Inter e Atalanta in questo momento sono le due squadre, insieme alla Juventus, più deluse dall'inizio di stagione. Certo, non senza una certa sfortuna per quanto riguarda alcuni risultati, e certo, con tutte le attenuanti di queste strane settimane: la difficoltà di arrivare al massimo rendimento senza un precampionato effettivo, l’obbligo di giocare ogni tre giorni. La recente flessione di entrambe le squadre merita però qualche riflessione più ampia.
Sia Inter che Atalanta arrivavano da due sconfitte in Champions, anche se maturate in modo diverso: la squadra di Conte, nonostante un buon piano gara e la solita produzione offensiva, è stata penalizzata dalle imprecisioni tecniche e da alcuni equivoci difensivi che si porta dietro dall'inizio dell'anno. L'Atalanta, come già nelle partite precedenti, ha invece dimostrato di faticare a ritrovare l’intensità delle ultime stagioni, prospettando persino l’ipotesi di provare a cambiare qualcosa nel sistema di partenza. Una situazione descritta dallo stesso Gasperini.
Sia l'Inter che l'Atalanta sono sembrate frenate per la maggior parte della partita: magari le scottature di coppa hanno contribuito. Le squadre poi erano schierate in modo speculare, dando quindi una sensazione generale di stallo. E in questo contesto c'è stata tanta imprecisione e insicurezza. Le combinazioni offensive, distintive per entrambe le identità tattiche, sono sembrate meno efficaci. Non va sottovalutato neanche il peso delle assenze, o il ritardo di condizione di diversi giocatori chiave.
In questo senso la formazione più stravolta è stata quella dell’Atalanta, presentatasi con l’esordiente Matteo Ruggeri, terzino sinistro 2002, sulla fascia orfana di Gosens e con Mojica momentaneamente rimandato. La presenza di Pasalic in mediana, di per sé, è tutt’altro che una novità, ma anche le assenze di De Roon e Ilicic sono evidenti, quando i sostituti non giocano una partita all’altezza. Dall’altro lato, la novità principale riguardava l’attacco, dove Sanchez ha preso il posto di Lukaku al fianco di Lautaro.
Una partita equilibrata nella produzione offensiva.
L’Atalanta deve ritrovare imprevedibilità
Uno dei problemi più evidenti dell’ultimo periodo dell’Inter è stata la difficoltà nella difesa dello spazio alle spalle dei centrocampisti; una criticità che può essere il risultato sia del cambiamento dello scaglionamento in mezzo (col doppio mediano e uno a ridosso delle punte), sia a qualche equivoco individuale nei tempi e modi con cui bisogna accorciare. L’esempio più fresco è il gol subito da Rodrygo contro il Real Madrid. Sotto questo aspetto l’Inter è stata molto più convincente del solito. Conte ha scelto di utilizzare Brozovic, Vidal e Barella, con quest’ultimo nella posizione ibrida tra mezzala e trequartista sul centrodestra. Rimaneva quindi abbastanza vicino ai compagni di reparto, togliendo spazio alle combinazioni centrali dell’Atalanta.
Va però detto che la squadra di Gasperini è parsa un po’ rinunciataria nella ricerca delle verticalizzazioni attraverso le linee, andando a imbottigliarsi troppo spesso sugli esterni Hateboer e Ruggeri, quasi mai serviti poi nello spazio. Darmian e Young, dall’altro lato, hanno giocato una partita abbastanza precisa difensivamente e grazie all’aiuto dei raddoppi dei centrocampisti hanno reso prevedibili queste risalite esterne. Pasalic, usato al fianco di Freuler al posto di De Roon, non ha giocato una bella partita in termini di distribuzione, sia per la mancanza di reattività nel leggere linee di passaggio centrali, sia per qualche errore di troppo anche sui cambi lato.
Come di regola in questa stagione, ancora una volta la migliore soluzione offensiva per l’Atalanta è stata affidarsi alle iniziative di Gomez che, anche contro una difesa posizionale particolarmente ordinata, è riuscito in un paio di occasioni a portare palla generando superiorità o ad accelerare il fraseggio.
[gallery columns="6" ids="62766,62767"]
Gomez riceve tra le linee da Toloi e attira su di sé tutta l’attenzione, trovando poi Malinovskij sul lato debole.
La cautela dell’Inter ha limitato la fluidità dell’Atalanta, comunque sempre troppo timida nelle iniziative individuali. Non sono mancate situazioni in cui la squadra di Gasperini ha prodotto occasioni muovendo la palla rapidamente. Per il resto l’Atalanta ha giocato una buona partita dal punto di vista difensivo, sia per la bella prestazione dei centrali (in particolar modo e finalmente Romero), intensi e rapidi nell'accorciare sulle punte, sia in termini di riaggressione.
[gallery columns="6" ids="62768,62769,62770,62771"]
Qui, per esempio, l’Atalanta è stata brava a reagire a una palla persa rallentando la ripartenza dell’Inter, per poi collassare intorno al portatore e recuperare il possesso.
