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La vittoria del PSG non si riduce alle parate di Donnarumma
30 apr 2025
La squadra di Luis Enrique ha vinto la semifinale d'andata contro l'Arsenal ma la qualificazione alla finale è ancora aperta.
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11 min
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IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Prima di ieri il PSG non aveva mai battuto l’Arsenal. Il primo scontro tra i "Gunners" e i parigini risale alla semifinale della Coppa delle Coppe del 1994. All’andata al Parc des Princes il PSG era riuscito a pareggiare con il gol di David Ginola l’iniziale vantaggio di Ian Wright. Al ritorno ad Highbury la rete di Kevin Campbell era stata sufficiente all’Arsenal di George Graham per eliminare il PSG di Artur Jorge e conquistare così la finale. L’Arsenal vincerà poi la Coppa delle Coppe sconfiggendo per 1-0 (gol di Alan Smith) il Parma di Nevio Scala, Gianfranco Zola e Tino Asprilla.

L’ultimo confronto è invece molto recente e risale alla fase campionato di quest’edizione della Champions League. I gol di Kai Havertz e Saka avevano siglato il 2-0 casalingo dell’Arsenal sul PSG. Quattro degli undici titolari di Arteta della partita dello scorso ottobre erano però indisponibili per la semifinale dell’Emirates Stadium. Calafiori, Gabriel e Havertz sono infatti infortunati, mentre Thomas Partey scontava una giornata di squalifica. Sull’altra panchina, invece, Luis Enrique aveva a disposizione Kvaratskhelia e Dembélé, assenti ad ottobre e decisivi nel gol che ha risolto la partita.

Per Arteta quindi l’undici titolare era quasi obbligato, con Merino riportato nella zona di centrocampo dopo l’ultimo periodo passato da falso nove e Trossard al centro dell’attacco. L’unico dubbio per Luis Enrique era invece risolto con la scelta di Désiré Doué tra i titolari, a scapito di Bradley Barcola, relegato in panchina.

DUE DIVERSE INTERPRETAZIONI DEL GIOCO DI POSIZIONE

Da un punto di vista tattico la partita si poteva vedere come lo scontro tra due diverse interpretazioni del gioco di posizione. Da una parte la versione più muscolare e conservativa di Mikel Arteta; dall'altra quella più fluida e brillante di Luis Enrique. Come avrebbero provato a disinnescarsi due squadre tutto sommato simili?

Il PSG ci ha messo pochi minuti a prendersi il centro della scena, con un dominio del possesso che all'inizio è sembrato difficilme da contrastare per l'Arsenal. È sembrata però una scelta di Arteta. La struttura posizionale dei parigini in fase di possesso, infatti, prevedeva, come di consueto, una linea arretrata composta da tre uomini – in genere i due centrali Marquinhos e Pacho e il terzino sinistro Nuno Mendes – e il costante presidio dell’ampiezza garantito da Hakimi a destra e Kvaratskhelia a sinistra. Fissati i confini esterni della struttura, in mezzo al campo la formidabile mobilità e la capacità di palleggio dei centrocampisti del PSG – Vitinha, Fabian Ruiz e João Neves – assieme ai movimenti di Doué e di Dembélé, quest’ultimo costantemente lontano dalla linea difensiva avversaria, costituivano il cuore della fluidità e della brillantezza della manovra di Luis Enrique.

Tre uomini sulla linea arretrata, due ad occupare l’ampiezza e ad allargare il campo e tanta fluidità nel mezzo. Si noti la posizione arretrata di Dembélé in fase di costruzione, mentre i giocatori più avanzati sono Fabian Ruiz e Doué.

La scelta di Arteta, almeno inizialmente, è stata quella di provare a non assecondare la fluidità del PSG negando gli spazi intermedi al gioco di posizione avversario con uno stretto 4-4-2 a zona con baricentro medio basso.

Partendo da questo blocco l’Arsenal provava a pressare in maniera aggressiva i portatori di palla avversari, contando su un superiore impatto fisico e sulle distanze ridotte date dalla compattezza delle linee. In caso di arretramento del possesso del PSG, il pressing dell'Arsenal si alzava con una prima linea di pressione composta da quattro uomini a cui si andavano ad aggiungere i due interni, pronti ad alzarsi sui due centrocampisti più vicini alla zona della palla. Questo meccanismo, però, ha dato al PSG lo spazio necessario per dare verticalità al proprio possesso facendo comparire un uomo libero alle spalle delle linee di pressione. Uomo libero che alla prima azione pericolosa ha creato i presupposti del gol vittoria di Dembélé.

