Da zero a 50 milioni. Il primo è il numero di giocatori che Apex Legends registrava il 3 febbraio, il giorno del lancio del gioco; il secondo indica il numero di utenti al 4 marzo, circa un mese dopo. Pochi titoli sono riusciti ad avere un’esplosione di popolarità simile, neanche videogiochi come Minecraft e Fortnite, ormai veri e propri blockbuster, se così possiamo definirli, hanno cominciato così bene.
E proprio come Fortnite, anche Apex Legends è un Battle Royale, che come tutti i nuovi Battle Royale ha l’obiettivo più o meno dichiarato di scalzare proprio Fortnite dal trono di questo genere. Il mondo dei Battle Royale si è decisamente affollato: dominano PlayerUnknown’s Battlegrounds e Fortnite, seguiti da altri titoli più o meno importanti tra cui Call of Duty Black Ops 4, Battlefield V, Ring of Elysium di Tencent. Ma nessuno tra questi sta andando più vicino di Apex Legends a competere con la leadership di Fortnite.
Ciò accade soprattutto grazie alla reputazione di Respawn Entertainment, azienda che lo ha sviluppato, già famosa per i titoli sparatutto e per l’ottima riproduzione dei movimenti dei personaggi; ma anche alla sua natura di gioco free-to-play, scaricabile gratis, che gli ha permesso di raggiungere un milione di giocatori unici nelle prime otto ore dal lancio.
Come funziona
L’esperienza di gioco inizia su un aereo (in modo del tutto simile a Fortnite o PUBG) che sorvola la mappa lungo una linea retta, i 60 giocatori per partita, suddivisi in squadre da tre, hanno un minuto di tempo per decidere verso quale zona dell’isola lanciarsi. Le isole si chiamano Outlands, e vengono dal secondo capitolo di un videogioco di qualche tempo fa chiamato Titanfall, di cui Apex Legends è un sequel. Un universo distopico in cui umani e robot, a volte ibridi, sono costretti a sfidarsi negli Apex Games, con venti squadre in lotta per la sopravvivenza.
Ciò che lo rende diverso dagli altri Battle Royale, è la presenza di personaggi con caratteristiche diverse tra loro. Su Fortnite o PUBG tutti i personaggi sono identici in termini di gameplay, cambiano solo esteticamente. Saltano allo stesso modo, si muovono senza differenze di sorta e interagiscono col mondo esterno in modo identico l’uno all’altro. Apex Legends, invece, offre undici personaggi diversi tra cui scegliere, chiamati "Leggende", ognuno con abilità e interazioni uniche.
Abilità che possono, o meno, entrare in sinergia con quelle degli altri, modificando il proprio stile di gioco ma anche incidendo significativamente sulla tipologia di strategia che la squadra ha la possibilità di mettere in campo per vincere. Una peculiarità che di solito si ritrova nel genere dei MOBA (Multiplayer Online Battle Arena), ovvero in titoli come League of Legends o Overwatch.
Apex Legends Invitational: le migliori squadre del mondo si affrontano per 500.000 dollari di montepremi nel primo torneo ufficiale.
In Apex Legends, poi, è possibile utilizzare zipline, corde per spostarsi velocemente da un punto all’altro, diventare invisibili, piazzare bombe e lanciare ologrammi-esca. O, ancora, creare una cupola difensiva.
Un’altra differenza è che nella modalità di gioco ordinaria si compone di squadre da tre componenti, mentre nelle altre modalità non competitive si può variare a squadre da due o come giocatore singolo.
Molte altre caratteristiche però saranno familiari a chi già conosce Fortnite, ad esempio è possibile rianimare i propri compagni feriti mortalmente entro un determinato periodo di tempo; oppure, in caso di morte, raccogliere i loro “stendardi”, una sorta di chip contenente tutti i dati del personaggio, per poi portarlo nei vari punti di richiamo e farlo ritornare sulla mappa (perdendo, però, tutte le armi, munizioni e oggetti raccolti fino al momento della morte, come non accade in Fortnite nella modalità di coppia).
