Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Prima della partita i tecnici di entrambe le squadre erano concordi sul fatto che non sarebbe stata decisiva per lo Scudetto. Un intero girone, e la sfida di ritorno all’Olimpico, invitavano alla prudenza; inoltre sia Spalletti che Allegri dovevano gestire la "disponibilità ridotta" di alcuni giocatori chiave reduci da infortuni: Barzagli e Dybala in casa bianconera, Bruno Peres e Salah in quella giallorossa. Entrambi hanno scelto di tenerli in panchina, riservandosi la possibilità di sfruttarli come arma tattica nel corso della partita.
Allegri - per la terza volta consecutiva in campionato, dopo la batosta contro il Genoa - ha scelto una difesa a 4 e - per la quarta volta consecutiva - la linea difensiva era costituita da Lichtsteiner, Rugani, Chiellini e Alex Sandro. Più avanti il rombo con Pjanic in posizione di trequartista e la coppia d’attacco Mandzukic-Higuain. Le scelte di Spalletti sono state più controintuitive. Non ha sostituito, come immaginabile, Salah con El Shaarawy, ma con il giovane brasiliano Gerson. La Roma si è messa in campo con un apparente 4-2-3-1: Perotti e Gerson larghi e Nainnggolan alle spalle di Dzeko.
In una sfida di duelli individuali non c’è partita
La partita ha preso una direzione precisa dopo appena 15 minuti di gioco, quando Higuain ha recuperato palla sulla trequarti, saltato Manolas, e tirato lungolinea con un sinistro in leggero anticipo. Il gol che ha poi deciso la partita.
I minuti precedenti avevano però già mostrato la diversa efficacia delle strategie iniziali. Nel 4-3-1-2 già visto contro l'Atalanta a essere determinante è la posizione di Pjanic nelle due fasi di gioco. Con la squadra in possesso il bosniaco è libero di trovare la posizione più adatta per ricevere il pallone; in fase di non possesso, coraggiosamente, Pjanic non si allinea ai compagni di centrocampo, ma resta in posizione più avanzata, pronto a pressare in avanti e ad aumentare il numero di giocatori sopra la linea del pallone in fase di transizione offensiva.
Con il consolidamento della coppia Higuain-Mandzukic e di Sturaro tra i titolari, il gioco della Juventus è diventato molto diretto. I bianconeri cercano velocemente la coppia di attaccanti per sfruttare il lavoro fisico di Higuain e, soprattutto, Mandzukic. In questo sono aiutati dall’intelligente lavoro in appoggio delle mezzali Sturaro e Khedira, sempre pronti ad accorciare su ogni pallone giocato sugli attaccanti.
Ancora all’ultimo minuto della partita si cerca Mandzukic e Sturaro si inserisce.
Forse proprio per arginare il gioco delle due punte bianconere Spalletti ha provato ad evitare il 2 vs 2 in zona centrale difensiva, facendo fluttuare il proprio 4-2-3-1 verso una sorta di 3-4-1-2 in fase di pressione sul possesso palla bianconero. Il meccanismo prevedeva il movimento di Perrotti dalla sua posizione originale verso il centro, per pressare Rugani in possesso palla e provare contemporaneamente a schermare il passaggio tra il centrale bianconero e Lichtsteiner. L'uscita di Perotti innescava a catena la scalata in avanti di Emerson e, verso il lato debole, trascinava a sinistra l'intera linea difensiva. Il centro della difesa era quindi spesso occupato da tre giocatori: Rudiger sul centro-destra, Manolas in mezzo e Fazio sul centro sinistra, con Gerson a coprire il lato debole sul fianco del terzino tedesco.
La difesa della Roma schierata con 3 centrali, con Rudiger che stringe al fianco di Manolas, e i due esterni Gerson ed Emerson.
I tempi e gli angoli delle uscite previste da Spalletti sono stati però spesso imprecisi e hanno finito per aprire varchi invitanti agli attacchi della Juventus sul fianco sinistro della difesa giallorossa, alle spalle di Emerson. Fazio era spesso costretto ad uscire largo, coperto in mezzo da De Rossi, che restava sul centro-sinistra per vigilare sul lato di campo dove la Roma provava a scalare in avanti. Come si può notare in questa azione. Oltre al lato sinistro, anche il territorio tra le linee, presidiato da Pjanic, era una zona di chiara sofferenza per la Roma.
Perotti esce su Rugani ed Emerson scala in avanti su Lichtsteiner. Khedira attacca con intelligenza la zona alle spalle del terzino brasiliano e viene servito da Marchisio. Fazio è costretto ad allargarsi e il tentativo di De Rossi di coprire il lato sinistro della sua difesa lascia libero Pjanic in mezzo.
Oltre alle difficoltà intrinseche di difendere con un triangolo di centrocampo con il vertice alto contro un rombo avversario, De Rossi era troppo spesso attirato a coprire le uscite laterali di Fazio, creando ancora maggiori spazi davanti la propria linea difensiva.
Qui la situazione è invertita: De Rossi deve scegliere se rimanere su Pjanic o coprire Fazio scavalcato da Mandzukic a seguito di una rimessa laterale giocata velocemente. De Rossi rimane su Pjanic e Mandzukic si invola e serve un assist per Higuain che calcia in porta.
In fase di possesso palla la Roma voleva giocare in ampiezza per approfittare delle possibili difficoltà del centrocampo a tre della Juventus a coprire l’intera larghezza del campo. Per questo, come si nota dalla pass map, quello dei giallorossi era un 4-2-3-1 puro, con Perotti e Gerson che avevano il compito di mantenersi larghi per dilatare le distanze orizzontali dei bianconeri.
La strategia di Spalletti era logica dal punto di vista teorico, ma si è rivelata inefficace per almeno un paio di motivi. Innanzitutto il predominio fisico dei giocatori della Juve. Aspetto che, nonostante la squadra mantenesse Pjanic in posizione più avanzata facendo collassare la mezzala sul lato debole ben dentro il campo verso il lato forte, riusciva a evitare un comodo ribaltamento di fronte da una fascia all’altra. In secondo luogo la poco fluida circolazione del pallone della squadra di Spalletti ha favorito la pressione fisica dei giocatori bianconeri, troppo spesso al contrasto contro i propri avversari. Inoltre, i due terzini della Roma, Rudiger ed Emerson, restavano troppo prudenti in fase di possesso palla e solo raramente si alzavano a supportare gli esterni offensivi Gerson e Perotti: anche quando la Roma riusciva a muovere con sufficiente velocità il pallone da una fascia all'altra, non era in grado di creare significativi vantaggi posizionali, limitandosi a duelli individuali, quasi sempre persi, tra i propri esterni e i terzini bianconeri.
Quattro giocatori della Juventus – Lichtsteiner, Marchisio, Khedira e Pjanic - chiudono l'azione della Roma con l'aiuto della linea laterale. La mezzala del lato debole (Sturaro) è molto dentro il campo.
Incapace di rendersi pericolosa con la manovra, la Roma rimaneva spuntata anche dell’appoggio sulle larghe spalle di Dzeko: un’arma molto utilizzata quest’anno. Il bosniaco, troppo isolato dall'assenza di Salah, anche a causa delle ottime prove difensive di Chiellini e Rugani, non è riuscito né a fare da perno della risalita del campo né a fare da terminale dei cross dei compagni. Nessuno dei 29 cross della Roma ha trovato Dzeko, che alla fine avrà toccato appena 2 palloni dentro l’area avversaria, senza neanche tirare in porta. Una notizia per un giocatore da 0.86 xG/90 min fino alla partita di sabato.
