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L'amarissima sconfitta di Arianna Errigo
29 lug 2024
29 lug 2024
Alla sua ultima Olimpiade un'altra sconfitta dura.
(foto)
Foto IMAGO / PanoramiC
(foto) Foto IMAGO / PanoramiC
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La seconda giornata della scherma italiana a Parigi è finita con un gran senso di frustrazione, una successione anti-climatica di eventi che ha visto protagonista soprattutto la figura di Arianna Errigo, fiorettista monzese classe 1988, sulla quale pesavano non poche pressioni.

L’olimpiade individuale della favorita si è chiusa ai quarti di finale su un 14-14 ribaltato a favore dell’avversaria – l’americana Scruggs – per una decisione arbitrale piuttosto ambigua. Il fioretto, così come la sciabola, è un'arma che vede nella lettura arbitrale dell’azione un elemento importante per decretare gli esiti dell’assalto.

A farla da padrone molto spesso non è tanto la legge del più forte quanto quella della convenzione: una stoccata è da considerarsi prioritaria su un’altra se portata in attacco o se tirata come risposta dopo una parata, bloccando quindi l’attacco dell’altro lato. Nel caso specifico di Errigo si può dibattere su quanto potesse considerarsi un attacco l’affondo di Scruggs, quanto in anticipo rispetto ad Arianna avesse iniziato l’affondo, tuttavia per chi ha visto dall’inizio l’intero incontro, la superiorità dell’americana sulla pedana non è mai davvero stata messa in dubbio. E questo bisogna dirlo chiaramente.

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Nel solo primo tempo Scruggs ha imposto un severo punteggio di 8-2 all’italiana, sfruttando la velocità e la sua superiorità atletica. L’incontro è stato movimentato, poca tecnica tantissima agilità, una condizione che Errigo si è dovuta adattare a seguire, soffrendo in molti punti, visibilmente. È grazie al suo talento straordinario, poi, che Errigo è riuscita a riportarsi in parità ancora nei primi tre minuti. Ha alzato il ritmo dell’assalto e ha ripetuto i contrattacchi che le erano valsi la vittoria nel turno precedente contro la francese Lacheray. Poi, appunto, quell'ultima stoccata.

L'oro individuale nel fioretto era l'unico mancante per Arianna Errigo, e dunque la sconfitta di ieri ne definisce parte della carriera. Era la sua ultima olimpiade. Un’uscita di scena diversa da quanto sperato, ma che comunque aspetta ancora di registrare i risultati della prova a squadre, in cui l’Italia si è sempre fatta trovare incredibilmente pronta.

Essere stata scelta come portabandiera della delegazione italiana, insieme a Gianmarco Tamberi, è stato solo uno dei tanti dettagli che hanno contribuito a tenere i riflettori puntati sulla performance di Arianna Errigo, quest’anno: campionessa d’Europa uscente, la fiorettista conta con Parigi la sua quarta olimpiade ed è arrivata da veterana affamata di un risultato che fino a oggi le era sempre sfuggito in modi diversi.

A Londra, nel 2012, la corsa all’oro era stata fermata dalla compagna di squadra Elisa Di Francisca, mentre il gradino più alto del podio lo aveva calcato con le compagne di squadra, Vezzali inclusa, in quell’occasione alla sua ultima olimpiade. Di Valentina Vezzali, Arianna Errigo avrebbe potuto essere la diretta erede, eppure la storia della sua partecipazione olimpica è quella di una frustrante ricerca del metallo più prezioso, senza mai riuscire a raggiungerlo, a dispetto di tutti i pronostici. Una parabola che ricorda in tanti modi quella della sciabolatrice ucraina Olga Kharlan, tra le più forti del mondo da diversi cicli olimpici, anche lei tuttavia alla ricerca estenuante dell’unico oro mancante, quello dei cinque cerchi.

Dopo Londra, Errigo era arrivata a Rio nel 2016 con la missione di ripetere e superare la performance di quattro anni prima, anche quella volta, come quest’anno, presentandosi da campionessa europea in carica. In Brasile, però, la sconfitta aveva fatto ancora più rumore che a Parigi, perché era arrivata già agli ottavi: la canadese Harvey, all’epoca poco più che una debuttante, aveva buttato fuori l’italiana con un pesante parziale di 10-1, un recupero temerario e audace che aveva portato la giovanissima atleta a chiudere l’assalto 15-11 dopo che Errigo aveva condotto fino a 10-5 nella prima parte dell’incontro. Due olimpiadi più avanti, è il 2024, e Harvey più esperta e studiata nei movimenti, ha interrotto la corsa al podio dell’altra fiorettista italiana, Martina Favaretto, con un punteggio di 15-14.

Per Arianna Errigo le olimpiadi di Rio avevano segnato un punto di svolta importante, una consapevolezza nata dall’aver toccato il fondo delle sue aspettative disattese. In polemica con il maestro Tomassini, che avrebbe tradito la sua fiducia accettando di allenare anche Elisa Di Francisca, Arianna aveva annunciato che da quel momento si sarebbe allenata da sola, con l’aiuto del compagno e poi futuro marito Luca Simoncelli. Molti di quelli più vicini alla cerchia della fiorettista, ricordano la sua preparazione per Tokyo come circondatada un clima di peculiare tensione: Errigo – schermitrice completa, tra le poche ad aver dimostrato un’intelligenza tecnica che riesce a superare la distinzione delle tre armi – aveva annunciato il proposito di partecipare alla qualificazione olimpica anche per la sciabola, sollevando non pochi attriti da parte della federazione. Anche in quell’occasione la fiorettista italiana è tornata a casa senza medaglia, bloccandosi al quinto posto della classifica finale.

Ma arriviamo alla giornata di ieri a Parigi. Che cosa è cambiato per Arianna dal 2021? Alla quarta olimpiade l’atleta è arrivata sotto la direzione di un nuovo CT, Stefano Cerioni, quello che aveva guidato il successo clamoroso di Londra 2012. L’idea di rimettersi sulle orme di Vezzali era tornata, senza dubbio incoraggiata da questo dettaglio. La monzese è anche reduce da un parto gemellare, a solo un anno dalla competizione olimpica, con taglio cesareo. Un evento che – contro tutti i pronostici - non ha fermato la sua preparazione e non le aveva impedito di vincere un oro mondiale a squadre a soli cinque mesi dal parto, già nel 2023.

Quando Arianna Errigo è salita in pedana per il primo assalto della giornata, il corpo era appesantito dalla tensione, ma altrettanto visibile era il peso di un carisma che ha contribuito alla vittoria molto più di qualsiasi altro gesto tecnico contro la filippina Samantha Catantan, trentatreesima nel ranking internazionale. Nella prima parte dell’incontro gli attacchi di Errigo erano cauti e andavano a segno cercando la chiusura corpo a corpo con l’avversaria, la stoccata tirata in posizione di prima, col braccio in alto e la punta dell’arma verso il bersaglio basso dell’altra. Catantan però era più agile, anche grazie alla statura più piccola rispetto all’italiana. Dopo un parziale di 4-0 è riuscita a recuperare rubando a Errigo la sua stessa strategia, e anticipando il momento di chiusura. Guardando l’assalto da casa, ha fatto un certo effetto notare il temperamento della filippina, che nella seconda parte dell’incontro – sfidando la numero uno del mondo, ha ricalibrato i suoi contrattacchi fino a raggiungere l’avversaria.