Al contrario di Fortnite, però, non esiste un danno da caduta: a meno di non soffrire di vertigini non ci saranno conseguenze lanciandosi da luogo posto in alto. Dall’aereo, tra l’altro, ci si lancia e si atterra senza paracadute.
Il primo video di lancio.
Similmente agli altri Battle Royale, in giro per la mappa sono presenti diverse strutture e abitazioni: all’interno si trova tutto ciò di cui si ha bisogno per proseguire nel gioco. I personaggi partono con un inventario totalmente vuoto e con le proprie mani come unica arma a disposizione. Girando per la mappa è possibile raccogliere quattro tipologie di armi e ognuna richiede un diverso tipo di munizioni.
Oltre alle armi è possibile utilizzare tutta una serie di accessori, dal mirino al calcio delle armi, con diversi gradi di rarità: di colore grigio per quelli più comuni e meno incisivi, fino a quelli viola, epici, oro e leggendari, che forniscono più utilità e risultano determinati negli scontri a fuoco. Senza dimenticare, ovviamente, armature, elmi, ricariche per gli scudi e kit medici. Tutto recuperabile anche dagli equipaggiamenti degli avversari, disponibili una volta messi fuori gioco.
Ma, come detto, Apex Legends prende in prestito anche alcune similitudini dai MOBA. Oltre alle abilità dei personaggi già menzionate, infatti, i giocatori possono utilizzare un sistema di “ping” per segnalare sull’interfaccia di gioco la presenza di nemici, di casse da saccheggiare, porte aperte, armi e armature. Si tratta di segnali visivi e uditivi che aiutano la comunicazione tra compagni di squadra: un dettaglio non indifferente, considerato che la questione più incisiva nei giochi multiplayer è proprio la comunicazione e la difficoltà di trovare dei modi efficienti ed efficaci di inviare segnali ai propri compagni nel minor lasso di tempo possibile. Spesso la semplice voce nel microfono può non essere sufficiente: urlare al proprio compagno di squadra “C’è un nemico alla mia destra” può voler dire tutto e nulla se non si forniscono punti di riferimento, soprattutto in una fase concitata di scontro con gli avversari. I ping proiettati direttamente sulla mappa sono un ottimo modo per superare questo scoglio e permettere a tutti i giocatori di potersi orientare.
Il successo immediato, forse troppo
La giocabilità di Apex Legends è stato uno degli ingredienti fondamentali del suo successo, che ha sorpreso gli stessi creatori del gioco, come ha ammesso a Business Insider il CEO di Respawn Entertainment. Nel primo mese di lancio Apex Legends si è trovato costantemente tra i primi 10 giochi più popolari su Twitch, la principale piattaforma di streaming al mondo. Ma è successo anche grazie a una massiva campagna di marketing atipica negli esports e fino a quel momento poco utilizzata, con sponsorizzazioni ai principali influencer per trasmettere Apex Legends.
Per questo il giorno successivo al lancio, il gioco pubblicato da Electronic Arts spopolava su Twitch, con il coinvolgimento dei principali streamer del momento. Tra cui, ovviamente, Tyler “Ninja” Blevins, che secondo una fonte anonima riportata dall’agenzia stampa Reuters avrebbe ricevuto un milione di dollari per giocare ad Apex durante la propria diretta streaming giornaliera e pubblicizzare la trasmissione via tweet.
Mesi dopo, Ninja ha firmato un contratto di esclusiva con Mixer, la piattaforma di Microsoft che ha pagato una cifra vicina ai 10 milioni di dollari per strapparlo ad Amazon proprietaria di Twitch, ma ai tempi dell'uscita di Apex Legends vantava più di 13 milioni di follower e una media di 100.000 spettatori su Twitch. Grazie a questa esposizione mediatica Apex Legends ha bypassato il lento percorso di crescita e diffusione che un nuovo videogioco solitamente sperimenta.
