Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
La lucida follia dell’Italbasket
12 set 2022
L’impresa degli azzurri contro la Serbia e cosa ci aspetta.
(articolo)
12 min
(copertina)
Fiba
(copertina) Fiba
Dark mode
(ON)

«Nei miei due anni a Sassari, Poz è stato espulso otto volte con Edoardo Casalone divenuto allenatore al suo posto. Il nostro record? 8-0». Questo ricordo di Miro Bilan, centro croato che a lungo ha legato la sua carriera alla Dinamo Sassari allenata da Gianmarco Pozzecco, aiuta in parte a delineare quanto accaduto nel pomeriggio di ieri a Berlino, nel settimo ottavo di finale di EuroBasket 2022. Un weekend che, dopo una fase a gironi divertente, ha prodotto otto partite interessanti, elettrizzanti e a tratti indimenticabili.

L'impresa degli azzurri, unica squadra arrivata quarta nel proprio girone a centrare i quarti di finale di EuroBasket (facendolo, per giunta, contro la squadra migliore della fase a gironi), è la perla più sorprendente di una due giorni fantastica, che sta rispettando le attese di un torneo già adesso candidato a essere il migliore di sempre.

Berlino più di Belgrado

Nelle imprese sportive c'è un aspetto razionale che spiega il motivo di un risultato inatteso. Da solo non basta, perché ogni impresa si compone di follia, straordinarietà, imprevedibilità e irrazionalità. Ma il motivo razionale c'è sempre, e in questo caso è che l'Italia ha vinto perché si è dimostrata la squadra migliore in campo. Mai abbattuta dagli svantaggi in doppia cifra nel primo tempo (anche -14), finisce col vincere tre quarti su quattro dominando il secondo tempo 49-35.

«L'Italia ha messo più fisicità di noi e ha giocato bene, meritando di vincere», ha detto dopo il match il ct serbo Svetislav Pešić. Ciò che rende diversa questa partita rispetto all'impresa di Belgrado - e per certi versi anche più straordinaria - non è soltanto la presenza di Nikola Jokić o la migliore condizione rispetto al luglio 2021 di Vasilije Micić (tra l'altro limitato in maniera straordinaria dalla difesa azzurra nel secondo tempo). Questa è una vittoria da squadra matura, che ha continuato a giocare la sua pallacanestro a prescindere dal distacco nel punteggio, credendo nei suoi concetti tecnici e nelle proprie capacità.

L'attacco finalizzato alla ricerca del miglior tiro possibile, specie quando la Serbia ci privava una transizione veloce; la difesa impostata sulla ricerca costante di un cambio per esporre il meno possibile la nostra fisicità. Non è un caso che l'Italia abbia sofferto di meno i minuti in cui la Serbia aveva in campo Nikola Milutinov, giocatore che - seppur in condizioni precarie - rappresenta per caratteristiche l'identikit perfetto del lungo che può metterci in difficoltà. Gli azzurri hanno tenuto botta anche sui problemi di falli di Nicolò Melli, su un Fontecchio che a tratti era stato ben contenuto da Kalinić, e hanno realmente sempre trovato una soluzione ai differenti scenari che la partita presentava a loro. Merito di tutti coloro che sono stati coinvolti in campo - dai 5 minuti di Mannion ai 32 di Spissu, tutti i giocatori utilizzati hanno fornito almeno un paio di cose di straordinaria utilità nell'economia della partita - ma anche di un coaching staff capitanato da un Gianmarco Pozzecco entrato ieri, una volta di più, nella storia del basket italiano.

https://twitter.com/EuroBasket/status/1569032952008556544

Oltre al campo, uno dei momenti più inimmaginabili dell’estate italiana.

L’importanza di chiamarsi Mosca Atomica

La carriera da allenatore del Poz, 50 anni tra pochi giorni, non è certamente convenzionale. Le prime due esperienze spaziano tra il molto bene (Capo d'Orlando in A2) e l'abbastanza male (la "sua" Varese in A1), tanto che nell'estate 2015 opta per qualcosa di abbastanza inusuale a questi livelli. Un passo indietro, diventando assistente dell'ex compagno di squadra Veljko Mršić al Cedevita. L'esperienza va bene, e dopo una parentesi di cuore ma sfortunata (la Fortitudo in A2) arriva la vera consacrazione in panchina, quella a Sassari. Prima portando una squadra "non sua", da subentrato, a gara-7 di finale Scudetto (con una lunghissima striscia di partite senza sconfitte), poi affermando la squadra ad alti livelli nonostante un rapporto difficile con il presidente Sardara. Dopo un nuovo "passo di lato" per imparare a Milano con Ettore Messina, ecco l'esperienza azzurra.

