Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Cosa sta succedendo al surreale torneo ATP di Napoli
21 ott 2022
Una settimana di delirio organizzativo.
(articolo)
10 min
(copertina)
Foto di Agn Foto/LiveMedia/NurPhoto via Getty Images
(copertina) Foto di Agn Foto/LiveMedia/NurPhoto via Getty Images
Dark mode
(ON)

Il 9 luglio è stato annunciata l’assegnazione del torneo ATP 250 di Napoli. Con un po’ di sorpresa, l’Italia si è aggiudicata lo slot di calendario lasciato libero dal torneo di Mosca, annullato a causa della guerra. Era difficile non prenderla come una grande notizia. Un altro torneo importante in Italia, al sud, in una città iconica. Il tennis club Napoli è incastonato sul lungomare di Mergellina. Ha quell’aria di rarefatto benessere che riesce a trasmettere solo un’immagine che tiene insieme la luce e le case del mediterraneo, il mare, i campi da tennis. Vedi qualche fotografia e pensi che Napoli, o Montecarlo, siano gli unici posti in cui bisognerebbe giocare a tennis, e che giocare a tennis sia l’apice possibile del benessere umano.

Al media day Lorenzo Sonego conferma queste sensazioni, è felicissimo: «Devo dire che è bello ed emozionante essere qui. Il circolo è stupendo, già lo conoscevo perché avevo giocato il Challenger un bel po’ di anni fa ed è un posto veramente magnifico. Vedere il mare mentre ti alleni, l’atmosfera è molto bella poi Napoli è una bellissima città, una delle mie preferite».

Questo è il torneo di Napoli che esiste idealmente, in astratto, o nel servizio del TG3, che racconta di un panorama di mozzafiato, di tifosi senza voce per l’entusiasmo, di bambini avidi d’autografi. Un torneo in cui dopo qualche imprevisto fisiologico «riprende a filare tutto liscio».

Questo metaverso creato dall’informazione somiglia al video promozionale del FYRE Festival, l’evento che avrebbe dovuto svolgersi nel 2017 alle Bahamas, prima di collassare sul peso delle bugie e delle frodi del mitomane che lo aveva immaginato, Billy McFarland. Come raccontano i protagonisti della vicenda nel documentario Netflix dedicato, il FYRE Festival - che è stato un disastro epocale - è esistito realmente solo negli spot promozionali, in cui ci si divertiva su spiagge immacolate, o su barche levigatissime, insieme a supermodelle, bottiglie di champagne e sigari.

Poi c’è il torneo che si svolge realmente, e la realtà irrompe in tutta la sua noia. Perché un torneo ATP va organizzato bene, e non è una cosa semplice, specie in un lasso di tempo così ristretto.

Nel suo romanzo Sogni e favole Emanuele Trevi scrive di quelle scene dei cartoni animati in cui un personaggio - Willy il coyote o il Gatto Silvestro - cominciano a camminare nel vuoto oltrepassando un dirupo. Tutto va bene fin quando questi personaggi sono inconsapevoli: «Ma a un certo punto, la coscienza li riafferra. Si fermano, sospettando che ci sia qualcosa che non va. Si rendono conto che sotto i loro piedi non c’è nulla. Troppo tardi per tornare indietro. La forza di gravità, inesorabile, comincia ad agire».

Il Tennis Club Napoli aveva ospitato la Coppa Davis qualche anno fa, ma per rispettare la tradizionale stagione autunnale avrebbe dovuto attrezzarsi con il cemento, e qui sono venuti fuori i primi problemi. La costruzione dei nuovi campi viene rallentata dalla pioggia e viene ultimata solo a ridosso del torneo. Poi piove ancora, e il mal tempo rovina la superficie come non dovrebbe.

Sabato devono giocarsi le qualificazioni ma i giocatori in campo non si vedono. Qualcuno di loro, durante gli allenamenti, si era lamentato dei rimbalzi irregolari e di un campo, in generale, inagibile. Escono fuori tweet in cui si nota che su certe zone del manto rimane l’impronta dei piedi tennisti, come passati sopra il cemento fresco. Un video che riprende Fognini mentre si allena ridendo, e il campo sembra sfaldarsi sotto ai suoi piedi.

Arriva il comunicato del TC Napoli, che dà la colpa all’azienda che si è occupata della fornitura del materiale per i campi. A quanto pare la resina utilizzata non era impermeabile, «e questo ha creato il guaio» ha detto il presidente del TC Riccardo Villari. Nel frattempo viene confermato il rinvio delle partite di qualificazione, che vengono spostate alla domenica al TC Pozzuoli, che ha quattro campi in cemento nuovi, dove gli incontri vengono poi disputati a porte chiuse.

