Amici mai. Barcellona e Real Madrid non possono esserlo, nemmeno in questo periodo storico in cui combattono le stesse battaglie. Insieme contro la Liga per il progetto LaLiga Impulso, ovvero l’accordo col fondo CVC per la cessione di una quota di diritti multimediali; insieme in contrasto con la UEFA per la ben più nota questione della creazione della Superlega Europea - con la partecipazione della Juventus - di cui sia le merengues che gli azulgrana sono fondatori. Fianco a fianco in queste diatribe, l’una contro l’altra in una questione che sta infiammando il calcio spagnolo: i rapporti tra il Barça e l’ex arbitro José Maria Enriquez Negreira, ritiratosi nel 1992 e vicepresidente del Comité Tecnico de Arbitros (CTA) dal 1994 al 2018.
Rapporti che mettono in discussione la regolarità stessa del campionato, non solo per una stagione: stando alle accuse della Fiscalia Provincial i catalani hanno pagato compensi alla società dell’ex direttore di gara già dal 2001. E lo avrebbero pagato affinché «compisse azioni tese a favorire» il Barcellona «nelle decisioni degli arbitri nelle partite disputate dal Club, e quindi nei risultati delle competizioni; arbitri la cui designazione per ogni partita [...] si effettuava in seno al CTA». Un’accusa grave, per la quale il Real Madrid è intenzionato a costituirsi come parte lesa, riportando il gelo nei rapporti tra i due club. Il Barça, in questo lasso di tempo, ha vinto la Liga per dieci volte, con i madrileni giunti secondi in otto di questi dieci campionati. Dal punto di vista sportivo, ci ha già pensato Javier Tebas a spegnere ogni ipotesi di revoca dei titoli: «Se non ci fosse stata la prescrizione sportiva avremmo aperto senza dubbio il fascicolo», ha dichiarato il presidente della Liga a El Pais.
Le accuse al Barcellona
Le cifre accertate dalla Fiscalia coprono un arco temporale di diciotto anni. Dal 2001 al 2018, il Barcellona ha riconosciuto compensi superiori a 7,3 milioni di euro a due società di Enriquez Negreira, nel periodo in cui era vicepresidente del comitato tecnico arbitrale: una è la Nidsal SCP, l’altra è la Dasnil 95 SL. La prima, liquidata nel maggio 2016, si occupava di «promozione e commercializzazione di prodotti e servizi aziendali nonché della produzione e produzione di video sportivi». La seconda, invece, di «servizi pubblicitari per aziende, promozioni e articoli da regalo, stampa di testi e realizzazione di video sportivi per il marketing». I compensi ad esse riconosciuti «non avevano alcun supporto legale o statutario», in quanto «non previsto dallo statuto del Club o approvato dall'Assemblea Generale». L’attenzione degli inquirenti viene posta alle fatture dell’ultimo decennio, che coprono due specifiche presidenze: quella di Sandro Rosell e quella di Josep Maria Bartomeu, entrambi indagati, i quali, secondo la Fiscalia, hanno «raggiunto e mantenuto un accordo verbale strettamente riservato» con Enriquez Negreira.
Sotto la gestione Rosell, da gennaio 2011 a gennaio 2014, l’importo versato dal Barcellona alla Nisdal «superava i 2 milioni di euro». Ben più dettagliato, invece, il quadro dei pagamenti effettuati nell’era Bartomeu dal 2014 al 2018. Non solo alle due società già citate, a cui sono andati 2.971.673,01 euro, ma anche alla Soccercam SL del figlio dell’ex arbitro, Javier Enriquez Romero. Come si legge nella denuncia della Fiscalia, la sua attività economica è «la consulenza di allenatori sportivi e la preparazione di verbali arbitrali per squadre di calcio» e nel 2016 viene contattata dall’allora consigliere blaugrana Josep Contreras «con il beneplacito» del presidente Bartomeu per «redigere relazioni tecniche arbitrali settimanali per ogni partita di Primera Division dell’FCB (il Barcellona, ndr) e di Segunda Division B, nonché effettuare una analisi a posteriori di ogni partita, valutando l’esattezza o l’errore nelle decisioni arbitrali». Le fatture venivano emesse alla società Tresep 2014 SL di Contreras.
«A titolo di corrispettivo dei suddetti servizi», si legge nella denuncia, «la società T 2014 SL (la Tresep di Contreras, ndr) ha versato tra giugno 2016 e ottobre 2018 l'importo di 297.085,25 euro alla società S SL (la Soccercam del figlio di Enriquez Negreira, ndr). A sua volta, per questi stessi lavori, il defunto JCA (l’allora consigliere Contreras, morto a dicembre 2022, ndr) ha emesso fatture all’FCB per un importo di 450.120 euro, di cui 153.034,75 euro corrispondenti alla sua provvigione di intermediario, che ha registrato sul suo conto personale». Ciò significa che, tra i versamenti accertati dalla Fiscalia per Nidsal e Dasnil, e l’importo riconosciuto alla società di Contreras tra oneri di intermediazione e compensi alla Soccercam, il Barcellona ha pagato dal 2014 al 2018 una somma pari a 3.421.793 euro (e un centesimo, per la precisione).
Una fetta di questi pagamenti, come visto, è andata direttamente al figlio del vicepresidente della commissione arbitrale, il cui nome aveva sollevato già in passato un polverone in casa Barça. Come ha ammesso a Cristina Cubero in un'intervista del 1992 al Mundo Deportivo, l'altro Enriquez nel suo passato da calciatore ha avuto una “spintarella” grazie al padre… proprio per entrare nella cantera del Barcellona: «Mio padre è stato colui che mi ha fatto fare un provino nelle giovanili azulgrana». L’oggi 50enne Javier Enriquez Romero ha proseguito la propria carriera nel Sabadell, per poi passare al Valencia B e all'Hospitalet, chiudendo con l'esperienza al Matarò nella stagione 2000/01.
Il resto dei pagamenti accertati dalla Fiscalia nel quinquennio 2014-2018 riguarda le società Nidsal e Dasnil. Le fatture hanno quasi tutte come oggetto della prestazione una non precisata «videoconsulenza tecnica» più alcune «registrazioni e visione di partite» che riguardano club spagnoli e non solo. Per il dire, il 17 giugno 2014 il Barcellona ha pagato 120mila euro più IVA alla Nidsal per seguire le partite del Mondiale in Brasile, mentre il 6 giugno 2016 la fattura della Dasnil per aver seguito gli Europei in Francia è stata di 75mila euro più IVA, stessa cifra riconosciuta dal Barça in data 28 maggio 2018 per il Mondiale in Russia (quasi un mese prima dell’inizio del torneo). In totale, sono 326.700 euro per tre tornei in cui non erano impegnate squadre di club, ma selezioni nazionali.
Il rapporto tra il Barcellona e le società di Enriquez Negreira si è interrotto nel mese di giugno del 2018. A maggio dello stesso anno, l’ex arbitro «è stato sollevato dalla vicepresidenza del CTA». Una coincidenza temporale che per la Fiscalia, tanto coincidenza, non è. Anzi, è il «motivo per cui l’FCB ha interrotto tutti i pagamenti». Non senza alimentare problemi: il 5 febbraio 2019, quando ancora il burofax non è entrato nel glossario calcistico internazionale (ci penserà Messi a farlo, nell’agosto 2020, per chiedere al Barça di lasciarlo andare), Enriquez Negreira ne invia uno all’Ufficio di Presidenza del club, all’indirizzo dell’allora presidente Bartomeu.
"Personalmente non provo ostilità nei confronti di alcuna persona del Club, né contro di lei né in particolare contro il signor R (Rosell, ndr) o il signor C (Contreras, ndr), e non ho alcun desiderio di rendere pubbliche tutte le irregolarità che ho conosciuto e vissuto in prima persona in relazione a chiunque del Club, però mi costringerà a farlo se non riconsidererà la sua decisione e non rispetterà l'accordo che avevamo di continuare a contare sui miei servizi fino alla fine del mandato presidenziale. Ho la ragione e il diritto che tutelano tale pretesa. Sia lei che il signor R, come vicepresidente e presidente e viceversa, per non dire altro, avete concordato con me gli accordi che oggi intendete rompere impunemente".
Facile intuire i motivi alla base dell’ira di Enriquez Negreira. Analizzando i suoi due conti correnti aperti presso Caixa Penedés e Banco Sabadell, gli inquirenti giungono alla conclusione che «sono stati alimentati quasi interamente da proventi dell’FCB». I soldi venivano poi prelevati da due soggetti (entrambi estranei ai fatti e per questo non indagati), i quali a loro volta «consegnavano il denaro in contanti» all’ex arbitro.
Le reazioni al caso Negreira
Le reazioni in casa Barcellona sono state poche e non hanno contribuito a fornire la versione del club sui rapporti con le società di Enriquez Negreira. Il presidente Joan Laporta, formalmente non indagato (i fatti relativi al suo primo periodo nel club, dal 2003 al 2010, sono già prescritti), ha parlato del caso in una conferenza stampa lo scorso 21 febbraio. Per prima cosa, Laporta ha attaccato Tebas, che ne chiede le dimissioni, tacciandolo di «antibarcelonismo» e ricordando i precedenti casi polemici, dallo status di comunitario per Messi nel 2005 fino alla Superlega. Poi, rivolgendosi ai cronisti e professandosi sempre a favore di «un giornalismo libero e indipendente», Laporta ha criticato «la serie di fughe di informazioni, dati e documenti che si stanno verificando in un caso che è oggetto di indagine presso la Fiscalia». Per avere delucidazioni sui pagamenti effettuati, ha rimandato ad una futura conferenza stampa, avendo affidato le indagini ad una società esterna.
Interpellato sul caso, l’allenatore Xavi ha voluto solo rassicurare i tifosi che «non destabilizzerà la squadra». Però tutti, in Spagna, iniziano a chiedere chiarezza. A partire della Federazione, la RFEF, che con un primo comunicato ha precisato che l’attuale governo federale ha rinnovato la guida del CTA (rimuovendo, per l’appunto, Enriquez Negreira) e che si costituirà nei procedimenti che verranno avviati, chiedendo inoltre informazioni sia al Barça che al comitato tecnico arbitrale. Il 2 marzo, in conferenza stampa, il segretario generale Andreu Camps e il presidente del CTA, l'ex arbitro internazionale Luis Medina Cantalejo, hanno ribadito questa posizione, difendendo però la classe arbitrale spagnola al cospetto alcuni soggetti «egoisti e traditori». Anche in questo caso, non sono mancate polemiche, perché Medina Cantalejo non ha fatto nomi, ma per la stampa spagnola si sarebbe riferito a Javier Estrada Fernandez, ovvero l’arbitro che ha deciso di denunciare Enriquez Negreira e il figlio per corruzione.
È poi toccato ai club chiedere lumi sulla vicenda, mostrandosi preoccupati per quanto possa celarsi dietro ai rapporti tra i catalani e il non più vicepresidente del comitato tecnico arbitrale. Il Siviglia, che contro il Barcellona ha perso due finali di Copa del Rey nel 2016 e nel 2018, ha chiesto pubblicamente alla Liga e alla RFEF di «promuovere e costituirsi in tutti i procedimenti che potrebbero derivare da questo caso una volta concluse le indagini». Gli andalusi fanno parte della Comisión Delegada della Liga, composta da sette società di massima serie e sette società di Segunda Division, che sin dalle prime pubblicazioni ha reso nota la propria preoccupazione. In questa commissione è presente anche l’Atletico Madrid, allenato da Diego Simeone. Il Cholo è stato decisamente più enigmatico degli altri sulla vicenda: «Speriamo che venga risolta in modo che tutti possiamo capirlo e che tutte le squadre possano giocare con gli stessi mezzi. Ed è chiaro che quando si apre una porta, dopo si apre una finestra».
Il grande assente, in questa massa di proteste, è proprio l’avversario storico del Barcellona: il Real Madrid. Un silenzio autoimposto, durato fino alla formalizzazione della denuncia da parte della Fiscalia. Da lì in poi, è arrivata la convocazione urgente della Junta Directiva (di domenica alle 12) e la conseguente decisione di costituirsi nel procedimento «non appena il giudice lo aprirà alle parti lese». Frasi di circostanza che tanto di circostanza non sono, se si pensa ai rapporti tra i due giganti di Spagna. Avversari in campo, ma soci nell’affare Superlega, per il quale si attende ancora un verdetto da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. In lotta nella Liga, ma anche in lotta contro la Liga, per la questione relativa alla Newco creata col fondo CVC per la gestione dei diritti multimediali, a cui entrambe si sono opposte così come la RFEF. Amici mai, sì, ma mai Florentino Perez è stato così vicino a Laporta quanto nell’ultimo biennio.
Il presidente del Barcellona, che sulla vicenda non si è più espresso dopo le dichiarazioni del 21 febbraio, ha risposto poche ore dopo al comunicato del Real Madrid. Lo ha fatto tramite Twitter e lo ha fatto senza mai citare il club rivale: «Culers, state tranquilli. Il Barça è innocente di ciò che lo si accusa ed è vittima di una campagna contro la sua onorabilità che ora coinvolge tutti. Nessuna sorpresa, difenderemo il Barça e dimostreremo l'innocenza del Club. Molti dovranno rettificare». Quel passaggio in cui Laporta sottolinea che «ora» l’affare vede coinvolti «tutti» lascia intendere un suo risentimento nei confronti di Florentino Perez e del Real, rimasto a lungo in disparte mentre il resto del calcio spagnolo aveva già preso una posizione.
Cosa rischia il Barcellona
Sul piano penale, il Barcellona deve rispondere di corruzione reiterata tra privati in ambito sportivo, così come gli ex presidenti Rosell e Bartomeu, che devono inoltre rispondere di amministrazione sleale (entrambi) e di falso in documenti commerciali (solo Bartomeu). Al di là delle responsabilità degli amministratori, il club - se riconosciuto colpevole - potrebbe andare incontro ad una multa pari almeno «al triplo del valore del beneficio» oppure ad una «interdizione speciale per un periodo da uno a sei anni», come previsto dall’articolo 286 bis del codice penale spagnolo. Per quanto riguarda la Liga, invece, è stato chiaro Tebas: è andato tutto in prescrizione. La Ley del Deporte prevede, all’articolo 112, che «le infrazioni di maggiore gravità si prescriveranno dopo tre anni». L’ultimo rilievo da parte della Fiscalia è del 2018, quindi fuori tempo massimo per poter intervenire sui risultati ottenuti dal Barcellona nel massimo campionato spagnolo. Sia quello attuale, sia quelli passati.
La stagione attuale nella Liga, col Barcellona ampiamente in testa alla classifica e con nove punti di vantaggio sul Real Madrid secondo, non sembra dunque essere in pericolo. Sulla presenza nella prossima edizione della Champions League, invece, si è addensata una nube non proprio irrilevante, perché il regolamento stesso del massimo torneo UEFA sbarra le porte in caso di illeciti sportivi acclarati. «Per poter partecipare alla competizione, i club devono: g) Non essere stati direttamente e/o indirettamente coinvolti, sin dall'entrata in vigore dell'Articolo 50(3) dello Statuto UEFA, vale a dire dal 27 aprile 2007, in qualsiasi attività volta a organizzare o influenzare l'esito di una partita a livello nazionale o internazionale e confermarlo per iscritto all'amministrazione UEFA». L’articolo dello statuto citato nei regolamenti prevede per situazioni di questo genere il rifiuto «con effetto immediato» dell’ammissione a qualunque competizione continentale.
Sarebbe un danno non da poco, per il Barça, che nella pur deludente campagna europea della stagione 2021/22 (terzo nel girone di Champions League, eliminato ai quarti dell’Europa League) ha comunque portato a casa 71 milioni di euro. Per la stagione in corso l’assegno sarà inferiore, vista la prematura eliminazione dagli spareggi di Europa League. Centrare l’accesso alla principale competizione continentale darebbe ulteriore ossigeno alle casse di un club costantemente alle prese con i debiti e con i limiti salariali imposti dalla Liga. Tebas ha già fatto sapere pubblicamente che in queste condizioni, i catalani non potranno fare mercato. A meno di attivare un’altra delle famose «leve» (palancas, come le chiamano in Spagna), dunque cedendo quote di partecipate tramite le quali il Barcellona gestisce i media o il merchandising, stratagemma già adottato la scorsa estate. Questioni economiche a parte, dalle parti del Camp Nou si attende un segnale deciso da parte del club sul caso Negreira. Perché se per la Liga è tutto ormai da archiviare, per la UEFA potrebbe non esserlo.