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Neanche il Barcellona può sorprendere l'Atalanta
30 gen 2025
Un pareggio che conferma le qualità della squadra di Gasperini.
(articolo)
7 min
(copertina)
IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Prima dell'ultimo turno della fase iniziale di questa Champions League, Barcellona e Atalanta erano le due squadre con la migliore differenza reti di tutta la competizione, rispettivamente +15 e +14. Le due squadre, però, sono arrivate a questi dati seguendo strade opposte: nel caso del Barcellona attraverso i gol segnati (28, miglior attacco del torneo), in quello dell’Atalanta attraverso i gol subiti (6, terza miglior difesa dopo Inter e Arsenal).

Le due squadre erano anche accomunate da uno stile di gioco molto riconoscibile in fase di non possesso. Entrambe squadre estremamente aggressive, Barcellona e Atalanta cercano di togliere all’avversario la possibilità di palleggiare comodamente nella propria metà campo in due modi diversi. Nel primo caso, riassumendo, facendo scalare sempre in avanti la linea difensiva e cercando di applicare la tattica del fuorigioco anche a ridosso della linea di centrocampo e in situazioni di palla scoperta. Nel secondo caso con marcature a uomo a tutto campo e una pressione che di alzare sempre la soglia dell'intensità.

Le due squadre hanno diversi punti di contatto che vanno molto al di là della superficiale dicotomia uomo/zona. Per esempio, il baricentro molto alto della squadra di Flick sulla costruzione avversaria non sarebbe così efficace se le uscite in avanti (e indietro) sui riferimenti dei suoi centrocampisti e attaccanti non avessero come riferimento “stringente” l'uomo. E allo stesso tempo i movimenti a compensare dei giocatori di Gasperini lontano dall’avversario di riferimento, soprattutto sul lato opposto del possesso, consentono all’Atalanta di non farsi “portare a spasso” dagli avversari per tutta la partita.

IL PRIMO TEMPO
L’equilibrio su cui si è retta buona parte della gara, in particolare un primo tempo avaro di grandi occasioni da gol (soprattutto per il Barcellona), è tutto in queste zone grigie, negli atteggiamenti intermedi in cui queste due squadre si incontrano. Potete vederlo già dalle immagini qui sopra, per esempio. L’Atalanta che conta sulla superiorità numerica dei suoi difensori centrali, mentre Zappacosta si allontana da Koundé per ricomporre il reparto sul lato debole. Il Barcellona, invece, che infrange la propria “linea” di difesa per seguire i movimenti degli avversari, con Garcia molto defilato su De Ketelaere, Baldé alto su Bellanova, e De Jong e Pedri al fianco di Araujo su Pasalic ed Ederson (quest'ultimo, insieme a De Roon, spesso ha tentato di sovraccaricare l’ultima linea blaugrana per pungere in profondità).

Il calcio è un gioco di invasione, di contrapposizioni e intrecci; quindi, è naturale che ogni atteggiamento difensivo e offensivo sia sempre influenzato dai comportamenti avversari. L’Atalanta si è trovata di fronte a una delle squadre che creano di più in questa stagione, grazie alle associazioni tra le linee dei suoi diversi playmaker, le rotazioni posizionali, le minacce in profondità di Raphinha e l'estro a tutto tondo di Lamine Yamal. Allo stesso tempo, il Barcellona si è trovato di fronte un avversario con uno stile difensivo inusuale rispetto ai suoi soliti avversari, con meno “linee” da occupare e fissare, e tanti palloni da giocare spalle alla porta.

Questo ha portato entrambe le squadre a un adattamento reciproco, non modificando radicalmente i propri principi di base, ma giocando in funzione dei possibili punti di forza e debolezza avversari. Nel primo tempo, il Barcellona ha tentato, difficile dire quanto in maniera programmata, di portare sporadicamente fuori zona Lamine Yamal e Raphinha, ritrovatisi in qualche occasione sulla fascia opposta, cercando di sfruttare eventuali “buchi” di marcatura e trovare l’attimo giusto per aggredire la profondità alle spalle dell’ultimo difensore di Gasperini.

L’Atalanta, invece, ha sfoggiato il suo solito repertorio di cambi di marcatura e assorbimenti difensivi, cercando di non rinunciare alla pressione alta sulla costruzione, andando a disturbare anche Szczesny (non troppo a suo agio in un contesto del genere). Il risultato è stata una prima parte di gara abbastanza povera di occasioni per i padroni di casa, mentre l’Atalanta ha avuto qualche possibilità offensiva in più soprattutto in ripartenza, come già al decimo minuto era successo sfruttando un inserimento immediato di Zappacosta alle spalle di Koundé su lancio di Kolasinac, da cui è poi scaturito un cross basso per De Ketelaere salvato per un pelo da Baldé (sfiorando l’autorete).

In questo contesto, nei primi 45 minuti, il Barcellona ha provato a guadagnare metri senza perdere il possesso. L’Atalanta si è così ritrovata a giocare prevalentemente senza palla, fatta eccezione per il lungo possesso nella metà campo avversaria, intermezzato da un paio di riconquiste immediate, che aveva preceduto il gol annullato per fuorigioco a Zappacosta.

La solidità dell’Atalanta si è retta tutta sulla sua efficace fluidità di marcature. Prendo come esempio queste azioni di Ederson, forse il giocatore più rappresentativo di questa forza della squadra di Gasperini, accadute nell’arco di appena due minuti e mezzo. Lo vediamo prendere in consegna Gavi in profondità a destra, poi accorciare su Lewandowski prima marcato da Hien. Subito dopo eccolo controllare Raphinha, e infine di nuovo su Gavi, questa volta sulla fascia sinistra, per l’anticipo definitivo in profondità che riconsegna il possesso alla "Dea". La sensibilità e l’intensità di Ederson, unite all’attenzione dei suoi compagni, è ciò che rende l’Atalanta la bestia tentacolare che è.

IL SECONDO TEMPO
Ci è voluto il secondo tempo, qualche acciacco e un fisiologico calo di lucidità per cominciare a vedere una partita più aperta, interessante in modo diverso. È il quarantaseisimo minuto quando il Barcellona riesce finalmente a trovare il tempo perfetto per mandare fuori giri le uscite avversarie: Baldé, forse pressato in ritardo di qualche centesimo di secondo da Bellanova, ha il tempo per verticalizzare in diagonale su Lewandowski a sua volta con qualche centimetro di vantaggio su Hien. L'attaccante polacco si gira con una piroetta e lancia in profondità di destro per la solita corsa di sfondamento di Raphinha. Una lettura forse rivedibile di Carnesecchi scopre la porta, e Lamine Yamal, vincendo la battaglia con Kolasinac per pochi centimetri, la mette in porta. Un’azione esemplificativa di tante delle migliori qualità offensive dei blaugrana, ma che sancisce anche “l’entrata in partita” di Yamal, da quel momento sempre più elettrico e difficile da controllare. Pochi minuti dopo, per dire, inizierà a innescare contropiedi in solitaria in mezzo a tre, e a concludere di esterno sinistro dalla fascia opposta.

L’Atalanta, però, non è uscita dalla partita, e così come il Barcellona era riuscito finalmente a sfruttare il rovescio della medaglia dei suoi dispositivi di pressione, la squadra di Gasperini ha creato le condizioni per il pareggio di Ederson. Certo, per mettere la palla in rete c'è voluta una giocata straordinaria al limite dell’area, con doppio controllo nello stretto e conclusione tesissima e angolata. Ma l'Atalanta aveva fatto i compiti, diciamo così, portandosi a ridosso dell’area con una grande combinazione avanti-indietro-avanti tra De Roon, Retegui, Scalvini e Bellanova, esponendo col tempo giusto l’aggressività dei difensori di Flick.

Una partita che per diversi minuti non aveva visto sostanziali occasioni nascere dai “punti deboli” dei rispettivi atteggiamenti difensivi si è così sbloccata. Di lì a poco, dal primo calcio d’angolo ottenuto dalla sinistra, il Barcellona ha sfruttato un punto debole della difesa a zona dell’Atalanta, sovraccaricando la zona del secondo palo con tre giocatori e sfruttando una battuta egregia di Raphinha (al suo secondo assist e alla sua ennesima ottima partita). L’Atalanta ha poi ripreso la partita con un altro inserimento in profondità, questa volta di Pasalic su traversone di De Roon dalla destra, anche qui dopo un possesso un po’ più lungo della media degli altri giocati in partita.

Seppur con motivazioni differenti, Barcellona e Atalanta hanno dato vita a una partita molto interessante, che nel secondo tempo è diventata anche divertente. È stata una sfida che si può apprezzare da diversi punti di vista. Per il confronto tra due organizzazioni difensive estreme e funzionanti; ma anche per la capacità di ribaltare e contro ribaltare il campo, di esaltarsi con più e meno distanze a disposizione, sfoderando qualche giocata di classe e giocando con accelerazioni e pause del ritmo. Insomma, un bel campionario di quello che ci aspetteremmo di vedere in una partita di Champions League di alto livello.

Il Barcellona era praticamente già sicuro di rientrare tra le prime otto, mentre l'Atalanta ci è uscita per il rotto della cuffia. E il fatto che si possa essere legittimamente delusi per questo, forse anche più di un pareggio di blasone contro il Barcellona, la dice lunga sul livello raggiunto ormai dalla squadra di Gasperini.

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