Il giorno dopo, durante una conferenza stampa, il presidente Villari annuncia che sopra il manto esistente ne verrà montato un altro, lo stesso utilizzato al torneo di Firenze giocatosi una settimana prima. Nel frattempo si gioca a Pozzuoli, e a Napoli su un solo campo, almeno fino a giovedì, quando dovrebbe essere pronto un secondo campo. Villari rassicura che «Il grande disagio è solo per chi aveva i biglietti delle qualificazioni, in fondo stiamo parlando solo delle qualificazioni, ma il torneo inizierà domani regolarmente. La regolarità del torneo non è in dubbio». I tennisti si sono messi in moto verso Pozzuoli, dove un circolo teoricamente minore si è dimostrato più pronto di quello che avrebbe dovuto ospitare un torneo ATP. Sulla paradossale efficienza del Tennis Club Pozzuoli consiglio questo piccolo reportage di Antonio Garofalo su Ubitennis.

Come potete immaginare, la superficie del campo di Pozzuoli è diversa rispetto a quella di Napoli. Con l’arrivo del manto da Firenze il torneo, di fatto, si sta disputando su tre superfici diverse: il greenset in singolo, il supersoft per qualificazioni e doppio a Pozzuoli e il MapeCoat, che è quello che abbiamo visto sfaldarsi e diventare inagibile. Questi piccoli cambi di superficie, che da fuori ci possono sembrare insignificanti, possono essere faticosi per un professionista, non solo in termini di gioco ma soprattutto di incolumità fisica. Poi ci sono gli spostamenti, comunque complicati visto che ci sono 20 km di distanza tra Napoli e Pozzuoli e, secondo qualcuno, il torneo non avrebbe messo a disposizione abbastanza macchine per gli spostamenti. Così si è creato l’incredibile caso di Adrian Mannarino, numero uno di Francia, che ha giocato il singolo a Napoli e il doppio a Pozzuoli nella stessa giornata. Mannarino è così diventato il primo tennista di sempre a giocare nello stesso giorno, nello stesso torneo, su due superfici diverse in due municipalità diverse.

La domenica arriva il messaggio dai social di Andreas Seppi, che c'entra poco con tutto questo ma mette sotto una luce crudele tutta l'organizzazione. Seppi si lamenta del fatto che gli sarebbe piaciuto dare l'addio al tennis giocando i tornei di Napoli e Firenze, ma gli organizzatori gli hanno negato la wild card, «sarebbe stato uno spreco darla a uno che si ritira». La storia di Seppi su Instagram viene ripresa in giro nel mondo, segno di scarsa gratitudine verso un tennista dalla carriera notevole in un periodo in cui il tennis maschile italiano era in grande difficoltà.

Lunedì è scesa la notte e, avviati alle sessioni serali, ci si è resi conto che il problema più grande doveva ancora arrivare. Il torneo si gioca outdoor, su campi scoperti, esposti a condizioni atmosferiche non ideali a ottobre. La stagione autunnale e la vicinanza del mare hanno creato un’umidità che ha reso i campi in cemento scivolosi. Come è possibile che nemmeno l’ATP abbia pensato a questa eventualità? Alla prima sessione serale i nodi sono venuti al pettine. Già durante i primi scambi Luca Nardi e Corentin Moutet hanno cominciato a lamentarsi della scivolosità del campo, e dopo 34 minuti l’arbitro ha dovuto sospendere la partita perché le condizioni mettevano a rischio l’incolumità fisica dei tennisti. Mercoledì, con un giorno d’anticipo, è stato inaugurato il secondo campo, il D’Avalos, con il manto di Firenze. L’organizzazione ha provato a inserire più partite possibili prima del tramonto, ma alla fine la sera è scesa e l’umidità pure. Entrambi i match in corso nella sessione serale, intorno alle 19:30, sono stati sospesi, quello tra Borna Gojo e Laslo Djere, e quello tra Zhizhen Zhang e Marton Fucsovics. Un annullamento che ha portato alla sospensione dei successivi due match serali, dove dovevano essere impegnati Fognini e Passaro.

