Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Che fine ha fatto l'Atalanta?
07 apr 2025
La sconfitta contro la Lazio è la sesta nelle ultime 11 partite.
(articolo)
8 min
(copertina)
IMAGO / SOPA Images
(copertina) IMAGO / SOPA Images
Dark mode
(ON)

«Partiamo da una premessa. L’Atalanta dopo questa partita è terza in classifica». Persino a Gian Piero Gasperini viene da ridere per la prudenza del giornalista che gli si avvicina come un guardiano dello zoo che deve nutrire una tigre affamata. Pochi giorni prima Gasperini aveva negato la crisi dell’Atalanta parlando di una situazione in classifica positiva come mai negli ultimi anni, passando un colpo di spugna sulla sconfitta di Firenze in cui l’Atalanta non aveva tirato neanche una volta in porta.

Adesso però è arrivata la terza sconfitta consecutiva - tutte senza gol, cosa mai successa nella sua gestione - la settima partita casalinga di seguito in cui l’Atalanta non riesce a vincere. Quindi, fatta la giusta premessa l’Atalanta è terza in classifica, ci si può chiedere «che fine ha fatto l’Atalanta»?

Gasperini a un certo punto arriva a dire che contro la Lazio «il risultato è andato in modo contrario a quella che è stata la partita». Certo sono stati poco brillanti davanti, ma non avrebbero meritato di perdere. Il che ci può anche stare, per quanto prodotto dalla Lazio soprattutto (appena 0.44 xG, dati Hudl Statsbomb), ma non è che l’Atalanta abbia fatto chissà che partita (0.99 xG). Almeno rispetto a quello a cui ci ha abituato - il punto è proprio questo: ci aspettiamo di più. Di fatto, Atalanta e Lazio hanno avuto un’occasione per una, a distanza di quattro minuti l’una dall’altra.

Al 49' Kolasinac ha colto di sorpresa il lato destro della difesa laziale infilandosi in area e arrivando sul fondo, ha messo dentro un bel pallone in cut-back per Retegui che però ha calciato con Gigot addosso: il difensore francese riesce forse a deviare il tiro e Mandas lo para un po’ con la coscia e un po’ col braccio sinistro.

Al 53', in una classica situazione in cui l’Atalanta marca uomo su uomo fino all’area di rigore avversaria, Mandas calcia direttamente alle spalle della difesa altissima, Dele-Bashiru e Isaksen incrociano le proprie corse, i rispettivi marcatori gli vanno dietro guardando la traiettoria aerea della palla e finiscono per sbattere l’uno contro l’altro; Kolasinac rovina a terra e Hien arriva tardi sul rimbalzo del pallone e sulla sponda di Dele-Bashiru per Isaksen, che segna il gol che decide la partita.

Contro la Fiorentina era bastata una pressione sul centrale in possesso (e un controllo impreciso di Hien), contro la Lazio un lancio lungo del portiere. Insomma, sapevamo che il sistema di Gasperini comportava benefici e rischi, ma raramente è stato così facile mandare in tilt la sua difesa.

La Lazio, che di solito ha una precisione nei passaggi dell’84.5%, ieri sera contro l’Atalanta si è fermata al 78%. Come detto, la squadra di Baroni non ha creato quasi niente, tutti i pericoli potenziali sono sfumati sulla trequarti. A causa del livello degli interpreti, della partita timida di Tchaouna (sostituito a fine primo tempo da Isaksen) dei passaggi sempre un po’ imprecisi di Dele-Bashiru e Dia che hanno fermato alcune azioni della Lazio un attimo prima di arrivare al tiro; ma anche proprio per il contesto a cui l’Atalanta costringe quasi tutte le sue avversarie.

Dopo quattro minuti dall’inizio Nuno Tavares ha rubato una palla a Cuadrado nella propria metà campo difensiva, la Lazio ha fatto scorrere bene il pallone in transizione fino al lato opposto, ma quando Lazzari all’altezza dell’area di rigore è tornato al centro Tchaouna ha sbagliato il passaggio di prima per Dele-Bashiru che avrebbe potuto calciare.

Al ventesimo Dele-Bashiru si è girato nella marcatura di Djimsiti e gli è corso alle spalle - su fallo laterale! - ma quando ha provato ad andare oltre Hien, mettendo Dia da solo contro Carnesecchi, ha sbagliato la misura, passandola a Bellanova in recupero. Nonostante ciò, la Lazio ha trovato la combinazione giusta che è bastata per vincere la partita.

Chi riesce a giocare in verticale, ad attaccare la profondità alle spalle delle marcature e, in particolare, alle spalle della difesa dell’Atalanta, può batterla. In questo momento, poi, è un obiettivo raggiungibile anche solo con un’azione davvero riuscita, proprio come è successo alla Lazio.

Si diceva, appunto, rischi e benefici. Il gioco di Gasperini ha raggiunto picchi di brillantezza che in Italia hanno avuto poche squadre in questi anni. Con la sua continuità, semplicemente nessuno. Ma quando le cose non funzionano il destino sembra voler mettere in mostra i punti deboli del suo sistema in modo persino crudele.

Uno dei punti di forza dell’Atalanta - una delle cose che più hanno ispirato altri allenatori ambiziosi e che, ad esempio, vedevamo nel Bologna di Thiago Motta, che vediamo nell’Inter di Inzaghi e persino nella Juventus di Tudor in queste ultime settimane - era la capacità di attaccare con molti uomini l’area di rigore e, in particolare, di sorprendere con gli inserimenti dei suoi difensori. Attaccare con i difensori (qui Dario Pergolizzi analizzava, un anno fa, questa tendenza che non riguarda solo gli schieramenti a tre) significa anche far giocare palloni delicati, importanti, a giocatori che magari delicati non lo sono quasi mai.

Kolasinac è stato fondamentale nella costruzione della sola occasione da gol dell’Atalanta, e qualche settimana fa ha fatto un assist di tacco per Zappacosta che rimarrà come uno dei più belli di questa stagione; ieri però ha toccato gli stessi palloni di Retegui in area di rigore (4, meno solo di Lookman) e non tutti con grande qualità. A volte trovare il modo per far attaccare meglio i propri giocatori con più qualità e con più fantasia potrebbe essere una soluzione più semplice. Oppure bisogna insegnare a trequartisti e attaccanti come si marca a uomo, così poi possono giocare loro nel pacchetto dei tre difensori.

Un esempio: al trentesimo Kolasinac arriva in area della Lazio dopo un dai e vai con Lookman. Riceve con spazio sufficiente a controllare ma è circondato di avversari, oltretutto il suo primo controllo non è di grande qualità e la palla finisce alle spalle di Gila che la protegge mentre esce oltre la riga di fondo.

Non ha funzionato la mossa di Gasperini di schierare Cuadrado dall’inizio come trequartista di destra, ma è stato anche merito della Lazio che ha tagliato fuori Lookman grazie a una grande partita dei suoi due centrali di centrocampo, Belahyane (all’esordio dal primo minuto, al posto di Guendouzi) e Rovella. L’Atalanta ha incontrato una delle migliori squadre del campionato dal punto di vista difensivo, pur con uno stile diverso dal suo - e vale la pena sottolineare che Gasperini ha battuto Baroni solo 3 volte in carriera, e Baroni allena la Lazio solo da questa stagione, prima aveva in mano squadre di caratura inferiore (con il Lecce, per esempio, Baroni lo aveva battuto sia all'andata che al ritorno, nella stagione 2022/23).

Lookman veniva cercato da Ederson in una zona di campo tra Lazzari e Gila, ma la copertura di Belahyane ha tagliato la loro linea di passaggio o lo ha portato a recuperare palla: a fine partita è stato il giocatore della Lazio ad aver recuperato più palloni (14) e ad aver ingaggiato più duelli al suolo (21, vincendone 12). Lookman lo ha dribblato tre volte, ma non è riuscito a ricavarne molto.

Al 27', ad esempio, Ederson serve Lookman, che con un grandissimo primo controllo taglia alle spalle di Belahyane verso il centro. Poi serve l’inserimento di Cuadrado sulla linea difensiva, al limite dell’area; Cuadrado si ritrova una palla un po’ arretrata e serve di nuovo Lookman con un tacco geniale. Lookman controlla, si aggiusta il pallone, ma perde il tempo giusto e viene prima recuperato e poi mangiato vivo da un grande intervento difensivo di Rovella (che è stato aiutato anche dal raddoppio di Zaccagni, ma non ce ne sarebbe stato bisogno).

La Lazio ha giocato una grande partita difensiva ed è stata premiata da un episodio in cui, però, ha influito anche il cambio eseguito a fine primo tempo di Baroni, che ha inserito un giocatore più verticale come Isaksen, la cui corsa in diagonale è stata fondamentale. All’Atalanta invece non ha funzionato quasi niente a parte l’ordinaria amministrazione.

È vero che ha «messo sotto la Lazio» per lunghe fasi, come ha detto Gasperini, ma questo è normale per il gioco dell’Atalanta contro squadre che non riescono a pareggiare la sua intensità con la tecnica in costruzione. La Lazio ha accettato il contesto di Gasperini ma ha vinto lo stesso, perché il contesto di Gasperini è quello in cui anche quando le cose vanno come vuole lui l’Atalanta corre dei rischi.

Non è una critica questa, anzi. Il coraggio di Gasperini è ammirevole anche quando viene punito proprio sui suoi punti deboli. In questo momento non funzionano molte cose, sarà anche per via della stanchezza e della difficoltà di chi entra dalla panchina di lasciare un segno - anche se resta il dubbio che De Ketelaere avrebbe potuto fare qualcosa di più al posto di Cuadrado, partendo dall’inizio, e che anche Samardzic possa essere utilizzato in modo diverso.

Più in profondità l’Atalanta sembra scontrarsi con i propri limiti strutturali, sia per quanto riguarda il progetto tecnico sia per quanto riguarda il proprio gioco. Che, però, sono dei limiti sempre più “in alto”. Ricordate la premessa iniziale? Nonostante i brutti risultati recenti, l’Atalanta è ancora terza in classifica. Adesso sta a Gasperini cambiare l’inerzia che l’ha portata a due punti dal quinto posto (con una partita in più rispetto al Bologna che gioca stasera).

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura