Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Aspettando la vera Juventus
21 set 2017
I tre punti conquistati contro la Fiorentina mascherano qualche incertezza della squadra di Allegri.
(articolo)
7 min
Dark mode
(ON)

La Juventus non aveva ancora affrontato degli avversari di livello e la squadra di Pioli era il primo test probante di questo campionato. Ma anche per la Fiorentina, reduce da due vittorie consecutive, la partita poteva offrire risposte sulle ambizioni da dover tenere in questo nuovo ciclo. A guardare le formazioni iniziali di Juventus e Fiorentina sembrano rivoluzionate rispetto a un anno fa. Se la Fiorentina è scesa in campo quasi con la stessa formazione che ha battuto il Bologna, nel suo 4-2-3-1 Allegri, rispetto alla gara col Sassuolo, ha cambiato alcuni interpreti. Innanzitutto gli esterni, con Sturaro e Asamoah al posto di Lichtsteiner e Alex Sandro. C’era anche curiosità per vedere l’esordio da titolare di Bentancur a centrocampo al fianco di Matuidi.

Un’intensità poco italiana
Inizialmente la squadra di Pioli ha cercato di pressare alta la Juventus, cercando di limitare le opzioni in costruzione dei difensori. Veretout e Benassi hanno marcato rispettivamente Bentancur e Matuidi; Simeone ha dovuto invece selezionare il proprio angolo di pressione in modo da controllare entrambi i centrali, oltre a Szczesny. Una strategia del genere è dispendiosa e, visto che anche la Juventus non si è risparmiata nel pressing, la prima parte di gara è stata caratterizzata da un’intensità sopra la media del campionato, intervallati da contrasti al limite del regolamento.

La Fiorentina in pressing in apertura di gara: Benassi è su Matuidi, Veretout si alza su Bentancur e Simeone insegue il passaggio all’indietro di Rugani verso Szczesny.

Pur difendendo a zona, entrambe le squadre mantenevano l’uomo come punto di riferimento della loro fase difensiva, anche se le priorità nelle marcature delle due squadre erano ben differenti. Per la Juventus la posizione della palla è il primo punto di riferimento, come è tipico di molte squadre che difendono con il 4-4-2. Il blocco difensivo della Juventus scivolava da una parte all’altra del campo, rimanendo compatta orizzontalmente e con i giocatori che, pur tenendo d’occhio il proprio uomo di riferimento, cercavano prima di tutto di mantenere costanti le distanze dai compagni vicini.

Il blocco difensivo della Juventus, raccolta in un 4-4-2/4-4-1-1. Si nota la compattezza delle linee e la geometria delle distanze tra i giocatori che pur mantengono l’orientamento sull’uomo.

Per la Fiorentina la questione era differente: l’orientamento sull’uomo era tale da compromettere anche la formazione difensiva di partenza, ovvero il 4-1-4-1. Durante le azioni offensive della Juventus, lo schieramento difensivo viola si riorganizzava in un 4-5-1, o anche in un 5-4-1, se non addirittura in un 6-3-1. Questo perché la posizione dei difensori viola, e in particolare degli esterni, era una conseguenza diretta di quella dei giocatori offensivi della Juventus.

Se si confronta la difesa posizionale della Fiorentina con l’immagine precedente è evidente come la posizione dei difensori e la distanza tra di loro siano determinate dalla posizione dei giocatori avversari.

Le difficoltà ad attaccare

Come dimostra anche il numero totale di tiri (21, di cui 13 da fuori area), sotto la media del campionato, entrambe le squadre non hanno avuto vita facile a penetrare la difesa avversaria. La Fiorentina ha arretrato il suo baricentro di pari passo con il cronometro e, pur non rinunciando a costruire, ha fatto fatica ad occupare gli spazi tra le linee della Juventus. La questione è stata più che altra numerica, visto che in zona centrale Simeone era supportato al massimo da uno solo dei trequartisti, con gli altri due che cercavano di allargarsi il più possibile, ma che involontariamente limitavano le opzioni per far progredire il gioco, visto che alla Juventus bastava scivolare verso la linea laterale per soffocare l’azione e recuperare palla. Dopo la prima mezz’ora, con la prima linea di pressione viola sempre più arretrata, sono emerse difficoltà in transizione con praticamente tutta la squadra, Simeone compreso, dietro alla linea della palla. Inoltre, sia Sturaro che Asamoah non sono stati così propositivi in fase offensiva e non si sono mai fatti attaccare alle spalle. Per la Juventus le difficoltà a creare occasioni da gol sono invece dipese dallo scarso numero di giocate tra le linee e dalla buona occupazione del campo da parte della Fiorentina.

Nel secondo tempo le azioni della Juventus sono sembrate persino più lente, e praticamente tutti i giocatori chiedevano il pallone sui piedi. A quel punto sembrava che i viola avessero i punti di riferimento necessari per limitare la Juventus e portare a casa il pareggio. La perdita di uno dei riferimenti difensivi, cioè l’uscita di Laurini per Bruno Gaspar, ha però indirettamente causato il gol decisivo: il portoghese è arrivato in ritardo su Manduzkic, dopo che a sua volta anche Pezzella si è fatto bruciare da Higuaín. È vero che Théréau è stato lento a chiudere su Cuadrado prima del cross, ma è altrettanto vero che un traversone dalla trequarti, per quanto teso, non dovrebbe mai risultare fatale per una difesa schierata. In generale però, la strategia difensiva della Fiorentina non sarebbe dovuta essere poi così complicata da manipolare, essendo prevalentemente reattiva.

Il forte orientamento sull’uomo faceva sì che a volte le maglie della difesa fossero tutt’altro che serrate, consentendo alla Juventus, almeno sulla carta, di cambiare il fronte di gioco o di tentare una verticalizzazione tra le linee (soprattutto nella prima frazione, quando gli spazi erano maggiori). La prima strategia non ha portato i benefici sperati a causa di un’esecuzione difettosa: i cambi di gioco sono stati troppo alti e imprecisi. Dybala si è invece visto tra le linee principalmente in apertura, anche se era spesso costretto ad allargarsi per ricevere palla, visto che anche se era Badelj ad essere posizionato sulla trequarti difensiva, erano i centrali, soprattutto Astori, ad assorbire i movimenti centrifughi dell’argentino. Eppure, c’erano i margini per fare di più, soprattutto perché con Biraghi concentrato su Cuadrado, lo spazio tra Astori e il terzino sinistro di Pioli era uno dei punti deboli della Fiorentina.

Dybala si allarga sulla destra (il lato cieco di Astori), approfittando dallo spazio concesso da Biraghi che è più alto sul suo uomo Cuadrado. Situazioni del genere non sono state abbastanza costanti, ma hanno sempre creato problemi alla viola.

Cosa si sarebbe potuto fare in più

Nel secondo tempo ci sono state meno situazioni di questo tipo, ma il possesso palla spiccatamente orizzontale della Juventus non ha aiutato. Un’altra soluzione, forse rischiosa, ma che avrebbe portato benefici, poteva essere quella di rompere le linee utilizzando le conduzioni palla al piede dei difensori centrali. Simeone era in inferiorità numerica contro Rugani e Barzagli e uno dei due era conseguentemente quasi sempre libero. Portando palla in avanti, i difensori avrebbero potuto costringere gli avversari a scegliere se restare sul proprio uomo oppure abbandonare la marcatura, generando quindi superiorità posizionale. Senza più Bonucci gli altri centrali della Juventus dovranno prendersi più spesso questa responsabilità, soprattutto contro sistemi difensivi costruiti in questo modo. Ecco un esempio di Barzagli che conduce palla in dribbling, approfitta dell’assenza di un diretto marcatore e supera due linee della Fiorentina e causando la prima delle due ammonizioni di Badelj: i bianconeri lo hanno fatto troppo poco.

In ogni caso la Juventus è riuscita a trovare il gol. L’espulsione di Badelj non ha fatto altro che facilitare le cose, anche perché dopo lo svantaggio la Fiorentina si era riproposta in maniera piuttosto aggressiva sulla costruzione bassa dei bianconeri, che nel finale hanno comunque rischiato sia con Sturaro che con Rugani.

La Fiorentina non è riuscita a chiarire del tutto il proprio potenziale, ma può uscire con la consapevolezza di poter fare una gara quasi alla pari sul piano fisico con la Juventus nel suo stadio. Non poco per una formazione che negli scorsi anni faticava a reggere certi ritmi. Uscire con qualche certezza in più - anche se con zero punti - dallo Juventus Stadium non era scontato. Allegri invece non può essere certo soddisfatto di una prestazione che ha mostrato più di un problema strutturale. In attesa che il solito processo alchemico faccia il suo corso, la Juventus è comunque a punteggio pieno.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura