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A fine partita Jürgen Klopp ha dichiarato che quella contro il Barcellona era stata la miglior prestazione in trasferta del suo Liverpool in Champions League, nonostante la sconfitta per 3-0 che riduce in maniera drastica le possibilità di arrivare in finale. Come è possibile che quella che il suo allenatore giudica la migliore prova esterna in Europa degli ultimi due anni si sia conclusa con un risultato tanto negativo?
Le scelte di Valverde
Ernesto Valverde ha sorpreso tutti inserendo Arturo Vidal al posto del brasiliano Arthur Melo, giocatore fondamentale per controllare i ritmi della partita, gestire i tempi e ordinare la squadra. Schierato come mezzala destra, con Rakitic spostato al fianco sinistro di Busquets, la scelta di Vidal rispondeva all’esigenza dell’allenatore del Barcellona di avere un giocatore capace di contrastare l’intensità del gioco del Liverpool grazie al grande atletismo che lo contraddistingue. Vidal aveva infatti il compito di presidiare la catena laterale più fisica del Liverpool, quella costituita dal terzino Robertson, la mezzala Keita e Sadio Mané.
Valverde, almeno all’inizio, ha schierato un Barcellona meno focalizzato sul dominio del pallone e più orientato a una partita di transizioni grazie ad un 4-4-2 in fase di non possesso, con Coutinho arretrato sulla fascia sinistra. Specie nel primo tempo, il Barcellona ha provato a sporcare la prima costruzione del Liverpool marcando quasi individualmente gli avversari coinvolti. Rakitic si alzava sul mediano Fabinho e con i Reds che appoggiavano la risalita del pallone quasi sempre sulla sinistra, sui piedi di Van Dijk e Robertson, Busquets chiudeva sulla mezzala sinistra Keita.
Rakitic si alza su Fabinho, coperto a sinistra da Coutinho, Busquets gioca nella zona di Keita. Il Barca pressa il Liverpool orientandosi sugli appoggi.
Il Liverpool si è adeguato alla scelta di non tenere il pallone del Barcellona provando a costruire il gioco da basso, ma ricorrendo al lancio lungo ogni qualvolta fosse necessario - una delle possibilità previste dal piano di Klopp - per sfuggire alla pressione e innescare rapidamente le punte o, in ogni caso, alzare il baricentro e generare seconde palle da contendere.
La strategia del Liverpool ha funzionato, specie nella prima metà del secondo tempo, riuscendo ad abbassare la difesa del Barcellona. La linea difensiva della squadra di Valverde non era sempre precisa nella difesa della profondità, con Mané e Salah capaci di ricevere lanci lunghi alle spalle dei terzini Sergi Roberto e Jordi Alba e quindi costretta spesso ad una difesa posizionale nella propria trequarti.
Il 4-4-2 basso del Barcellona. A fine partita il baricentro dei blaugrana si posizionerà mediamente a 43.4 m – molto basso – e l’altezza media del recupero palla (32.3 m) sarà anch’essa parecchio arretrata.
Le scelte di Klopp
Jürgen Klopp ha dovuto fare i conti con le non perfette condizioni fisiche di Roberto Firmino, che ha iniziato il match in panchina. L’allenatore tedesco non ha però rinunciato al suo 4-3-3 e alle trame di gioco usuali, optando per una soluzione piuttosto anomala, schierando Wijnaldum nella posizione solitamente occupata dal centravanti brasiliano e assegnandogli le stesse funzioni di raccordo centrale del gioco e di creazione degli spazi per gli inserimenti di Salah e Mané, compiti in cui Firmino è un maestro.
Nonostante l’impegno, però, Wijnaldum non è stato all’altezza del compito che gli veniva richiesto. L’olandese non è mai riuscito a calciare verso la porta di Ter Stegen, non ha efettuato nessun dribbling, uscendo dal campo dopo 79 minuti con solo 23 passaggi. La qualità dei movimenti e delle giocate di Firmino è in effetti difficilmente replicabile e la sua assenza ha consentito a Piqué e Lenglet di supportare con maggiore tranquillità il lavoro dei terzini, sollecitati a dismisura da Salah e Mané.
La pass map del Liverpool evidenzia come Klopp abbia chiesto a Wijnaldum il medesimo lavoro di cucitura del gioco tra fase di costruzione e di rifinitura e finalizzazione svolto abitualmente da Firmino.
Un’altra scelta forte di Klopp è stata quella di rinunciare sulla fascia destra alla qualità di Alexander-Arnold per schierare Joe Gomez, un terzino più attento alla fase difensiva. La decisione dell’allenatore tedesco può essere compresa analizzando lo schieramento del Liverpool nelle fasi di possesso palla del Barcellona. Come di consueto, i "Reds" pressavano la costruzione bassa avversaria con i tre attaccanti stretti sulla prima linea, provando a proteggere il centro con i tre centrocampisti anch’essi stretti.
Per aggirare la pressione centrale del Liverpool, Valverde ha chiesto a Busquets di abbassarsi tra i due centrali, alzando i terzini e stringendo Messi e Coutinho vicino a Suarez, disegnando di fatto una sorta di 3-4-3 in fase di possesso. A preoccupare Klopp erano soprattutto la posizione avanzata di Jordi Alba e la possibilità che il Barcellona riuscisse ad ottenere superiorità numerica contro i centrali Matip e Van Dijk grazie alla posizione stretta di Coutinho e Messi.
Gli schieramenti contrapposti in fase di impostazione del Barca. Busquets si abbassa tra i centrali, i terzini si alzano, Coutinho e Messi si avvicinano a Suarez. Il Liverpool pressa con il suo solito 4-3-3 stretto.
Per difendere al meglio i letali tagli di Jordi Alba alle spalle del terzino e non lasciare il centro della difesa in inferiorità numerica, la mezzala destra Milner era sempre pronta a coprire sul terzino blaugrana, scalando al fianco esterno di Gomez, che stringeva la sua posizione per giocare quasi da terzo centrale al fianco di Matip e Van Dijk, ruolo già ricoperto in passato.
Milner scala su Jordi Alba e Gomez forma una linea a tre centrali per meglio difendere contro i tre attaccanti avversari
Eppure nonostante l’accorgimento tattico per contrastare le avanzate di Jordi Alba e l’impiego di un terzino maggiormente capace rispetto ad Alexander-Arnold di ricoprire in fase difensiva il ruolo di centrale aggiunto, il Liverpool non è riuscito ad evitare che il terzino blaugrana finisse la sua partita come il giocatore con più passaggi chiave effettuati (3), tra cui lo splendido assist per il gol del vantaggio di Suarez.
Coutinho si muove verso il pallone e attira fuori dalla linea Gomez. Lo spazio liberato viene attaccato da Jordi Alba con Milner che non riesce a coprire in tempo. Alba arriva a servire un pericolosissimo pallone per Messi e solo un ottimo intervento in copertura di Robertson evita la conclusione a rete del fuoriclasse argentino.
Il precoce infortunio di Keita ha costretto poi Klopp ad inserire Jordan Henderson in posizione di mezzala destra, con Milner spostato a sinistra, amplificando, a causa della minore dinamicità in campo aperto del neo-entrato, le difficoltà a difendere su Jordi Alba sul lato debole.
Il pragmatismo di Valverde
Pur rimanendo un confronto molto equilibrato, è il Liverpool che ha controllato il campo e il pallone, tenendo un baricentro (55.3 m) molto più avanzato di quello del Barcellona (43.4 m) e prevalendo anche nel possesso palla, seppur di poco (52.4% - 47.6%). A fare la differenza, almeno sino a metà ripresa, è stata l’abilità nel trovare l’intesa perfetta, di spazio e di tempo, per realizzare il gol del vantaggio, a differenza delle diverse buone occasioni, o potenziali tali, non concretizzate dai "Reds".
Il taglio perfetto di Suarez e l’assist precisamente sincronizzato di Jordi Alba. Van Dijk, però, non segue il taglio di Suarez, perfettamente sotto il suo controllo visivo. Non ha visto partire il pallone?
Nel momento di maggior difficoltà, quando il pressing del Liverpool stava impedendo al Barcellona di consolidare il possesso, chiudendoli nella propria metà campo, Valverde ha deciso di sostituire Coutinho con Semedo e passare ad un 4-4-2 più canonico, con Sergi Roberto e Vidal esterni. In questo modo il centrocampo blaugrana ha alzato il proprio livello atletico, migliorando quindi la pressione portata sulla circolazione palla avversaria. Riuscendo più spesso a recuperare il pallone qualche metro più avanti, si è alzato di conseguenza il baricentro.
Il primo gol di Messi e la punizione da cui è nato il secondo sono arrivati proprio da due recuperi del pallone all’altezza della linea del centrocampo, come conseguenza di un pressing più alto ed efficace, necessario per servire immediatamente in transizione il proprio numero dieci.
Il terrore generato da Messi nelle difese avversarie. Quanti difensori impegna nell’azione che genere il suo primo gol?
Dopo l’uno-due di Messi, il Liverpool ha avuto un’altra ghiottissima occasione da rete con Salah, che ha colpito il palo con Ter Stegen fuori causa dopo un salvataggio sulla linea di Rakitic, ma nel recupero ha rischiato per ben due volte di subire il gol del 4-0 in ripartenza da Dembelé.
Fino all’ingresso di Semedo e al passaggio al 4-4-2 puro, gli Expected Goals erano in equilibrio. I gol e le occasioni finali di Dembelé hanno innalzato il valore di xG per il Barca.
E adesso?
Il Liverpool, come affermato dal suo allenatore, ha disputato una buonissima partita, ma è stato troppo impreciso sotto porta e in alcune fasi di finalizzazione. L’ottima partita di Salah (10 dribbling di cui 7 riusciti) e dello stesso Mané si è fermata quando era il momento di concludere, dove si è fatta sentire l’assenza di Firmino, sia in fase di rifinitura che di finalizzazione. La partita del Camp Nou ha però mostrato che il Liverpool ha le armi per far male al Barcellona e Anfield Road non sarà certo scoraggiato dal pessimo risultato della partita d’andata.
A posteriori le mosse pragmatiche di Valverde hanno funzionato e, in particolare, il passaggio al 4-4-2 puro nella ripresa, ha ridato ossigeno a una squadra un po’ in affanno e consentito ai blaugrana di alzare il baricentro ed innescare con più continuità e in zone più avanzate Lionel Messi, che ha deciso con la sua enorme classe il risultato della partita.
La scelta di rinunciare a parte del controllo del match per contrastare la fisicità del Liverpool e giocare una partita centrata maggiormente sulle transizioni ha pagato enormi dividendi, ma non è detto che possa essere la mossa giusta anche in trasferta, dove l’ardore del Liverpool sarà amplificato dalla necessità di ottenere un’impresa e dalla spinta del pubblico amico. La partita estremamente passiva giocata a Roma la passata stagione, quando i giallorossi riuscirono a ribaltare il disastroso 4-1 del Camp Nou, dovrà essere un monito per Valverde e i suoi uomini e ricordare loro che la qualificazione, seppur vicina, è ancora da conquistare.