Per cambiare ritmo e trovare il pareggio Gasperini ha messo mano alla struttura, un fatto significativo. Magari non in termini strettamente numerici, dato che, come è accaduto altre volte, quando ha cambiato sistema in una situazione di svantaggio, l’Atalanta è stata paradossalmente ancora più fluida e illeggibile nell’occupazione degli spazi. Però, dal momento in cui ha rinunciato a un difensore (Toloi) in favore di una punta (Muriel), Gasperini ha ritrovato un livello di pericolosità mai avuto nell’ora di gioco precedente.
L’Atalanta ha chiuso la partita con una difesa a 4, con Hateboer e Ruggeri che, tuttavia, salivano in maniera asimmetrica mantenendo il trio arretrato in fase di attacco avanzato. Gomez ha giocato tutta l’ultima parte di gara praticamente da vertice basso, con Freuler e Pessina (subentrato al posto di Pasalic) a darsi il cambio in suo supporto, mentre Miranchuk, al suo esordio in campionato, agiva in una posizione ibrida sul centrodestra. Muriel e Lammers, in attacco, sono stati in costante movimento e questo ha minato qualche convizione della linea difensiva dell’Inter, che in occasione del gol è parsa troppo passiva.
Nel caos finale era chiaro che Gomez dovesse dare supporto alla prima linea e che i due terzini dovessero salire a turno.
Va detto che Miranchuk ha fatto ciò che a Malinovskij non era riuscito per tutta la sua partita: capitalizzare l’occasione e, in generale, impegnare di più la linea (e così è andato a un passo dalla doppietta). L’Inter ha sofferto questo cambio di ritmo e questo caos positivo nelle rotazioni degli avversari, ma questa volta per Conte le recriminazioni più grandi possono essere per la gestione della fase offensiva.
La coperta corta dell’Inter
Insomma, l’Inter di questi primissimi mesi del 2020/21 sembra non riuscire a chiudere una partita convincendo. La buona produzione offensiva non è mai riuscita a compensare i tanti squilibri difensivi. Contro l’Atalanta, però, abbiamo visto un’Inter col problema opposto. Al di là della sofferenza nella parte finale della partita, la compattezza difensiva non è stato un problema quanto lo è stata l’efficacia offensiva.
L’Inter non è riuscita a manipolare il pressing forte dell’Atalanta, che pur portando la parità numerica in avanti, non si è mai fatta trovare scoperta.
L’assenza di Lukaku contro una squadra dominante sugli anticipi come l’Atalanta, ha tolto all’Inter naturalezza nella risalita centrale, il nettare del gioco di Conte. Lautaro e Sanchez si sono divisi gli smarcamenti incontro e in profondità a seconda della situazione, ma sono stati tenuti lontani dall’area, e l’abbassamento di Barella per dare una mano contro il pressing alto in parità numerica dell’Atalanta, nonostante portasse talvolta con sé Toloi, non è stato utile per trovare rapidamente gli spazi da attaccare.
La maggior parte delle verticalizzazioni lunghe, sulla figura o in profondità, sono state controllate tranquillamente dai difensori dell’Atalanta.
Va aggiunto l’atteggiamento forse troppo remissivo dei quinti, Darmian e Young che, a parte l’occasione del gol, non hanno impensierito i corrispettivi avversari, nonostante uno non fosse al meglio della forma e l’altro fosse un esordiente assoluto. A parte il gol, le altre due migliori occasioni dell’Inter hanno un comune denominatore, che forse tutti si sarebbero aspettati di vedere più spesso da quando Conte ha ritrovato Vidal: i suoi inserimenti nello spazio.
[gallery columns="6" ids="62775,62776"]
Nel primo caso a crossare è Bastoni, la cui copertura viene da Brozovic, così Vidal può dedicarsi all’attacco dello spazio. Nel secondo Barella verticalizza e non è chiaro se cercasse Sanchez o Lautaro, ma la palla arriva al primo, che triangola con l’argentino mentre Vidal attacca la profondità.
Soprattutto in una partita in cui mancava un riferimento importante come Lukaku, creare occasioni per gli inserimenti di Vidal doveva essere una risorsa. Per diverse ragioni, però, il cileno è molto coinvolto - con risultati altalenanti - nello sviluppo del possesso. Finora all'Inter è stato più attento alla palla che allo spazio.
Qui, per esempio, Vidal si abbassa e allarga mentre Young attacca la profondità, e Bastoni cercherà di trovarlo con una verticalizzazione infruttuosa.
Una gara in cui le azioni offensive funzionano meno può capitare, tanto più se in assenza del proprio perno offensivo davanti e dell’esterno più creativo, e contro una squadra arcigna nei duelli. Anche alla luce della reazione finale dell’Atalanta, l’Inter può dirsi contenta del pareggio finale, arrivato grazie a un buon lavoro di contenimento.
In chiave futura è lecito aspettarsi, da entrambe le squadre, un ritorno all’equilibrio feroce che le ha contraddistinte: fasi di attacco più rapide e dinamiche e la giusta reattività difensiva. Il pareggio non accontenta nessuna delle due squadre, ma starà a loro trasformarlo in un punto di ripartenza. Dovranno fare tesoro degli aspetti positivi: per l'Inter la maggiore compattezza; per l'Atalanta la creatività trovata nel caos e nell'emergenza finale, in cui ha portato all’estremo l’avversario attraverso il governo totale del ritmo di gioco.