Una volta passata in vantaggio con Higuain, la Juventus ha abbassato l'altezza della propria pressione sui portatori di palla avversari, pur rimanendo particolarmente aggressiva in zona palla. In fase di difesa posizionale il possibile problema della difesa dell'ampiezza era risolto, oltre che dall'ottimo lavoro in pressione sul lato forte, dal contributo di Mandzukic, che spesso si abbassava al fianco della mezzala sul lato debole, difendendo quindi una possibile zona di vulnerabilità della squadra.
Gli ingressi di Salah per Gerson e di Cuadrado per Pjanic hanno sposato leggermente gli equilibri. Pur ben controllata da Alex Sandro, la verticalità di Salah accanto a Dzeko ha messo in maggiore allarme la retroguardia bianconera. Ma è stata soprattutto l'uscita dal campo di Pjanic, con il passaggio dal rombo di centrocampo al 4-4-2, a generare un vantaggio per la Roma. Privata di un riferimento avanzato in fase di transizione, la Juventus ha avuto maggiori difficoltà a risalire il campo dopo avere riconquistato il pallone. A quel punto la squadra di Spalletti ha spostato il possesso palla nella metà campo juventina. Cosa che non ha portato, però, un effettivo aumento della pericolosità: nel secondo tempo la Roma ha generato solo 0.3 xG, di poco superiori ai 0.2 xG del primo tempo. Troppo solida la difesa juventina e troppo poche le idee offensive della Roma, pericolosa sostanzialmente solo da calcio piazzato.
La nuova Juventus e la vecchia Roma
Uno degli aspetti che la Juventus di inizio stagione aveva bisogno di migliorare riguardava la circolazione del pallone, spesso troppo lenta e perimetrale. Il passaggio alla difesa a 4 e a una squadra di grande forza fisica ha paradossalmente permesso di sviluppare un gioco più dinamico e diretto, capace di portare in dote tre vittoria di fila.
L’affiatamento delle due punte è stato fondamentale. Higuain si muove lungo l’asse longitudinale, abbassandosi come in occasione del suo splendido gol; mentre Mandzukic si muove trasversalmente, aprendosi e offrendo soluzioni profonde in ampiezza. L’ingresso in campo di Sturaro è stato funzionale al nuovo stile di gioco della Juventus, che ha bisogno di giocatori in grado di coprire ampie porzioni di campo in entrambe le fasi. L’esponenziale crescita di Rugani, trasformato tatticamente dal giocatore che era ad Empoli con Maurizio Sarri, ha reso del tutto indolore il passaggio alla difesa a 4. Questa versione della Juventus, come ammesso da Spalletti nel post-partita, riesce ad avere un impatto fisico sul match difficilmente sostenibile dagli avversari. Rimane però da migliorare la qualità del gioco offensivo: nelle ultime tre partite la Juventus ha avuto il 77.5% di precisione nei passaggi, contro l’86.2 % delle prime 14 partite. Un abbassamento della precisione solo in parte spiegabile con il nuovo stile di gioco. La nuova sfida per Allegri sarà inserire Dybala senza intaccare il dinamismo e l’intensità della squadra.
Il predominio fisico della Juventus: Sturaro cancella Gerson.
La Roma ha invece mostrato gli stessi difetti di sempre: la poca precisione nel recupero palla e una grande difficoltà nella fluidità della manovra. Rispetto al primo problema solo la poca brillantezza della Juve nella scelta delle giocate ha limitato i danni per i giallorossi. Il secondo è stato invece accentuato dall’assenza di Bruno Peres e Salah ha tolto alla squadra di Spalletti le corse palla al piede per risalire il campo: una delle due scorciatoie usate per sopperire alle difficoltà nel gioco manovrato. L’altra, il lancio verso Dzeko, è stata disinnescata dalla difesa della Juventus a dall’isolamento del bosniaco. In assenza di una forte struttura di gioco la Roma appare troppo legata alle prestazioni dei singoli: se i giallorossi non possono fare a meno di Salah, la Juve può comunque vincere anche senza Dybala. E questo spiega gran parte della differenza tra le due squadre al momento.
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