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Questa Atalanta merita Dublino
10 mag 2024
La squadra di Gasperini ha distrutto il Marsiglia, approdando in finale di Europa League.
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8 min
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IMAGO / Nicolo Campo
(copertina) IMAGO / Nicolo Campo
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Quando mancano pochi secondi alla fine della partita arrivano i fuochi d’artificio. La panchina è in piedi in attesa di poter entrare in campo, ormai da tempo lo stadio sta saltando in festa. L’Atalanta ha già vinto di fatto la partita, l’avversario è stremato, ma i giocatori di Gasperini non si accontentano di lasciare andare via gli attimi finali, si vogliono costruire il finale perfetto. Il pressing non smette, l’OM viene costretto a giocare spalle alla porta vicino alla linea laterale, braccato da capitan De Roon fino a costringerlo a perdere palla.

Del trionfo dell'Atalanta abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato agli abbonati in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non siete ancora abbonati, potete farlo cliccando qui.

A quel punto ci si avventa El Bilal Touré, che prima lo intercetta e poi parte in conduzione bruciando la chiusura del centrale avversario. Tagliando verso il centro dell’area, ha solo il portiere davanti e può incrociare con l’interno del destro, con il pallone che finisce in rete proprio mentre scadono i quattro minuti di recupero. Lo stadio esplode di gioia un'altra volta, mentre tutta la squadra va ad abbracciare Traoré sotto la curva bergamasca.

È lo zenit dell’esperienza dell’Atalanta di Gasperini? La semifinale di Champions League sfiorata nel 2020 contro il PSG avrà magari portato più soldi, ma quel quarto di finale è stato giocato in campo neutro e senza pubblico, durante una pandemia. Come detto da Gasperini prima di questa partita, il ritorno contro l’OM rappresenta la partita più importante della sua carriera. Almeno fino alla finale di Dublino del 22 maggio, si intende.

La regina della provincia del calcio italiano non è mai stata così vicina a vincere un trofeo europeo, ma per arrivare ad alzare quella coppa c’era da superare il Marsiglia. «Se vinci senza pericolo, non c'è gloria nel tuo trionfo», aveva detto col gusto per la frase ad effetto Gasperini dopo aver eliminato il Liverpool nei quarti di finale. In realtà in questa partita il gioco dell’Atalanta non ha lasciato spazio per alcun pericolo, prendendosi la gloria nel trionfo con il suo calcio.

Rispetto all’andata il piano gara prevedeva un atteggiamento più offensivo. Si è notato già dalla formazione iniziale: Lookman e De Ketelaere in attacco dietro a Scamacca, con Koopmeiners che viene abbassato a centrocampo e De Roon in difesa, al posto di Scalvini (l’olandese parte a sinistra, ma dopo qualche minuto viene scambiato di posizione con Djimsiti).

Quell0 che percepiamo come un atteggiamento offensivo e rischioso in realtà ha posto le basi per un doppio confronto che difensivamente ha funzionato alla perfezione. I movimenti aggressivi senza palla, le verticalizzazioni, gli scambi in velocità che portano a giocare con meno precisione tecnica per via del ritmo con cui si muove il pallone, ha aperto le maglie dello schieramento francese. L’Atalanta ha scelto di giocare spingendo fortissimo sul pressing alto fin da subito, aprendo gli spazi in campo e vincendo poi gli uno contro uno che si andavano a creare.

Fin dal fischio d’inizio l’OM viene braccato, le marcature a uomo a tutto campo arrivano fino all’area avversaria, costringono i centrali a liberarsi del pallone cambiando gioco e poi lanciando lungo, spazzando, consegnando insomma la palla all’Atalanta. Per riuscire a superare un pressing alto del genere serve una combinazione di precisione nei passaggi e smarcamenti che l’OM non è stato in grado di seguire. I ritmi di gioco imposti dall’Atalanta erano troppo alti.

Marcature a tutto campo, Djimsiti sale fino oltre il centrocampo per seguire l’avversario. Il terzino che riceve palla dal difensore centrale non ha altra opzione che lanciare lungo in fascia nello spazio libero. Una palla su cui arriva per primo Ederson dopo uno scatto di 40 metri in marcatura su Veretout.

La squadra di Gasperini ha sempre controllato il ritmo, si giocava la sua partita e l’OM a un certo punto è sembrato solo una controfigura. Quand’è così è sempre difficile stabilire dove finiscono i meriti di una squadra e iniziano i demeriti dell’altra, ma senza del coraggio di mettere una partita del genere fin dal primo minuto, senza la paura di perdere una finale a soli 90 minuti di distanza, va dato atto all’Atalanta. Quella di Gasperini è una squadra predatrice, che azzanna le partite e l’OM è stato sopraffatto sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, mentale.

La prima grande occasione da gol per l’Atalanta arriva al sesto minuto, quando una verticalizzazione di Ruggeri da sinistra verso il centro trova Scamacca, la cui sponda di prima finisce sui piedi di Koopmeiners, che si era inserito da dietro. Puro Gasperini. L’olandese avanza fin quanto può in conduzione, arriva fino in area di rigore, prima di venire fermato dalla chiusura dal raddoppio. La palla però continua la sua corsa in avanti in area e viene intercettata da De Ketelaere prima dell’uscita di Pau Lopez. Il tiro del belga dopo lo stop sfiora il palo esterno.

Durante tutto il primo tempo vengono riportate le parole di Gasperini alla squadra, la richiesta di rischiare di più col pallone in avanti, di attaccare in modo ancora più verticale, perché l’avversario non sembra avere la capacità di reagire e bisogna aumentare la frequenza delle azioni da gol così da capitalizzare la superiorità totale in campo.

Il primo tiro dell’OM arriva al quarto d’ora di gioco su una palla recuperata nella metà campo dell’Atalanta, forse nell’unico errore della partita di Koopmeiners, la cui verticalizzazione viene intercettata da Veretout. Ndiyae si ritrova al limite dell’area per provare una conclusione di sinistro a giro che però va distante dallo specchio della porta. L’Atalanta ha invece più facilità a generare pericolo nei pressi dell’area avversaria. Da segnalare ci sono l’azione di De Ketelaere al 19’, che gli ha permesso di ricevere una palla di Zappacosta in area senza però riuscire a servire bene Scamacca. E poi quella che ha portato il belga al 21’ a incunearsi palla al piede in area da destra (ancora un volta non è stato preciso nell’assist per il centravanti italiano).

Anche Scamacca ha avuto la sua occasione sprecata, prendendo una traversa piena due minuti dopo. Sulla respinta De Ketelaere ha provato a ribattere di testa a rete ma il suo tiro è stato parato. Bisogna quindi aspettare la mezzora per il gol che sblocca la partita. Lo segna Lookman, in una situazione di gioco che l'Atalanta ricerca da quando c'è Gasperini sulla sua panchina: campo largo, verticalità e vittoria nel duello individuale.

De Roon avanza dalla difesa, palla al piede, fino a quando non vede De Ketelaere libero al centro. Dopo aver ricevuto la palla, il belga si gira e vede Lookman in alto a sinistra, sta scattando. Con due passaggi in avanti l’Atalanta mette Lookman in isolamento al limite dell’area. Il nigeriano punta l’uomo e al momento giusto fa partire il destro che si infila in porta. «Il mister punta molto sul gioco offensivo e sulla creazione di molte opportunità per fare gol. Ha reso il mio calcio molto più semplice», ha detto Lookman in una recente intervista a The Athletic, «Per me il compito è sempre quello di ottenere quello spazio e quel tempo, che sia con un movimento, con una chiamata o con un contromovimento. È importante come mi muovo in fase di possesso. Quei due o cinque metri fanno una grande differenza».

Che Lookman funzioni bene nel gioco dell’Atalanta lo si è visto anche nel secondo gol, un'azione in cui si è vista la sua qualità nel giocare in spazi ridotti, la reattività con cui legge la situazione e rimedia immediatamente ad un errore. Al 51’ c’è Koopmeiners che dal mezzo spazio di sinistra verticalizza al centro per Scamacca. Lookman taglia verso il compagno per riceverne la sponda, ma il passaggio gli arriva troppo corto e lento. Controllato il pallone senza aver più lo spazio per calciare, Lookman opta per girarlo alla sua destra. Anche questa volta, però, il passaggio non è ideale, la traiettoria è troppo lunga e veloce. Il pallone spazzato dal centrale dell’OM viene recuperato in fascia sinistra da Ruggeri, che lo cede al centro a Lookman e poi si butta nello spazio.

Stavolta Lookman chiude il triangolo con i tempi giusti e Ruggeri, che riceve fronte alla porta in corsa, può calciare dritto in porta di destro. È un gol che dimostra la volontà dell'Atalanta di prendersi dei rischi, lo si vede nel modo con cui Ruggeri vede lo spazio e se lo va a mangiare. Mentre tutto lo stadio è in delirio, Gasperini accenna un sorriso soddisfatto.

Il contributo del tecnico piemontese è stato decisivo, non solo per i principi che da anni guidano il gioco dell'Atalanta. I tentativi di Gasset di cambiare qualcosa dal punto di vista tattico, in questo senso, sono stati soffocati dalle risposte del Gasp. L’OM ridisegna il centrocampo inserendo Ounhai per il centrale Mbemba? Immediatamente Gasperini inserisce Pasalic per De Ketelaere ristabilendo la parità numerica centrale.

Sul 2-0 la cosa più vicina ad un’altra occasione da gol per l’OM è la traversa alta presa da Veretout su di una punizione da una quarantina di metri. Questo per dire di quanto il Marsiglia è andato realmente vicino a impensierire l'Atalanta, se non bastasse il risultato a raccontarlo. La serataccia per la squadra francese è finita solo con il triplice fischio, che ha fatto sgorgare le lacrime di Aubameyang.

«Sapevamo che c'era una città intera intorno a noi, un'attesa spasmodica. E quando sono in ballo queste energie i giocatori le sentono. Era una partita decisiva, speciale e l'abbiamo interpretata nel modo migliore», ha detto Gasperini dopo la partita. A lui si è aggiunto poi il presidente Percassi: «È un sogno che si è realizzato, stiamo crescendo. Ora ci prepariamo al futuro che diventa davvero interessante. Uno scenario che non mi sarei mai immaginato, non siamo abituato a questo ma ora ce lo godiamo». L'unica piccola macchia è che per una serata così importante una curva del Gewiss appena rifatto non fosse ancora aperta, che quindi la cornice di pubblico festante non fosse in grado di racchiudere tutto il campo. Anche quella però sembra essere una promessa di giorni migliori.

«L'esempio dell'Atalanta può dare speranze a tante altre squadre, il calcio è bello per la meritocrazia più che per diritti acquisiti geneticamente», ha detto Gasperini «Spero anche che prima o poi lo stadio venga finito e di poter rigiocare una partita simile con lo stadio pieno». Cosa c'è di meglio di una serata di festa pensando che il meglio deve ancora venire?

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