
La stagione 2018/19 è stata forse la più deludente per l'Atletico Madrid di Simeone. I "colchoneros" non sono mai stati davvero competitivi per la vittoria del campionato e, proprio quando sembrava avessero ritrovato lo spirito delle Champions 2014 e 2016 nella splendida andata contro la Juventus, è arrivato il 3-0 dello Stadium. Una partita desolante nel risultato e soprattutto nella prestazione, che deve aver convinto allenatore e dirigenza della necessità di rinnovare la rosa per rinverdire le idee e non diventare la copia sbiadita di una delle squadre più straordinarie dell'ultimo decennio.
Contro la Juventus Simeone si è ritrovato davanti a problemi ormai atavici: i fallimenti in ogni sessione di mercato nella ricerca di un esterno che coniughi qualità palla al piede con intensità mentale e difensiva. Un fallimento certificato dall'evanescenza di Lemar a Torino. L'eccessiva dipendenza, per sostenere partite di attesa e difesa bassa, dalle conduzioni di Filipe Luis – assente e non più affidabile dal punto di vista fisico - e dai duelli aerei e dalle cariche palla al piede di Diego Costa, con Morata mai in grado di contendere i lanci ad Emre Can e Bonucci. A ciò si sono aggiunti il declino di Juanfran, destinato al ritiro, e la cessione di Godin a parametro zero.
Rinnovare era obbligatorio e Simeone ha affrontato la situazione di petto, a partire dall'addio ai giocatori più anziani. Oltre a Godin e Juanfran ha salutato anche Filipe Luis. La situazione del terzino è sintomatica dell'approccio di Simeone alla costruzione della nuova squadra. Il brasiliano, ancora preziosissimo per le sue caratteristiche, aveva dichiarato apertamente di voler rinnovare, ma evidentemente per il Cholo era troppo avanti con l'età e troppo fragile fisicamente. Il tecnico ha però dovuto accettare le cessioni di Griezmann e di due giocatori con ancora margini di miglioramento come Rodri e Lucas Hernandez. Se non altro l'Atleti ha avuto un buon tesoretto da reinvestire sul mercato per rinnovarsi. Simeone ha puntato su giocatori che potessero offrirgli alternative tecniche inedite (due terzini come Trippier e Lodi, un regista difensivo come Hermoso) e su elementi che sembrano nati per abbracciare le sue idee come Hector Herrera e Marcos Llorente. Soprattutto, ovviamente, è arrivato Joao Felix, forse il miglior acquisto possibile per non rimpiangere Griezmann, ma anche per ricreare aspettative ed entusiasmo nel pubblico.
Novità e dubbi delle prime giornate
La necessità di rinnovarsi era percettibile e all'esordio contro il Getafe ha influenzato persino il modulo. Simeone ha rinunciato al 4-4-2 passando rombo, con Thomas vertice basso di centrocampo, Lemar trequartista e Koke e Saul mezzali. Uno schieramento riproposto inizialmente anche contro l'Eibar, con Koke regista e Marcos Llorente nell'inedito ruolo di mezzala destra, sgravato da compiti di costruzione.
La squadra però scalava male da un lato all'altro, in particolare Koke non si muoveva in orizzontale per coprire le uscite delle mezzali. Orellana poteva quindi ricevere nel mezzo spazio di destra alle spalle di Saul senza subire la pressione del capitano "colchonero"; il cileno era libero di puntare frontalmente la difesa e servire gli inserimenti dei compagni. Llorente da vertice basso avrebbe sicuramente difeso meglio le spalle degli interni; in quella posizione però l'ex Real Madrid non garantisce le doti di passaggio necessarie per innescare i terzini larghi e alti o i giocatori sulla trequarti.
Per ovviare ai problemi difensivi Simeone è tornato al 4-4-2, con Llorente e Saul mediani, Koke esterno pronto a occupare il mezzo spazio destro e Lemar largo a sinistra. L'Atletico ha ritrovato maggior compattezza e ha anche occupato meglio la trequarti, con gli esterni e Joao Felix tra le maglie del centrocampo avversario e i mediani pronti ad accorciare sulle seconde palle generate da Diego Costa per impossessarsi della metà campo avversaria. Così, anche contro la Real Sociedad, Simeone si è affidato al 4-4-2, stavolta con Vitolo al posto di Lemar.
Lo schieramento però non ha retto la tecnica di Oyarzabal e Odegaard; l'Atleti in particolare ha sofferto sia le ricezioni nei mezzi spazi che le corse alle spalle dei terzini. Questo inizio di campionato, insomma, ha lasciato alcuni indizi interessanti a livello offensivo, specie dal punto di vista individuale, ma ha mostrato anche diversi e insoliti dubbi in fase difensiva, segno della necessità per la nuova rosa di introiettare del tutto i principi di Simeone.
