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Aspettando il salto di qualità
26 set 2016
Milan-Fiorentina ha mostrato i limiti e i margini di miglioramento delle squadre di Montella e Paulo Sousa.
(articolo)
9 min
(copertina)
Foto di Gabriele Maltinti/Getty Images
(copertina) Foto di Gabriele Maltinti/Getty Images
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La Fiorentina e Vincenzo Montella, anche se le loro strade si sono divise più di un anno fa, sono ancora fermi a quel momento in cui sembravano entrambi sul punto di compiere un salto di qualità. L’illusione di Paulo Sousa è durata un girone e dopo il terzo posto al giro di boa dello scorso campionato, i viola hanno chiuso con un quinto posto in classifica, un risultato peggiore rispetto a quelli ottenuti da Montella per tre anni consecutivi; “l’Aeroplanino”, invece, si trova ad allenare un Milan in ricostruzione e alla fine di un’era, dopo la deludente esperienza con la Sampdoria della scorsa stagione.

Nel suo ritorno a Firenze l’allenatore rossonero cercava soprattutto continuità dopo che, per la prima volta dallo scorso febbraio, il Milan era riuscito a vincere due partite di fila in campionato (contro Sampdoria e Lazio). La “Viola”, invece, puntava a ritrovare la brillantezza persa ormai mesi fa: così come nella seconda parte della scorsa stagione, anche in questo inizio di campionato la squadra di Paulo Sousa fatica tremendamente a tirare in porta e creare occasioni da gol. Con una media di 8 tiri a partita, solo il Palermo (7), aveva uno score peggiore della Fiorentina prima della sfida contro il Milan. Da questo punto di vista sono arrivati segnali incoraggianti: i viola hanno concluso in porta 19 volte, record stagionale, ritoccando verso l’alto la loro media, che ora si assesta su 10,4 tiri a partita. Resta, comunque, la difficoltà a creare pericoli: da questa mole di tiri, i viola sono riusciti a ricavare appena 0,8 xG, tirando molto da fuori area e mostrando le solite problematiche nel penetrare il blocco difensivo avversario per procurarsi tiri di maggiore qualità.

Così, per la prima volta dopo quasi tre anni e mezzo il Milan ha tenuto la porta inviolata per tre partite consecutive. I rossoneri concedono ancora troppo per poter affermare di aver raggiunto una solidità difensiva destinata a consolidarsi col tempo, e sarebbe bastato che Ilicic trasformasse il rigore per mettere fine all’imbattibilità di Donnarumma. I progressi sono innegabili, ma Montella deve ancora lavorare su quei momenti in cui la fase di non possesso del Milan appare ancora disorganizzata.

La saggezza di Montella

Una delle scelte più delicate per l’allenatore rossonero riguardava il primo pressing sui cinque giocatori della Fiorentina incaricati di iniziare l’azione: i tre difensori centrali (Tomovic, Gonzalo e Salcedo) e i due centrocampisti centrali (Badelj e Sánchez). Questa accentuata ricerca della superiorità numerica nella costruzione dal basso da parte di Paulo Sousa impone scelte coraggiose agli allenatori avversari, che dovrebbero alzare cinque giocatori per pressare in parità numerica l’inizio azione della Fiorentina. Montella ha preferito un atteggiamento più prudente, concedendo il primo possesso e limitando il pressing sull’impostazione dal basso della Fiorentina ai soli rinvii dal fondo del portiere Tatarusanu, una situazione statica che favorisce un atteggiamento più aggressivo.

Anche a Firenze, comunque, il Milan ha dimostrato di non essere particolarmente organizzato quando si alza per pressare il primo possesso avversario e avrebbe potuto pagare caro questo difetto già dopo pochi minuti.

È vero che Kucka inizialmente recupera il pallone, ma sul proseguimento dell’azione il Milan si fa trovare scoperto e rischia di passare subito in svantaggio.