Pozzecco è uno vero. Che vive le partite con troppa genuinità e troppo trasporto, ballando continuamente sul limite dell'accettabile o, per meglio dire, del convenzionale. La passione smodata l'ha portato, in questo europeo, a un rapporto difficile con i direttori di gara (contro la Serbia è arrivato, tra personali e alla panchina, a cinque falli tecnici in tutto l'Europeo, numero che poteva essere anche maggiore) anche per l'assenza di una "malizia" che appartiene ad altri colleghi più blasonati e certamente non meno timidi nell'interagire con gli arbitri.

Che una svolta del match con la Serbia sia arrivata con la sua espulsione, a 4'43" dalla fine del terzo quarto, è innegabile. Ad averlo ammesso è stato lo stesso Marco Spissu, che da quell'istante ha segnato 16 punti con un irreale 5/5 da 3: «Ci ha mosso qualcosa dentro» ha detto in conferenza stampa. «Difendevamo bene anche prima, ma da lì qualcosa è cambiato. Uscendo dal campo ci ha detto “vincete per me”, l'abbiamo fatto. Lo meritava».

"He's having the game of his life for Italy".

Da un lato la squadra si compatta attorno alla figura del suo "unconventional coach", dall'altro la leadership totale e indiscussa in campo, sui due lati del parquet, appartiene al miglior Nicolò Melli di sempre. Il nativo di Reggio Emilia non si sta consacrando in questo EuroBasket, ma nelle sei partite europee degli azzurri sta dimostrando di essere il punto da cui tutto nasce per l'Italia, imbattuta con lui in doppia cifra di punti (e, al contrario, 0-2 quando segna meno di 10 punti come avvenuto contro Grecia e Ucraina). Per tacere poi di un impegno difensivo commovente, fermato soltanto da fischi generosi ma che ha visto il numero 9 azzurro battagliare senza andare sotto contro l'MVP delle due ultime stagioni NBA, Nikola Jokić.

Le prove sensazionali di Spissu e Melli contro la Serbia rischiano di mettere in penombra il livello ulteriore a cui è arrivato il gioco di Simone Fontecchio. Contro la squadra di Pešić il neo giocatore degli Utah Jazz ha giocato forse la sua partita più "silenziosa", anche a causa di una buona difesa di Kalinić (che ha poi pagato in attacco l'extra sforzo sulla sua metà campo). Nonostante ciò, è suo il canestro della staffa, quell'acrobazia in contropiede che ha sostanzialmente chiuso l'impresa dal lato azzurro. Fontecchio ha fatto quello step successivo perché ha lasciato che la partita venisse a lui: la fiducia nei suoi mezzi ha facilitato questa aspettativa, e quando è arrivato il suo momento ha colpito.

Esattamente come ha colpito Achille Polonara, protagonista di una prova a tutto tondo (16 punti e 8 rimbalzi) e con un paio di canestri che ricordavano tanto Belgrado...

Per quanto riguarda la Serbia, si apre un orizzonte difficile. Dopo l'epopea degli argenti - Mondiale 2014, Olimpiade 2016, Europeo 2017 - con Sasha Đorđević in panchina, al momento di fare lo step ulteriore (a caccia del primo alloro internazionale "da Serbia sola") una generazione d'indubbio talento è mancata nei momenti decisivi. Berlino 2022 segue Dongguan 2019 e Belgrado 2021, con la prospettiva concreta di saltare il Mondiale 2023 a causa di un cammino altalenante nelle qualificazioni. Il ricorso all'ultimo allenatore campione - quel Pešić che aveva guidato la Jugoslavia alla doppietta Europeo-Mondiale nel 2001 e 2002 - non è bastato, nonostante uno Jokić indubbiamente migliorato anche nel suo approccio al basket FIBA (per quanto anche ieri non sia riuscito a invertire l’inezia della partita, al netto di un incredibile gioco da quattro punti da metà campo). Le assenze, Bogdanović e Bjelica su tutti, non possono essere alibi per una squadra che partiva con ambizioni di medaglia d'oro e resta fuori dalle prime otto per la prima volta dal 2007.

