A segnare i primi due gol del Milan in campionato, all’esordio contro il Bologna, era stato Zlatan Ibrahimovic. Il primo di testa su un cross da sinistra di Theo Hernández, il secondo su rigore, un motivo ricorrente per tutta la stagione, tanto che alla fine i rossoneri hanno battuto il record di rigori concessi in un solo campionato: 20. Contro il Bologna si era visto un Milan brillante, in fiducia dopo il grande finale della stagione precedente, guidato da un Ibrahimovic in forma smagliante, capace di segnare dieci gol nelle prime sei partite giocate in campionato. Col tempo lo svedese ha iniziato ad avere problemi fisici, così frequenti che gli hanno fatto perdere esattamente metà campionato, e la squadra, dopo aver perso l’imbattibilità a inizio gennaio contro la Juventus, ha avuto un calo ed è scivolata indietro in classifica, anche per colpa dei tanti infortuni. Dal sogno di lottare per lo scudetto tenuto vivo per 23 giornate, fino allo scontro diretto perso in modo netto con l’Inter nel derby di ritorno, il Milan si è ritrovato a giocarsi la qualificazione in Champions League all’ultima giornata, contro l’avversario più difficile, l’Atalanta, l’unica squadra che non aveva ancora battuto in campionato nel ciclo di Stefano Pioli, e contro cui nel recente passato aveva subito due pesanti sconfitte: il 5-0 a Bergamo dello scorso campionato e il 3-0 a San Siro di un girone fa.
In una stagione così intensa e particolare, piena di infortuni, tutti i giocatori del Milan, a un certo punto, hanno avuto un calo. Tutti tranne uno, Franck Kessié. Se a inizio stagione le prestazioni di Ibrahimovic riuscivano a mettere in secondo piano quelle degli altri, col passare del tempo a emergere è stato invece Kessié, con la sua costanza, gli spazi enormi che copre in ogni partita, la quantità di cose con cui le riempie. Anche per questo è simbolico che sia stato proprio lui a segnare gli ultimi due gol del campionato, quelli più importanti perché hanno permesso al Milan di battere l’Atalanta e di tornare in Champions League, entrambi su calcio di rigore (un altro aspetto simbolico della stagione dei rossoneri), a sottolineare nel modo più chiaro possibile la sua centralità in una stagione esaltante per il Milan.
Nei momenti più delicati, Pioli ha sempre potuto contare su Kessié. Anche nel periodo peggiore a livello di infortuni, tra febbraio e marzo, quando le scelte del tecnico rossonero erano ridotte al minimo, Kessié è stato un punto di riferimento, con il picco più alto toccato a Old Trafford contro il Manchester United, forse la sua miglior partita quest’anno. Contro l’Atalanta, nel momento più importante della stagione, Kessié non ha deluso e ha dominato di nuovo la scena, anche per il particolare contesto tattico creato dalle scelte di Pioli.
Il Milan ha giocato infatti in modo molto diverso rispetto alle abitudini, con poco pressing nella metà campo avversaria e una costruzione ridotta al minimo, estremamente diretta, che saltava le prime linee per arrivare subito da Leão, schierato da centravanti per le assenze di Ibrahimovic e Rebic. Uscendo dalla propria metà campo con i lanci lunghi, il Milan poteva alzare il baricentro solo vincendo il duello aereo o se riusciva a recuperare velocemente la palla dopo la respinta dei difensori dell’Atalanta. Leão però non è in pratica mai riuscito a conservare il possesso e a coinvolgere i compagni, anche perché Calhanoglu e Brahim Díaz non gli stavano sempre vicino e tendevano a isolarlo anche quando il portoghese vinceva i suoi duelli aerei (secondo i dati WhoScored ne ha comunque vinti 4).
Rinunciando a manovrare per arrivare nella metà campo avversaria, e cambiando il modo di difendere, con un baricentro più basso e la difesa a cinque - a destra Saelemaekers si abbassava facendo scivolare verso sinistra la difesa: Calabria era il centrale destro di fianco a Kjaer, Tomori quello sinistro e Theo l’esterno a tutta fascia - il Milan ha passato molto tempo senza la palla, un contesto che ha esaltato Franck Kessié.
