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L'Inter non ha ancora capito l'Atalanta
12 nov 2018
La squadra di Spalletti aveva bisogno di confermare la propria crescita ma ha trovato un'Atalanta in grande forma.
(articolo)
9 min
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I dati di quest'analisi sono stati gentilmente offerti da Opta.

Nella settimana del pareggio col Barcellona, che aveva dato risposte contrastanti, l’Inter si è trovata di fronte l’Atalanta di Gasperini. Una partita che negli ultimi anni – complici le dichiarazioni stizzite dell’ex tecnico interista – ha assunto un valore particolare.

A pochi giorni dalla sfida di Champions, l’Inter si trovava di fronte un’altra squadra particolarmente capace nella pressione offensiva: meno tecnica, ma anche molto più aggressiva. Nella scorsa stagione le sfide con l’Atalanta avevano dimostrato le difficoltà della squadra di Spalletti nella gestione del possesso, e questa volta – dopo i buoni segnali delle ultime settimane – i nerazzurri avevano bisogno di dimostrare la loro crescita.

Alla fine, la partita, più che nella fase di pressione degli atalantini, si è decisa sulla qualità dei padroni di casa negli ultimi 16 metri. Nei 90 minuti l’Atalanta ha tentato 26 dribbling (vincendone 17) contro i 5 dell’Inter (3 riusciti), ha vinto 18 duelli aerei e ha segnato i primi 2 gol su calcio piazzato subiti in stagione dai nerazzurri.

Il primo tempo dominato dall’Atalanta

Per molti versi, i timori di Spalletti si respiravano già nelle scelte di formazione. Oltre ad un premio per la partita col Genoa, l’inserimento di Gagliardini (schierato al fianco di Vecino e Brozović) segnava l’irrigidimento del 4-3-3 visto nelle ultime settimane, e l’intenzione di schierare un centrocampo più muscolare (anche a costo di concedere qualcosa in fase di possesso). Dall’altra parte, Gasperini ha deciso di mettere in campo la maggiore qualità possibile, inserendo dall’inizio Zapata, Iličić e Gomez.

Gli uomini di Spalletti hanno mostrato subito un gioco più diretto. Nei primi due minuti l’Inter ha cercato la palla lunga in quattro occasioni, nel tentativo di contestare il possesso sulla seconda palla. In generale, la pressione alta era il cavallo di Troia con cui l’Inter cercava di attaccare l’Atalanta a campo aperto.

Il tentativo però si è scontrato con l’ottima prestazione della squadra di Gasperini: pulita in fase di uscita, e pericolosissima una volta che riusciva a mettere in moto uno dei suoi giocatori offensivi. Come da tradizione, il tridente offensivo è stato molto mobile: sulla carta la squadra partiva con Gomez alle spalle di Zapata e Iličić, ma in fase di possesso i due attaccanti arretravano rispettivamente sul centrosinistra e il centrodestra, per ricevere nello spazio tra il terzino e Brozović.

L’Inter aveva provato a schermare i due giocatori marcando il portatore nelle fasi di pressione, e chiudendosi con una linea da cinque abbastanza statica nelle fasi di attesa. I nerazzurri hanno giocato con una larghezza media di 47.7 metri, un baricentro basso (50.5 metri) e una squadra cortissima (la distanza media tra attacco e difesa è stata di 28.8 metri). Il tentativo era di coprire il meglio possibile i due esterni del campo, cercando di soffocare il gioco degli avversari tra le linee.

A sinistra, gli uomini di Spalletti contavano di limitare Iličić grazie al contributo difensivo di Gagliardini e Perišić, mentre a destra l’Inter lasciava molte più responsabilità a Skriniar, incaricato di sganciarsi su Zapata. Un rischio che è stato pagato caro, complice la grande partita dei due attaccanti dell’Atalanta (nei primi 45’ i due mettono insieme 8 dribbling riusciti e 8 tiri in porta, equamente divisi).

Al terzo minuto Handanovic è già chiamato agli straordinari: Iličić riceve a sinistra, scappa alle spalle di Asamoah, salta Brozović e libera lo spazio per il tiro di Zapata, servito da Gomez. Handanovic fa una grande parata, e si ripete sulla ribattuta di Hateboer, ma non può nulla pochi minuti dopo, quando dopo un’azione quasi fotocopia l’olandese riesce a segnare l’uno a zero.

La rete racchiude tutto quello che l’Inter pensava e non è riuscita a fare: Skriniar perde il duello con Zapata, il centrocampo non riesce a schermare la verticalizzazione per Iličić; la difesa non scivola bene su Gosens e si lascia scappare l’altro esterno alle spalle. Uno a zero.

Skriniar, che contro il Barcellona aveva giocato ai limiti del paranormale, qui viene saltato due volte in una sola azione.

Il vantaggio non spezza il ritmo dell’Atalanta, che due minuti dopo sfiora il raddoppio sullo scambio tra Iličić e Gomez (cross per Zapata: D’Ambrosio, Handanovic e il palo se la cavano in qualche modo).

L’Inter ha provato, lentamente, a reagire. Ha impostato una manovra più ragionata e ha mantenuto alta la pressione, ma l’Atalanta ormai era in controllo della partita. I maggiori spazi offerti dai nerazzurri hanno finito per semplificare il piano di gioco della squadra di Gasperini. In fase di non possesso l’Atalanta, come sappiamo, mantiene marcature abbastanza rigide: Zapata e Iličić si occupano dei due centrali, Gomez segue Brozović, De Roon e Freuler marcano Vecino e Gagliardini. Quando la palla va sull’esterno i terzini vengono presi in consegna da Hateboer e Gosens, che alle loro spalle lasciano i tre centrali (aiutati dall’esterno sul lato debole) ad occuparsi di Icardi, Politano e Perišić.

L’Atalanta non riesce sempre a recuperare palla alta (a fine gara il recupero medio del pallone è a 34.8 metri, più basso di quello dell’Inter), ma non rinuncia mai ad attaccare con più uomini possibili. In contropiede i padroni di casa cercano sempre di occupare tutto il campo in ampiezza, con i tre attaccanti che spostano palla da una fascia all’altra per servire la corsa dei due esterni o ricavare lo spazio per l’azione personale.

A destra Iličić crea spesso superiorità numerica, ma è a sinistra che l’Atalanta cerca l’affondo. Nei 90 minuti, gli orobici hanno fatto 18 dei loro 21 cross dalla fascia sinistra. Come ad inizio gara, è dalla sinistra che arrivano le occasioni migliori. Al 13esimo Zapata salta in maniera netta Skriniar e serve in mezzo per Iličić, fermato da Handanovic, che qualche minuto dopo – su un’azione costruita dall’asse Gomez-Zapata – viene graziato ancora una volta dal connazionale, che inciampa a pochi centimetri dalla linea di porta. Un errore quasi inspiegabile, persino dopo qualche replay.

Intorno alla mezz’ora di gioco l’Inter prova una reazione – il tiro di Icardi sul cross di Asamoah, il colpo di testa di Perišić – ma nel finale l’Atalanta torna a farsi sotto, sfiorando due volte il gol nell’area piccola (due miracoli di Handanovic, su Iličić e Toloi). A fine primo tempo i numeri sono impietosi (l’Inter ha concesso 16 tiri dell’Atalanta, 6 nello specchio, per un totale di 2 xG: un’enormità), ma le due squadre restano a un solo gol di distanza.

Il momento in cui la partita è stata sul filo

Gli errori dell’Atalanta sono stati puniti praticamente subito: venti secondi dopo l’inizio della ripresa l’Inter guadagna il rigore del pareggio. Il fallo di mano di Mancini arriva al termine di un’azione concitata, ma dà anche ragione al coraggio dell’Inter, che ha innescato l’errore di Berisha pressando gli avversari con Icardi, Politano e Borja Valero.

Il gol ha cambiato l’inerzia della partita: nei minuti successivi l’Atalanta si fa prendere dalla frenesia del risultato, e finisce per fare il gioco di un’Inter più attenta e più pulita nelle scelte di gioco. L’ingresso di Borja Valero cambia anche i meccanismi di gioco, perché toglie qualche responsabilità di gioco a Brozović, permettendogli di giocare con più libertà.

Ad inizio ripresa il croato fa partire l’azione agendo praticamente in linea coi centrali, per sfuggire meglio alla pressione e cercare soluzioni più di qualità nel gioco in verticale. Al 50esimo, proprio su un lancio di Brozović, Politano scambia con Icardi e va al tiro, giustificando le impressioni sulla possibile riscossa interista.

Gli uomini di Spalletti giocano un primo quarto d’ora molto positivo, risalendo il campo con continuità – soprattutto sull’asse Brozović-Borja Valero – e coprendo bene i tentativi in contropiede dell’Atalanta, che smette di minacciare la porta di Handanovic. Il buon momento dell’Inter sembra poter indirizzare la gara, ma nel momento più complicato la squadra di Gasperini pesca il gol che cambia la partita.

Il deus ex machina ha il taglio militare e il tempismo di Gianluca Mancini, che prima guadagna punizione sulla trequarti e poi la nobilita con il colpo di testa del 2 a 1.

Colpita nel momento forse migliore, l’Inter ha la forza di non perdersi. Nei minuti successivi Spalletti inserisce prima Keita Baldé (per Politano) e poi Vrsaljko (per Miranda), aumentando il peso offensivo della squadra. Pur mantenendo la difesa a tre, con D’Ambrosio centrale, la squadra cambia qualcosa nell’assetto offensivo, cristallizzando quanto visto in alcuni momenti della partita.

La squadra gioca con un 4-3-3 asimmetrico: Perišić, passato a destra, gioca molto largo sulla fascia, mentre Keita si comporta praticamente da seconda punta, per dare più supporto a Icardi. La mossa permette all’Inter di risalire abbastanza bene il campo (sull’asse Vrsaljko-Perišić), ma senza la giusta pericolosità. L’unica occasione vera arriva a 4 minuti dalla fine, quando Perišić riesce a trovare spazio sulla destra e servire in mezzo per Icardi, che sfiora soltanto.

Dal possibile pareggio, la situazione scivola rapidamente per il peggio. Due minuti dopo, su una punizione concessa ingenuamente sulla linea laterale, Djimsiti segna il 3 a 1 che chiude di fatto la partita. Il recupero non fa che aumentare la gravità della sconfitta, prima con l’evitabile espulsione di Brozović, e poi con lo splendido gol di Gomez, che fissa il risultato sul 4 a 1.

L’Inter si è fidata troppo delle proprie individualità

La partita di Bergamo strappa l’Inter da molte delle sue certezze, scoprendone alcuni problemi rimasti sopiti nell’ultimo ciclo positivo. Nel post-partita Spalletti ha messo l’accento nei duelli individuali, che hanno finito per pesare eccessivamente sulla partita. Le prestazioni di Zapata (6 dribbling e 2 occasioni create) e Iličić (4 occasioni create e 7 dribbling), sono bastate a far crollare il castello difensivo dei nerazzurri, che stavolta non hanno potuto affidarsi alla solidità di Miranda e (soprattutto) Skriniar.

Nel secondo tempo un paio di episodi hanno cambiato la partita, ma quanto visto nel primo tempo ha giustificato la netta vittoria dell’Atalanta, anche nei numeri (a fine gara sono stati 3.8 gli xG degli atalantini, contro gli 0.7 dell’Inter). La sosta darà tempo per assorbire il colpo, e permetterà ai nerazzurri di provare a staccare dai fantasmi della solita crisi di metà stagione.

Mentre l’Inter chiude (male) la striscia di sette vittorie consecutive, l’Atalanta raccoglie la quarta vittoria di fila, rilanciandosi definitivamente nella zona medio-alta della classifica. Dopo un inizio di campionato complicato Gasperini ha ritrovato gli equilibri giusti, lanciando nuovi protagonisti e sfruttando al meglio i suoi talenti migliori.

In questo momento i bergamaschi sono ottavi in classifica, a un solo punto dalla Roma (sesta) e tre dal Milan (quinto). Con la crescita di Zapata e l’utilizzo a pieno regime di Iličić (dal suo ritorno in campo: +50% di tocchi in area, +35% di tiri in porta, +83% di xG), l’Atalanta può tornare a sognare l’Europa persa ad inizio stagione.

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