
Andare a giocare all'Allianz Arena contro questo Bayern - privo di Musiala, Neuer, Davies e Upamecano - era un’occasione d’oro, e l’Inter, che è una squadra forte e matura, non se l'è lasciata sfuggire.
Tuttavia l'impresa resta storica, e una statistica ci aiuta a tenerlo presente: il Bayern Monaco in casa in Champions League non perdeva da quattro anni. Una striscia di 22 partite consecutive che l’Inter ha interrotto ieri sera.
«Sapevamo che serviva personalità. Dovevamo giocare bene con le nostre qualità e la squadra ha risposto con grande maturità» ha detto Simone Inzaghi, soddisfatto, anzi, realizzato, a fine partita.
«Stiamo dimostrando di essere una squadra solida. Quello che prepara il mister lo mettiamo in pratica sul campo» ha detto un raggiante Lautaro Martínez.
«Vedere Lautaro, Marcus Thuram e tutti i centrocampisti aiutarci in difesa è stato fondamentale. Questo spirito di squadra, che ci ha permesso di lottare insieme, è quello che dobbiamo mantenere per andare avanti» ha detto un esausto Alessandro Bastoni, mentre teneva in mano con apparente fatica il premio di miglior giocatore della partita.
Lo ha confermato anche Inzaghi: l’Inter ci ha messo un po’ a trovare le misure al pressing alto del Bayern Monaco, e nei primi minuti i nerazzurri hanno palleggiato con fatica.
Il sistema di pressing di Kompany è pensato con l’uomo come riferimento, con marcature a tutto campo. L’Inter di Inzaghi ha dimostrato in questi anni di essere tra le migliori squadre in Europa a scardinare questo tipo di pressioni attraverso le sue rotazioni. Nei primi 25 minuti non ci stava riuscendo. Il Bayern pareva in controllo della situazione ed era andato vicino al gol. Molto vicino al gol, a dire il vero.
Avete presente l'azione. Una palla recuperata dal Bayern in alto, poi Bastoni che interviene, Pavard che pasticcia e Olise che sfodera tutta la sua tecnica palla al piede per calamitare i difensori su di sé, e aprire poi per Kane solo. Il tiro si stampa sul palo esterno: un errore incredibile per un attaccante da 34 gol stagionali.
È un'occasione che non spaventa l'Inter, piuttosto la sveglia. Inzaghi ha parlato a fine partita di piccoli aggiustamenti che hanno aiutato la squadra; non ha specificato quali ma uno su tutti è stato senz'altro la scelta di essere più verticali. I movimenti sono diventati più profondi, le verticalizzazioni più frequenti; sia nel lungo verso Lautaro, quando il Bayern saliva a pressare alto, sia nel corto, quando il pallone era già nella metà campo. Il Bayern sale uomo su uomo (per esempio con Guerreiro utilizzato in marcatura a tutto campo sul regista Çalhanoğlu) e allora l’Inter utilizza il portiere Sommer per andare diretta sulle due punte. A rimorchio arrivano i centrocampisti per raccogliere le seconde palle generate dai duelli individuali di Lautaro o Thuram su Kim e Dier.
Il sistema di Kompany ha il problema strutturale di difendere in parità numerica le due punte. È lì che l'Inter ha trovato la valvola di sfogo dal pressing avversario e il presupposto della propria pericolosità. Col lavoro delle punte l'Inter ha trovato più tranquillità tattica e ha messo in apprensione gli avversari. Insomma, lì è girata la partita.
Il Bayern si vede costretto a ripiegare dopo la prima folata di pressing e ad assestarsi su un blocco medio, che alimenta la fiducia della squadra d’Inzaghi. L'Inter a quel punto diventa paziente e aspetta il momento giusto per colpire in verticale.
Il perfetto esempio arriva alla mezz'ora. L’Inter palleggia bene e con ritmo, ritorna più volte indietro per assorbire il pressing avversario e poi in avanti per minacciare l’area. Siamo ora nella metà campo dell’Inter con Pavard che passa a Mkhitaryan, seguito alle spalle da Goretzka. L’armeno controlla il pallone e serve davanti a sé il movimento incontro di Barella. Quello, invece di controllare il pallone, di tacco serve ancora in verticale Bastoni.
Bastoni affonda in conduzione, arma la corsa di Carlos Augusto, che riceve con molto spazio davanti. Il suo tiro finisce a lato ma è il preludio alla fase di partita dominata dall'Inter.
Tre giocatori hanno spiccato sugli altri, uno per linea: Bastoni alla base, Barella di raccordo e Lautaro davanti. Sono stati loro tre, ognuno in base a quello che sa fare meglio, a costituire l’architrave su cui la manovra dell’Inter si è sviluppata.
Tre minuti dopo il tiro di Carlos Augusto, arriva una verticalizzazione lunga di Barella sempre per Lautaro, che si muove benissimo, però non riesce a concludere in porta una volta arrivato in area. Sono minuti in cui l’Inter muove il pallone al suo ritmo, avanti e indietro, e non teme più il pressing avversario.
Tutta l’azione del gol è la somma di quanto detto finora: si parte da una costruzione dal basso con Sommer che riceve il pallone con l’Inter ben schierata e nel momento in cui parte la pressione di Kimmich su di lui lancia lungo in verticale per Lautaro che vince il duello aereo con Kim. Il pallone arriva a Thuram, che dopo averlo controllato mettendolo giù, lo serve nel corto sempre a Lautaro, che dopo una pausa allarga per Bastoni mossosi in verticale lungo la fascia sinistra. Bastoni vince il duello individuale e serve in verticale lungo la fascia Carlos Augusto.
Il terzino crossa basso e teso di prima a centro area. Thuram riceve arretrato, ma ha il colpo di genio di scaricarla di prima, di tacco. Dietro sta arrivando Lautaro. Visto il modo con cui gli arriva il pallone, dirà a fine partita che inizialmente voleva calciare col sinistro, ma vedendo troppi giocatori davanti decide di andare con l’esterno per avere una traiettoria di tiro più libera. Il colpo sotto è esteticamente appagante e perfettamente efficace.
Sicuramente l’immagine da dietro del tiro la rivedremo nelle varie compilation con i migliori gol della punta argentina, ma sarebbe un peccato non riportare l’azione fin dal suo inizio. Il tiro di Lautaro è la ciliegina sulla torta cucinata da Simone Inzaghi.
Il gol dell’1-0 arriva a fine primo tempo e nel secondo l'Inter cambia. Forse è stanchezza, forse è calcolo, forse a volte bisogna solo accettare di subire la forza dell'avversario. Fatto sta che la squadra di Inzaghi si mette più che altro a difendere il vantaggio, e si ritorna alla situazione di inizio partita.
L'Inter mostra tutta la sua esperienza nel gestire la fase di difesa posizionale prolungata; giocatori come Acerbi e Darmian danno il meglio del proprio repertorio ora.
Con i cambi a metà secondo tempo Kompany finisce per avere stabilmente un fronte offensivo da cinque giocatori. I giocatori si accumulano nell'area interista, fino a trovare il gol del pareggio col subentrato Thomas Müller, come sempre nel posto giusto al momento giusto per mettere in rete un pallone vagante in area. Muller, che ha da poco annunciato il ritiro, arringa la folla, l'energia del match sembra poter cambiare in modo definitivo. La situazione però dura poco. Alla prima occasione l’Inter riporta il risultato a proprio vantaggio non appena va in verticale da una sua costruzione dal basso.
Si parte sempre da Sommer che con un rilancio con le mani per Barella sceso fino alla propria trequarti sorprende il Bayern e fa scattare una transizione difensiva catastrofica dei bavaresi, che si trovano sempre un passo indietro rispetto ai movimenti nerazzurri. Barella con un pregevole esterno di prima in verticale trova Lautaro a centrocampo spalle alla porta e il capitano dopo lo stop si gira e gli restituisce il pallone. Il guizzo tecnico e il dinamismo di Barella sono la chiave di volta dell’azione, ma il gioco spalle alla porta di Lautaro (aspetto in cui è tra i migliori al mondo) è una delle principali sicurezze tecniche su cui si fonda la manovra di Inzaghi.

Boey lascia Carlos Augusto in fascia per andare a sbarrare la strada a Barella. Lo fa perché non si fida del recupero del compagno Goretzka su di lui. Barella però è in anticipo e serve la corsa in avanti di Carlos Augusto. Una volta in area il terzino ha tutto il tempo e lo spazio per crossare basso in area piccola per l’incursione di Frattesi, che segna al minuto 88 come Goran Pandev nel 2011, togliendosi la maglia come Pandev, mostrando la maglia della salute come Pandev. Una madelaine fortissima di una delle rimonte più epiche della storia interista.
È la vittoria più importante della stagione, il tipo di partita che rende significativa un'intera annata. Il problema è che c'è una sfida di ritorno in cui bisognerà riuscire a non vanificare questa impresa: un singolo gol di scarto non garantisce un ritorno sereno, ma comunque vada questa vittoria ha dissipato ogni dubbio sul valore di questo gruppo, che ha l’esperienza, il talento e il carattere per giocarsela contro chiunque e arrivare fino in fondo in questa Champions League.