L'importanza di Trippier e Lodi
Nonostante le difficoltà quindi si sono viste novità interessanti garantite dalle caratteristiche della nuova coppia di terzini.
Trippier e Lodi si alzano da subito per impossessarsi del campo in ampiezza. L'intento è chiaro: costringere gli avversari ad occuparsi contemporaneamente dei terzini larghi, di Felix e Lemar tra le linee e di Diego Costa in profondità. La nuova coppia di esterni bassi riesce a dare sicurezza e solidità al possesso colchonero. Certo, non tagliano le linee in conduzione come Filipe Luis, né hanno l'applicazione difensiva e mentale di Juanfran, ma offrono un apporto nella gestione del pallone e nella fase di rifinitura che mancava all'Atletico. Se la squadra riesce a far circolare velocemente il pallone da un lato all'altro del campo possono alzare la testa e sfruttare la propria sensibilità tecnica per disegnare cross precisi e dotati della giusta parabola a seconda della esigenze.
Entrambi peraltro non hanno bisogno di ricevere in corsa per crossare e creare pericoli perché calciano benissimo anche da fermo. In alternativa, se il cambio gioco coglie impreparati gli avversari, uno dei pattern più interessanti dell'Atletico prevede, al momento della ricezione in ampiezza del terzino, il movimento in profondità del centrocampista o dell'esterno più vicino che gli detta il filtrante. Nel frattempo gli attaccanti e gli altri centrocampisti sono pronti a occupare l'area. I terzini alti e aperti e il movimento continuo della pallone da un lato all'altro del campo sono insomma la costante di questo inizio di stagione dell'Atleti.
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Trippier ha già firmato un assist in campionato con uno splendido cross nel cuore dell'area per Morata. Lo spagnolo è abile ad anticipare davanti il marcatore per impattare di testa e l'inglese può essere un alleato davvero prezioso per sfruttare questa sua caratteristica con i cross in diagonale dalla trequarti, che favoriscono naturalmente quel tipo di movimento. Non dimentichiamo che gran parte dei gol di Morata al primo anno di Chelsea nasceva dal piede di Azpilicueta, terzo centrale destro con Conte, abile a servirlo da quell'altezza di campo.
Trippier peraltro torna utile non solo nella metà campo avversaria, ma anche durante la prima costruzione e nel possesso intermedio. L'Atleti non ha meccanismi rodati nel palleggio dal basso. Dall'esterno però Trippier ha tecnica e visione di gioco per indirizzare il pallone verso il centro del campo. Se i "colchoneros", attraverso i movimenti profondi di Costa, riescono ad allungare le difese, allora si aprono spazi sulla trequarti per Lemar e Joao Felix; a quel punto Trippier li può pescare dalla posizione di terzino, anche con traiettorie liftate se necessario.

Eibar pressa alto sui due centrali e sulla mezzala destra (Llorente che si abbassa). Su Trippier deve quindi alzarsi il terzino Arbilla. Joao Felix si allarga e attrae il centrale Ramis (fuori inquadratura). Con i centrali bloccati dalle punte Lemar ha lo spazio per ricevere sulla trequarti. Trippier preme ancora L1 e triangolo e lo serve.
Meno vistoso ma altrettanto importante il contributo nelle fasi centrali del possesso. L'ex Tottenham può ricevere il pallone e scambiarlo coi compagni con più qualità e continuità rispetto a Juanfran e Arias, per questo può essere un ottimo appoggio per far girare la palla in attesa di trovare il compagno sulla trequarti o l'attaccante in profondità.
Di Lodi invece brillano la coordinazione e la forza del sinistro, con cui riesce ad alzare il pallone per recapitarlo sul secondo palo, in modo da permettere a un compagno di chiudere l'azione sul lato debole. È un tipo di cross che probabilmente ha affinato in Brasile, dove ha giocato anche esterno nel 3-5-2, un tipo di schieramento che invita naturalmente un tornante a crossare e l'altro a finalizzare sul secondo palo. Dai trascorsi a tutta fascia sembra dipendere anche l'attitudine ad attaccare la profondità alle spalle del terzino avversario. Lodi quindi potrà tornare utile non solo con la palla ma anche senza, per rendere ancora più verticale un sistema già di per sé molto diretto in fase offensiva.
4-4-2, 4-3-1-2 e vecchi problemi
L'incapacità di gestire con più ordine il possesso, a partire già dalla costruzione, rimane un difetto strutturale dell'Atletico. La prima circolazione è poco codificata sia col 4-4-2 che col 4-3-1-2. I giocatori coinvolti in costruzione giocano il pallone con calma e solo in assenza di pressing.
Col primo modulo i due mediani, solitamente Saul e Thomas, restano vicino ai difensori per costruire. Koke si posiziona nel mezzo spazio a seconda del lato e prova a offrire la linea di passaggio muovendosi incontro, senza sfilacciare troppo la squadra.
Col 4-3-1-2 mentre Trippier e Lodi si alzano all'altezza dei trequartisti, il regista resta davanti ai due centrali mentre le mezzali si mettono nello spazio tra difensori e terzini. Lemar occupa la zona intermedia della trequarti, mentre Joao Felix può decidere se abbassarsi nei mezzi spazi o se restare sulla stessa altezza di Diego Costa. Col rombo, se possibile, si esaspera ancora di più la verticalità dell'Atleti. Se gli esterni aperti e alti servono per allargare le difese, le mezzali sui fianchi dei centrali servono per allontanare gli esterni di centrocampo dalla fascia centrale. Nel Getafe schierato col 4-4-2, ad esempio, gli esterni si allontanavano dai mediani per orientarsi sulle mezzali Koke e Saul. Per l'Atleti si aprivano linee di passaggio verso la trequarti, in particolare sui fianchi dei mediani.
È una soluzione potenzialmente più redditizia rispetto al 4-4-2, ma in compenso davvero rischiosa. Con le mezzali aperte e i terzini larghissimi manca una congiunzione tra il mediano e la trequarti. Se la ricezione alle spalle del centrocampo viene anticipato, Simeone rischia di trovarsi con la squadra lunga e in balia della transizione avversaria.
Paradossalmente l'Atletico corre meno rischi quando subisce il pressing alto. In quel caso si rinuncia alla costruzione per cercare il lancio verso la punta che possa generare seconde palle e portare subito il possesso sulla trequarti, tra i piedi di elementi in grado di giocare con freddezza anche in spazi stretti. In questo senso i colchoneros dipendono ancora molto da Diego Costa e dai suoi duelli aerei. Morata non ha né la malizia né il fisico del compagno e non può generare rimbalzi con continuità, un compito fondamentale per la fase offensiva di Simeone.
I centrocampisti e i trequartisti dell'Atleti infatti hanno il tempismo per accorciare sui palloni cadenti, ripulirli e gestirli tra le linee. Joao Felix in questo senso non farà rimpiangere Griezmann. Il portoghese non solo sa evitare i difensori col primo controllo, ma già a vent'anni stupisce per la rapidità mentale che lo porta a giocare con continuità di prima sia sulle sponde all'indietro sia sulle triangolazioni per far passare il pallone dietro le linee avversari. Ai movimenti incontro dietro il centrocampo se ne alterna sempre almeno uno in profondità per dare uno sbocco verticale alle associazioni dei giocatori più talentuosi: o di un trequartista alle spalle di Costa, in modo da liberare anche la linea di passaggio verso l'esterno, o dell'ispano-brasiliano stesso, con la sua capacità di contendere il pallone in corsa a qualunque difensore e in qualunque situazione.
Proprio la pericolosità di Diego Costa nei movimenti profondi spesso porta l'Atleti a cercare direttamente il filtrante su di lui in profondità, senza bisogno della seconda palla sulla trequarti. Una risorsa da quest'anno valida anche con Joao Felix, un altro giocatore a cui piace divorare in corsa il campo dietro la difesa.
Nuovi scompensi difensivi
Ai vecchi problemi, di natura soprattutto offensiva, si sommano quelli nuovi legati alla fase difensiva. Era preventivabile un periodo di adattamento a un sistema così radicale per giocatori provenienti da contesti totalmente differenti. Nei primi giorni al centro delle attenzioni del Mono Burgos c'era Lodi, chiamato ad assimilare i dettami difensivi dell'Atletico.
La testimonianza della maniacalità dello staff del Cholo nell'insegnamento della fase di non possesso ai nuovi acquisti ce la lascia però, inaspettatamente, Joao Felix. Su YouTube circola un video dei giocatori dell'Atletico impegnati in esercizi di uno contro uno in cui il difendente deve evitare di farsi superare. Sembrano tutti a proprio agio tranne Joao Felix, che non riesce a contenere l'isolamento con Vitolo, uno specialista del dribbling. Simeone si avvicina al portoghese e, proprio come farebbe un istruttore degli esordienti, gli spiega la giusta postura da assumere per affrontare l'uno contro uno. Al quinto tentativo, finalmente, Joao Felix riesce a intercettare il pallone.
Al netto dell'applicazione e dell'immedesimazione con quello che negli anni è diventato un sistema di pensiero più che un semplice sistema difensivo, l'Atleti ha mostrato problemi non solo individuali ma anche collettivi, legati innanzitutto al nuovo modo di attaccare. Alzare così tanto i terzini comporta rischi in transizione difensiva: se dopo aver perso il possesso la riaggressione non va a buon fine, gli avversari possono verticalizzare in profondità alle spalle dei terzini alti per colpire sui fianchi i centrali, chiamati più volte in queste prime giornate a scivolare sull'esterno.
Se l'attaccante che riceve il filtrante è rapido, allora può giocare in isolamento col centrale del lato. Gimenez e Savic sono veloci nella copertura della profondità e sanno prendere contatto con gli avversari, Hermoso invece ha dimostrato poca comprensione dei tempi con cui scalare per coprire le spalle dei terzini.
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Contro Real Sociedad ed Eibar poi l'Atleti ha dimostrato di non avere ancora la compattezza dei giorni migliori, né nella copertura del centro del campo né nella difesa dell'area. All'ex Anoeta i colchoneros hanno fronteggiato un dilemma tattico simile a quello posto da Allegri lo scorso anno: col regista che eseguiva la salida lavolpiana la Real impostava con tre uomini, mettendo in inferiorità le punte. I braccetti a quel punto potevano portare palla e, a catena, far posizionare Odegaard e Oyarzabal tra le linee. Il norvegese grazie alla sua tecnica ha sfruttato ogni centimetro di spazio: quando riceveva nei mezzi spazi impostava il controllo in modo da evitare sia l'aggressione del difensore che il rientro del mediano.
Se proprio non c'erano possibilità tra le linee Odegaard si abbassava per ricevere a centrocampo. Su di lui usciva Saul, mai capace di arginarne i dribbling e gli stop orientati. L'ex Vitesse lo saltava sistematicamente e costringeva gli altri giocatori dell'Atletico a difficoltose scalate su di lui, che ovviamente liberavano sempre un uomo alle loro spalle. Marcos Llorente e Thomas sono eccellenti se si tratta di contenere giocatori tecnici e cuciranno in parte questi buchi. La tecnica di Odegaard però è stata sufficiente a mandare in affanno la fase difensiva di Simeone, sia a centrocampo che tra le linee. Sempre contro la Real Sociedad Trippier ha avuto invece difficoltà a leggere i momenti in cui uscire in aggressione su Oyarzabal. In occasione del secondo gol ad esempio si è fatto attrarre fuori posizione dallo spagnolo largo sulla fascia.
Ai problemi di coordinazione coi compagni, Trippier aggiunge poi quelli di statura. Alto appena un metro e settantatre, per gli avversari potrebbe rappresentare un appetitoso mismatch sui cross alti verso il secondo palo. Un po' quello che aveva fatto lo scorso anno Cristiano Ronaldo con Juanfran.
L'Atletico insomma è una squadra ancora in divenire, per la quale è difficile pronosticare un undici tipo. In difesa ad esempio non è così scontato che Savic resti titolare al fianco di Gimenez. Hermoso per ora non è del tutto a suo agio in fase difensiva ma è un vero e proprio regista arretrato, con un talento nei cambi gioco davvero unico. I lanci verso l'esterno sono fondamentali per una squadra che alza così tanto i terzini e l'ex centrale dell'Espanyol potrebbe diventare la prima risorsa dell'Atleti palla al piede.
A centrocampo poi c'è l'annosa questione degli esterni: Lemar e Vitolo offriranno un rendimento costante o, come al solito, nei momenti clou Simeone si affiderà all'intelligenza di Koke e alla clutchness di Saul? Qualora prevalesse la seconda opzione, si fa interessante il ballottaggio tra Herrera e Llorente per il posto al fianco di Thomas. Del talento del messicano ci ricordiamo ogni quattro anni, quando puntualmente ai mondiali dimostra di essere all'altezza dei migliori centrocampisti d'Europa. Una mezzala polivalente, abile nella gestione del possesso, nei dribbling in conduzione, nella difesa in avanti e nella copertura della zona mediana.
Non avrà più due fuoriclasse come Rodri e Griezmann, ma Simeone quest'anno ha una gran varietà di alternative da cui pescare. Ancora però siamo lontani dall'avere una risposta definitiva sull'identità di questo nuovo ciclo. Per la Juve forse questo è il momento migliore in cui affrontare l'Atletico Madrid.