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Contro la Juventus un buon piano gara non basta
25 nov 2019
L'Atalanta ha messo in difficoltà i bianconeri, a cui però sono bastati gli ultimi 15 minuti.
(articolo)
12 min
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Riprendendo una metafora attribuita a Pep Guardiola, alla vigilia del match Maurizio Sarri aveva paragonato la partita con l’Atalanta ad una visita dal dentista, sottolineando in tale maniera la difficoltà nell’affrontare tatticamente la squadra di Gasperini. E in effetti, nonostante le assenze di Zapata, Ilicic e Malinovskyji e l’impiego a mezzo servizio di Muriel, la sedia del dentista è stata, almeno per 75 minuti, parecchio scomoda per l’allenatore juventino, che solamente negli ultimi 15 minuti è riuscito a ribaltare una partita davvero complicata per la squadra bianconera.

Il problema della difesa dell’ampiezza per Sarri

Per sostituire gli assenti, Gasperini ha optato per Musa Barrow, schierandolo sul centro-destra dell’attacco, con Gomez sul lato opposto e Pasalic alle loro spalle nel 3-4-1-2 in fase di possesso palla disegnato dal tecnico nerazzurro. L’Atalanta ha quindi rinunciato a schierare Papu Gomez nella consueta posizione di trequartista, adottata con costanza in questo campionato, tornando a impiegarlo come punta sul centro-sinistra, con una mossa che ha messo davvero in difficoltà il sistema difensivo della Juventus.

Nei primi 15 minuti di partita entrambe le squadre hanno provato a piegare i destini tattici del match a proprio favore. Per la Juventus in fase di possesso era fondamentale riuscire a muovere con velocità il pallone per disordinare la struttura difensiva avversaria, approfittando delle marcatura a uomo dell’Atalanta. In fase di non possesso, invece, la chiave era riuscire a pressare con efficacia la costruzione di gioco dei tre difensori nerazzurri per risolvere alla radice il problema della difesa dell’ampiezza contro Hateboer e Gosens, sempre larghi, e più in generale, contro la capacità degli uomini di Gasperini di manovrare con estrema efficacia utilizzando le catene laterali.

La chiave del successo del sistema di pressing disegnato dal 4-3-1-2 bianconero contro squadre che schierano tre difensori e due esterni risiede infatti nella capacità di accorciare coi propri terzini sui “quinti” avversari, possibile solo se la pressione sull’impostazione di gioco bassa è sufficientemente precisa e intensa da rendere lenta e complessa la circolazione palla verso l’esterno del pallone. Un buon pressing sui tre difensori avversari può fornire ai terzini il tempo necessario per alzarsi verso gli esterni avversari e la sicurezza di potere rompere la linea difensiva.

Bernardeschi, il vertice alto del rombo juventino, riesce a pressare efficacemente Palomino e l’Atalanta è costretta a fare circolare il pallone all’indietro verso Gollini. De Sciglio può alzarsi su Hateboer.

La Juventus è riuscita a pressare con sufficiente efficacia la costruzione bassa avversaria solamente nella parte iniziale del primo tempo, ma, progressivamente, ha perso la capacità di coprire la palla esponendosi inesorabilmente agli attacchi in ampiezza dei bergamaschi. L’Atalanta è stata particolarmente abile, coi suoi meccanismi coraggiosi e consolidati, a scardinare il sistema di pressing dei bianconeri che, dal canto loro, hanno probabilmente sofferto l’uscita dal campo di Bernardeschi. Nei 25 minuti in cui è rimasto in campo il contributo in pressione del trequartista scelto inizialmente da Sarri è stato particolarmente prezioso, riuscendo ad intercettare 4 palloni, il doppio di quelli intercettati dal suo sostituto Ramsey, nei rimanenti 70 minuti del match.

Saltata la pressione sui giocatori più arretrati, la difesa dell’ampiezza da parte della Juventus è divenuta incerta, con le mezzali costrette a coprire troppo campo in orizzontale e i terzini in ritardo nell’alzarsi sugli esterni avversari. L’Atalanta ha approfittato delle difficoltà bianconere in maniera intelligente e, specie sulla propria fascia sinistra, ha costantemente messo in difficoltà la difesa della Juventus. Gli uomini di Gasperini iniziavano le proprie azioni sulla parte destra della difesa, utilizzando un set di movimenti già ampiamente rodato, per mettere in inferiorità numerica il pressing della Juventus e risalire così il campo. Il meccanismo prevedeva l’abbassamento di De Roon nella zona di Toloi, con il difensore brasiliano aperto sull’esterno e pronto a sovraccaricare la fascia destra.

De Roon si abbassa, Toloi si allarga. De Roon attira a sé la pressione del suo diretto avversario nello scacchiere tattico del match, Bentancur, liberando spazio all’avanzata di Toloi. Superata la pressione, l’Atalanta costringe tutto il rombo di centrocampo della Juventus a muoversi verso sinistra.

Saltata la prima pressione bianconera, l’Atalanta, dopo avere creato superiorità numerica sulla fascia destra e avere spostato il rombo di centrocampo juventino verso la zona palla, è stata particolarmente abile nel cambiare fronte di gioco per raggiungere la fascia sinistra e attaccare il lato debole della struttura difensiva di Sarri. Prezioso in questa fase di gioco è stato soprattutto il contributo di Pasalic, abile nel trovare lo spazio giusto in cui ricevere il pallone e precisissimo nella sua trasmissione da un lato all’altro del campo.

All’interno di un sistema di gioco che non mette al centro la precisione dei passaggi (79% di squadra), il croato ha passato il pallone con un’accuratezza del 92%, agendo nella scomoda posizione di trequartista, riuscendo ad eseguire anche 4 passaggi chiave. Con Khedira sempre lontano e incapace per caratteristiche atletiche a coprire rapidamente lo spazio in ampiezza, Gosens e Gomez hanno avuto buon gioco a mettere in mezzo Cuadrado, sempre indeciso tra l’uscire sull’olandese ed esporsi all’attacco alle spalle dell’argentino o rimanere ancorato alla linea difensiva dando spazio alle avanzate dell’esterno nerazzurro.

La prosecuzione dell’azione vista nelle precedenti diapositive. La palla, via Pasalic, si muove da destra a sinistra, verso Gosens. Khedira è troppo lontano, Cuadrado fa un passo verso l’esterno atalantino e viene preso alle spalle da Gomez, che giunge pericolosamente al cross.

Le sequenze di passaggi tra Toloi, Hateboer e De Roon sono state le più utilizzate dell’Atalanta e hanno creato le condizioni necessarie per lo sfruttare l’ampiezza tramite i successivi cambi di campo verso la zona di Gosens e Gomez (4 passaggi chiave per l’argentino) da dove i nerazzurri hanno sviluppato il 57% dei propri attacchi. In alternativa, l’Atalanta è riuscita a creare pericoli sull’esterno anche senza necessariamente dover ribaltare il fronte dell’attacco, dopo avere mosso il rombo di centrocampo juventino.

Gasperini si è garantito il predominio numerico sulle fasce tenendo sempre larghi Gomez e Barrow, minacciando costantemente la zona alle spalle dei terzini della Juventus. In tale maniera l’Atalanta è riuscita quasi sempre ad essere in superiorità nelle catene laterali contro la coppia terzino-mezzala bianconera, un vantaggio posizionale che ha portato i nerazzurri con frequenza al cross - ben 30, tra cui quello che ha consentito a Gosens di realizzare il gol del vantaggio. Indicativi della capacità dei nerazzurri di mettere in crisi sull’esterno la fase difensiva della Juventus sono anche i 3 tiri su azione di Toloi, giunti sfruttando le avanzate del difensore brasiliano.