Il quarto più inatteso

Il programma dei quarti di finale si aprirà già martedì: alle 17.15 si alzerà la palla a due della sfida per certi versi più inattesa, quantomeno nelle dimensioni. Il blasone ci dice che la Spagna finisce ininterrottamente tra le prime otto di un Europeo dal 1979 - è un record assoluto, superata l'Unione Sovietica - e contro la Finlandia giocherà per centrare l'undicesima semifinale consecutiva. Un traguardo che avrebbe del sensazionale per la squadra di Scariolo, arrivata a Tbilisi prima e Berlino poi con diversi esordienti a questi livelli e uscita rinforzata e rafforzata dalle battaglie cestistiche con Turchia (nel girone) e Lituania agli ottavi di finale.

Sotto di 7 a 4' dalla fine, la Spagna non si è data per doma riuscendo ad avere la meglio di una Lituania troppo altalenante.

Con Rudy Fernández nei panni del leader, i campioni del mondo stanno andando dove li stanno portando Lorenzo Brown e Willy Hernangómez, sicuri candidati ad un posto nel quintetto ideale del torneo. Vale la pena citare anche lo sforzo di due protagonisti meno sotto i riflettori: da un lato Jaime Pradilla, classe 2001 con un futuro roseo davanti; dall'altro Alberto Díaz, ultimo ripescaggio del roster dopo l'infortunio a Llull e grande protagonista soprattutto difensivo nelle due partite sopracitate.

Contro la Finlandia sarà importante l'apporto di Garuba e del minore degli Hernangómez, Juancho, verosimilmente chiamati entrambi ad alternarsi in marcatura sull'incontenibile Lauri Markkanen ammirato sin qui a EuroBasket. Le cifre del giocatore dei Jazz non hanno nessun senso (27.8 punti, 7.7 rimbalzi di media con il 53.4% dal campo e il 40.5% da 3), ma coach Lassi Tuovi sta trovando risorse importanti da pressoché tutti i giocatori coinvolti, che siano veterani (Koponen, Huff, Salin) o emergenti (Jantunen, Valtonen e Maxhuni). I finnici non giocavano i quarti di finale di EuroBasket dal 1967 - edizione tra l'altro ospitata in casa - e non hanno certo intenzione di fermarsi qui.

Contro la Croazia Markkanen, con 43 punti, ha messo a segno la migliore prestazione di sempre di un giocatore finlandese in un torneo internazionale.

Giannis contro un popolo

Martedì alle 20.30 sarà il tempo del secondo quarto di finale, quello che vedrà di fronte due delle squadre maggiormente accreditate a una medaglia e, con tutta probabilità, quelle che hanno destato la migliore impressione sin qui. Da un lato i padroni di casa della Germania, forse la squadra più profonda e completa tra quelle rimaste in corsa, dall'altro la Grecia di Giannis Antetokounmpo.

Dopo un girone di alto livello, per entrambe c'è stato un ottavo di finale non privo di insidie. La Germania ha vissuto una partita strana contro il Montenegro: dal +27 di inizio secondo tempo (51-24), la squadra di Herbert ha subito la lenta ma costante rimonta degli avversari, trascinati da Perry e Dubljević e arrivati fino al -3 a 26" dalla fine. Con l'assenza per infortunio di Weiler-Babb, Herbert ha avuto meno del previsto - o di quanto avuto a Colonia - da Franz Wagner (che ha subito anche una distorsione alla caviglia) e in parte da Maodo Lô, trovando però un Dennis Schröder realizzatore di lusso. Da tenere d'occhio il rendimento di Johannes Voigtmann: il neo giocatore di Milano finora è stato sottotono in attacco, risultando però fondamentale in difesa e a rimbalzo.

Gli highlights di una partita "strana", che tiene vivo il sogno tedesco.