Oltre ai palloni recuperati, ai due rigori segnati e a quanto ha fatto con la palla, a impressionare di Kessié è stata la capacità di offrire sempre il suo supporto ai compagni, di essere presente nelle situazioni difficili e di girarle spesso a suo vantaggio. Contro l’Atalanta per esempio a creare dei problemi è stata l’imprecisione di Bennacer, che ha commesso diversi errori e ha rischiato più volte di sbilanciare la squadra, dando modo all’Atalanta di attaccare in spazi ampi in transizione.
Qui sotto c’è il primo errore dell’algerino, al minuto 13. Poco prima Kessié aveva coperto lo spazio aperto di fianco a Kjaer dalle uscite di Tomori e di Theo, ma non era intervenuto perché a togliere la palla a Malinovskyi ci avevano pensato i recuperi dei suoi compagni sulla sinistra.
Malinovskyi inizialmente era scappato a destra, Kessié va a coprire lo spazio ma Theo e Tomori recuperano e tolgono la palla all’ucraino.
Il Milan allora può contrattaccare, e a gestire la palla è in teoria il giocatore più affidabile nel primo passaggio in verticale in costruzione, Bennacer, che però non sa bene cosa fare, si sposta verso sinistra, non trova nessuna soluzione e prova a guadagnare tempo sterzando per tornare indietro. Il tocco però è ruvido e la palla finisce a Zapata, che al centro sulla trequarti può puntare palla al piede la linea difensiva.
O meglio, Zapata potrebbe girare la situazione a suo vantaggio e avanzare con la palla, se solo non avesse davanti Kessié, che gli chiude la strada e lo accompagna verso destra, concedendogli solo il passaggio in orizzontale a Pessina. Kessié inizialmente segue l’inserimento di Zapata ma lo lascia subito per andare a pressare Pessina, lo accompagna ancora una volta verso l’esterno e lo costringe a tornare indietro. In questo caso Kessié non ha nemmeno avuto bisogno di intervenire, è bastata solo la sua presenza a rallentare l’azione e a dare il tempo ai compagni di riposizionarsi, riducendo la pericolosità dell’Atalanta in una situazione che poteva farsi difficile per il Milan.
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Non è stata l’unica volta che Kessié ha evitato guai dopo che Bennacer non è riuscito a gestire la palla nella propria metà campo. Qui sotto l’ivoriano interviene intercettando il passaggio di Freuler per Malinovskyi in una zona pericolosa, al centro oltre la lunetta dell’area di rigore, dopo che Bennacer, spalle alla porta, non era riuscito a proteggere la palla dalla pressione di Freuler.
A far trovare Kessié in quella posizione era stata un’azione di qualche secondo prima, quando ancora una volta l’ivoriano, con l’Atalanta che attaccava a sinistra e i compagni che erano scivolati da quel lato, aveva seguito l’inserimento di de Roon senza però intervenire sul passaggio da sinistra in diagonale di Gosens, troppo lungo e intercettato da Tomori.
A quel punto eravamo già negli ultimi dieci minuti del primo tempo, nei minuti cioè in cui il Milan ha indirizzato la sfida dalla sua parte, e in cui il contributo di Kessié, dopo più di mezz’ora in cui i rossoneri non avevano concesso nulla ma avevano anche attaccato poco, mostrandosi nervosi e imprecisi quando avevano la palla, è salito ancora di livello. Il centrocampo rossonero ha spesso cambiato forma durante la partita. Di norma era a tre, con Calhanoglu che si abbassava alla sinistra di Kessié, che quindi restava al centro a proteggere lo spazio davanti ai difensori, visto che l’Atalanta svuotava la zona centrale e concentrava i suoi attacchi sulle fasce, aprendo Malinovskyi a destra e Pessina a sinistra. Capitava però che anche Brahim Díaz si abbassasse alla destra di Bennacer, lasciando quindi solo Leão in avanti, o invece che sia Díaz sia Calhanoglu rimanessero un po’ più staccati rispetto ai due centrocampisti, che quindi si trovavano con spazi più ampi da difendere.
Qui sotto Calhanoglu è a destra e si è abbassato a seguire Pessina, ma è abbastanza distante da Bennacer e Kessié, che stanno più stretti al centro del campo, stavolta con l’ivoriano sulla sinistra a scivolare nella zona di Malinovskyi.
Di solito a occuparsi dell’ucraino, uno dei giocatori più in forma del campionato, capace di segnare 6 gol e servire 9 assist nelle dieci partite prima di quella contro il Milan, era Tomori, sempre aggressivo e pronto a uscire dalla linea anche in zone avanzate per non concedere a Malinovskyi di giocare comodamente il pallone. In questo caso invece nella zona dell’ucraino c’è Kessié, e quindi Tomori può restare a coprire la sua posizione.
Il Milan è insomma schierato e l’azione dell’Atalanta non ha preso velocità, e così a Malinovskyi non resta che appoggiare la palla alla sua destra a Maehle. Su quest’ultimo esce Theo Hernández, che sporca il passaggio ma non impedisce al pallone di arrivare a Malinovskyi. Ancora una volta, però, Kessié copre le spalle al compagno, segue Malinovskyi e gli impedisce di ricevere la palla spostandolo con una spallata, poi da terra interviene sul tentativo di Maehle di far scorrere il pallone verso l’ucraino, e concede solo la rimessa laterale.
Poco dopo quella rimessa laterale il Milan recupererà la palla e manderà Leão in campo aperto contro Romero, un'azione che non si conclude in modo pericoloso solo perché il difensore argentino ostacola e fa cadere Leão riuscendo a non farsi fischiare il fallo. L'azione quindi non porta a nulla ma resta un primo segnale dei piccoli progressi fatti dal Milan anche in possesso alla fine del primo tempo, almeno nel far salire la palla con una certa pericolosità, aprendo il campo alle conduzioni dei suoi giocatori più forti in spazi ampi.
Nemmeno due minuti più tardi, dopo che Kessié aveva fermato la conduzione da sinistra verso il centro di Gosens, ostacolandolo poco oltre la lunetta dell’area di rigore e facilitando il recupero della palla di Calhanoglu, il Milan avrebbe potuto liberare Theo in campo aperto nella metà campo dell’Atalanta, se solo Brahim Díaz fosse riuscito a chiudere velocemente lo scambio. Come si dice in questi casi, è stata una sorta di prova generale di quanto è successo poco dopo, quando finalmente il Milan è riuscito per la prima volta a manovrare con qualità nella metà campo dell’Atalanta e, grazie al solito spunto a sinistra di Theo Hernández, si è conquistato il primo rigore.
Anche in questo caso il contributo di Kessié è decisivo, stavolta per quello che fa con la palla. Prima, con l’Atalanta che pressa nella trequarti del Milan, Kessié conserva il possesso tra de Roon e Malinovskyi e manda a vuoto la loro pressione, girandosi verso sinistra e dando modo alla sua squadra di arrivare nella metà campo avversaria.
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Poi da sinistra, poco oltre la linea di centrocampo, rallenta e manda ancora a vuoto le pressioni di de Roon e Malinoskyi, trovando Calhanoglu libero in una zona più centrale alle spalle dei suoi avversari. È vero che in questo caso il pressing dell’Atalanta è poco coordinato - Calhanoglu resta libero sul centro-sinistra perché a uscire su di lui è il centrale più lontano, Djimsiti, che torna in posizione quando Kessié si sposta la palla allargandosi a sinistra - ma fino a quel momento al Milan non erano mai riuscite giocate come quella fatta da Kessié, che manipola la pressione e fa arrivare il pallone in modo pulito all’uomo libero alle spalle degli avversari.
A quel punto il campo sembra piegarsi in discesa per il Milan. Calhanoglu manda Theo a sinistra alle spalle di Maehle, e il terzino rossonero, dopo aver scambiato con Saelemaekers (grande partita anche la sua), sfonda sul lato corto dell’area e si conquista il primo rigore, trasformato in modo impeccabile da Kessié, che incrocia il tiro angolandolo alla sua sinistra.
Dopo il gol segnato, l’ivoriano fa in tempo a fare un’altra giocata preziosa a livello difensivo all’ultimo secondo del primo tempo, quando Freuler salta Calabria sulla sinistra e portando palla verso il centro riesce a entrare in area, solo per andare a scontrarsi con Kessié, che aveva coperto la zona alla destra di Kjaer, liberata da Calabria, e gli toglie la palla.
Nel secondo tempo, a partire dall’ingresso di Muriel e poi con i vari cambi che hanno modificato in senso offensivo il sistema dell’Atalanta, la squadra di Gasperini si è fatta più pericolosa, ha creato di più e ha schiacciato un po’ di più il Milan, che ha fatto ancora più fatica a portare la palla nella metà campo avversaria. Il contributo di Kessié è stato sempre prezioso, anche se forse un po’ meno appariscente rispetto agli ultimi minuti del primo tempo. Con la squadra più schiacciata e i compagni più vicini, e con i vari cambi di Pioli mirati innanzitutto a dare più stabilità a livello difensivo, a partire da quello di Meité con Bennacer, l’ivoriano ha potuto difendere in spazi più stretti e non doveva fare troppi sforzi per coprire i compagni che uscivano dalla linea o venivano saltati.
Anche nel secondo tempo comunque, la sua prestazione è salita di livello. Nei minuti finali è stato prezioso per guadagnare tempo portando la palla verso la bandierina del calcio d’angolo, tenendola lontana dalla porta e innervosendo i giocatori dell’Atalanta poco prima del secondo rigore, concesso per un fallo di mano di Gosens. Ancora una volta, nei momenti decisivi Kessié ha elevato il suo rendimento, è stato un esempio e ha dato sicurezza ai compagni. Ha coperto le loro imprecisioni, è andato sempre in loro aiuto dando l’impressione che riuscisse a sdoppiarsi e a essere presente in ogni zona del campo, che si trattasse di scivolare lateralmente per chiudere uno spazio, di interrompere una ripartenza, di farsi dare la palla quando c’era bisogno di conservarla per togliere continuità al possesso dell’Atalanta. Kessié che ha aiutato il Milan a tenere la porta imbattuta per la quinta partita di fila, contro il miglior attacco del campionato, e che con la sua doppietta su rigore ha portato i rossoneri in Champions League a sette anni dall’ultima partita, una sconfitta per 4-1 contro l’Atlético Madrid nel 2014.
È vero che il Milan ha creato poco, ma ha controllato alla grande la squadra più pericolosa del campionato a livello offensivo.
Per chi ci crede, il 23 maggio non è un giorno come gli altri per il Milan, e forse i rossoneri avevano bisogno di aggrapparsi anche alla scaramanzia, all’irrazionale, per non farsi scivolare dalle mani a un passo dal traguardo un obiettivo inseguito per tutta la stagione. Il 23 maggio il Milan ha vinto uno scudetto insperato nel 1999, nell’anno del centenario, e per due volte è diventato campione d’Europa, nel 1990 e nel 2007. L’ultimo 23 maggio non ha portato titoli ma è comunque una data a suo modo storica. Ha permesso al Milan di stabilire il record di vittorie in trasferta in una stagione (16) - forse un dato che ha poco senso in un campionato giocato con gli stadi vuoti nel mezzo di una pandemia ma che resta comunque significativo, soprattutto se lo si confronta con il rendimento deludente nelle partite a San Siro - e ha riportato i rossoneri in quella che considerano la loro casa, come ha avuto il modo di ribadire il club con i post celebrativi sui social.
È vero che ci sono diverse situazioni incerte da chiarire, tra rinnovi e prestiti da confermare, ma la programmazione, una volta assicurata la qualificazione in Champions League, è ora di certo più serena.