L’Europa League è una competizione logorante e che non ammette compromessi. All’inizio si possono sfidare squadre di campionati minori, magari affrontando trasferte molto lunghe, ma verso la fine il livello si alza fino ad avvicinarsi quasi a quello della Champions League. Non è una competizione che ammette partite svogliate o tentennamenti. Il ritmo a tratti è infernale e controllare una partita è forse ancora più difficile che in Champions League, perché l’esperienza di una squadra ha meno valore (l’ha provato sulla sua pelle il Siviglia, eliminato dallo Slavia Praga) e a vincere spesso è la squadra che rischia di più nel perseguire la propria strategia, quella più determinata.
A Londra abbiamo assistito a quelli che probabilmente sono stati i 45 minuti peggiori della stagione del Napoli, che non è sembrato avere lo spirito adatto a un quarto di Europa League. Per dare un’idea basta questo dato: i 6 tiri nello specchio subiti dal Napoli nel primo tempo sono un record negativo per questa stagione in tutte le competizioni. Si è molto parlato di come la mancanza di obiettivi abbia influenzato le prestazioni del Napoli in campionato, ma ora anche arrivare in fondo in Europa League è diventato complicato, dopo il 2-0 subito dall’Arsenal.
La vittoria, dal punto di vista tattico e psicologico, è stata totale per Unai Emery, e i primi 45 minuti hanno mostrato pienamente l’Arsenal che aveva in mente e su cui sta lavorando con fortune alterne in questo difficile passaggio di consegne dopo il regno di Wenger.
Come l’Arsenal ha dominato il Napoli
L’Arsenal del primo tempo era una squadra aggressiva senza palla, con una difesa alta e organizzata per il fuorigioco, che attaccava risalendo il campo compatta con combinazioni veloci palla a terra, ma abile a cambiare fronte e coinvolgere tutta la linea offensiva nella propria manovra, così da avere più giocatori possibili ad attaccare l’area di rigore. In stagione questi tratti distintivi del suo gioco non si erano mai visti tanto chiaramente come nel primo tempo contro il Napoli. Questo calcio è anche quello che meglio si abbina a un attacco come quello formato da Özil alle spalle della coppia Lacazette-Aubameyang, a un centrocampo così dinamico come quello formato da Torreira e Ramsey al centro, e Kolasinac e Maitland-Niles sulle fasce, e soprattutto a una difesa così fragile nei singoli come quella attuale.
Dal punto di vista tattico il 3-4-1-2 dell’Arsenal non è stato letto dal Napoli, che si è trovato sempre in inferiorità numerica nella fascia centrale, dove i tre centrocampisti dell’Arsenal non sono mai stati in linea tra loro e hanno offerto ricezioni su più altezze di campo. L’Arsenal poteva pareggiare numericamente la coppia Allan-Fabián con Ramsey e Torreira e avere comunque Özil nei pressi del pallone libero di muoversi. Emery ha evidentemente studiato bene il 4-4-2 di Ancelotti, perché si è presentato da subito con un’uscita del pallone in superiorità numerica costante: considerando che gli esterni del Napoli non salivano a pressare per paura di lasciare campo a quelli dell’Arsenal, molto alti e larghi per dare ampiezza, Emery ha formato con i tre difensori centrali (sempre molto larghi tra loro) e i due centrocampisti centrali un poligono che metteva in mezzo le due punte del Napoli ed escludeva la coppia di centrocampisti. L’esclusione era data dalla presenza di Özil: se Allan saliva in pressione su Torreira, il trequartista si abbassava a ricevere alle sue spalle e con un controllo orientato era libero di partire in conduzione.
Praticamente l’Arsenal è riuscito a raggiungere la zona di rifinitura a proprio piacimento con la semplice disposizione in campo e la circolazione del pallone scelta da Emery. Da lì in poi i vari movimenti delle punte, degli esterni e di Ramsey, che si sganciava seguendo la manovra, mettevano in difficoltà la linea difensiva del Napoli. Quando la palla veniva persa la pressione era alta, schierata a seconda dell’altezza della palla e verso l’esterno nell’uscita dal basso del Napoli. Nel primo tempo nessun giocatore ha recuperato più palloni dei sei di Özil, e questo è un dato che fa capire quanto il genio tedesco si sia trovato nel suo habitat ideale.
Un esempio può essere questo a inizio partita, in cui si vede come una punta (in questo caso Aubameyang) segue il centrale col pallone, mentre l’altra si muove sul centrocampista in aiuto (Lacazette su Allan) e Özil sull’altro centrale. L’esterno Maitland-Niles va su Mario Rui, su cui era stato indirizzato il possesso, mentre il centrocampista Ramsey è andato sull’esterno Zielinski, abituato a entrare nel mezzo spazio. Mario Rui è stato subito contrastato da Maitland-Niles e ha perso la palla, e il rimpallo ha costretto Koulibaly a concedere una rimessa offensiva all’Arsenal.
Per mantenere il possesso, il Napoli doveva far circolare il pallone a bassi ritmi, favorendo così la strategia dei blitz dell’Arsenal, che con il suo schieramento poteva attaccare velocemente chi riceveva la palla. Nella prima mezz’ora l’Arsenal è sembrato veramente giocare con un uomo in più, o comunque andare a una velocità superiore.
Entrambi i gol che hanno deciso la gara sono nati da due perdite del pallone del Napoli. Il primo mostra tutto il potenziale dell’Arsenal di Emery: Maitland-Niles recupera il pallone conteso dopo un lancio sbagliato di Mario Rui verso Insigne e si fionda in avanti dopo essersi appoggiato a Özil, che riceve libero ma ha l’intelligenza di eseguire una pausa in movimento per consentire ai compagni di posizionarsi meglio. Il trequartista tedesco scambia con Ramsey con un triangolo avanti-indietro e allarga su Lacazette, che attende l’arrivo di Koulibaly prima di servire con un tunnel il pallone in area a Maitland-Niles che, spalle alla porta, stoppa e appoggia poi per Ramsey, arrivato in area libero di calciare.
L’Arsenal ha manipolato le linee del Napoli mentre avanzava, segnando un gol che coniuga verticalità con palla, sapienza tecnica nel giocarla e movimenti senza palla per occupare spazi sensibili.
L’ultima parte del bel gol di Ramsey.
La scelta iniziale di Ancelotti di avere i due centrocampisti centrali a piede invertito non ha dato i frutti sperati e ha aiutato la pressione centrale dell’Arsenal. L’idea, nata forse dalla voglia di costruire triangoli tra terzini e centrocampisti per risalire il campo, ha costretto chi riceveva a farlo guardando l’esterno del campo. Si è visto ad esempio nell’errore di Fabián, che su un passaggio del terzino destro si è girato in senso orario dopo il primo controllo e non ha potuto vedere Torreira che arrivava da dietro. L’assenza di uno scarico vicino e la foga di Torreira hanno quindi causato una perdita sanguinosa e dato origine al secondo gol. Nel secondo tempo Allan e Fabián hanno invertito le posizioni, ma la partita era ormai compromessa.
Fabián è probabilmente l’unico giocatore in grado di resistere alla pressione alta dell’Arsenal col pallone tra i piedi, ma il Napoli non solo non è riuscito a invitare la pressione e a sfruttarla a proprio vantaggio, ma ha fatto grande fatica a risalire il campo. Anche l’alternativa del lancio dietro la difesa dell’Arsenal non è stata utile ed è servita più che altro a liberarsi della pressione, evitando errori come quelli che hanno portato ai due gol.
Da dove ripartire per sperare nella rimonta
Per pensare di rimontare al San Paolo, il Napoli deve prendere ispirazione dal secondo tempo, come ha detto Ancelotti a fine partita: «Abbiamo sbagliato troppo: è vero che loro hanno pressato tanto, ma gli errori dovuti al timore sono stati troppi. Dobbiamo ripartire dal secondo tempo». Va però detto che l’Arsenal ha giocato in modo diverso dopo l’intervallo, forse per evitare di prendere gol o perché necessitava di conservare le energie, e si è accontentato di mantenere le posizioni e arretrare il baricentro del pressing.
L’idea di Emery nel secondo tempo è stata di invitare il Napoli a giocare e colpirlo poi in contropiede con esterni e attaccanti. Questo ovviamente ha fatto respirare gli azzurri, ha dato loro maggiore fiducia e ha reso più facile risalire il campo. La strategia dell’Arsenal nel secondo tempo ha però messo in mostra quanto sia fragile la linea difensiva non appena viene limitata la pressione sul portatore: improvvisamente il campo alle spalle si è aperta ed è diventata facilmente attaccabile, perché la difesa è troppo avanzata per una squadra che non vuole più recuperare alto. Emery si è preso un rischio che poteva costare caro e ha apportato quindi delle modifiche, inserendo a metà secondo tempo Mkhytarian e Iwobi per Lacazette e Özil, passando a un 3-4-3 ancora più reattivo.
Insomma nel secondo tempo il Napoli ha giocato meglio, ma contro aveva un altro Arsenal. Un motivo per credere alla rimonta è il buon funzionamento di una delle strategie scelte da Ancelotti per arrivare alla conclusione, che non ha portato al gol ma ha permesso di creare le due occasioni più chiare della partita: il tiro di Insigne a fine primo tempo e quello di Zielinski al 72’.
I lanci per scavalcare centralmente la linea avversaria non hanno funzionato come sperava Ancelotti (il Napoli è stato colto 7 volte in fuorigioco, 4 volte il solo Insigne) principalmente perché entrambe le punte scelte hanno preferito ricevere sui piedi centralmente, annullando il vantaggio del loro primo passo nello scatto per tagliare tra i centrali. Ha avuto più successo invece la ricerca delle ricezioni di Callejón, posizionato alle spalle dell’esterno Kolasinac. La ricezione continua in quel punto attraeva Kolasinac e liberava un uomo accanto a Monreal, il centrale di sinistra, che doveva uscire per fronteggiare chi si posizionava in quella zona.
Monreal non è un fenomeno nelle letture difensive e non possiede l’atletismo per uscire continuamente dalla linea e con il passare dei minuti ha avuto sempre più problemi a capire come posizionarsi. Trovare la profondità in quel punto del campo può dare al Napoli la possibilità di creare pericoli.
La grande occasione di Insigne è arrivata proprio per un passaggio dalla fascia di Callejón in diagonale in area, passando per dove sarebbe dovuto stare Monreal, in ritardo perché era uscito su Fabián. Quella di Zielinski è invece arrivata su un passaggio in orizzontale di Insigne, che ha ricevuto un lancio di Callejón sempre muovendosi in quella zona, questa volta passando accanto a Monreal. La tattica era effettivamente giusta, così come l’esecuzione fino al tiro.
Il 2-0 è un risultato negativo e la prestazione del Napoli come squadra e come singoli (con poche eccezioni, come Meret) non è stata all’altezza dell’occasione. Il Napoli non sembra aver ancora capito cos’è l’Europa League e come la si deve affrontare. Al di là delle questioni tattiche, l’errore da evitare al ritorno è ripetere dal punto di vista mentale il primo tempo di Londra, come ha spiegato Ancelotti: «Questa sera siamo rimasti sorpresi, ci siamo fatti trovare impauriti da una situazione e soprattutto da un ambiente che sapevamo li avrebbe caricati, il ritorno sarà difficile ma spero che il pubblico del San Paolo ci toglierà le paure con cui siamo entrati in campo stasera».
La partita ha comunque mostrato un difetto strutturale da poter sfruttare meglio e da cui ripartire per prendersi la qualificazione. L’Arsenal ha giocato il miglior primo tempo della stagione, mostrato finalmente il potenziale del lavoro di Emery e tanto è bastato per mettersi in condizione di vantaggio nei 180’. Bisogna aggiungere, però, che in trasferta non ha ancora dimostrato di poter avere lo stesso livello con cui di solito gioca in casa e questo rende il ritorno più aperto di quanto la prestazione dell’Arsenal e il risultato possano suggerire.