Alla seconda cancellazione del programma serale monta una piccola rivolta di fronte alla biglietteria, con i tifosi che gridano “Rimborsare”. Il calendario, come potete immaginare, inizia a diventare un problema, con giocatori costretti al doppio impegno in giornata. Fognini scende in campo a ora di pranzo contro Grenier, lo batte, si fa un tuffo in mare, e poi torna in campo per la sessione serale contro Carreno Busta. Si giocano tre game in cui Fognini quasi non fa punti, e poi la partita viene sospesa per l’umidità. È l’ultima partita mancante per far allineare il tabellone ai quarti di finale, e tutto sommato, paradossalmente, si può definire un grande successo. Data l’incredibile quantità di problemi a un certo punto era persino difficile immaginare che il torneo potesse concludersi in un modo o nell’altro - come nelle maratone, parti ma non sai se arrivi.

Nel mezzo è stata una parabola sgangherata e appassionante, in cui ad ogni ora ne usciva una nuova. Ci sono stati infatti altri episodi che hanno infilato il torneo in una cornice surreale. Durante la partita tra Baez e Sonego il pubblico si mette a cantare “Vesuvio erutta, tutta Napoli distrutta”. È il coro che i tifosi del Napoli hanno cominciato a fare allo stadio assumendo in chiave autoironica le discriminazioni delle curve avversarie. Poi, forse indispettiti da qualche atteggiamento di Baez, o da qualche chiamata dell'arbitro, hanno cominciato a fischiare e a gridare “scemo, scemo, scemo” prima del servizio. Una cosa sinceramente mai vista, almeno fuori dalla Coppa Davis. È mancato solo il classico “meeeerda” durante il movimento del servizio come sui rinvii del portiere avversario. Per questo ha fatto un po’ compassione Baez, che dopo la partita si è presentato ai microfoni con la maglia dell’Argentina dei Mondiali dell’86 in omaggio a Maradona. Prima del torneo era andato a omaggiare il murales di Diego ai quartieri spagnoli. «Lui è stato il migliore, è il mio idolo. Per me è speciale essere qui a Napoli, a casa di Maradona» ha detto Baez al termine della partita vinta. Altro piccolo dettaglio curioso: Raoul Ruberti ha fatto notare che l'estetica del logo del torneo è un po' troppo simile ai Master 1000 brandizzati da Rolex.

Poi c’è l’epopea del povero Barrientos, doppista colombiano che ha avuto una brutta disavventura in hotel. Dopo aver giocato la sua partita torna in albergo e trova tutti i bagagli, suoi e della moglie, nel corridoio, mezzi aperti, con vari oggetti caduti per terra. Mentre Barrientos era in campo l’organizzazione gli aveva mandato una mail avvisandolo che avrebbe dovuto cambiare albergo: «Mi avevano già cambiato una volta albergo, il secondo giorno». Si sono sommate incredibili sfortune. All’Hotel Esedra, dove alloggiava una parte dei giocatori e dello staff, è mancata l’acqua nella mattinata di giovedì. Stavolta l’organizzazione non c’entra ma è stata colpa di un guasto idrico nella zona.

In questo contesto le interviste entusiaste dei giocatori sono suonate surreali, ma hanno contribuito a portare un po’ di normalità e ossigeno a un torneo che, in un modo o nell’altro, ha trovato il suo ritmo. L’ATP di Napoli è stato un esempio di organizzazione maldestra, e ci ha mostrato di riflesso quanto non sia scontato quello che tendiamo a dare per scontato, e cioè che nel mondo si giocano ogni settimana tornei di tennis organizzati più o meno bene, senza problemi sostanziali. In questa sventura, però, paradossalmente il torneo ha dato anche una grande dimostrazione di problem solving in un contesto assurdo, per tempistiche e pressione. In questo senso ha ragione uno degli organizzatori, Cosimo Napolitano, a dire «Abbiamo lavorato come dei matti per trovare delle soluzioni». Certo, suona strano sentirlo dire il resto delle cose, come «Non ho nulla da rimproverarmi» o «Chi fa polemica sui social è un imbecille», confondendo chi ama la polemica fine a sé stessa con chi si limita a riportare quanto successo - che è quanto meno, Napolitano lo riconoscerà, fuori dall'ordinario.

Oggi si giocano i quarti di finale. Berrettini ha riscattato la sconfitta di Firenze battendo Cerballes Baena. Ai quarti ci sono lui, che affronterà Taro Daniel, e Musetti, che se la vedrà con Galan dopo aver battuto il sempre insidioso Djere. Ci sono, fra gli altri, anche Zhang, Kecmanovic, Bautista Agut. Il tabellone insomma è interessante e da adesso in poi, finalmente, potremo parlare solo di tennis.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura