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Le punizioni di Rice sono un premio alla grande partita dell'Arsenal
09 apr 2025
Non è stata solo fortuna: l'Arsenal ha battuto il Real Madrid meritatamente.
(articolo)
10 min
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IMAGO / Uk Sports Pics Ltd
(copertina) IMAGO / Uk Sports Pics Ltd
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Quando Declan Rice è riuscito a convincere i propri compagni che tirare una punizione direttamente in porta da quasi 25 metri senza averne mai segnata una in vita sua fosse una buona idea, il Real Madrid aveva già salvato il risultato almeno due volte. La prima al settimo minuto del primo tempo, su uno strano calcio d’angolo battuto da Bukayo Saka da destra. Era stato Saliba, in quel caso, a impedire inavvertitamente che il pallone entrasse in porta, dopo essere stato forse sfiorato da Thomas Partey. La seconda volta, al 44’, ci era voluta invece la prima grande (doppia) parata di Courtois, che aveva deviato con le dita un colpo di testa proprio di Rice, infilatosi di soppiatto tra i due centrali.

Quando poi Declan Rice ci aveva preso gusto, e ha piazzato il pallone sotto al sette per la seconda volta, il Real Madrid aveva salvato il risultato altre due volte, in maniera ancora più rocambolesca. Al 67’ Alaba era riuscito a intuire il lato della porta in cui Mikel Merino avrebbe tirato a botta sicura e a porta vuota, dopo un tiro di Martinelli respinto miracolosamente ancora da Courtois, che si sarebbe ripetuto pochi secondi dopo alzando sopra la traversa un altro tiro del centrocampista basco. Sul calcio d’angolo immediatamente successivo era stato invece Bellingham a salvare il portiere belga sulla linea, respingendo un tiro che Declan Rice aveva piazzato esattamente all’angolo in basso alla destra del portiere, dopo aver raccolto una respinta di pugno direttamente in area.

Era una partita che avevamo visto già molte volte: il Real Madrid sull’orlo del burrone per gran parte dell'incontro, poco prima di risollevarsi in maniera miracolosa e gettare i propri avversari giù dalla rupe. C’è qualcosa di sadico nel modo in cui la squadra di Ancelotti sembra quasi invitare i propri avversari a crederci, come se provasse più gusto a vincere così, come se gli venisse più facile. Come se questo modo crudele fosse l’unico possibile per vincere una partita di calcio.

Questo è il copione a cui siamo abituati quando il Real Madrid affronta la fase ad eliminazione diretta della Champions League, e che ci aspettavamo di ritrovare anche ieri, anche con il risultato di 2-0 a 15 minuti dalla fine, se non fosse che alla fine abbiamo visto una partita completamente diversa. Anzi, opposta. I «momenti di magia», come li ha chiamati Declan Rice, a cui questa coppa sembra inestricabilmente legata, per una volta hanno premiato la squadra che ci ha provato di più e meglio, a vincere la partita, e sono stati gli avversari del Real Madrid a dover trovare delle parole per spiegare l’inspiegabile.

«Segnare due calci di punizione in 12 minuti con un giocatore che non ne aveva mai segnato uno in tutta la sua carriera: voglio dire, quante possibilità c’erano?», si è chiesto con un filo di ironia Mikel Arteta alla fine della partita. La risposta, ovviamente, è poche, anzi, pochissime, se si pensa ad Ødegaard che sulla prima punizione aveva consigliato (saggiamente?) di mettere in mezzo un cross, o al famigerato coach dei calci piazzati dell’Arsenal, che avrà fatto una testa tanta ai propri giocatori sulle esigue possibilità statistiche di segnare con un tiro dalla distanza (e che sembra anche lui avesse consigliato a Rice di crossarla). Le possibilità sono ancora di meno se si è visto con attenzione le due punizioni. Un traiettoria curva come un elastico ad aggirare la barriera, eseguita sotto gli occhi di Roberto Carlos in tribuna: la prima. Un tiro potentissimo infilato esattamente all’interno del sette, che è riuscito a sorprendere il miglior portiere del mondo sul suo palo: la seconda. Quante altre volte è successo nella carriera di Courtois di prendere due gol così? Quante altre volte, anzi, è successo a Courtois di prendere gol su due punizioni dirette nella stessa partita? Di certo c'è che Declan Rice è diventato il primo giocatore a segnare due gol su punizione diretta in una partita della fase a eliminazione diretta della Champions League.

Nonostante questo, i tentativi di razionalizzare la gara di ieri non sono mancati. Lo stesso Arteta, per esempio, ha dichiarato che era da mesi ormai che parlava con Rice della possibilità che tirasse le punizioni, perché l’Arsenal non segnava in questo modo addirittura dal settembre del 2021, e che la cosa lo stesse facendo pensare da un po’ lo si è visto dal fatto che si ricordava esattamente la partita in cui per l’ultima volta era successo (contro il Burnley fuori casa). «E se c’è un giocatore che può farlo, per come colpisce bene la palla, quello è Declan». Mikel Merino, che ha segnato il bellissimo gol del 3-0, in questo senso è stato ancora più netto. «[Declan Rice] Ha una delle migliori tecniche di tiro che abbia mai visto in tutta la mia carriera. Magari voi siete sorpresi, ma io non lo sono».

Effettivamente era qualche settimana che Rice aveva iniziato a battere le punizioni dirette, e già a inizio aprile aveva sfiorato il gol contro l’Everton con una punizione simile a quella con cui ha segnato il 2-0 ieri sera. In quel caso, però, la traiettoria era uscita troppo centrale e Pickford aveva respinto con i pugni.

Ovviamente tra tirare una punizione e segnare una punizione ci passa il mondo e capisco che questo tipo di spiegazioni possano dare l’orticaria per come sminuiscano il mistero che è al cuore di questo sport, di cui proprio una squadra unica e irripetibile come il Real Madrid è custode. Lo stesso Arteta, d’altra parte, non si è sognato di negarlo, dichiarando che il fatto che l’Arsenal abbia segnato due punizioni in 13 minuti, dopo tre anni e mezzo che non ne segnava una, «mostra la bellezza di questo sport».

Detto questo, però, non sarebbe nemmeno giusto far passare l’Arsenal per una squadra semplicemente fortunata. Ovviamente segnare due punizioni con un calciatore che a 16 anni non convinceva gli osservatori nemmeno per come correva è, in fondo, un colpo di fortuna, ma questo non racconta tutta la partita dell’Arsenal, e in fondo non racconta nemmeno le due punizioni di Rice. Il centrocampista inglese ha dichiarato di essere stato spinto anche da Bukayo Saka, che poco prima della punizione dell’1-0 gli aveva detto di provarci se se la fosse sentita; e di essere arrivato leggero su quella del 2-0. «Ho pensato che avrei provato a calciare dal lato del portiere: l’ho allenata così tanto, questo tipo di punizione, che alla fine ho deciso così. Non mi importava se fosse andata sopra la traversa». E da dove veniva tutta questa fiducia? Da dove veniva tutta questa leggerezza?

Rice e Arteta hanno parlato dell’energia che ieri sprigionava l’Emirates, qualcosa che in Premier League sta diventando sempre più una rarità, e che è difficile non ricollegare alla grande prestazione dell’Arsenal, ancora prima che ai gol di Rice. Al fatto cioè che per 90 minuti l'Arsenal sia sembrato superiore alla migliore squadra del mondo, e che così facendo abbia convinto prima i suoi tifosi e poi di riflesso i suoi giocatori di esserlo davvero. Come detto, questo contro il Real Madrid non comporta necessariamente avere più possibilità di vincere una partita ma è chiaro che le squadre che lo affrontano non hanno molte altre strade. Come si dice: non bisogna lasciare nulla al caso. E Arteta, che ha capito che a giocare a dadi col Real Madrid si ha solo da perdere, ci è andato molto vicino a non lasciargli nulla, con una partita preparata quasi alla perfezione.

Senza palla l’Arsenal ha cercato di spuntare tutte le armi più pericolose del Real Madrid. Ha quasi del tutto rinunciato al pressing alto, preferendo un blocco medio-basso per negare la profondità alle corse di Mbappé. E ha difeso con un 4-4-2 che, con il lavoro instancabile delle due ali, aveva lo scopo di coprire sia l’ampiezza alle due ali del Real Madrid, quando queste ricevevano alte, sia la densità al centro, quando invece la squadra di Ancelotti provava a passare per vie centrali. A volte l’Arsenal portava all’estremo questo compito, deformando il proprio assetto senza palla fino a farlo diventare di fatto un 6-2-2.

Ciò che ha davvero fatto la differenza, però, è il modo in cui la squadra di Arteta ha gestito il pallone, a cui il Real Madrid non ha trovato risposte per tutti e 90 i minuti. La squadra di Ancelotti si difendeva allo stesso identico modo dei suoi avversari, cioè con un 4-4-2 dal baricentro piuttosto basso, eppure l’Arsenal riusciva a passarci attraverso con una facilità disarmante, dando la sensazione di poter essere pericoloso in qualsiasi momento. Per com'è andata la partita, è difficile dire che le due squadre difendessero allo stesso modo.

Innanzitutto l’Arsenal costruiva il primo possesso con un 3+2 che non solo dava una grande superiorità numerica nei confronti della prima linea di pressione del Real, ma soprattutto eludeva la schermatura che questa prevedeva. Vinicius e Mbappé, che componevano questa prima linea, erano disposti in modo da schermare quella che era il vertice basso di centrocampo sulla carta, cioè Thomas Partey, ma in realtà l’Arsenal costruiva passando per i piedi di Myles Lewis-Skelly che, da una posizione iniziale da terzino destro, si accentrava per affiancarsi al centrocampista ghanese.

Il giovanissimo centrocampista inglese è stato la vera chiave della prestazione dell’Arsenal, con una partita che a nemmeno 19 anni lo ha visto gestire il possesso con una lucidità disarmante. Lewis-Skelly ha sbagliato appena tre passaggi in tutta la sua partita (su un totale di 57) ma è il coraggio con cui ha fatto risalire il pallone ad aver fatto la differenza. Ha servito l'assist a Merino per il 3-0 ed è stato disinvolto nelle cose facili come in quelle difficili. Per dire, il salvataggio sulla linea di Alaba al 67' nasce da una sua progressione in area, con cui è sembrato semplicemente passare tra i corpi dei giocatori di Ancelotti. Quanti altri giocatori di 18 anni conoscete in grado di fare una cosa simile?

Far gestire in libertà il pallone a Lewis-Skelly era però solo la prima parte del piano gara di Arteta. L’Arsenal a quel punto metteva tre giocatori negli spazi tra i due mediani del Real Madrid, cioè Camavinga e Modrić, che ogni volta dovevano prendere decisioni difficili riguardo l'uomo su cui uscire, e come. A sinistra Rice, al centro Merino (che scendeva sulla trequarti avversaria per posizionarsi proprio in mezzo ai due mediani avversari) e a destra Ødegaard.

La mossa però ha funzionato soprattutto a sinistra, dove teoricamente l’Arsenal aveva la propria ala meno pericolosa, e cioè Gabriel Martinelli. Con Merino che poteva ricevere al centro, Modrić e Camavinga erano infatti spinti a rimanere uno a fianco all’altro, e da quel lato Rodrygo aveva il dubbio se uscire in pressione su Lewis-Skelly o se ripiegare per schermare le ricezioni alle sue spalle. E alle sue spalle c’era Declan Rice, che ha fatto una partita all’altezza della grande intelligenza tattica che contraddistingue i centrocampisti della scuola inglese.

Quando Rodrygo usciva in pressione su Lewis-Skelly, Rice si allargava a sinistra per dargli una linea di passaggio, e a quel punto il povero Valverde si ritrovava in due contro uno da quel lato, anche con Martinelli. Quando invece Rodrygo provava a schermare, Rice gli sfuggiva alle spalle, con tagli in profondità che dovevano essere seguiti da Camavinga con rincorse all’indietro impegnative, e che scoprivano ancora di più il blocco centrale del Real Madrid.

Sfruttando queste premesse, l’Arsenal ha costruito alcune delle sue migliori occasioni. Un tiro di Thomas Partey dal limite dell'area al 13’, uscito però troppo centrale; il doppio tiro di Merino al 67’, il primo salvato sulla linea da Alaba; e infine il gol del 3-0 al 75’. Tre occasioni, quindi, arrivate rispettivamente sullo 0-0, sull’1-0 e sul 2-0.

La costruzione del terzo gol dell'Arsenal si poggia sul suo piano gara: Lewis-Skelly da falso terzino (che in questo casa manda fuori strada Valverde); Merino che scende centralmente tra i due mediani avversari per aiutare in costruzione; movimento a uscire di Declan Rice per arrivare sulla trequarti .

Che l’Arsenal abbia costruito un proprio lato forte a sinistra è ancora più importante alla luce del fatto che ha il proprio giocatore più pericoloso a destra, cioè Bukayo Saka. E il fatto che proprio da delle progressioni di Bukayo Saka da destra verso il centro siano arrivati i due falli che hanno permesso a Declan Rice di segnare i primi due gol è per paradosso ancora più significativo. In questo modo, infatti, la coperta del Real Madrid diventava davvero troppo corta e il primo giocatore ad averne risentito è stato Jude Bellingham, più impegnato da quel lato a ripiegare sull’ala inglese che a rendersi davvero pericoloso.

L’Arsenal, insomma, ha fatto la sua partita, come si dice, e se c’è una fortuna che gli può essere imputata è giusto quella di aver preso una delle poche notti di Champions degli ultimi anni in cui il Real Madrid non viene premiata dagli dei del calcio molto più di quanto ne abbia davvero bisogno. Alla fine, che male c’è se per una volta basta solo questo?

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