Nei minuti finali di Atalanta-Napoli Antonio Conte arringava il settore ospiti con un'enfasi che appartiene ai momenti speciali, perfettamente calato nella narrazione che lui stesso ha creato: quella del comandante di una nave pirata che sta tornando col bottino pieno da uno dei campi più difficili.
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Una nave un po' scalcagnata, ma nella quale si respira una coesione speciale. «Andrei in guerra con questi uomini. Non siamo tanti, ma siamo giusti e siamo affamati». Nell’arco di un campionato ci sono vittorie che valgono doppio, perché ottenute contro dirette concorrenti o magari per il modo in cui arrivano, che lascia presagire quella sensazione vaga eppure precisa, quella della stagione giusta.
Il Napoli ha vinto 3-2 al termine di una bella partita, che ha peraltro confermato che quando è in campo l'Atalanta difficilmente ci si può annoiare.
Il successo si traduce in una fuga rispetto alla Juventus (quarta ma distanziata ora di ben tredici punti) e alla stessa Atalanta, rispedita indietro a sette lunghezze di distanza. Il campionato è ancora lungo, e le cose - lo sappiamo - cambiano in fretta, ma questo è il senso momentaneo di questa vittoria: una corsa a tre che diventa una corsa a due. O comunque, ancora più precisamente, che con questo Napoli bisognerà fare i conti. Fino alla fine.
Questa corsa Conte l'ha costruita soprattutto sulla sua difesa, la migliore del campionato con appena 12 reti concesse prima della sfida di sabato. Per scardinarla, o metterle almeno qualche dubbio, Gasperini ha cambiato la formazione iniziale rispetto a quella vista qualche giorno fa nella gara disputata contro la Juventus. Scalvini è stato schierato al posto di Kolasinac squalificato; Zappacosta è stato sostituito da Raoul Bellanova. I cambi più sostanziosi, però, sono arrivati davanti. Al posto di Mario Pašalić, Gasperini ha scelto Lazar Samardžić come trequartista mentre più avanti, a far coppia con Ademola Lookman; Mateo Retegui è stato preferito a Charles De Ketelaere, in ombra con la Juve. Non capita spesso che Retegui giochi titolare in uno scontro diretto, e questo già dice qualcosa della partita che si aspettava Gasperini: una in cui il Napoli avrebbe difeso l'area di rigore ed era quindi utile un chiavistello come Retegui.
La sua presenza ha orientato la fase offensiva - l'Atalanta ha chiuso la partita con 22 cross - e generato il gol del vantaggio, arrivato con un movimento ben fatto: una girata di sinistro tecnicamente eccellente di Retegui. Uno di quei gol per cui si dice sempre: un vero gol da numero nove.
Se questo movimento e tiro di Retegui a qualcuno ricorda Gianluca Vialli beh, non possiamo che darvi ragione.
Samardžić è uno dei giocatori migliori a disposizione di Gasperini da metà campo in su quando si tratta di gestire il ritmo partita e di trovare linee di passaggio anche in situazioni claustrofobiche. La sua capacità di ordinare il possesso è risaltata anche contro il Napoli.
Conte ha risposto a queste scelte con la semplicità e le certezze, e cioè mandando in campo la formazione tipo, col brasiliano David Neres promosso titolare ed erede designato di Khvicha Kvaratskhelia, nel frattempo volato in Francia per vestire la maglia del Paris Saint-Germain.
Fatte salve queste premesse, la gara si è poi svolta secondo i criteri previsti alla vigilia, con l’Atalanta a fare la partita (il possesso dei lombardi alla fine sarà del 56%) e con il Napoli che proverà anche a difendersi più in alto, senza ovviamente trascurare un'accorta difesa della propria area di rigore.
Anche dal punto di vista dello sviluppo della manovra le due squadre si sono comportate come ci si poteva attendere. L’Atalanta cercava di risalire il campo e di attaccare sfruttando i corridoi esterni del campo, potendo stavolta appoggiarsi centralmente all’inventiva e alla sapiente gestione palla di Samardžić.
Il Napoli invece, costruito attorno a un 4-3-3 più deciso rispetto al 4-2-2-2 di inizio stagione (ma sempre interpretato in modo fluido), tendeva come al solito ad appoggiarsi a Romelu Lukaku, per andare poi con i riferimenti offensivi a giocare sulle palle lavorate dal centravanti belga.
La partita d'andata al Maradona era finita con un netto 0-3 per l'Atalanta e il gol del vantaggio di Retegui sembrava annunciare un'altra serata di gloria per l'Atalanta.
C’è da dire che, rispetto alla gara di andata dello scorso novembre la dipendenza da Lukaku non ha rappresentato un difetto, soprattutto perché l’ex romanista è riuscito a battagliare alla pari contro Isak Hien, che stavolta non è riuscito a dominare il duello col belga.
Il gol del primo pareggio del Napoli è esemplificativo. L’azione nasce da un rinvio lungo di Meret in uscita, con la palla che viene ben lavorata da Lukaku in favore dell’accorrente Scott McTominay. Lo scozzese aziona poi Neres, che a sua volta serve un perfetto assist per Politano, con l’esterno italiano che nel frattempo ha tagliato l’area da destra a sinistra. La girata e tiro dell’ex interista non lascia scampo a Carnesecchi.
Tutti e tre gli attaccanti di Conte, più l’offensivo McTominay, sono coinvolti nell’azione della rete di Politano. Il Napoli riempie l’area con entrambe le mezzali visto che c’è anche Anguissa.
Il successivo vantaggio ospite (realizzato dal già citato McTominay) nasce poi da una palla recuperata in alto da Anguissa, a testimonianza del fatto che il Napoli non era arrivato a Bergamo per difendersi passivamente.
Andati all’intervallo in svantaggio di una rete, l'Atalanta ha ripreso il secondo tempo con un piglio più agguerrito. Dal pareggio di Lookman comincia il periodo più difficile per la squadra di Conte, che per diversi minuti fatica a superare la linea di metà campo a causa della forte riaggressione bergamasca.
Sul 2-2 forse in molti abbiamo pensato che le due squadre si sarebbero accontentate del pareggio. In fondo in Italia spesso funziona così, anche nelle partite in cui si segna molto: quando il punteggio si stabilizza sul pareggio si è contenti a non farsi troppo male. Ma quella di sabato era una partita aperta, sfrontata, divertente, e le due squadre hanno assecondato un istinto a provare a vincere.
Anche sul 2-2 le due squadre si alternavano all'attacco in continui ribaltamenti di fronte. Qualcosa che è nelle corde dell'Atalanta, ma che è sorprendente per una squadra economica e di gestione come il Napoli di Conte. L'allenatore a un certo punto ha sostituito Neres con Spinazzola, col risultato di ritrovarsi in campo con tre terzini di ruolo (ai quali nel finale si sarebbe aggiunto il quarto, Mazzocchi, subentrato a Politano). Eppure l'atteggiamento della squadra è rimasto curioso e proattivo, e una palla ben lavorata di Anguissa - come spesso capita, uno dei migliori in campo - trova Lukaku in area solo, o quasi, visto che con lui c'è Scalvini che però scivola.
Se guardiamo le statistiche, le due squadre non avrebbero dovuto segnare 5 gol, nati da appena 1,5 xG complessivi. Un dato che però racconta la qualità degli interpreti in campo e delle loro giocate. Sono dati in equilibrio e il match avrebbe potuto chiudersi diversamente, ma il Napoli si è dimostrato più cinico nelle sue individualità. Ha segnato tre gol da tre tiri in porta. Esiste qualcosa di più "contiano"?