In quel caso infatti l’Arsenal si è alzato in pressing fino alla linea difensiva avversaria, dopo aver forzato una serie di passaggi indietro. In questo modo, quindi, il PSG non ha trovato più un blocco compatto da attaccare, ma una struttura difensiva che inevitabilmente offriva qualche varco allo sviluppo verticale. È stato poi il passaggio diagonale di Nuno Mendes nella zona non coperta da Merino e Rice, impegnati ad alzarsi su Vitinha e Fabian Ruiz, a trovare l’uomo libero alle spalle della pressione dell'Arsenal: in questo caso Dembélé, che si è staccato dalla linea difensiva avversaria. A quel punto l' "attaccante" del PSG ha potuto correre guardando la porta avversaria e, dopo aver guadagnato 30 metri palla al piede, ha servito esternamente Kvaratskhelia.

L’Arsenal si alza in pressione. Alle spalle della prima linea di pressione, i due interni Rice e Merino vanno a cercare i riferimenti più vicini al pallone, Vitinha e Fabian Ruiz. Il passaggio diagonale di Nuno Mendes trova Dembélé, che si abbassa nella zona cieca dei due interni avversari, con João Neves più alto a fissare la posizione di Kiwior.

Lo sviluppo dell’azione della rete del PSG è simile a quello del gol segnato al Liverpool nella gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League ad Anfield. Anche in quel caso un passaggio diagonale di Nuno Mendes contro la pressione alta avversaria aveva trovato Dembélé alle spalle del centrocampo avversario e staccato dalla linea difensiva. Dopo la conduzione Dembélé aveva aperto a destra per Barcola per poi ricevere il passaggio di ritorno nel cuore dell’area.

Il movimento di Vitinha che trascina con sé il proprio marcatore, apre lo spazio per il passaggio diagonale di Nuno Mendes e la ricezione oltre il centrocampo del Liverpool di Dembélé. L’ultima immagine, riferita al gol contro l’Arsenal, è sovrapponibile alla prima, compreso il movimento di un centrocampista, in questo caso Fabian Ruiz, ad aprire lo spazio per il diagonale di Nuno Mendes.

I gol contro Arsenal e Liverpool, oltre a mostrare i meccanismi dell’intera squadra per sfruttare a proprio vantaggio il pressing avversario, mettono in evidenza l’interpretazione del ruolo di centravanti di Dembélé, molto abile nell’allontanarsi dalla linea difensiva avversaria per ricevere libero alle spalle della pressione avversaria.

Non è stato solo Dembélé comunque. Per la prima metà del primo tempo le continue rotazioni e il palleggio del PSG sono stati un enigma per il pressing dell’Arsenal, mandato a vuoto dalla fluidità e dalla tecnica dello schieramento di Luis Enrique. L’Arsenal ha sofferto anche la riaggressione del PSG, in cui ha brillato un infaticabile João Neves.

A differenza di Arteta, che ha provato a comprimere gli spazi, Luis Enrique ha scelto di contrastare il gioco di posizione avversario con un pressing orientato sull’uomo che, almeno inizialmente, ha costretto l’Arsenal a cercare spesso la soluzione diretta verso i propri attaccanti direttamente con Raya, che ha provato per ben 21 volte il lancio lungo. A poco è servito il movimento dell’ottimo Lewis-Skelly, che come contro il Real Madrid in fase di possesso entrava a giocare dentro al campo definendo una sorta di 3-3-4 nella struttura posizionale dei "Gunners".

Il pressing a uomo del PSG.

LA CORREZIONE DI ODEGAARD

A partire dalla metà del primo tempo, però, una maggiore attenzione di Ødegaard alla posizione di Vitinha ha permesso all’Arsenal di migliorare l’efficienza del proprio pressing, costringendo il PSG a un gioco più diretto. Il centrocampista norvegese con il passare dei minuti ha infatti trovato un equilibrio migliore tra l’aggressività necessaria a portare la prima pressione nella zona di Pacho e l'attività volta a schermare le ricezioni del centrocampo avversario, in primo luogo di Vitinha. Una variazione di atteggiamento forse impercettibile, ma che ha riequilibrato strategicamente la partita: nella prima metà del primo tempo il PSG ha avuto il 75% del possesso palla, nella seconda metà a prevalere è stato l’Arsenal con il 57%.

Ødegaard scherma Vitinha anche dopo la trasmissione del pallone da Pacho e Nuno Mendes. In questo modo, Merino può disinteressarsi del centrocampista avversario e andare a contrastare la solita ricezione bassa di Dembélé.

Nonostante questo, il PSG ha continuato a creare le chances migliori, come quelle di Kvaratskhelia e Doué a cavallo del trentesimo minuto, a coronamento di due azioni verticali.

Per arrivare alla prima vera occasione per l’Arsenal si è dovuto aspettare l’ultimo minuto di gioco del primo tempo. Merito di Lewis-Skelly, che con un dribbling in mezzo al campo ha superato il pressing alto di Hakimi e ha giocato un filtrante verso Martinelli nella zona lasciata libera dal terzino del PSG. Donnarumma, con la prima delle sue due meravigliose parate, ha però neutralizzato il diagonale del brasiliano.

La genesi dell’occasione di Martinelli. Hakimi, con la propria squadra disordinata, lascia il suo uomo per andare a pressare fuori tempo, 20 metri più avanti, Lewis-Skelly, liberando lo spazio per il successivo taglio di Martinelli.

La seconda parata, ancora più complessa della prima, ha negato il gol a un diagonale di Trossard scoccato dalla stessa posizione del tiro di Martinelli. L’azione ha messo in luce una zona di debolezza nello schieramento del PSG, imputabile in parte alle scelte in pressing e riaggressione di Hakimi e in parte alla strategia di Arteta di colpire il fianco destro della difesa avversaria, sfruttando la posizione avanzata del terzino marocchino in fase di attacco.

Il PSG ha perso palla già da un po' di tempo, ma Hakimi non ha recuperato la sua posizione, scegliendo di rimanere alto in riaggressione. La sua posizione è coperta da Marquinhos. L’Arsenal, molto abilmente, sposta Marquinhos verso il centro con il taglio interno di Martinelli e attacca lo spazio liberato allargando Trossard. La conduzione di Rice taglia tutto il centrocampo parigino e consente al centrocampista inglese di servire in profondità proprio Trossard.

Chissà, magari un'indicazione in vista del ritorno, anche se va detto che quella di Trossard è stata l’ultima occasione dell’Arsenal per ottenere il pareggio. Nell’ultimo terzo di partita, infatti, il PSG è riuscito a controllare bene gli attacchi dei "Gunners" che, forse anche a causa delle numerose assenze, non sono riusciti a rinnovare le energie e quindi a cambiare l'inerzia.

Luis Enrique invece ha messo dentro le forze fresche di Barcola e Gonçalo Ramos che, nel contesto più disordinato tipico delle ultime fasi delle partite, sono riusciti ad avere due ottime occasioni per raddoppiare.

LA DIFESA DI LUIS ENRIQUE SUI CALCI PIAZZATI

Un altro dei temi della partita è stata la gestione delle situazioni di calcio piazzato, che sono una formidabile arma offensiva dell’Arsenal grazie al contributo del preparatore Nicolas Jover. Il PSG, poi, non eccelle certo per fisicità e avrebbe potuto soffrire i calci da fermo dei Gunners. Proprio per questo la difesa di queste situazioni pensata da Luis Enrique vale un piccolo approfondimento.

Il PSG, innanzitutto, è stato abile a non concedere troppe occasioni agli avversari. Solo 3 i corner per gli uomini di Arteta e solo 3 le punizioni concesse nell’ultimo terzo di campo dal PSG.

La scelta di Luis Enrique sui calci d’angolo è stata quella di difendere a zona proteggendo il primo e il secondo palo, e schierando una linea di uomini al limite dell’area di porta. In questo modo il tecnico asturiano ha lasciato, come in occasione della partita dei quarti di finale contro il Liverpool, grandi responsabilità a Donnarumma, liberando lo spazio per le sue uscite. Tutti i calci d’angolo battuti dall’Arsenal hanno cercato la zona del secondo palo, al di là del castello difensivo del PSG, forse proprio per evitare le uscite di Donnarumma, fondamentali nel match contro il Liverpool. Ma la tecnica non ha funzionato. In due casi il PSG è riuscito a liberare l’area in seconda battuta, dopo la sponda verso il centro di un giocatore dell’Arsenal. Nel terzo caso, invece, l’azione è stata fermata per un netto fallo su Donnarumma.

Il castello difensivo del PSG in occasione dei calci d’angolo.

Anche sui calci di punizione dalla trequarti campo Luis Enrique ha scelto di togliere responsabilità ai suoi difensori, accollandoli alle spalle larghe e alle braccia lunghe di Donnarumma. Il PSG, quindi, ha schierato una linea difensiva a zona piuttosto alta, che lasciava spazio al portiere per un’eventuale uscita alta e teneva lontano dalla porta i calciatori avversari.

L’Arsenal ha provato a nascondere i movimenti dei suoi giocatori, schierandosi fino all’ultimo alle spalle della linea difensiva avversaria, per rientrare in gioco all’ultimo momento e attaccare lo spazio senza dare riferimento ai marcatori avversari. La strategia di Luis Enrique, però, ha avuto successo, sebbene il gol annullato per fuorigioco a Mikel Merino sia stato davvero questione di pochi centimetri.

In questo modo, lo scontro tra le due versioni del gioco di posizione di Mikel Arteta e Luis Enrique ha visto infine prevalere la fluidità e la leggerezza della squadra parigina.

Quante possibilità ci sono di vedere al ritorno una partita diversa?

La prossima settimana Arteta recupererà Thomas Partey, un giocatore prezioso per l’Arsenal anche per liberare in zone più avanzate Declan Rice. Difficile dire adesso se basterà, quel che è certo è che l'Arsenal venderà cara la pelle e il PSG non ha certo una storia fortunata con le partite di ritorno nella fase ad eliminazione diretta della Champions League.

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