Sul 5-5 per Errigo si è riacceso l’incubo di Rio: la posta in gioco era sempre la stessa, ma l’italiana oggi si conosce meglio, ha imparato a resettare, a focalizzare attraverso l’ansia di non farcela. Il secondo tempo ha portato chiarezza alla nostra fiorettista che ha capito di dover sfruttare l’altezza e preparare attacchi lunghi, per sfruttare il proprio vantaggio fisico sull’altra. Da allora l’incontro si è fatto più veloce, con attacchi da manuale fatti di finte e cavazioni seguite da lunghi affondi, sempre dominando distanza e tempo. La quindicesima stoccata è arrivata faticosa, seguita da molti colpi su bersaglio non valido che hanno lasciato Arianna letteralmente in ginocchio. L’incontro si è chiuso 15-12, l’ultimo punto regalato all’italiana da un cartellino rosso ricevuto dalla filippina per contatto corpo a corpo.

A guardare il resto della gara, compreso l’incontro successivo a questo, si direbbe che a far soffrire la schermitrice italiana numero uno al mondo, sia la scherma extra-europea. Non necessariamente più evoluta di quella del vecchio continente, ma forse meno ortodossa e più atletica. Lo dimostra l’apparente facilità con cui nell’incontro successivo Arianna Errigo ha eliminato la fiorettista francese Eva Lacheray con un punteggio finale di 15-6, raggiunto grazie a una serie di contrattacchi perfetti tirati alla velocità della luce.

Emblematico in tal senso è stato anche l’incontro che ha buttato Errigo fuori, quello con l’americana Lauren Scruggs, nona nel ranking internazionale e alla sua prima olimpiade. Classe 2003, la fiorettista del team USA è stata celebrata a fine giornata dal Washington Post per essere entrata nella storia come prima afroamericana a vincere una medaglia olimpica individuale per il Team USA: l’argento ottenuto dopo la finale persa contro la compagna di squadra Lee Kiefer, campionessa olimpica già a Tokyo 2020, ha tutto il valore di un passaggio di testimone tra le due, da verificarsi nel prossimo futuro.

Kiefer, studentessa di medicina del Kentucky nata nel 1994, ha fatto storia a sua volta scrivendo il proprio nome in un club molto esclusivo, quello degli schermidori che sono riusciti a confermare il proprio successo olimpico un’olimpiade dietro l’altra. Insieme a lei, come ricorda il Guardian, troviamo solamente Mariel Zagunis nella sciabola (USA), Valentina Vezzali nel fioretto e Timea Nagy (Ungheria) nella spada. Accanto a Vezzali, l’unica altra donna riuscita a ottenere due ori olimpici individuali consecutivi era stata Ilona Elek-Schacherer, che ci riuscì nel 1936 e nel 1948.

La seconda giornata di Parigi 2024 si chiude per la scherma italiana con un bilancio negativo e molti echi di una delusione che avevamo già imparato a conoscere a Tokyo: la prima medaglia nella sciabola con Gigi Samele, il primo giorno, questa volta di bronzo, non è stata seguita da nessuna medaglia nella spada maschile e nel fioretto femminile, con Alice Volpi che perde l’occasione del Bronzo, ancora come a Tokyo, questa volta contro la canadese Harvey.

Da anni la scherma italiana si presenta alle olimpiadi con la fama di miniera d’oro della nazione nel medagliere olimpico, abbiamo visto però che il quadro internazionale sta cambiando e moltissime nazioni si stanno aggiungendo alla corsa per la supremazia che per tantissimo tempo è spettata all’Europa. Nella spada maschile, per esempio, la straordinaria performance dell’egiziano El-Sayed – che ha guadagnato il bronzo da debuttante – parla di un continente africano sempre più pronto a competere per la sua fetta di gloria nel panorama internazionale.

La politica cambia e insieme cambia lo sport. La diaspora di maestri europei – italiani inclusi – è un dettaglio non da poco, che nei prossimi anni contribuirà a cambiare la narrazione delle vecchie supremazie sportive in vista di nuove mitologie. L’Italia dovrà essere pronta a guardarsi intorno, pensare meno al passato e più al futuro, in tutti i sensi, incluso quello di puntare di più sulle nuove generazioni, quasi del tutto assenti nelle squadre di queste olimpiadi.

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