La Grecia ha fatto ben più fatica contro l'arcigna Repubblica Ceca, instancabile e quasi insuperabile nella riedizione - anche qui - della finale di un torneo Preolimpico dell'estate 2021. Quella che ha chiuso il programma degli ottavi di finale è una partita che, nonostante l'ottimo rendimento di due giocatori ritrovati come Calathes e Papapetrou, la Grecia di qualche anno fa avrebbe perso. La vittoria è arrivata, anche perché il palcoscenico se l'è preso Giannis Antetokounmpo: 11 punti nel solo quarto periodo (27 alla fine) con due triple cruciali nello scavare il solco decisivo tra le due squadre, in una serata dove la Grecia ha avuto poco da due grandi protagonisti del girone di Milano (6 punti e 1/5 da 3 per Dorsey, 0 in 11 minuti per Agravanis). Adesso, per la stella dei Bucks, un'altra grande fatica per raggiungere la zona medaglie.

Non brillante come in altre occasioni a EuroBasket, ma 27+10+5 e una risposta "presente" che si è sentita forte e chiara.

Davide contro l’ex Davide

A chiudere il programma dei quarti di finale, mercoledì alle 20.30, sarà la sfida dal pronostico apparentemente più chiuso tra le quattro. I campioni in carica della Slovenia sfidano la Polonia, che bissa i quarti al Mondiale 2019 con quelli all'Europeo 2022 riscattando così la delusione per l'eliminazione dalle qualificazioni al Mondiale 2023.

Nel successo combattuto contro l'Ucraina i protagonisti sono stati i quattro leader tecnici e cestistici della squadra di Miličić: rilevante la prova balistica di Slaughter (24 con 4/9 da 3) e Ponitka (22 con 9 rimbalzi, 6 assist e 9 falli subiti), solido l'apporto di Balcerowski (14) e Sokołowski (13), entrambi con 2/4 da 3 (complessivamente 11/30 di squadra). I polacchi hanno avuto sin qui il merito di approfittare di un cammino indubbiamente agevole, capitalizzando al massimo le partite del girone contro Repubblica Ceca e Israele - oltre alla sofferta vittoria contro l'Olanda di Buscaglia - e raggiungere la Top 8 in un torneo così equilibrato e di alto livello rappresenta comunque un risultato soddisfacente.

La Polonia non entrava tra le prime otto di un Europeo dal 1997 e veniva da due eliminazioni alla prima fase nelle ultime tre edizioni.

Dall'altra parte i polacchi si troveranno una squadra che "fu" Davide a questi livelli, per poi diventare Golia. La Slovenia - che ha vinto 14 delle ultime 15 partite giocate in un Europeo - ha tutt'altro che brillato contro l'ottimo Belgio, avanti anche di 1 a inizio quarto periodo prima di un break di 16-1 risolutore a favore dei campioni in carica. Parziale che ha visto protagonista - tanto per cambiare - Luka Dončić, in una sfida dove Sekulić ha avuto il miglior Klemen Prepelič visto sinora a EuroBasket 2022 (13 punti in 21'). Una difesa intermittente e un attacco condizionato dalle percentuali di tiro (7/28 da 3, dato che diventa 3/18 escludendo il 40% di Dončić) dimostrano una volta di più come la Slovenia sia forse "battibile" rispetto all'inarrestabile versione 2017, e il quarto di finale più sbilanciato da una parte potrebbe non rappresentare un test attendibile per misurare le effettive ambizioni di back-to-back.

36 punti al martedì, 47 al mercoledì, 35 al sabato: Luka Dončić è il primo giocatore da Nikos Galīs nel 1991 a segnare almeno 30 punti in tre partite consecutive di un Europeo.

Infine ovviamente manca il nostro quarto di finale, quello che mercoledì alle 17.15 ci vedrà di nuovo contro la Francia di Rudy Gobert e Evan Fournier, la squadra che ha interrotto il nostro percorso a Tokyo un anno fa in una partita che ha lasciato qualche rimpianto. I francesi hanno rischiato enormemente l’eliminazione contro la Turchia, che ha buttato via una partita nella quale erano a +2 con due tiri liberi a disposizione e possesso a 12 secondi dalla fine, riuscendo a forzare il supplementare e poi vincere. Il percorso della Francia non è stato particolarmente entusiasmante, ma rimangono una squadra profonda e superiore dal punto di vista fisico: in uno scenario normale sarebbero nettamente favoriti, ma dopo la partita di ieri sera contro la Serbia, gli azzurri hanno dimostrato che con quello spirito, quella lucidità tattica e quell’unione di intenti possono giocarsela davvero contro chiunque.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura