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Un'altra brutta sconfitta per il Barcellona di Koeman
12 apr 2021
12 apr 2021
Contro il Real Madrid un altro risultato infelice.
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Con la vittoria per 2-1 il Real Madrid ha sorpassato il Barcellona in classifica. Nonostante le tante assenze, e una stagione generalmente discontinua, il Madrid non ha ancora perso nessuna delle partite fondamentali: le due col Barcellona, le due con l’Atlético nella Liga, e in Champions League le due con l’Inter nel girone, le due con l’Atalanta negli ottavi e l’andata con il Liverpool nei quarti. Sono 8 vittorie e 1 pareggio. Zidane è riuscito a mantenere a galla una squadra che sembrava poter perdersi per strada, mentre ora siamo in primavera e il Real Madrid è in corsa sia per la Liga che per la Champions League.

Zidane ha costruito una squadra che fa di necessità virtù: conosce i limiti dell’undici a disposizione e si affida a strategie semplici e chiare. Una squadra, ovviamente, tutta basata sul talento dei suoi giocatori: la capacità di sfuggire alla pressione avversaria di Modric e Kroos, la velocità di Vinicius Jr e il lavoro di raccordo di Benzema. Su questi quattro giocatori Zidane ha costruito la competitività di un gruppo in grado di alzare il proprio livello a seconda dell’avversario che si trova davanti. Il gol che apre l'ultimo Clasico ne è un esempio.


Al tredicesimo minuto una buona azione in verticale partita dalla propria area porta il Barcellona con una decina di passaggi al limite dell’area del Real Madrid, la cui difesa scappa all’indietro una volta saltato il primo tentativo di pressing. Il pallone è tra i piedi di Messi che tenta una giocata per prendersi il fallo di Lucas Vazquez. Il fallo però non arriva e con il numero 10 che rotola a terra il Real Madrid può a gestire il pallone contro la riaggressione degli avversari portata da chi sta in zona palla: Pedri sul primo uomo, poi a scalare de Jong, Dembélé e Busquets. Con movimenti coordinati dietro la linea di pressione, giocando a un tocco, il Real Madrid sfugge facilmente al tentativo. Kroos riceve palla di spalle, ma ha la freddezza di aspettare il momento giusto per allargare per Valverde sul lato destro del campo, notando che il contemporaneo movimento in verticale di Lucas Vazquez ha portato via l’esterno Jordi Alba e creato tanto spazio per il giovane uruguayano.


Valverde non ci pensa due volte a lanciarsi in conduzione e, una volta presa velocità, si fa una quarantina di metri palla al piede, sfuggendo con un tocco al rientro su di lui proprio di Jordi Alba; una volta arrivato sulla trequarti allarga alla sua destra per il libero Lucas Vazquez. Ricevendo sul lato destro dell’area, il terzino non deve far altro che stoppare il pallone e crossare sul primo palo. Benzema fino a quel momento non era intervenuto nell’azione, aveva aspettato pazientemente al centro della trequarti in linea con i centrali del Barcellona; quando però nota il passaggio di Valverde per Vazquez aumenta rapidamente i giri del motore e scatta verso il primo palo bruciando il marcatore Araujo. La palla è lenta e gli arriva dietro rispetto al corpo ormai sul primo palo, il piede destro è troppo avanti e l’unica cosa possibile è indirizzare il corpo verso la palla e farsela passare tra le gambe, provarci col tacco. Benzema apre le gambe e la tocca con la parte interna del tacco destro, indirizzandola sul primo palo per anticipare ter Stegen. Il gol di tacco di Benzema è di quelli destinati a rientrare nella storia del Clásico. È anche il primo tiro in porta della partita del Madrid e rompe il ghiaccio di una sfida fino a quel momento gestita dal Barcellona.




Dopo il gol emerge il vero contesto della partita. Il Real Madrid, come fatto col Liverpool, arretra il proprio baricentro e attende di recuperare il pallone in situazione favorevole per poi verticalizzare sul suo esterno sinistro Vinicius Jr che taglia verso l’area alle spalle della difesa avversaria. Per il Madrid il recupero del pallone non deve arrivare necessariamente alto, la squadra è sistemata per pressare orientata sull’uomo con situazioni precise in cui deve andare alta, come quando la palla è tra i piedi del portiere ter Stegen. Se il Barcellona supera questa prima linea di pressione allora la squadra di Zidane si abbassa nella sua metà campo. L’interesse di Zidane non è quindi nel recuperare il pallone subito, ma di farlo quando è in situazione di parità numerica nella transizione offensiva, con lo spazio necessario davanti per attaccare con i suoi giocatori del fronte offensivo la difesa a 3 della squadra di Koeman.


Proprio da questa situazione arriva anche il secondo gol. Una dozzina di minuti dopo il taconazo di Benzema, questa volta però in fase di difesa posizionale, il pallone viene ancora una volta recuperato dai piedi di Messi. Un raddoppio di Modric e Benzema, il tocco del croato che risulta decisivo per addomesticare il pallone cedendolo a Casemiro. Il brasiliano alza la testa e vede lo scatto alla sua sinistra di Vinicius Jr alle spalle di De Jong. Non attende neanche che arrivi oltre la metà campo, gli cede il pallone con un passaggio rasoterra sui piedi. Con un tocco il brasiliano cambia marcia evitando l’intervento di Mingueza e poi rallenta proprio al limite dell’area quando si trova davanti la copertura di Araujo, puntandolo. Subisce il fallo da dove Kroos segna con un rimpallo favorevole e un intervento un po’ goffo sulla linea di Jordi Alba mancato.



Qui un’altra azione che mostra l’esecuzione della strategia del Real Madrid che riesce a manipolare la transizione difensiva del Barcellona. Nella prima immagine Militao anticipa facilmente Dembélé in area e appoggia per Modric, che appostato fuori dalla propria area attende l’arrivo della riaggressione del Barcellona per verticalizzare d’esterno per Benzema, solo contro i tre centrali del Barcellona. Benzema controlla il pallone e lo restituisce indietro a Modric. Il croato di prima verticalizza ancora questa volta per Vinicius Jr lanciato lungo la fascia sinistra. Il cross del brasiliano trova dall’altra parte dell’area l’altro esterno Valverde, il cui tiro colpisce il palo.




Quindi recupero basso, resistenza alla prima pressione passando per i centrocampisti, verticalizzazione giusta per il fronte offensivo. Il piano gara scelto da Zidane, accentuato dopo il primo gol, crea un contesto di gioco non ideale per la squadra di Koeman. Il Real Madrid punta sul far fallire la riagressione del Barcellona e colpire la transizione difensiva. Una situazione semplice a cui per tutto il primo tempo il Barcellona non è riuscito a venire a capo.


La partita ha messo in mostra quanto fragile sia il sistema con cui Koeman ha rimesso in piedi nelle ultime settimane la stagione del Barcellona. Una squadra che vuole accerchiare gli avversari, ma poi deve trovare i varchi con cui far arrivare il pallone in area, un bel problema. Servono pazienza e movimenti continui di palla e uomini lungo tutto il fronte offensivo. Vista la fisiologica frazione di secondo persa da Messi nelle sue azioni, l'idea di Koeman era creare un ecosistema giovane che permettesse all'argentino di restare vicino all'area. Dopo vari aggiustamenti il sistema migliore trovato è un 3-4-2-1 con una punta che offre profondità, due esterni molto larghi per dare ampiezza, almeno due giocatori sempre alle sue spalle che possano filtrargli il pallone tra le linee e un compagno tra le linee a cui associarsi.


La punta non può essere Braithwaite viste le limitate doti tecniche del giocatore e allora Koeman ha spostato al centro Dembélé istruendolo in tal senso. La velocità pura, di esecuzione e l’imprevediblità tecnica rendono Dembélé una minaccia costante per le difese, ma il ruolo ne ha amplificato le lacune nelle letture col pallone. Prendere la decisione giusta, soprattutto al momento della finalizzazione, non è ancora il forte di Dembélé e questo smussa il potenziale offensivo di una squadra che crea tanto come questo Barcellona. Eppure la presenza di Dembélé rende molto temibile il Barcellona se viene pressato alto: con campo davanti da poter percorrere il francese diventa una vera spina nel fianco.


Contro le squadre che però accettano di concedere campo al Barcellona, allora le potenzialità distruttive del francese calano. Contro la difesa del Real Madrid, Dembélé ha alternato azioni innocue a grossi errori tecnici. Il Barcellona è riuscito a mantenere il pallone e arrivare nella zona di rifinitura, ma poi non è riuscito a disordinare il Real Madrid. Troppi giocatori davanti alla linea del pallone già posizionati in attesa di ricevere, troppi giocatori statici e spalle alla porta o costretti a giocare a un tocco. Con la linea difensiva che sale molto per dare supporto al resto della squadra nella circolazione del pallone, è diventato complicato avere una transizione difensiva in grado di reggere i movimenti imprevedibili di Benzema e le conduzioni del pallone di Vinicius Jr e Valverde.


La grande differenza rispetto alle ultime partite per Koeman è stata la presenza di Araujo come centrale della difesa a 3, con Lenglet e Mingueza ai suoi lati, e Frenkie de Jong di nuovo alto a centrocampo. Un dettaglio non da poco perché significa privarsi dei vantaggi che il ruolo di regista basso di de Jong può dare nell’ordinare la squadra sia nell’uscita del pallone che nella gestione del possesso poi nella metà campo avversaria. L’olandese potendo ricevere guardando frontalmente tutto il campo riesce a incidere sulla velocità e la direzione con cui la palla si muove e permette a Koeman di aggiungere un giocatore tra le linee in più nella zona di rifinitura accanto a Messi (Griezmann). In questa partita però, partendo già a centrocampo, de Jong è tornato nel suo ruolo di inizio 2021 più da incursore per dare profondità centrale.




In questo grafico di passaggi e posizioni medie si vede chiaramente come in questa partita il Barcellona disegna un 3-5-2 iniziale vista la presenza a centrocampo di de Jong e l’assenza di Griezmann.




La scelta di Zidane di mettere Valverde esterno alto a destra si è rivelata subito azzeccata, la marcatura stretta dell’uruguayano su Jordi Alba ha precluso la possibilità della manovra del Barcellona di trovare il suo esterno a tutta fascia lanciato dietro il terzino destro avversario, ma lo ha costretto invece a ricevere da fermo e quindi a perdere buona parte del suo potenziale offensivo. L’esterno catalano ha finito per ricevere il pallone e riscaricarlo indietro, contribuendo solo a dare ampiezza alla manovra, senza la profondità lungo la fascia che serve al sistema di Koeman per funzionare quando il pallone è nella zona di rifinitura. Il Barcellona di Koeman fa viaggiare il pallone con passaggi corti lungo tutto il fronte da Jordi Alba a sinistra a Dest a destra, passando attraverso una zona di rifinitura dove Messi e Pedri la fanno da padrone e con gli inserimenti di de Jong per creare scompiglio in area. Ma senza movimenti continui degli altri giocatori oltre all’olandese gli scambi non possono da soli disordinare gli avversari; e senza una riaggressione efficace la squadra è troppo scoperta per poter avere una transizione difensiva che funzioni. Movimenti con la palla e riaggressione immediata sono i due ingredienti del recente successo del sistema di Koeman. Contro il Real Madrid, nel primo tempo, sono però mancati entrambi. I movimenti col pallone per l'assenza di giocatori; la riaggressione per bravura degli avversari.

Il trio di centrocampo Busquets, Pedri e de Jong ha recuperato in totale solo 12 palloni (precisamente 4 a testa, ma solo 5 in totale nella metà campo avversaria) mostrando i problemi nel riconquistare il pallone alto e quindi nel dare la base difensiva su cui si regge il sistema. Con l’intervallo a disposizione Koeman è riuscito a raddrizzare la situazione e il secondo tempo del Barcellona è stato finalmente all’altezza dell’incontro. Il cambio principale è stato l’uscita di Dest per Griezmann al rientro dall’intervallo. Dembélé viene spostato a destra al posto dell’olandese e Griezmann come esterno sinistro di un tridente con Messi falso 9. Aggiungere un altro giocatore tra le linee permette all’attacco posizionale del Barcellona di guadagnare una linea di passaggio e maggiore profondità centrale. Anche perché per tenere i movimenti interni il centrocampo del Madrid deve stringersi e questo aumenta gli spazi sull’esterno, dove ora Jordi Alba può ricevere in situazioni più dinamiche e quindi tornare il socio preferito di Messi.

Il gol del 2-1 arriva proprio da un’azione paziente che ha disordinato la linea difensiva avversaria sfruttando l’asse Messi-Jordi Alba. Una palla rimpallata al lato sinistro dell’area su di un cross da destra di Dembélé viene raccolta da Jordi Alba e appoggiata a un Messi quasi per caso sulla linea laterale. Invece di crossare subito in area Messi aspetta il contromovimento di Jordi Alba alle spalle di Lucas Vazquez e la cede a lui, con l’esterno catalano che di prima in corsa la crossa al centro dell’area. Griezmann, de Jong e Dembélé erano accorsi centralmente per spingere verso l’area piccola la linea difensiva, così da permettere all’inserimento di Mingueza da fuori da non marcato. Il velo sul primo palo di Griezmann vale quanto un assist e permette a Mingueza di calciare in porta smarcato centralmente e accorciare le distanze.


Con un solo gol di distacco e mezz’ora a disposizione aumenta l’intensità della pioggia. Piove a dirotto, o come dicono in Spagna “llueve a cántaros”, quando il Barcellona ha capito che può recuperare una partita che sembrava persa. La determinazione del Barcellona, la resistenza del Madrid in un campo zuppo; i giocatori fradici e i tifosi finti della Liga entrati in tilt. Il secondo tempo, insomma, diventa uno dei momenti più divertenti tra i Madrid-Barcellona dell’ultimo lustro. Zidane capisce che aria tira e toglie Kroos, Vinicius Jr e Benzema in vista del ritorno col Liverpool. Koeman invece mette dentro tutti i giocatori offensivi a disposizione. Quando mancano una decina di minuti l’apparecchio elettronico sul braccio dell’arbitro affoga e deve essere cambiato, con Messi che approfitta della pausa di gioco per chiedere alla panchina un cambio di sottomaglia e maglia, la telecamera lo inquadra in attesa tremante, i denti che battono.

Il finale è ricco di tutto tranne che di gol: un rigore richiesto dal Barcellona su un leggero tocco di Mendy sul neo-entrato Braithwaite, l’espulsione per doppia ammonizione nell’arco di due minuti da parte di Casemiro, il gol mangiato da Marcelo che si fa rimontare alle spalle da Mingueza in area di rigore mentre era lanciato solo contro il portiere, la traversa colpita dal giovane Ilaix Moriba dopo uno stop e tiro dal dischetto nell’ultima azione della partita e il successivo tentativo di prima di ter Stegen, arrivato in area per l’ultimo arrembaggio, che viene bloccato dal compagno Trincao.




Per il Barcellona, quindi, un'altra sconfitta contro una squadra sulla carta pari o superiore, certo senza il senso di umiliazione visibile a tratti contro il PSG all’andata o la Juve nel ritorno dei gironi. In termini di classifica non è per forza la fine della ambizioni per il titolo: la corsa è ancora apertissima con le due squadre di Madrid a 1 e 2 punti di distacco. Le energie dovranno essere concentrate sullo scontro diretto con l’Atlético di Simeone, che verosimilmente riproporrà gli stessi problemi. E se il primo tempo può aver destato preoccupazioni, il secondo tempo ha indicato che comunque il percorso tattico scelto da Koeman è quello più adatto alla rosa a disposizione, se eseguito bene.


Non è certo la migliore versione del Barcellona, ma è forse quella migliore con i giocatori a disposizione, in cui è evidente il tentativo di compiere un ricambio generazionale visto quanti giocatori giovani sono stati responsabilizzati da Koeman in questa partita: Pedri, Araujo, Mingueza dall’inizio, poi Trincao e l’ultimo della lista Ilaix Moriba entrato con grande determinazione ancora una volta. Rispetto alla stessa squadra in questo momento della scorsa stagione il bicchiere è chiaramente mezzo pieno.

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