Le risposte della Juventus

Fallito il tentativo di utilizzare il pressing avanzato per non essere costretta a difendere l’ampiezza dell’Atalanta, la Juventus si è trovata esposta e, soprattutto, è stata costretta a difendere bassa. Da un punto di vista puramente difensivo la squadra di Sarri, pur in palese difficoltà tattica, ha retto l’urto grazie alle maiuscole prestazioni individuali di un sicurissimo Szczesny, di un solido Bonucci e, soprattutto, grazie alla splendida prova di Matthijs De Ligt, alla sua migliore prestazione in bianconero. L’olandese ha vinto 13 dei 14 duelli difensivi ingaggiati, ha recuperato 14 palloni, ha effettuato 5 respinte - 3 acrobatiche al centro dell’area su pericolosi cross atalantini e 2 su tiri da posizione pericolosa degli avversari – e in generale ha mostrato un dominio fisico sugli avversari e della sua zona di campo che ha più volte risolto situazioni difensive davvero complesse per i bianconeri.

Chiaramente però i problemi tattici in fase di non possesso hanno avuto importanti ripercussioni anche su quella offensiva. Dovendo abbassare il proprio baricentro con continuità, la Juventus si è trovata costretta poi a dove risalire molto campo, offrendo così il fianco al pressing offensivo atalantino. Gli uomini di Gasperini sono così riusciti a recuperare 34 palloni nella metà campo bianconera (19 quelli recuperati dalla Juventus), terreno di conquista per Toloi (6 palle recuperate) e Djimsiti (7), sempre aggressivi nel cercare e trovare l’anticipo sugli attaccanti di Sarri.

Il trio d’attacco della Juventus costituito da Ramsey, Dybala e Higuain è stato obbligato per gran parte del match ad attaccare in un campo grande, non troppo adatto alle sue caratteristiche tecniche ed atletiche. Per la squadra di Sarri sarebbe stato fondamentale, con l’Atalanta ancora più che in altre occasioni, riuscire ad ottenere il dominio territoriale e del possesso a cui ambisce il gioco del allenatore, per tenere bassi gli esterni avversari e giocare gli uno contro uno dei propri attaccanti contro i difensori nerazzurri in spazi più stretti e, soprattutto, più vicini alla porta di Gollini.

La Juventus ha provato ad utilizzare l’arma del dribbling per scardinare la difesa atalantina, un’arma che in Champions League si è dimostrata particolarmente efficace contro il sistema difensivo di Gasperini, ma i giocatori bianconeri sono riusciti a saltare il proprio uomo solo 11 volte su 25 (44%, in Champions gli avversari hanno sino ad oggi avuto una percentuale di successo dei propri dribbling contro l’Atalanta pari al 66%) e in posizione non troppo pericolosa. Il migliore è stato Paulo Dybala, che è riuscito a dribblare 5 volte gli avversari su 9 tentativi, di cui 3 consecutivamente nella splendida azione individuale del sessantaseiesimo minuto.

La mappa dei dribbling riusciti dalla Juventus. Solo 3 nell’ultimo terzo di campo (via Whoscored.com).

In svantaggio di una rete, Sarri ha cercato soluzioni diverse dalla propria panchina inserendo Douglas Costa per Bentancur - arretrando Ramsey in posizione di mezzala sinistra - ed Emre Can per Khedira. Il tecnico ha anche provato a variare le carte tattiche in tavola spostando, dopo circa 10 minuti dal suo ingresso in campo, Douglas Costa sulla fascia sinistra e passando al 4-3-3 con Dybala a destra. L’idea di Sarri è stata quella di allargare i 3 difensori atalantini o, in alternativa, abbassare gli esterni nerazzurri. Ma, più che le sostituzioni o gli aggiustamenti tattici, la Juventus ha approfittato di un fisiologico calo dell’intensità del pressing atalantino.

Dopo il gol di Gosens, la Juventus ha progressivamente ripreso il dominio del possesso (63% nel periodo compreso tra il gol del vantaggio nerazzurro e il pareggio di Higuain), abbassando l’Atalanta e creando, in un campo più piccolo e manovrando in prossimità dell’area avversaria, i presupposti per far prevalere la superiore qualità individuale dei propri attaccanti.

Il primo gol di Higuain, seppur fortunoso nella finalizzazione, è nato dal consueto tentativo di combinazione stretta tra gli attaccanti bianconeri, la via maestra indicata da Sarri per giungere a conclusioni di elevata qualità (solo 3 i cross tentati dalla Juventus su azione) e utilizzare al meglio le capacità tecniche dei suoi giocatori offensivi.

Anche l’azione del secondo gol, nato da una circolazione palla di elevata qualità tra Douglas Costa, Dybala e Cuadrado, conclusa da un Higuain particolarmente pronto in fase di finalizzazione (ben 8 tiri per l’argentino) testimonia come per la Juventus la partita sarebbe certo stata più agevole se, vincendo lo scontro tattico tra le opposte strategie di pressing, fosse riuscita a rimanere alta e a giocare in un campo più piccolo e a ritmi meno elevati. Non ci è riuscita per gran parte del match, ma è bastata la parte finale della ripresa per portare a casa una vittoria che a Bergamo, contro l’Atalanta guidata da Gasperini, non era mai arrivata.

La Juve ha vinto ancora senza convincere

L’Atalanta ha giocato un’ottima partita sfruttando pienamente le possibili difficoltà del 4-3-1-2 della Juventus a difendere l’ampiezza e il lato debole. Per ottimizzare i propri meccanismi di gioco contro il sistema difensivo di Sarri, Gasperini è tornato all’antico, col Papu Gomez non più utilizzato per creare superiorità numerica con la sua tecnica in zona centrale, ma nella zona di centro-sinistra dell’attacco, pronto ad attaccare alle spalle Cuadrado. I nerazzurri si sono totalmente concentrati nel creare vantaggi posizionali in zona esterna tramite le catene laterali, da utilizzare sia per attaccare direttamente sulla fascia interessata che per spostare il rombo di centrocampo avversario e colpire quindi con maggiore agio il lato debole. Considerate anche le assenze, la squadra di Gasperini ha davvero poco da rimproverarsi.

La passmap dell’Atalanta mostra come Gasperini abbia svuotato il centro, col solo Pasalic a smistare mirabilmente il pallone da un lato all’altro del campo, creando catene di 4 uomini sull’esterno.

La Juventus non è riuscita con il pressing avanzato a coprire le linee di passaggio verso l’esterno dell’Atalanta ed è stata quindi costretta a difendere scomodamente l’ampiezza con il suo rombo di centrocampo, finendo inevitabilmente per abbassarsi e soffrire sull’esterno e sul lato debole. Solo la grande prestazione difensiva al centro della difesa di Szczesny, Bonucci e de Ligt ha consentito alla Juventus di rimanere a galla nei momenti più complessi della gara.

La partita contro l’Atalanta, oggettivamente faticosa tatticamente per la squadra di Sarri, può in qualche maniera essere considerata una sorta di stress-test per il sistema di gioco messo in piedi dal tecnico bianconero. Il risultato conferma che per la Juventus rimane di fondamentale importanza dominare il possesso e rendere efficiente il proprio pressing, per potere tenere alta e compatta la squadra, un’esigenza ancora più forte dopo il passaggio dal 4-3-3 al 4-3-1-2 avvenuto nel corso della stagione, e per utilizzare l’elevata tecnica dei propri giocatori offensivi, su cui è interamente centrata la fase di rifinitura e finalizzazione, più vicino possibile alla porta avversaria in un campo di dimensioni non troppo elevate.

I risultati fino ad ora sorridono a Maurizio Sarri e non è ancora ben chiaro se le prestazioni non sempre brillanti dei bianconeri siano una buona o una cattiva notizia per i suoi avversari.

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