi à-la-Kevin Love da parte di due tra i migliori passatori europei (i soliti Nando & Milos).

Dove il Cska ha mostrato più di un limite è invece la fase difensiva, che anche durante la serie contro la Stella Rossa Belgrado ha causato molti grattacapi a coach Itoudis, con i serbi rimasti a contatto - troppo a contatto - per tutte e tre le partite nonostante le sconfitte. In primis ci sarà da risolvere il problema-Teodosic, sopra il quale Tarence Kinsey ha tirato con frequenza: aiutare il play espone a rotazioni e spazi maggiori che Itoudis non vorrebbe lasciare agli avversari, preferendo rimanere in marcatura singola scommettendo sulle percentuali della guardia avversaria (c’è Malcolm Delaney, a Berlino...).

Delle quattro finaliste Mosca è la peggiore in efficienza difensiva (109.6), percentuali da tre concesse (36,8%), percentuale reale al tiro concessa (47,8%) e liberi concessi (18,6 a gara): troppi indicatori per dare la colpa solo all’alto numero di possessi giocati, con il dito puntato sulla concentrazione ondivaga di Andrey Vorontsevich, la limitata mobilità di Joel Freeland, De Colo e Victor Khryapa, con l’unico baluardo difensivo Nikita Kurbanov costretto a sacrificare i suoi 2.02m sulla guardia avversaria più pericolosa.

Tutto questo ci porta al dilemma-Cska, vale a dire il blocco mentale nel quarto periodo. Itoudis durante l’anno ha dato più volte la sensazione di volere un killer ben piazzato sul tetto del palazzetto per eliminare improvvisamente Teodosic nei finali di partita. Con il serbo in campo nessuno, nemmeno Milos, sa cosa potrebbe capitare: un mattone dagli otto metri nei primi secondi dell’azione, una palla persa incomprensibile, un fallo banale… la sua assoluta imprevedibilità (e quella di De Colo) rappresenta La Variabile Impazzita che potrebbe trascinare a fondo il Cska nel più classico dei deja-vu. Oppure redimerlo una volta per tutte da tutti i peccati passati, chissà. Lo sport è bello per questo.

La Lokomotiva non si vuol fermare

Stagione Regolare EL: 8-2

Top-16 EL: 9-5

Playoff EL: 3-2 sul Barcellona

VTB: 22-8 (5°)

Prima apparizione alle Final Four per il team delle locomotive, chiamato così perchè alla nascita del club nel 1946 i primi allenatori erano operai delle ferrovie. Poi sono arrivati gli spostamenti tra le città della Russia meridionale fino a stabilirsi a Krasnodar nel 2009 - anno in cui è iniziata ufficialmente la storia contemporanea del Lokomotiv, che con questa Final Four raggiunge l’apice del suo percorso.

Avevamo creduto talmente tanto nel Kuban da dedicare cover e titolo della presentazione dei playoff al suo giocatore più rappresentativo, la guardia Malcolm Delaney: nonostante una serie molto tirata contro il mai domo Barcellona, la nostra fiducia è stata ripagata e ora a Berlino, senza finalmente più nessun tipo di pressione, il Lokomotiv sembra esser pronto per affrontare a viso aperto i cugini del Cska, contando in primis sul fattore difesa.

Coach Georgios Bartzokas infatti è riuscito nell’impresa di portare sulla panchina verderossa la sua “Olympiacos Mentality”, elevando la durezza mentale di un gruppo forgiatosi rapidamente durante la stagione, usando molti quintetti privi di un centro di peso. Atletismo, versatilità ed aggressività sono diventate presto le chiavi del Lokomotiv - primissima difesa europea con un rating difensivo di 101.5 - basando le proprie fortune su due concetti tanto basilari quanto delicati nella loro applicazione: cambi sistematici sui pick and roll e rotazioni tempestive, grazie all’elevata reattività di lunghi rapidi e dinamici come Anthony Randolph, Chris Singleton e Victor Claver oltre che sulla fisicità dei propri esterni, capaci di reggere più della media gli inevitabili mismatch in area con i centri avversari.

È una difesa che concede alcuni rischi calcolati. La priorità di Bartzokas è riempire l’area, sia per aiutare il piccolo che spesso si ritrova accoppiato al lungo avversario, sia per limitare e sconsigliare le penetrazioni. Per consentire ciò, in compenso, sul perimetro alcuni avversari vengono più “battezzati” rispetto alla media: se giocatori capaci ma non continui al tiro (come Satoransky nella serie contro il Barcellona) sono in serata particolarmente propizia, la coperta diventa più corta e più difficile da gestire, allargando il campo più di quanto preventivato. Contro il Cska il Lokomotiv “scommetterà” soprattutto su Higgins, Vorontsevich, Khryapa, Kurbanov e Fridzon, tutti buoni tiratori ma meno pericolosi per la difesa e i suoi aggiustamenti del duo Teodosic-De Colo.

L’altro rischio è che le rotazioni difensive di tutti e cinque i giocatori in campo devono essere precisissime e puntuali, ma ormai certi automatismi ed equilibri sembrano aver raggiunto quote elevatissime - così come la cattiveria agonistica nell’uno contro uno e i tagliafuori che hanno portato il Kuban a dominare l’Europa sotto le plance (prima per minor numero di rimbalzi concessi, solo 32 a gara, di cui solo 8.9 offensivi di media).

Per quanto riguarda l’attacco, invece, abbiamo già detto tutto quello che c’è da sapere su Delaney nella presentazione degli X-Factor delle Top16. Enorme condizionatore delle difese avversarie (primo assoluto per falli guadagnati a partita, 6.5), la sua grande stagione passa decisamente dagli spazi che l’altra star americana del Loko, l’ala Randolph, è riuscita a creare con il suo gioco atipico fatto di pick and pop, uno contro uno partendo dall’arco dei tre punti e un atletismo superiore ai pariruolo europei.

Lui e Chris Singleton - meno talentuoso ma più fisico e lottatore - sono le altre due ragioni principali dell’eliminazione del Barcellona ai playoff: spalle al muro in gara-4 e poi gara-5, i due lunghi con un passato in Nba hanno preso la squadra per mano, demolendo in un totale di 7 minuti (i 3 di Randolph nel supplementare di G4 e i 4 di Singleton in apertura di quarto periodo nella bella) la difesa inerme dei blaugrana.

Vedere per credere

La grande forza del Lokomotiv è proprio quella di avere diversi giocatori capaci di creare dal nulla punti e opportunità per la propria squadra, ma è chiaro che senza un adeguato supporting cast capace di sostenere le principali bocche da fuoco, le difese avrebbero alla lunga buon gioco nell’adeguarsi o raddoppiare il giocatore avversario più in ritmo, contro una squadra a cui non piace troppo correre (20° per possessi EL, 82.9).

Lo staff del Kuban ha lavorato egregiamente su questo aspetto, circondando le proprie stelle di giocatori “veri”, fisici, mentalmente solidi e dal gran tiro, come i “gemelli” Evgeny Voronov e Ryan Broekhoff (fondamentali sia in difesa che sugli scarichi in attacco), il veterano Sergey Bykov e l’ultimo importante arrivo, l’ex Siena Matt Janning (non a caso colui che nel video segna le due triple da assist dei compagni). Se le loro percentuali manterranno le medie stagionali anche a Berlino, il Lokomotiv Kuban potrà affrontare alla pari il Cska. Altrimenti, con serate come quelle di gara-2 o gara-3 contro il Barcellona, le difficoltà potrebbero diventare insormontabili anche con talenti sconfinati come Delaney o Randolph in campo.

Il dilemma-Kuban: Gara-1 dei playoff contro il Barcellona è stata probabilmente la partita più intensa e cattiva dell’anno. Considerata la vittoria del Lokomotiv e il test d’ingresso al livello più alto d’Europa superato brillantemente, pensavamo che il resto della serie sarebbe stato in discesa. Ci sbagliavamo: gara-2 ha mostrato uno dei Kuban più brutti e demotivati della stagione, sotto di 20 già dopo due quarti e il vantaggio del fattore campo regalato con troppa facilità - come se fosse bastata l’eccellente gara-1 per legittimare il proprio passaggio del turno. Nulla di più errato, e solo il magico supplementare di gara-4 in trasferta ha tenuto a galla Delaney&Co., bravi comunque nel chiudere i conti nel quarto finale della bella in casa. Contro il Cska però non saranno ammessi cali di concentrazione e rilassamenti, su entrambi i lati del campo.

Seconda semifinale: 13 Maggio, ore 21 – Fenerbahçe Istanbul vs. Laboral Kutxa Vitoria

Fener, la lezione sarà servita?

Stagione Regolare EL: 8-2

Top-16 EL: 11-3

Playoff EL: 3-0 sul Real Madrid

TBL Turca: 24-6 (1°)

Maurizio Gherardini, gm del Fener ex Toronto e Treviso, ha detto una cosa interessante sul suo Obradovic nel documentario targato EL: “Ha abbastanza flessibilità per adattare la sua filosofia alla qualità dei suoi giocatori”. Potrebbe sembrare una frase fatta, ma chi ricorda la pallacanestro giocata dal suo Real Madrid negli anni ‘90 con Sabonis, quella del Pana pluricampione nel primo decennio 2000 e quella del Fenerbahçe attuale non può non ammettere che sia stato proprio lui, il coach cannibale di coppe, a plasmare la propria idea di Gioco partendo dal talento a disposizione, dimostrando ancora una volta la propria grandezza.

Vedere Gigi Datome da 4 e Jan Vesely da 5 in prolungati minuti di gara (così come l’anno scorso Nemanja Bjelica) utilizzando concetti tipici dell’ormai inflazionata “small ball” è sintomo di grande intelligenza e disponibilità, di cui però non avevamo dubbi riconducendo il tutto al solito celeberrimo pragmatismo serbo di cui Zeljiko, parallelamente al suo alter-ego NBA Popovich (i due si stimano e si scambiano idee da tempo), ne è esponente orgoglioso: “Prendi ciò che hai e massimizzane il risultato”. Period.

Adattamenti alla pallacanestro del 2016 a parte, l’attacco a metà campo (solo 83.4 possessi a partita, 17° EL) del Fenerbahçe di Obradovic è un clinic di crescente qualità sull’infinito utilizzo del pick and roll, sia come chiamata principale in situazioni favorevoli sia come strumento per creare mismatch e vantaggi all’interno di un attacco pericoloso in tutti e cinque i giocatori. I concetti sono quelli tanto cari a mago Zelimiro e gli stessi che da decenni definiscono le squadre più vincenti d’Europa: timing&spacing per un’esecuzione efficace; pick and roll e ribaltamenti per creare superiorità numerica; punire gli adattamenti e le conseguenti rotazioni della difesa; sfruttare i mismatch di altezza e fisico per gli uno contro uno provocando raddoppi e rotazioni.

In tutto questo, l’utilizzo di una nuova ed innovativa forma di pick and roll nata negli ultimi anni, chiamata da alcuni “Spain screen offense” o “Pick and roll Backscreen offense” è diventata parte integrante dell’attacco giallonero, talmente efficiente da essere stata velocemente acquisita anche dal resto del mondo cestistico, NBA compresa. Diamo un’occhiata alle molteplici alternative…

Nella propria metà campo invece il Fenerbahçe è semplicemente tra le prime difese d’Europa (seconda per punti concessi, 72.2 a gara), a maggior ragione considerando che l’eliminazione nei playoff per 3-0 di uno dei migliori attacchi del continente, quello del Real Madrid, è arrivata senza Jan Vesely, il giocatore più atletico e più rapido nel coprire gli spazi, nel recuperare sui pick and roll e andare a rimbalzo.

I tre piccoli - Bobby Dixon, Ricky Hickman e Kostas Sloukas - cercheranno di pressare da subito Darius Adams e Mike James in semifinale (Fener secondo EL anche in assist concessi agli avversari, 15.6 di media), consapevoli che in area Udoh, Antic, Kalinic e forse Vesely (di ritorno dall’infortunio) costituiscono un ostacolo terrificante per le penetrazioni avversarie, con Bogdanovic e Datome incaricati di ruotare sulle ali dinamiche del Laboral, pericolose a rimbalzo offensivo e sugli scarichi con Blazic, Bertans e Hanga (il Fener è primo in EL per percentuale da tre concessa, 30.9%).

Jan Vesely è stato tra l’altro eletto nel primo quintetto stagionale, mentre il nostro Datome e Udoh nel secondo: il Fener è l’unica squadra d’Europa ad avere tre giocatori tra i primi dieci, inseguito dal Cska (Teodosic-De Colo) e dal Lokomotiv (Delaney-Randolph). Una coerente diapositiva delle gerarchie stagionali che vedono il club della parte asiatica di Istanbul favorito principale per la vittoria finale. Vittoria che tra l’altro premierebbe anche l’unica parte d’Italia presente a Berlino, ovvero Gherardini e soprattutto Datome, affermatosi quest’anno come miglior ala piccola d’Eurolega (primo per punti tra le ali, 12.2 di media, e 4° nel PER, 18.9) e stimatissimo da Obradovic, tanto da meritarsi occhiate accondiscendenti anche durante gli errori in partita: cosa più unica che rara.

Il dilemma-Fener: l’anno scorso Obradovic fece “assaggiare” per la prima volta ai suoi giocatori e all’organizzazione del Fenerbahçe il livello d’intensità, fisicità e solidità mentale richieste da una semifinale di Eurolega contro un Real Madrid in missione e diventato poi campione d’Europa. Non finì bene, soprattutto nel primo tempo. Quest’anno il coach serbo imporrà ai reduci un diverso atteggiamento figlio della lezione appresa, per completare l’ultimo step del lavoro iniziato due stagioni fa. È il favorito e quindi sa di avere maggiori pressioni, ma è anche consapevole di avere un’opportunità storica per il proprio club: se supereranno la prova-Laboral, sarà l’ennesimo successo di un allenatore che, quando è arrivato a giocarsi una finale europea, ha vinto otto volte su nove.

La Vitoria del pueblo

Stagione Regolare EL: 6-4

Top-16 EL: 9-5

Playoff EL: 3-0 sul Panathinaikos

ACB: 23-9 (4°)

Più pensiamo a Vitoria, alla sua struttura e al suo percorso stagionale, e più ci viene in mente l’Olympiacos bicampione: un recente passato nobile e dispendioso; un drastico ridimensionamento del budget; la risalita verso il vertice (anche se quella greca fu più lenta quella spagnola); e infine le F4, coronamento di una scelta precisa con un roster pieno di giocatori sottovalutati, con qualcosa da dimostrare al mondo o da riconquistare, un coach perfetto per esaltare il talento tecnico e umano a disposizione e la sensazione di un gruppo unitissimo, in missione. E se il Laboral riuscirà a battere il Fenerbahçe incontrando il Cska in finale, il paragone con i biancorossi di Spanoulis sarà definitivo.

Tatticamente un fattore che sicuramente accomuna le due squadre è la presenza di una stella che condiziona tremendamente le difese avversarie: qualcuno potrebbe storcere il naso nel vedere accostato Ioannis Bouroussis alla leggenda Vassilis Spanoulis, ma la realtà dei fatti afferma che l’ex Olimpia è ad oggi semplicemente il miglior centro d’Europa. La grande forza del Laboral durante la stagione è stata quella di non abbassare mai l’asticella dell’efficienza offensiva e difensiva anche quando Bouroussis non era in campo (27 partite su 27 iniziate dalla panca, 25 minuti di media giocati), cambiando faccia, protagonisti e alternative tattiche.

Ciò che ha stupito tutti è che queste alternative si siano materializzate al più alto livello Eurolega in quello che abbiamo definito essere il “Reietti Team 2.0” (sempre in onore all’Oly), con rispettivamente:

- un’ala, Mister “Weak Side” Adam Hanga, che l’anno scorso ad Avellino faticava ad emergere e che, dopo essersi infortunato in gara-1 contro il Pana, sembra essere tornato in formissima (22 punti e 7 rimbalzi Domenica in ACB). Hanga è una dinamo inesauribile, fenomenale nel prendere il tempo alla difesa sui rimbalzi offensivi e altrettanto letale nel partire coast-to-coast da un suo rimbalzo, oltre ad essere difensore atletico su più ruoli e pure nocivo dalla lunga distanza.

- due guardie di 1.85m, Mike James e Darius Adams, con il primo che due anni fa segnava 13 punti di media a Omegna, nei playoff della nostra A2; e il secondo che nel 2012 giocava in Venezuela. A Vitoria sono diventati rapidamente pedine fondamentali (James in uscita dalla panchina) per alzare il ritmo e segnare in tanti modi, spingendo sull’acceleratore appena possibile. E se Adams quest’anno ai suoi primi playoff EL è andato sempre sopra i 20 punti, James (secondo nel PER tra i play EL, 18.7) è stato capace di battere da solo nientemeno che il Real Madrid...

- tre lunghi come Davis Bertans, “Toko” Shengeila e Kim Tillie tutti al secondo anno in terra basca e snobbati dal resto d’Europa: il primo decisivo come “stretch-4” nel sistema del Laboral, il secondo convinto di essere il Ginobili georgiano in attacco, e il terzo componenti cruciali delle rotazioni difensive con le lunghe braccia e il tempismo per stoppate e rimbalzi, che in semifinale si ritroveranno accoppiati con Datome, Kalinic e Vesely.

Una squadra che in sostanza si diverte correndo (prima per possessi EL, 88.5), muove bene la palla e attende il suo totem Bouroussis per giocare il pick and roll o in post basso se il contropiede non ha avuto esiti positivi. Coach Perasovic, che conosce la pallacanestro e nel 1991 vinceva da titolare insieme a Kukoc la coppa con Spalato, sa bene che il Fenerbahçe è forse la squadra più attrezzata per limitare il dominio del proprio lungo di riferimento, con Vesely, Udoh e Antic: quello che chiederà ai suoi sarà di tempestare di uno contro uno esterni come Dixon e Bogdanovic, muovendo la difesa di Obradovic e sperando nelle triple di Bertans, Blazic e Adams per allargare un campo altrimenti maledettamente stretto.

D’altro canto Hanga (top-3 tra le ali europee in stoppate e recuperi) è uno dei pochi in Europa che potrebbe mettere a dura prova la fase offensiva di Datome. E la difesa del Laboral - sporca, dura e dinamica (secondo rating difensivo di EL a 101.6) - non sarà facile da superare nemmeno per la corazzata di Istanbul.

Il dilemma-Vitoria: la serie playoff contro il Panathinaikos è stata sostanzialmente dominata (+16, +4, +9 e zero sconfitte) addirittura oltre le aspettative, impedendo al Laboral di testarsi su un banco di prova simile a quello che troverà in semifinale contro il Fenerbahçe. L’incognita, così come nel 2012 lo fu per l’Olympiacos, riguarda la capacità di gestire tensione e l’emozione del debuttante al ballo più prestigioso d’Europa - a maggior ragione con il dubbio sul ritorno del secondo miglior giocatore, capitan Causer, ancora convalescente. Sapranno Adams, James, Hanga, Bertans, Blazic, Tillie mantenere a Berlino il grado di fiducia nei propri mezzi e nel proprio gioco che li ha accompagnati lungo tutta la stagione, anche dopo i primi inevitabili errori al tiro? Se la risposta è sì...

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