Saggiamente, Montella ha scelto di lasciar giocare i difensori della Fiorentina e iniziare il pressing a metà campo: Bacca, Suso e Niang oscuravano le linee di passaggio in verticale a Gonzalo, Salcedo e Tomovic; Bonaventura si orientava su Sánchez o Badelj a seconda del lato in cui i viola sviluppavano l’azione; Kucka e Montolivo marcavano Borja Valero e Ilicic, mentre sugli esterni della Fiorentina, Milic e Bernardeschi, uscivano in un secondo momento i due terzini, Calabria e De Sciglio. Partendo da queste posizioni, e con meno campo da coprire, il pressing milanista è stato molto più efficace.

Il Milan è riuscito a occupare il centro del campo e a tagliare una delle connessioni più pericolose della Fiorentina: quella tra Gonzalo e Badelj. Inoltre ha ostacolato efficacemente il gioco tra le linee della squadra di Paulo Sousa, grazie soprattutto all’aggressività di Paletta nelle uscite su Kalinic, sbilanciando così di molto la costruzione della manovra viola sulla fascia sinistra (Salcedo, Sánchez e Milic hanno giocato più passaggi di tutti) e costringendola ad affrontare uno dei problemi più difficili da risolvere per Paulo Sousa: come riuscire a innescare la fase di rifinitura una volta che il pallone viene giocato sulla fascia.

Il Milan è riuscito a tagliare i collegamenti tra Gonzalo e i due centrocampisti centrali, mentre a sinistra, il lato su cui veniva preferibilmente costruita la manovra, le connessioni sono più forti che sulla destra.

È interessante notare come lo sviluppo del gioco della Fiorentina si sia modificato a seconda del lato in cui i viola provavano a costruire l’azione: a sinistra la presenza di Borja Valero e i suoi continui movimenti a dettare linee di passaggio creava connessioni con Milic e Sánchez e, di conseguenza, fasi di possesso più ragionate; a destra si cercavano invece combinazioni più veloci per cercare subito la palla in profondità alle spalle della difesa del Milan.

Da segnalare l’intercambiabilità delle posizioni tra Ilicic e Bernardeschi, una mossa studiata da Paulo Sousa per rendere più imprevedibile la propria squadra e creare un’alternativa quando non riesce a fare gioco in mezzo al campo.

La Fiorentina più aggressiva

In fase di non possesso, la Fiorentina ha invece giocato una partita molto aggressiva (il baricentro si è attestato sui 52,9 metri, oltre la linea di metà campo), al contrario di quanto fatto vedere contro la Roma una settimana fa, puntando a controllare sempre il pallone (il possesso palla, alla fine, è stato del 62%) e pressando il Milan sin dal primo possesso.

Kalinic, Ilicic e Borja Valero si orientavano sui tre rossoneri che avevano il compito di iniziare l’azione, i due difensori centrali, Paletta e Romagnoli, e Montolivo, che si abbassava come sempre a supporto dei compagni per far uscire il pallone dalla difesa (a fine partita è il migliore dei suoi per palloni giocati, 65, e passaggi tentati, 50); Sánchez e Badelj erano orientati su Kucka e Bonaventura, mentre i tre difensori centrali marcavano i tre attaccanti del Milan, consentendo agli esterni, Milic e Bernardeschi, di alzarsi sui terzini rossoneri.

Pur lasciando l’uno contro uno ai propri difensori, la Fiorentina riusciva in questo modo a pressare in parità numerica l’inizio azione del Milan, impedendo alla squadra di Montella di costruire la manovra dal basso in maniera pulita (i rossoneri sono rimasti sotto l’80% di precisione nei passaggi) e forzando i suoi difensori a lanciare lungo, facilitando così il recupero palla della propria difesa.

La trappola del pressing viola, che costringe Calabria a lanciare lungo senza precisione.

L’incapacità di aggirare il pressing avversario è probabilmente il difetto più grosso che il Milan si trascina dalla prima giornata di campionato, e stavolta non è servita nemmeno la presenza di Niang, l’attaccante su cui, per ragioni tecniche e fisiche, è più facile appoggiarsi in caso di difficoltà per far salire la squadra.

Il francese, marcato da Tomovic, ha faticato a farsi trovare come punto di riferimento costante quando il Milan cercava una via d’uscita sulla fascia sinistra, e così le responsabilità nel far guadagnare campo alla squadra si sono concentrate quasi tutte su Kucka, un autentico trattore quando c’è da attaccare una palla vagante (la ragione per cui Montella gli fa tenere una posizione più avanzata rispetto a Bonaventura sui rinvii di Donnarumma) e far conquistare metri alla squadra palla al piede.

Si vede bene il baricentro decisamente più basso del Milan rispetto a quello della Fiorentina (44,6 metri) e lo sbilanciamento della costruzione del gioco sul centro-sinistra, la zona di maggiore qualità e con più punti di riferimento.

Queste difficoltà si sono tradotte nell’azione che ha portato al rigore sbagliato da Ilicic. Romagnoli viene forzato a un rinvio e a quel punto la Fiorentina sfrutta la struttura posizionale del Milan in fase di possesso e le incertezze nell’accorciare immediatamente a palla persa per arrivare in area di rigore in pochi secondi: Badelj ha tempo e spazio per lanciare Ilicic, a sua volta puntuale nell’attaccare lo spazio concesso dalla posizione alta dei terzini del Milan a inizio azione e a scattare alle spalle di De Sciglio per crossare un pallone molto pericoloso, “svirgolato” sia da Kalinic che da Calabria, ingenuo nella trattenuta a Borja Valero che porta Orsato a fischiare il rigore.

Aspettando Godot

Nel primo tempo il Milan è riuscito raramente a consolidare il possesso per occupare la metà campo viola, ma in quelle poche occasioni ha messo in difficoltà la squadra di Paulo Sousa grazie alla disposizione molto sbilanciata voluta da Montella. Il Milan è effettivamente una squadra pericolosa quando alza i terzini sulla linea degli attaccanti: le rotazioni decise da Paulo Sousa, che portavano la Fiorentina a difendere con due linee da quattro giocatori nella propria metà campo (Milic si abbassava sulla linea dei difensori, Borja Valero scalava a sinistra e Tomovic si allargava a terzino destro), permettevano ai rossoneri di attaccare in superiorità numerica la difesa viola ogni volta che Calabria e De Sciglio riuscivano ad allinearsi a Suso, Bacca e Niang, mettendo la Fiorentina nella difficile condizione di difendere contemporaneamente ampiezza e profondità e concedendo di conseguenza spazi per attaccare.

Peccato solo che Bacca provi a segnare di tacco…

Col passare dei minuti il Milan ha preso fiducia, il pressing si è fatto più efficace e a palla riconquistata la squadra di Montella sembrava poter mettere sempre in difficoltà la Fiorentina, non solo ribaltando velocemente il fronte di gioco, ma anche costruendo l’azione da dietro. I rossoneri, insomma, erano più in controllo della partita rispetto alla Fiorentina, eppure Montella con il passare dei minuti è sembrato accontentarsi del pareggio, con cambi piuttosto conservativi e un atteggiamento più prudente, quando invece avrebbe potuto approfittare dello sbilanciamento rischiato da Paulo Sousa, con Borja Valero a scalare a centrocampo al posto di Badelj dopo l’ingresso di Tello, ma soprattutto Sánchez in un’inedita posizione da difensore centrale una volta uscito Gonzalo. La qualità delle occasioni create (0,7 xG complessivamente), pur tirando meno della Fiorentina e avendo un atteggiamento meno propositivo, giustifica il pareggio: la differenza tra le due squadre l’ha fatta soltanto il rigore sbagliato da Ilicic.

Entrambe rimandano così a un’altra volta l’atteso salto di qualità: una vittoria avrebbe aperto scenari molto interessanti, proiettando sia il Milan che la Fiorentina, almeno in via ipotetica, vista la gara da recuperare contro il Genoa, al terzo posto, subito dietro Juventus e Napoli. Sarebbe stato un primo segnale, piuttosto significativo, lanciato alle rivali dirette per sostenere le proprie ambizioni europee e dare un senso diverso a questo inizio di campionato, facendo oltretutto crescere la fiducia in due ambienti abbastanza depressi dopo la deludente estate vissuta. Uscire dalle sabbie mobili del recente passato sembra ancora maledettamente difficile.

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