In quei giorni su Twitch anche altri importanti streamer avevano ben visibile il logo di “Apex Legends Partner”, compreso Michael “Shroud” Grzesiek, ex-giocatore professionista diventato content creator a tempo pieno da milioni di follower. Nel suo caso la partnership è stata reciprocamente proficua, dato che grazie ad Apex è diventato in poco tempo lo streamer più seguito e con più iscrizioni al canale.
La presentazione della Stagione 3 e della nuova leggenda Crypto.
Quella di Respawn Entertainment è stata una mossa mediatica studiata per sopperire alla spasmodica ricerca di informazioni dei potenziali nuovi giocatori: al momento dell’uscita, il canale Twitch di Apex Legends ha registrato una media di 300.000 spettatori, il doppio di quanto era riuscita a fare Fornite nello stesso periodo dell’anno. Per ogni salita vertiginosa, tuttavia, c’è spesso una discesa altrettanto ripida: dopo un mese ai vertici il titolo ha perso popolarità con l’esaurirsi della spinta fornita da streamer e influencer, scendendo sotto i 50.000 spettatori.
Dopo un mese dall’uscita, nonostante gli utenti del gioco siano continuati ad aumentare fino ad arrivare a 50 milioni a inizio marzo, la popolarità su Twitch ha vissuto una spirale decadente: il sito The Esports Observer ha mostrato come persino Grand Theft Auto V, un gioco datato 2013, aveva superato Apex in visibilità. Così come c'è stato il ritorno di Fortnite, che complice l’arrivo dei nuovi contenuti della Season 8 e l’annuncio delle imminenti qualificazioni per la World Cup ha spostato l’attenzione di spettatori, streamer e influencer.
Il volume di ore viste dagli spettatori su Twitch di tre giochi presi a riferimento: Apex Legends, Fortnite e GTA V (Fonte: The Esports Observer).
Sulle montagne russe
C’è da dire che anche Apex Legends ha fatto poco per invertire la rotta, con gli sviluppatori accusati di non essere preparati nel gestire tale successo e continuare ad alimentarlo. Una volta uscito, ad esempio, i giocatori hanno dovuto attendere troppo per le prime novità, e un mondo governato dall’immediatezza e da contenuti sempre freschi non sono consentiti tempi di sviluppo geologici. A Respawn sono servite non ore ma settimane per risolvere anche i bug più semplici, per non parlare della facilità iniziale con cui hacker e cheater (ovvero coloro che barano sfruttando il codice del gioco per ottenere effetti a loro favore altrimenti impossibili) riuscivano a interagire con il titolo rendendo frustrante l’esperienza di gioco degli utenti “onesti”.
Il risultato è stato avere per diverso tempo un gioco stagnante, con gli streamer che gli hanno via via dedicato sempre meno ore, succubi dei gusti dei propri spettatori. Uno su tutti Dr Disrespect, al secolo Herschel Beahm IV, uno degli streamer più apprezzati di Twitch, vincitore per due volte del premio degli Esports Awards come streamer dell’anno: quando ha compreso che Apex non stava ricevendo dall’alto le giuste attenzioni ha preferito tornare a giocare ai diretti competitor: cioè Fortnite e PUBG.
D’altronde, lanciarsi decine di volte al giorno sulla stessa mappa può diventare noioso, sia da giocare che da vedere. Le novità e i cambiamenti necessitano di una maggiore frequenza affinché l’utente o lo spettatore non si annoi e ad esempio Fortnite ha scelto di modificare la mappa a ogni inizio stagione, ma ha anche avuto il colpo di genio di aggiungere una Modalità Creativa che permette ai giocatori di modificare le modalità di gioco, dandogli la possibilità di realizzare il proprio prodotto personale.
Al di là delle oscillazioni di pubblico sugli streaming Apex Legends ha continuato a crescere in termini di utenti registrati tra PC e console, passando dai 50 milioni di marzo ai 70 del 29 ottobre 2019 (secondo quanto riportato da SuperData), ma il tasso di crescita non è dei migliori se spalmato sui mesi: è cresciuto del 100% in meno di un mese (dall’11 febbraio al 4 marzo), per poi scendere al 40% negli otto successivi, con un calo di circa 5 punti percentuali mensili.
La crescita del volume di giocatori di Apex Legends dall’uscita il 4 febbraio 2019 al 29 ottobre 2019 (Fonte SuperData, dati in milioni).
Discorso simile per i guadagni. Le tre curve di ore viste, tasso di crescita degli utenti e ricavi potrebbero benissimo essere sovrapponibili. Il che dimostra ancora una volta quanto l’andamento futuro di Apex Legends dipenda dalla presenza di nuovi contenuti.
All’uscita di novità, mappe, leggende e modalità, Apex vive ogni volta un ritorno di utenti: quando si esaurisce la spinta, però, i giocatori sembrano preferire tornare alle vecchie abitudini, Fortnite in primo luogo.
Certo, anche il titolo di Epic Games non se la passa benissimo, dato che l’azienda di consulenza Edison Trends ha stimato che i suoi ricavi a giugno 2019 sono diminuiti del 52% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma Apex Legends sembra ancora dover consolidare quella reputazione che gli permetterebbe di avere una popolarità più stabile.
Va detto però che la sua crescita sembra comunque costante: a settembre 2019 i ricavi hanno raggiunto quota 16 milioni di dollari, mentre ottobre ha rappresentato il miglior mese di sempre per Apex Legends con 45 incassati (combinando le spese degli utenti su PC e console). Un'impennata che combacia con il lancio della Stagione 3, compresa di nuova mappa, nuovo personaggio e altre novità.
Un altro dato fornito dalla ricerca di Edison riguarda, inoltre, la fedeltà all’acquisto degli utenti: il 62% dei giocatori che hanno acquistato un contenuto nel mese di giugno, hanno effettuato un acquisto anche nel mese successivo. Una percentuale che per Fortnite scende al 49%.
Il rilancio passa dall’esports
Nuovi titoli come Apex Legends sembrano quindi vivere di folate, di momenti di notorietà che si esauriscono in breve tempo. D’altra parte, sarebbe insostenibile alimentare in modo massivo l’attenzione dell’utenza media continuando a pagare influencer e streamer.
Apex ha raggiunto il suo primo obiettivo, e cioè quello di creare una propria community che potesse essere più o meno stabile, una base d’utenza regolare. E gli sviluppatori, dopo un’iniziale fase di rodaggio, hanno compreso che rilasciare aggiornamenti regolari e ascoltare la comunità di videogiocatori, dai professionisti ai casual gamer, è la migliore via da seguire. Adesso, però, c'è un secondo e più difficile obiettivo: mantenere alta l’attenzione e incrementarne la popolarità nel lungo periodo, insieme ovviamente al numero di utenti.
La via migliore per raggiungerlo potrebbe essere quella competitiva, ovvero diventare un esport. Come hanno dimostrato League of Legends, Counter-Strike e altri titoli, possedere una propria struttura competitiva aiuta a rimanere sulla cresta dell’onda, almeno per buona parte dell’anno. Offre la possibilità di creare contenuti in maniera naturale, di raccontare storie sui giocatori e sulle squadre, di far nascere di rivalità, tutti aspetti che consentono a un videogioco di essere costantemente al centro dell’attenzione e di attirare curiosi.
Il picco di popolarità e spettatori su Twitch per Apex Legends durante il torneo del Twitch Rivals (Fonte: The Esports Observer).
Il 2019 per Apex Legends è stato un anno di prova in termini di competitività per la stessa Electronic Arts, che ha cercato di capire come divulgare la componente esports del proprio titolo. Un campo dove anche un colosso come Fortnite fatica ad affermarsi, principalmente perché trasmettere una partita con 60, 80 o 100 giocatori in contemporanea non è il più semplice dei lavori.
Il primo esperimento è stato il Pre-Season Invitational disputato a Katowice, in Polonia, a cui hanno partecipato diverse squadre da tutto il mondo per il primo vero evento competitivo di Apex Legends, sia come torneo che in termini di produzione televisiva. La vittoria (e 500mila dollari) è andata ai TSM, una delle organizzazioni esports più conosciute e seguite negli Stati Uniti, tra le prime a credere nelle potenzialità di Apex.
Il titolo di Respawn Entertainment ha tutte le carte in regola per essere un esports di prima classe. Possiede potenzialmente le caratteristiche di due dei generi più seguiti e giocati al mondo: gli sparatutto in prima persona (FPS) e i MOBA, di cui Counter-Strike e League of Legends sono gli esponenti principali. Apex coniuga l’abilità meccanica di base del saper come e quando sparare, fondamentale negli FPS, e l’abilità razionale del sapersi muovere in gruppo in modo strategico e funzionale allo scontro con gli avversari.
Apex possiede due caratteristiche che distinguono gli esports dai semplici videogiochi: l'intuitività dell’azione, sia per il giocatore che per lo spettatore, che la fruibilità del gioco anche a chi lo osserva per la prima volta. Una combinazione difficile da ottenere, tanto che potremmo quasi definirlo come il Santo Graal degli esports, che in molti hanno cercato e pochi, pochissimi, sono riusciti a trovare.
Spingere i giocatori a collaborare, a muoversi come un’unica entità piuttosto che come un singolo incrementa notevolmente il livello del gioco, appianando le differenze sulle meccaniche di base, rendendolo più spettacolare e permettendo anche a chi parte sulla carta come sfavorito di diventare una leggenda. Unito alla grande mole di videogiocatori quotidiani e all'interesse mediatico che suscitano gli eventi competitivi, Apex si presenta al 2020 potenzialmente come il titolo esports dell'anno.
Sono già state annunciate per il 2020 le Apex Legends Global Series: dodici eventi live a livello globale, organizzati direttamente da Electronic Arts e Respawn o da terze parti, per un montepremi totale di 3 milioni di dollari. Ed Vince Zampella, responsabile di Respawn Entertainment, ha affermato che gli esports giocheranno un ruolo fondamentale nel futuro di Apex Legends. E dello stesso avviso è John Nelson, Competitive Gaming Commissioner: «Apex Legends è uno dei lanci di maggiore impatto nella storia dei videogiochi e possiede un enorme potenziale nel mondo esports. Attraverso una stretta comunicazione con la nostra community, abbiamo creato un ecosistema accessibile di Apex Legends in cui qualsiasi giocatore può diventare il protagonista, mentre il mondo intero guarda l'evoluzione unica e coinvolgente degli esports Battle Royale».
Uno dei punti di forza di questo nuovo ecosistema è che si tratta di un modello aperto e inclusivo che permette potenzialmente a ogni giocatore di diventare un professionista e accedere al montepremi. Il primo appuntamento online è per gennaio 2020, mentre il primo Major dal vivo è per metà marzo, all’Esports Stadium di Arlington. Alla fine dell’anno le 100 squadre che avranno ottenuto più punti all’interno del circuito, si giocheranno il titolo mondiale e 1 milione di dollari di montepremi.
Fortnite rimane ancora il più apprezzato del genere Battle Royale e probabilmente lo rimarrà ancora per un altro anno. Tuttavia, Apex Legends sta costruendo attorno a sé un ecosistema apprezzato dagli utenti: un videogioco che si è ritagliato un proprio spazio grazie alle similitudini e, ancor di più, alle differenze rispetto agli altri titoli. Apex Legends punta alla sostenibilità nel tempo, con un modello pensato per continuare ad alimentarsi nel lungo periodo.