Nel racconto di uno dei suoi compagni del liceo, Barron Trump è descritto come un ragazzo alla mano ma distaccato. Non aveva appuntamenti con le ragazze, non frequentava i suoi compagni fuori dall’orario scolastico, non andava a vedere le partite della squadra di football della scuola, non pranzava neanche alla mensa comune, eppure «era sempre contento di poter fare due chiacchiere sul suo amore per il calcio e per il gioco per smartphone Clash of Clans».
Per Natale perché non regalare un abbonamento a Ultimo Uomo? Scartato troverete articoli, podcast e newsletter esclusive che faranno felici i vostri amici impallinati di sport.
In una delle prime foto ufficiali del padre da presidente degli Stati Uniti, nel 2017, Barron indossa dei calzoncini e dei calzettoni dell’Arsenal e sembra pronto a giocare una partitella. Per la tradizionale Easter Egg Roll che si tiene nel giardino della Casa Bianca, invece, Barron si è presentato con il kit completo del club di Londra come se fosse all’Emirates il giorno della partita.
In quella giornata di festa, la madre Melania aveva fatto invitare diversi giocatori del DC United, la squadra di Washington in MLS. Tra loro c’era anche Patrick Mullins, che ha raccontato come il giovane Barron fosse «molto ben informato sul calcio, conosceva il DC United ed era interessato a saperne di più». Una competenza che lo ha sorpreso molto, visto che non sono tanti negli Stati Uniti i ragazzi di 11 anni così genuinamente appassionati al calcio.
Barron Trump, insomma, sembra essere uno di noi, un nerd del calcio. Non uno che tifa una squadra perché gli piace la maglia o ha visto una partita, ma uno che ha una passione totalizzante per questo sport, che lo spinge a informarsi su tutto e volerne sempre parlare e giocare. Ma come è possibile?
Ovviamente non stiamo parlando di uno sport di nicchia, anzi, ma Barron è pur sempre cresciuto in un ambiente WASP (acronimo che sta per: white anglo-saxon protestant) dove golf e tennis andranno per la maggiore, in un Paese dove comunque prima vengono NFL, NBA, MLB e poi tutto il resto. Suo padre ha avuto rapporti principalmente con sport da combattimento (ma anche con il ciclismo) e obiettivamente sembra il tipico americano per cui il soccer è un passatempo per smidollati europei.
Anche se nel 1992 ha partecipato al sorteggio della League Cup.
Una possibilità sono le origini materne: Melania è slovena, e a quanto pare Barron tiene molto a questa sua eredità, tanto che - sembra - abbia anche imparato lo sloveno. La Slovenia, in questo momento, è quasi un miracolo sportivamente parlando. Un paese di poco più di due milioni di abitanti che ha il miglior ciclista al mondo (e forse di sempre), uno dei migliori giocatori di basket del pianeta e una Nazionale di calcio che si è qualificata all’ultimo Europeo, eliminata solo ai rigori dal Portogallo. Una squadra dove brillano il talento di Šeško, uno dei possibili grandi centravanti del futuro, e di Jan Oblak, uno dei migliori portieri di questo secolo.
Se così fosse, magari, la passione di Barron per il calcio potrebbe nascere da una visione, la visione di Josip Iličić. Ok, magari sto esagerando, e Barron tifa Arsenal (negli Stati Uniti se ti piace il calcio, probabilmente, tifi una squadra di Premier League) e non Palermo, Fiorentina o Atalanta, ma pensateci. Magari un giorno, mentre era piccolo, qualche parente sloveno gli ha mostrato questo gol, aprendogli un mondo.
Se faccio queste ipotesi è perché negli ultimi giorni è rispuntato dal passato un video di Barron che gioca a calcio e vorrei cercare di mettere le cose in prospettiva. Chi l’ha visto, magari anche voi, si è soffermato principalmente sulla prima cosa che si nota, e cioè che Barron è molto alto. Ma non alto come le persone alte, alto come i fenomeni da baraccone, come quelli che incontri e gli chiedi: ma giochi a basket?
E infatti, come raccontato dal padre, era stato proprio Donald a predirgli un futuro sotto canestro: «Gli dissi: “sarai un giocatore di basket un giorno”, ma lui mi rispose “ beh papà, a me in realtà piace il calcio…”. Io pensai… con la tua altezza avrei preferito vederti giocare a basket, ma non puoi costringerli a fare quello che vuoi».
Barron oggi, a 18 anni, pare sia alto 2 metri e 6 centimetri. In questo video, che dovrebbe essere del 2017 o 2018, quindi di quando aveva 11 o 12 anni, sembra già sopra i due metri d’altezza. La differenza rispetto agli altri ragazzi è ridicola. Barron non sembra un adulto in mezzo ai bambini come si dice in questi casi, perché sia dai movimenti che fa che dallo sviluppo del suo corpo appare proprio come un bambino, ma come un bambino a cui, per qualche crudele esperimento genetico, hanno montato le gambe di un gigante.
La sproporzione tra la parte superiore del suo corpo e quella inferiore è innaturale e ha incalzato più di un paragone con Peter Crouch, l’unico in grado di riuscire a costruire una carriera da professionista intorno a questa sproporzione, che non è solo una questione di altezza (i calciatori sopra i due metri sono una rarità, ma esistono) quanto proprio di rapporto tra le parti. Lo stesso Crouch, che oggi si è riciclato come simpatico e ironico commentatore sui social, ha ripostato il video di Barron definendolo come “baller”.
Questo perché, effettivamente, non si può non rimanere affascinati dall'alternanza tra raffinatezza e inadeguatezza nel suo gioco. Ci sono momenti in cui semplicemente le sue gambe non lo sostengono, momenti in cui cade a terra, in cui gli altri giocatori gli girano intorno come se fosse una buca in mezzo alla strada, alternati ad altri dove esce fuori una strana eleganza da cigno (qualcosa che davvero ricorda Iličić, che alla fine dovrebbe essere alto circa un metro e novanta). Barron non gioca come una persona alta due metri, ma come uno che ha studiato l’utilità della suola nel calcio moderno, uno che al ristorante prova a spiegarti come De Zerbi organizza l’uscita dal pressing per le sue squadre. Non è un caso, allora, che, sempre nonostante l’altezza, quando è entrato nelle giovanili del DC United lo abbia fatto da centrocampista e non da centravanti.
Questo perché, se ami il calcio come lo ama Barron, cioè con una sfumatura nerd, il ruolo in cui vuoi avere successo è in mezzo al campo. Barron per via del suo fisico non può essere una mezzala box-to-box o un mediano di contenimento, tutto corse in avanti e scivolate. E allora il suo stile, più che Crouch, mi ricorda un Busquets in divenire, un mediano lento e compassato ma con la capacità di influenzare tutto il gioco con pochi semplici tocchi. Guardate in questa giocata la naturalezza con cui controlla, elude la pressione avversaria e sposta il gioco dall’altra parte.
Crouch non lo saprebbe fare.
Nei pochi spezzoni di lui che gioca lo vediamo spesso partire comunque davanti, quindi non a centrocampo, e poi abbassarsi per cucire il gioco. Inevitabilmente è la soluzione più facile per quel corpo: usarlo come target dei lanci dei compagni e poi lasciare che venga fuori il suo talento associativo. Non è però uno che vede la porta, il suo sinistro (sì, è mancino come Josip Iličić) è un po’ macchinoso e nella stagione 2017/18 in 24 presenze ha segnato 0 gol.
Dopo quella stagione Barron si è trasferito all’Arlington Soccer Association, dove dovrebbe essere stato allenato da Marcelo Sarvas, ex calciatore con esperienze in Europa e in MLS, prima di doversi fermare durante la pandemia, come il resto del mondo. Da quel momento in poi non sappiamo molto della sua carriera da calciatore.
Nell’ultima campagna elettorale, Donald Trump si è vantato molto del talento atletico del figlio: «Barron è un ottimo atleta, è molto alto. Fa diversi sport. Soprattutto il calcio, lui ama, ama, ama il calcio», una frase che lascia intendere come il figlio giochi ancora da qualche parte. Certo, è difficile credere alle parole di Trump padre in generale e anche quando si tratta delle qualità dei figli. Da quel poco che abbiamo potuto vedere, infatti, Barron sembra più un artista del calcio che un’atleta: non sa coordinarsi, vederlo provare a correre è doloroso, ma il suo primo controllo è di seta e la sua comprensione del gioco è di alto livello.
Qui un altro medley delle sue giocate, che sono più o meno sempre le stesse. Nel finale c’è però l’aggiunta di un fake Barron Trump che segna un gol incredibile.
Negli anni a Washington, Barron ha incontrato anche Wayne Rooney. Era il 2018 e l’inglese stava mettendo a ferro e fuoco la MLS, il padre Donald lo aveva invitato alla Casa Bianca e gli aveva chiesto di allenare il figlio. Non è chiaro se queste lezioni abbiano avuto luogo, ma sembra che poi Rooney abbia fatto amicizia con Donald Trump finendo per giocarci a golf.
Coleen Rooney ha raccontato quel giorno così: «Siamo entrati e abbiamo scattato la foto ufficiale davanti all’albero di Natale e tutto il resto. E Donald Trump ha detto a suo figlio: “Visto? Te l’avevo detto, tutti i calciatori hanno ragazze belle"».
Nel basket si dice che "l'altezza non si insegna" e che quindi bisogna puntare sui giocatori alti. Nel calcio di oggi potrebbe valere lo stesso, dove lo trovi un calciatore così alto? Che a 12 anni è già più alto di Rooney?
Le ultime notizie lo danno iscritto alla New York University. Lì non gioca a calcio, ma forse frequenta la bolla dei pub calcistici o magari no. Non voglio neanche far passare il figlio del prossimo presidente degli Stati Uniti come il possibile vostro miglior amico. Nel 2018 ha incontrato Infantino e Putin gli ha regalato un pallone da calcio. Si dice anche ci sia lui dietro la scelta del padre di fare campagna elettorale partecipando a diversi podcast bro. Dalle ultime foto il suo fisico sembra essersi leggermente aggraziato, pur rimanendo una persona troppo alta per la vita normale. Chissà, magari è stata proprio l'altezza a farlo smettere, le difficoltà che sentiva nell'imitare Iličić o chiunque sia il suo giocatore preferito.
In ogni caso, nel 2026 negli Stati Uniti ci saranno i Mondiali, magari per quel momento avrà anche lui il suo podcast sul calcio, e magari sarà anche ben fatto.