L’Atalanta di Gasperini ha confermato di essere una chimera per il Sassuolo di De Zerbi. Per risalire all’unica vittoria dell’allenatore bresciano contro il Gasp su 8 incontri occorre tornare alla sua breve parentesi a Palermo, il 21 settembre 2016, in corrispondenza delle prime faticose settimane dell’ex allenatore del Genoa sulla panchina bergamasca. Una sconfitta, quella dell'Atalanta, che portò la situazione a livelli critici dopo 4 partite perse nelle prime 5. La dirigenza decise di dare fiducia a Gasperini e il resto è storia. Tolto questo primo e simbolico incrocio tra i due, da quando De Zerbi è sulla panchina del Sassuolo, nonostante i progressi ottenuti in gioco e risultati, il passivo è impietosamente a favore del primo: 7 vittorie consecutive dell’Atalanta con ben 27 gol segnati. Insomma, il Sassuolo è diventato un avversario scomodo per tante squadre di Serie A, anche più quotate, ma c’è qualcosa di avvilente nelle difficoltà che emergono ogni volta che incontra la "Dea".
La prestazione migliore tra quelle precedenti, a prescindere dal risultato, è stata sicuramente quella dello scorso giugno, al rientro dal lockdown. Grazie a un piano gara preciso il Sassuolo era riuscito a fare ballare la difesa nerazzurra soprattutto sfruttando la profondità. Il modo in cui si è sviluppata quella gara, forse, ha influenzato questa. L'idea di attaccare ricercando rapidamente la verticalizzazione profonda, infatti, è stata fin troppo evidente. La fase offensiva del Sassuolo è stata però credibile solo per i primi 10 minuti: dopo il primo gol di Zapata l’Atalanta si è presa il campo e non l’ha più ceduto, costringendo il Sassuolo a giocare la partita che non avrebbe voluto giocare.
Come l’Atalanta si è presa il campo
Nei primi dieci minuti di gioco, il Sassuolo sembrava essere partito molto bene ed è riuscito a sorprendere in un paio di occasioni l’Atalanta muovendo rapidamente il pallone da destra a sinistra, sfruttando un ottimo inizio di Kyriakopoulos nelle progressioni e le sovrapposizioni interne di Müldür sulla trequarti, che creavano qualche problema agli scambi di marcatura tra Palomino e Gosens.
De Zerbi ha fatto delle modifiche al solito scaglionamento in fase di possesso. Locatelli era spesso sulla linea dei due centrali che si allargavano, i due terzini invece si alzavano. Maxime Lopez prendeva posizione sulla destra mentre Traoré si abbassava da sinistra. Di fatto si potrebbe dire che i due dovessero agire da interni/mezzali, se non fosse che comunque Traoré aveva anche il compito di adeguarsi ai movimenti di Caputo, andando in profondità quando lui accorciava. All’interno di questo sistema, Boga e Berardi dovevano servire da “fissatori” della linea difensiva dell’Atalanta, rimanendo alti e larghi, mentre Maxime Lopez aveva il compito di adeguarsi alle esigenze della prima linea in impostazione. Questo lo ha portato, in un paio di occasioni, a posizionarsi persino alla destra di Chiriches, per cercare una ricezione lontana dalla marcatura di Freuler (o per portarlo via).
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La disposizione del Sassuolo sulla costruzione a media altezza prevedeva Locatelli sulla linea dei difensori centrali per creare superiorità numerica contro le due punte dell’Atalanta, e Maxime Lopez sulla linea dei terzini, con Traoré a fare doppia funzione di secondo interno/seconda punta, e talvolta Boga in posizione più stretta.
Il piano del Sassuolo era quello di lanciare in profondità per Caputo, Boga e Berardi sfruttandone la corsa alle spalle della linea, oppure sulla figura della punta per cercare il terzo uomo. Il livello complessivo di efficacia, soprattutto dopo il gol di Zapata, è stato ben al di sotto del necessario. L’intenzione del Sassuolo è diventata in fretta una frenesia immotivata; il centro del campo si è svuotato spesso e i tempi della verticalizzazione sono stati spesso sballati. I lanci verso Caputo erano spesso imprecisi e avvantaggiavano la marcatura aggressiva di Romero. Gli smarcamenti combinati di Caputo e Traoré sono stati assorbiti con serenità grazie al grande apporto difensivo di De Roon, che ha seguito l’ex Empoli anche molto fuori dalla sua zona di competenza nei frangenti in cui poteva ricevere o creare un pericolo, consentendo così ai difensori di focalizzarsi sul trio di attacco.
Mettere la partita su un piano di costante attacco diretto contro l’Atalanta può essere controproducente, perché si rischia di finire in un ingaggio pugilistico che favorisce le caratteristiche e i punti di forza della squadra di Gasperini. Così, l’Atalanta ha raddrizzato presto un avvio parzialmente negativo ed è emersa con tutta la sua forza sfruttando molto anche quello che avrebbe dovuto essere il piano principale del Sassuolo, cioè la ricerca rapida della profondità alle spalle della difesa.
Il Sassuolo in balìa di Zapata, Pessina e Ilicic
Andando direttamente a ricercare le punte o il trequartista nella metà campo avversaria, l’Atalanta rinunciava a coinvolgere i due centrocampisti nella risalita dal basso, impiegandoli piuttosto senza palla per allungare l’avversario. Volendo, ci sarebbe già qualche indizio interessante su una possibile evoluzione della squadra di Gasperini: dopo aver messo da parte Gomez, vero regista a tutto campo nelle ultime stagioni, ha trovato sempre più spazio Pessina, giocatore meno influente del Papu nell’impostazione offensiva, ma che può dare sfumature differenti alla manovra dei nerazzurri, oltre a un apporto difensivo cospicuo.
Pessina è un giocatore mobile, che ha forse nell’attacco dell’area e, in generale, nel movimento in profondità a ridosso della linea, le sue doti migliori. Per poter innescare in maniera credibile questa capacità, ha bisogno di partire da lontano, giocando alle spalle delle punte. Non si tratta di una novità assoluta per l’Atalanta, dato che nel corso delle stagioni abbiamo visto più volte Pasalic interpretare il ruolo di trequartista con caratteristiche simili (e prima di lui anche Kurtic e Cristante), ma può contribuire a spiegare perché Gasperini stia preferendo l’ex Verona a giocatori come Malinovskij o Miranchuk, più a loro agio nel ricevere la palla addosso.
La partita del Sassuolo ha preso una brutta piega sin dai primi tentativi di attacco della profondità dell’Atalanta, in particolare a causa del mismatch tra Zapata e Chiriches sul centrodestra. Il centrale rumeno ha sofferto i contro movimenti dell'attaccante colombiano, che riusciva sistematicamente a prendergli metri in profondità, oltre che resistere a ogni tentativo di anticipo. La sofferenza di Chiriches si è sublimata anche in un’imprecisione rara per i suoi standard con il pallone tra i piedi, ma l’Atalanta ha sfruttato bene anche tante situazioni simili sul versante opposto, in cui Ferrari era spesso tirato fuori da Ilicic e Pessina.
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Alcune occasioni dell’Atalanta nate grazie all’attacco alle spalle della linea, appoggiandosi ai suoi tre giocatori offensivi. Nella terza slide, poco prima di segnare, Pessina taglia fuori Maxime Lopez con un controllo orientato per poi lanciare Ilicic.
In tutto ciò, Locatelli si è trovato spesso ad agire sulla linea dei difensori anche in fase di transizione negativa, andando a riempire lo spazio alle spalle di Chiriches e Ferrari quando questi scivolavano ai lati per seguire i movimenti a uscire delle punte di Gasperini. La composizione della linea a 5, però, è servita a poco contro l’intensità e la ferocia dell’Atalanta, che arrivava in area con estrema facilità, tagliando fuori i primi 5 giocatori in pressing del Sassuolo. La squadra di De Zerbi cercava di difendersi con un 4-1-4-1 ma finiva per dover rincorrere le verticalizzazioni con la squadra spaccata in due, schiacciando il mediano dentro l’area. Probabilmente questa scelta era orientata a pareggiare il numero di giocatori utilizzati dall’Atalanta nell’attacco all’area, ma non è stato sufficiente.
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Non è una notizia che l’Atalanta sia una squadra devastante, a tratti ingiocabile, quando riesce ad avere lo spazio per scatenare i suoi tre uomini più avanzati in isolamento, accompagnando l’azione con tanti giocatori quando poi la palla si sposta di lato. Lo stato di grazia di Pessina, Ilicic e Zapata ha però dato l’impressione che i tre potessero risolvere qualsiasi situazione in perfetta autonomia; simbolico in questo senso il gol straordinario di Pessina che chiude un lungo triangolo con Ilicic, autore di uno di quegli assist che può fare lui e pochi altri giocatori al mondo. Se Pessina ha fatto il suo grazie alla grande mobilità, Ilicic si è preso la scena ancora una volta grazie alla capacità di ricevere con uguale efficacia sia defilato in fascia sia tra le linee, dando sempre la sensazione di poter creare dal nulla un’occasione, mentre Zapata ha dominato giocando letteralmente in braccio alla linea difensiva e a Chiriches. Il flusso della partita si è definitivamente incanalato in favore dell’Atalanta che ha saputo sfruttare bene anche diverse opportunità nate grazie ad aggressioni e riaggressioni alte.
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L’Atalanta non ha sofferto più di tanto le rotazioni posizionali del Sassuolo, in particolar modo grazie alla flessibilità con cui i mediani De Roon e Freuler riconoscevano fino a dove spingersi a inseguire e quando invece tenere la posizione, oltre alla solita aggressività di Romero, Djimsiti e Palomino.
Il Sassuolo non è più riuscito a raddrizzare l’inerzia nonostante qualche sporadico tentativo di ribaltare il campo attraverso conduzioni profonde, soprattutto da parte di Traoré, che però ha potuto poco contro l’intensità in ripiegamento sia di De Roon che dei difensori di Gasperini, capaci di sporcare ogni possesso e di far emergere anche l’immaturità, forse anche fisica, dell’ex Empoli.
Quest’ulteriore stop contro una delle “big” del campionato contribuisce a ridimensionare, almeno per il momento, le aspettative verso il piazzamento finale del Sassuolo, che nelle prossime settimane si troverà ad affrontare anche Lazio e Juventus, squadre che certamente sembrano attraversare un momento meno positivo rispetto alle nerazzurre, ma che hanno le carte in regola per costringere i neroverdi a giocare una partita non ideale, dovendosi guardare il più possibile le spalle. Del resto, è proprio la capacità di accettare il rischio di soccombere contro determinati avversari pur di provare a giocarsela, che sta contribuendo a definire il livello complessivo della squadra di De Zerbi. Il Sassuolo ha però bisogno di ritrovare due dei suoi leader tecnici, Djuricic e Caputo, provenienti da un periodo negativo dopo le assenze.
L’idea di muovere i due mediani Locatelli e Lopez per portare fuori posizione i corrispettivi dell’Atalanta e trovare linee di passaggio verso Caputo non ha funzionato per varie ragioni, ma soprattutto l’attitudine verticale del Sassuolo ha di fatto tagliato fuori la creatività del centrocampista francese, che ha anche mostrato tutte le difficoltà del caso quando si è ritrovato a rincorrere gli avversari. Lo spunto di portare Locatelli all’altezza dei difensori in fase di difesa posizionale bassa aveva una logica interessante per cercare di pareggiare numericamente le invasioni tipiche della squadra di Gasperini, ma non è stata sufficiente per limitare i danni.
L’Atalanta, invece, sembra sulla buona strada per inaugurare l’ennesimo girone di ritorno opulento, di gioco e risultati, nonostante la rinuncia a Gomez. Le prestazioni di Zapata e Ilicic, ma anche di Pessina, De Roon o Romero, ci ricordano che la dimensione collettiva dell’Atalanta, dopotutto, si è attestata su un livello talmente alto che non siamo più disposti a concedergli qualche settimana di appannamento o approssimazione. Mantenere alta l’intensità e le motivazioni dopo cinque anni di questo tenore, tuttavia, non è semplice. Gasperini potrebbe rinnovare l’ambizione del gruppo modificando qualcosa nelle certezze tattiche della squadra, e magari sfruttando anche in maniera attiva la competizione per il posto al fianco/alle spalle di Zapata e Ilicic. In questo momento l’apporto di Pessina sembra aver superato, in termini di funzionalità, quello di Malinovskiy e Miranchuk. Spesso Gasperini si è “lamentato” di avere fin troppa scelta davanti, lasciando intendere che preferirebbe avere meno opzioni ma una serenità più diffusa; sarebbe però un peccato non utilizzare questa varietà in maniera più positiva, per modificare di gara in gara l’approccio sulla base delle caratteristiche degli attaccanti di turno, e rendere incontenibile ancora a lungo l’Atalanta.