Quest’anno la finale di Coppa Italia era particolarmente attesa per svariati motivi. Per l’Atalanta era l’occasione di vincere un trofeo che avrebbe suggellato la splendida avventura della "Dea" nell’era Gasperini, e portato una coppa a Bergamo a 60 anni di distanza dall’unica Coppa Italia vinta della squadra nerazzurra. Per la deludente Juventus di questa stagione la coppa nazionale rappresentava l’ultima possibilità di vincere un trofeo, dopo la Supercoppa italiana conquistata contro il Napoli e i fallimentari cammini in Champions League e campionato. Ad amplificare l’attesa per la partita, il ritorno sugli spalti di 4300 spettatori che hanno visto Atalanta e Juventus giocare una partita intensa e ad alto ritmo, che alla fine ha sorriso ai tifosi bianconeri.
Ancora una volta, come nella partita contro l’Inter, Andrea Pirlo ha rinunciato sia a Dybala che a Morata per schierare Ronaldo centravanti e Kulusevski a suo supporto con specifici compiti difensivi. Rispetto alla partita di sabato scorso, l’unico cambio tra i titolari è stato quello dello squalificato Alex Sandro, sostituito nella posizione da Danilo, con Cuadrado arretrato nel ruolo di terzino destro e McKennie schierato dal primo minuto come esterno destro. Nell’Atalanta, Gasperini ha scelto Palomino come terzo di difesa a sinistra al posto di Djimsiti e Malinovskyi come partner d’attacco di Zapata davanti a Pessina.
L’Atalanta ha iniziato forte e nei primi 4 minuti di partita ha avuto le due migliori occasioni da gol dell’intero match, fatta eccezione per il gol del momentaneo pareggio di Malinovskyi. In entrambe le occasioni il protagonista è stato Duvan Zapata. Al primo minuto, dopo il suo consueto taglio dall’interno all’esterno alle spalle del terzino avversario, ha ricevuto sull’out di sinistra il lancio di Palomino e ha lasciato per terra de Ligt, con la sua percussione che ha portato al cross basso per lo stesso Palomino, la cui conclusione è stata parata da Buffon. Quindi, al quarto minuto, il centravanti colombiano si è smarcato alle spalle di de Ligt e, dopo avere ricevuto il lancio dall’esterno di Gosens, ha retto il contatto fisico spalle alla porta con Chiellini e girandosi non è riuscito a centrare la porta con un tiro di sinistro.
Il ruolo particolare di Kulusevski
Dopo l’inizio con l’acceleratore pigiato a tavoletta di Duvan Zapata, la partita si è ordinata e sono emersi i piani tattici dei due allenatori. Gasperini ha disegnato il suo sistema di marcature individuali destinando Pessina su Bentancur, Freuler su Rabiot e le due punte su de Ligt e Chiellini. Come di consueto, partendo da un teorico 3-4-1-2, gli esterni Gosens e Hateboer hanno avuto il compito di uscire alti in pressione sui terzini juventini sul lato forte e di controllare gli esterni offensivi avversari sul lato debole. A mettere in difficoltà il sistema atalantino è stata la scelta di Andrea Pirlo di rinunciare a giocare con due punte, togliendo un riferimento da marcare ai difensori avversari e, soprattutto, la posizione assunta da Kulusevski e l’incessante movimento di McKennie che hanno complicato le letture difensive al lato sinistro dello schieramento bergamasco.
Dopo aver giocato da esterno sinistro nel 4-4-2 puro schierato da Pirlo a Sassuolo e da trequartista alle spalle di Ronaldo contro l’Inter – con il compito di marcare Brozovic in fase di non possesso e di attaccare gli spazi liberati da CR7 in fase di possesso – contro l’Atalanta Dejan Kulusevski è stato impiegato ancora in una nuova posizione con precisi compiti tattici. Semplificando, è possibile descrivere lo schieramento dei bianconeri con una sorta di 4-3-3 con le due mezzali, Rabiot a sinistra e Kulusevski a destra, ad altezze diverse.
Il 4-5-1 in fase di difesa posizionale della Juventus con Kulusevski in posizione di mezzala destra. Nella stessa immagine si evidenzia la classica disposizione in fase di costruzione dell’Atalanta, con de Roon che si abbassa tra Romero e Palomino formando una linea a 4 e Pessina pronto a esplorare gli spazi alle spalle del centrocampo della Juventus, approfittando del lavoro di Zapata sulla linea difensiva avversaria.
Se in fase di difesa posizionale la Juventus si è schierata con un 4-5-1, in fase di possesso Kulusevski ha galleggiato nella zona compresa tra le spalle di de Roon e la posizione di Palomino. La posizione ibrida dell’ex Parma è stata gestita con difficoltà dalla difesa atalantina, anche grazie al lavoro tattico di McKennie, che solo raramente è rimasto aperto in fascia ma, molto più frequentemente, è entrato dentro il campo, impegnando così Palomino nella sua zona, rendendo complessa una sua marcatura avanzata nella porzione di campo occupata da Kulusevski.
Un esempio del lavoro congiunto di McKennie e Kulusevski. Lo statunitense taglia dentro il campo attirando l’uscita aggressiva di Palomino, Kulusevski attacca alle spalle il difensore dell'Atalanta costringendo de Roon a seguirlo.
Anche la rete del vantaggio della Juventus, nato da un attacco in campo lungo di Kulusevski, ha in fondo visto l’inversione delle posizioni tra McKennie e lo svedese, con il primo che, conquistando una palla sporca, ha servito dal centro dell’area l’assist verso l’esterno che lo splendido tiro di Kulusevski ha tramutato in gol.
Il predominio dell’Atalanta nel primo tempo
Nonostante sia passata in svantaggio a metà primo tempo, i quarantacinque minuti iniziali hanno visto prevalere l’Atalanta che, prima dell’intervallo, è riuscita a trovare il pareggio con la solita botta dal limite di Malinovskyi, nata da un recupero avanzato del pallone di Freuler, in anticipo su una ricezione spalle alla porta di Rabiot nella metà campo bianconera. Il pressing della squadra di Gasperini, sempre piuttosto intenso, ha messo in difficoltà la costruzione bassa degli uomini di Pirlo che, fatta eccezione per il primo quarto d’ora di gioco, hanno avuto grosse difficoltà a consolidare il possesso palla nella metà campo avversaria, limitando gli attacchi verso la porta di Gollini ad azioni in campo largo in ripartenza.
Sotto pressione, la Juventus ha spesso perso troppo velocemente il pallone e talvolta, cercando di girare a proprio vantaggio la consueta aggressività difensiva atalantina, è andata in maniera eccessivamente frettolosa in verticale, riconsegnando così rapidamente il pallone agli avversari. Il dominio del possesso è stato quindi in mano ai nerazzurri, che hanno attaccato soprattutto sul lato sinistro del campo, approfittando dell’intraprendenza di Palomino, dell’atletismo di Gosens e dei tagli interno-esterno di Zapata. A facilitare il compito agli uomini di Gasperini nel primo tempo è stata anche l’indecisione tattica di Cuadrado che, forse preoccupato dai movimenti alle sue spalle di Zapata, è rimasto troppo basso consentendo sempre all’Atalanta di appoggiarsi su Gosens e di raggiungere l’attaccante colombiano con lanci senza troppa pressione sul portatore di palla.
Il merito della Juventus nel primo tempo è stato quello di reggere fisicamente l’impatto atletico dell’Atalanta, rimanendo compatta, raggiungendo il vantaggio in ripartenza e limitando, dopo i 4 minuti iniziali, i pericoli per la porta di Buffon, nonostante un’inerzia tattica e una pressione fisica tutta dalla parte nerazzurra. Dopo un inizio complicato su Zapata, de Ligt è molto cresciuto nella marcatura del colombiano ed è stato preziosissimo il grosso lavoro difensivo di Bentancur, impegnato nel controllo del mobilissimo Pessina, nella schermatura delle linee di passaggio verso gli attaccanti avversari e nella gestione delle transizioni difensive. I 19 palloni recuperati danno una misura dell’ottima partita difensiva disputata dall’uruguaiano.
Il predominio della Juventus nel secondo tempo
Nonostante una buona reazione difensiva al dominio dell’Atalanta, la Juventus non avrebbe probabilmente potuto reggere il secondo tempo senza un cambio delle dinamiche tattiche della partita. E, in effetti, al rientro in campo, la Juventus ha immediatamente alzato la linea del proprio pressing che è diventato molto più aggressivo e ordinato che nel primo tempo. Come nella partita di sabato scorso contro l’Inter, Andrea Pirlo ha disegnato un sistema di pressing molto orientato sulle posizioni degli avversari e disposto a lasciare i centrali de Ligt e Chiellini in situazione di parità numerica in spazi ampi contro gli attaccanti avversari.
Il 4-5-1 della Juventus si è adattato in maniera aggressiva al 3-4-1-2 di Gasperini. Con Ronaldo in posizione centrale su Romero, i due esterni Chiesa e McKennie hanno avuto il compito di pressare i due braccetti Toloi e Palomino, mentre Rabiot e Kulusevski contrastavano rispettivamente Freuler e de Roon. Con Bentancur in controllo di Pessina, si sono rivelate fondamentali le scalate in avanti dei terzini verso gli esterni avversari e, in particolar modo, quelle sul lato destro di Cuadrado su Gosens, che hanno tolto tempo e spazio all’Atalanta nella zona di campo dove la Juventus aveva sofferto nel primo tempo. Sporcando in maniera decisiva col proprio pressing la costruzione dell’Atalanta i bianconeri hanno ridotto la qualità dei rifornimenti su Zapata, che non è stato più in grado di fungere da riferimento offensivo e fare salire la squadra.
McKennie esce in pressione su Palomino, Cuadrado scala su Gosens lasciando de Ligt in uno contro uno contro Zapata. Il resto della squadra gioca sui propri riferimenti.
Il pressing offensivo ed efficace della Juventus ha ribaltato nella ripresa lo scenario tattico del primo tempo. Recuperando presto e in posizione avanzata il pallone la Juventus ha aumentato la propria percentuale di possesso palla e ha potuto abbassare la difesa avversaria consolidando il possesso nella metà campo avversaria evitando così, in maniera indiretta, la pressione dell’Atalanta. Il pressing bianconero ha anche generato direttamente occasioni da rete, come nell’azione del palo colpito da Chiesa, nato da un anticipo alto di Chiellini su Malinovskyi.
Chiesa su Toloi, Rabiot su Freuler, Alex Sandro scala forte su Hateboer e Chiellini anticipa Malinovskyi dando l’avvio all’azione in cui Chiesa colpirà il palo dopo un assist di Ronaldo.
Nel periodo compreso tra l’inizio del secondo tempo e il gol della vittoria di Federico Chiesa, l’Atalanta ha concluso verso la porta avversaria solamente una volta, con un tiro debole da fuori area di Pessina, mentre la Juventus ha effettuato ben 7 tiri in porta, alcuni molto pericolosi come quello già citato che ha portato al palo di Chiesa e una conclusione ravvicinata di Kulusevski parata da Gollini dopo un’iniziativa personale dello stesso Chiesa.
In svantaggio, Gasperini ha provato a cambiare il volto della sua squadra dopo avere già fatto entrare in campo Muriel e Pasalic per Malinovski e Pessina senza però variare lo spartito tattico. Con l’ingresso di Djimsiti e Ilicic per Hateboer e Toloi l’allenatore nerazzurro è passato al 4-2-3-1 per concludere la partita con una sorta di 3-2-3-2 con la sostituzione di Gosens con Miranchuk. I cambi apportati da Gasperini non hanno però consentito all’Atalanta di guadagnare la pericolosità persa nel secondo tempo, concluso con soli due tiri effettuati e con una Juventus che, attenta e determinata in fase difensiva, è riuscita a condurre in porto il match senza troppi patemi.
La Juve del futuro
Al termine di una partita intensa e combattuta la Juventus ha conquistato meritatamente la sua quattordicesima Coppa Italia, terminando la sua difficile stagione con due trofei all’attivo. Dopo un primo tempo complicato, in cui ha sofferto l’asfissiante pressione dell’Atalanta, i bianconeri sono stati bravi a ribaltare l’inerzia tattica del match alzando la linea del proprio pressing e costringendo così gli avversari sulla difensiva. A fare la differenza e a rendere meritata la vittoria della Juventus la differente efficacia offensiva nei diversi momenti del match.
L’Atalanta ha complessivamente tirato in porta 9 volte, di cui solo 2 nel secondo tempo, mentre i bianconeri sono riusciti ad andare in vantaggio nel momento di maggiore difficoltà per poi rendersi più volte pericolosi nel secondo tempo fino a raggiungere il gol della vittoria. Gran parte dei meriti offensivi bianconeri vanno attribuiti a Federico Chiesa, che all’interno di una prestazione non troppo continua, nel secondo tempo è riuscito con le sue iniziative individuali a segnare il gol vittoria, colpire un palo e servire un assist a pochi metri della porta a Kulusevski.
Il giocatore fondamentale per la prestazione della Juventus è stato però proprio Dejan Kulusevski, autore di un gol, un assist e altri 3 passaggi chiave. Il contributo dello svedese è stato notevole in entrambe le fasi di gioco. In fase di non possesso ha giocato da mezzala del 4-5-1 difensivo della Juventus controllando da vicino de Roon, mentre in fase di possesso ha ben sfruttato la sua posizione ibrida nello spazio compreso tra de Roon, Palomino e Gosens, ben supportato dall’incessante movimento di McKennie. Kulusevski è stato, nel primo tempo, il giocatore su cui appoggiarsi in campo grande per fare risalire la squadra, ma è stato particolarmente abile anche nella ripresa quando, in spazi più ristretti, è riuscito a dare qualità e soluzioni offensive alla manovra della squadra nella trequarti, come in occasione dell’assist per Chiesa. La buona prestazione di Kulusevski e dell’intera squadra rivelano anche in controluce come la Juventus abbia nel corso della stagione troppo spesso sofferto la presenza di una punta pura accanto a Ronaldo e come, invece, avrebbe potuto trarre un vantaggio costante aggiungendo un giocatore tra le linee e in pressing, impiegando CR7 come giocatore più avanzato. Le prestazioni di Chiesa, Kulusevski, McKennie, de Ligt e dello stesso Bentancur sono una buona notizia per la Juventus e indicano che i bianconeri hanno una base giovane ampia e di qualità dalle quali potere ripartire al termine di un ciclo che proprio nella finale di Coppa Italia ha visto l’ultima partita in bianconero di Gigi Buffon.
L’Atalanta di Gasperini ha invece fallito, dopo la finale di Coppa Italia persa due stagioni fa contro la Lazio, la possibilità di vincere un titolo. La maggiore colpa dei bergamaschi è stata quella di non capitalizzare meglio il dominio tattico del primo tempo, complice anche una prestazione difensiva della Juventus di buon livello. Nel secondo tempo l’Atalanta non è stata in grado di rispondere efficacemente al mutato atteggiamento in pressing dei bianconeri e non è riuscita ad attaccare in campo grande appoggiandosi sulle qualità di Zapata, Malinovski o Muriel, per una volta ben controllati dai difensori avversari. I quarti di finale di Champions raggiunti la scorsa stagione e la qualificazione agli ottavi di quest’anno contro il Real Madrid hanno di fatto già consegnato alla storia il ciclo di Gasperini all’Atalanta. Una vittoria contro il Milan all’ultima giornata di campionato, quanto mai auspicata anche dai tifosi juventini per l’obiettivo Champions della propria squadra, potrebbe regalare alla "Dea" il secondo posto in Serie A, che costituirebbe la migliore posizione mai raggiunta dalla squadra bergamasca.